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Riassunto esame Letterature comparate, prof Sinopoli, libro consigliato Medea. Fortuna e metamorfosi di un archetipo, Adriani Pag. 1
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Estratto del documento

Euripide, innamorato di Creusa tenta di rapirla ma viene scoperto e

incarcerato. Medea lo libera ottenendo in cambio un riparo sicuro. Medea

in Corneille è una maga esperta che con l’uso della sua bacchetta

scioglie e intreccia catene; questo risponde a un gusto barocco dello

spettacolare e del meraviglioso. Vuole protezione per smettere di usare

questi artifici poiché il dominio della natura porta disordine e scompiglio.

L’eroe corneliano si configura in un conflitto interiore tra essere ideale e

essere naturale, analogamente all’opposizione tra classicismo e barocco.

L’esibizione del nome è l’ultima tessera necessaria al disegno

dell’individualità straordinaria (“è domani che la mia arte fa trionfare il

mio odio; domani sono Medea, e vendico il mio esilio e la vostra

prigionia”). Risolve il contrasto tra eroismo ed empietà: la protagonista

trova la sua completa affermazione di individuo eccellente proprio nel

momento in cui commette il delitto. L’eroismo non va più di pari passo

con la virtù, bensì con la natura dell’anima da cui scaturisce l’azione.

L’infanticidio non viene messo in scena, ma compare solo la madre che

brandisce un coltello dopo aver compiuto il delitto. Medea non possiede

le caratteristiche proprie dell’eroe maschile, quindi per riuscire

mètis,

nell’impresa deve usare la furberia, inganno. La via dritta infatti

dolos.

non è il pugnale per una donna, ma il veleno, il La morte di Creusa

corrisponde a quella delle moglie infelici, viene avvolta nella veste con in

un cappio in cui viene coinvolto anche Creonte. I figli vengono uccisi

invece con un pugnale, arma degna di un oplita, che conferisce dignità

alla loro morte eliminando la componente dell’inganno (Medea definisce

“sacrificio” il gesto con cui li sopprime).

Ludovico Dolce: riprende il modello euripideo caricando Medea di

connotazioni negative. Preoccupato dell’educazione sociale, invita le

donne a prendere le distanze dalla protagonista dal punto di vista etico e

la ritrae come una donna interessata alla ricchezza e al prestigio sociale,

incapace di accettare un ruolo subordinato benché onorevole. Il delitto

avviene in seguito al senso di offesa scaturito dal sentimento di casta

ferito.

Seneca: delinea Medea sulla base del modello euripideo ma soprattutto

delle riscritture ovidiane. Viene esaltato il profilo dell’incantatrice e della

moglie furiosa, pertanto diviene emblema del carattere pericoloso delle

in medias res

passioni. La tragedia si apre con Medea che invoca le dee

garanti delle nozze affinchè testimonino l’offesa subita. L’uccisione dei

figli avviene in modo diverso: il primo viene pugnalato mentre vede

l’ombra del fratello che invoca vendetta; il secondo all’interno della casa.

Il personaggio di Egeo viene cancellato: questo fa pensare che l’eroina

non teme l’isolamento e i nemici, non cerca protezione. Seneca inoltre

sceglie un coro privo di caratterizