Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 25
Riassunto esame pedagogia della diversità e delle differenze, prof.sa Sannipoli, libro consigliato Dinamiche inclusive nella società post complessa, Anicia Pag. 1 Riassunto esame pedagogia della diversità e delle differenze, prof.sa Sannipoli, libro consigliato Dinamiche inclusive nella società post complessa, Anicia Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame pedagogia della diversità e delle differenze, prof.sa Sannipoli, libro consigliato Dinamiche inclusive nella società post complessa, Anicia Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame pedagogia della diversità e delle differenze, prof.sa Sannipoli, libro consigliato Dinamiche inclusive nella società post complessa, Anicia Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame pedagogia della diversità e delle differenze, prof.sa Sannipoli, libro consigliato Dinamiche inclusive nella società post complessa, Anicia Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame pedagogia della diversità e delle differenze, prof.sa Sannipoli, libro consigliato Dinamiche inclusive nella società post complessa, Anicia Pag. 21
1 su 25
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Accorgimenti prospettici per affrontare la disabilità e l'inclusione nella scuola

Due sono gli accorgimenti prospettici: una visione evolutiva e una visione complessa e multiprospettica, che abbraccia sì, il tema della disabilità, ma ponendolo accanto alle tante forme di diversità e alle tante possibilità di micro e macro esclusione che la scuola e la società attualmente sperimentano.

Il riferimento alla disabilità, l'Italia è il paese che vanta il primato di aver imboccato per primo la strada dell'integrazione scolastica ed è considerato da molti un sistema educativo modello. Anche la recente normativa in merito alla formazione dei futuri insegnanti, nel proporre percorsi separati tra docenti curriculari e di sostegno, non promette grandi possibilità di cambiamento.

La scuola italiana paga lo scotto di una mancata inclusione in virtù di quel primato, che ha fatto sì che una normativa concepita tutta all'interno del

paradigma medico della disabilità si strati cassee cristallizzasse rendendo vani, depotenziando o addirittura annullando tutti gli atti successivi. La categorizzazione stessa annulla in un sol colpo il significato profondo della parola inclusione assieme alla possibilità di riconoscimento di ogni forma di individualità. Con la normativa più recente cambia il linguaggio, il modello bio-psicosociale dell'ICF prende sempre più piede anche come dispositivo concettuale e progettuale, ma il contesto in cui si opera è tuttora predisposto per accogliere la differenza solo se provvista di adeguate certificazioni, con interventi concepiti solo se espressi in termini di risposte aggiuntive. Il fatto che i bisogni educativi speciali potessero e dovessero essere individuati dei docenti stessi, senza bisogno di certificazioni e supporto, sembrava finalmente riconoscere che il bisogno non è interno alla persona, ma nasce e si situa nel rapporto tra il soggetto.

alunni con bisogni educativi speciali. Questo ha comportato una sorta di omologazione delle strategie didattiche, che spesso non tengono conto delle specificità individuali degli studenti. Inoltre, il progetto personalizzato spesso si limita a fornire strumenti compensativi o misure di dispensa, senza realmente modificare la progettazione didattica. Questo porta a una mancanza di personalizzazione effettiva dell'apprendimento, che continua ad essere basato su uno standard ipotetico di studente medio. Infine, i fenomeni di delega dell'insegnante di sostegno e di push e pull out sono molto diffusi. Questi fenomeni si manifestano quando l'insegnante di sostegno si limita a prendere in carico gli alunni con bisogni educativi speciali, senza coinvolgere gli altri insegnanti o senza integrare gli studenti all'interno della classe. Questo crea una separazione tra gli alunni con bisogni educativi speciali e gli altri, impedendo una vera inclusione e partecipazione di tutti gli studenti. In conclusione, è necessario superare la visione standardizzata dell'apprendimento e adottare approcci più personalizzati, che tengano conto delle specificità individuali degli studenti. È importante coinvolgere tutti gli insegnanti e promuovere una vera inclusione, affinché ogni studente possa apprendere e partecipare pienamente.

alunni con di coltà e disabilità, provocando un'accentuazione del carattere di standardizzazione e omogeneità nei processi di apprendimento attraverso l'espulsione delle differenze, date in carico alla categoria speciale.

A tutt'oggi in parte irrisolto il problema di individuare forme di coordinamento che permettono di tradurre in pratica la visione marcatamente sistemica della legge 104, la quale prescrive la collaborazione tra famiglia, operatori scolastici, servizi sanitari e socio assistenziali, al fine di garantire il pieno sviluppo delle potenzialità della persona. La frammentazione di attribuzioni, ambiti di intervento, compiti rendono a tutt'oggi l'idea del PEI come progetto di vita, in grado di coinvolgere scuola ed extrascuola, una semplice enunciazione di principio.

Elementi senza dubbio positivi sono l'adozione del modello ICF per la redazione del nuovo progetto di funzionamento, il fatto di considerare il piano educativo

individualizzato in stretta connessione con il progetto individuale e soprattutto il fatto che il pro lo di funzionamento e il PEI siano redatti con la collaborazione dei genitori nel rispetto del diritto di autodeterminazione della massima misura possibile della studentessa o dello studente con disabilità. La sola modi ca delle procedure non sarà su ciente a operare un mutamento di rotta se al contempo non si prevede di investire con risorse adeguate al ne di rendere davvero funzionali le unità operative. Un possibile aspetto di criticità è rappresentato dalla distanza professionale, dei saperi e dei linguaggi che caratterizzano l’ambito pedagogico-didattico e quello medico e riabilitativo: positiva risulta essere l’introduzione della gura del pedagogista nella fase di redazione del pro lo di funzionamento. Un altro aspetto critico è quello del ruolo dell’insegnante di sostegno: normativamente ambiguo, in quanto è

corresponsabile a tutti gli aspetti della classe, ma viene assegnato in base alla presenza di alunni con certificazione di disabilità; corresponsabile a volte quanto i docenti curricolari, nei fenomeni di delega. Non manca chi vede una possibilità di positiva evoluzione del ruolo, considerandolo come figura di sistema, perno della rete di supporti scolastici e territoriali. Si ritiene che il docente di sostegno possa essere la figura che maggiormente veicola il processo inclusivo, in grado di modificare l'approccio lineare alla didattica trasmissiva. Una pista di lavoro per valorizzarne il ruolo e per favorire l'innovazione didattica è la pratica del co-teaching, in specie nell'adozione di quelle metodologie didattiche che richiedono una rimodulazione degli spazi e dei tempi. Una buona inclusione richiede preparazione specifica di tutti i docenti. La parola chiave deve essere la formazione. Iniziale e in servizio, sui temi della pedagogia e didattica inclusiva.tutti idocenti.2. Il ruolo della didattica Secondo una recente ricerca l'aspetto fondamentale su cui lavorare è la formazione e l'attuazione di una didattica innovativa: la didattica ordinaria è una delle dimensioni strutturali che ha impedito una buona integrazione nella scuola ed è proprio nei contesti in cui prevale il modello trasmissivo che predominano i fenomeni di push out: la didattica frontale non è fatta per le differenze. Tra le proposte strategie didattiche più efficaci per l'inclusione vengono indicati il cooperative learning, l'uso delle mappe, l'individualizzazione, la flipped classroom, le attività laboratoriali, e più in generale tutte le proposte che si rifanno a contesti reali e che implicano l'uso di compiti autentici. La legislazione scolastica italiana ha di uso un diverso concetto di differenziazione.legato alla mancata comprensione del concetto di diversità e alla tendenza a considerare gli alunni come una massa omogenea anziché come individui unici con esigenze e potenzialità diverse. Questo approccio limita la possibilità di creare percorsi didattici personalizzati che rispondano alle specifiche necessità di ciascun alunno. Per superare questa visione unitaria e monolitica, è necessario promuovere una cultura dell'inclusione che valorizzi la diversità e favorisca l'individuazione di strategie didattiche differenziate. È importante che i docenti siano formati e supportati nell'adozione di metodologie inclusive e che vengano messi a disposizione strumenti di programmazione specifici per la personalizzazione dell'insegnamento. La personalizzazione dell'insegnamento non significa creare programmi separati per ogni singolo alunno, ma piuttosto adattare le modalità di insegnamento e valutazione in base alle caratteristiche e alle esigenze di ciascuno. Questo approccio permette di valorizzare le potenzialità di ogni alunno e di favorire il suo successo scolastico. È importante sottolineare che la personalizzazione dell'insegnamento non riguarda solo gli alunni con disabilità o con difficoltà di apprendimento, ma tutti gli alunni. Ogni individuo ha il diritto di ricevere un'istruzione che tenga conto delle sue caratteristiche e che gli permetta di sviluppare al massimo le proprie potenzialità. In conclusione, è fondamentale superare l'approccio unitario e monolitico alla didattica e promuovere la personalizzazione dell'insegnamento come strumento per valorizzare la diversità e favorire il successo di tutti gli alunni.

strutturale che singoli atti normativi non riescono a scal re. C’è unoscollamento tra indicazioni normative e relativi strumenti operativi da un lato, concreta prassididattica dall’altro.

3. Culture inclusive e l’Educazione per tutti

Quello che ancora la scuola non ha interiorizzato e il passaggio da una visione dell’inclusionecome risposta indirizzata in maniera speci ca la disabilità, alla visione dell’inclusione intesa comemezzo il cui ne è l’educazione per tutti. Nonostante i docenti di oggi ritengano l’inclusione unmodello di giustizia sociale irrinunciabile, se chiamati a prospettare proposte inclusive, ricadono insistemi di pensiero rigidi e categorizzarti: l’analisi delle loro idee progettuali mostra che nonriescono a pensare all’inclusione come una categoria omnicomprensiva di tutte le diversità, maritengono che identi chi preminentemente il campo della disabilità e dello svantaggio.

impongono due ri essioni: la scuola è il principale luogo di confronto delle diversità, dopodiché è la strada oppure i social. Ma i social sono già ambienti selezionati individualizzati, ciascuno crea i propri mondi su misura e sceglie chi o che cosa seguire; sono di nuovo luoghi della frammentazione, della diversi cazione, del tempo puntiforme rapidamente consumabili esaurito nel chiuso di un individualismo as ttico e disincarnato: restano la scuola e la strada. La ri essione sull’inclusività della scuola oggi, deve a rontare il fatto che quest’ultima lascia per strada il 14,5% dei suoi ragazzi. I dati che più colpiscono sono quelli relativi agli indicatori di abbandono, fortemente correlati al livello socio economico della famiglia di origine, ma anche alla mancanza di opportunità o erte dal territorio. I processi di esclusione formativa presentano inoltre una fortissima correlazione tra abbandono scolastico e

livello di istruzione dei genitori. Studi speci cievidenziano l'assenza di forme di rilevazione e monitoraggio nalizzate all'individuare i fattori dirischio e mettere in atto misure preventive interventi mirati.allargare lo sguardo non signi cadimenticarsi della disabilità, ma riconoscere che è una scuola che marginalizza o non riesce adare risposte alle fasce più deboli è una scuola che non sa essere inclusiva per nessuno. Anchealla luce di questi dati occorre un ripensamento forte delle modalità didattiche e delle modalità divalutazione degli alunni. Occorre una scuola che sappia attivare una discriminazione positiva, unri uto dell'indifferenza alle differenze.

4. Da dove ripartire?Ciò che deve destare allarme e il fatto che solo un ragazzo su 20 si rivolga gli insegnanti quandosubisce delle discriminazioni, ossia ritenga i propri insegnanti se non gure autorevoliquantomeno l'ultimi signi cativi, degni di ducia,

In grado di prestare ascolto e sapersi mettere al centro dello studente. La scuola deve essere in grado di rimettere al centro la relazione autentica. Dal punto di vista dell'insegnante il lavoro da fare: ricostruire l

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
25 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher BeneDiSalvo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia delle diversità e delle differenze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Sannipoli Moira.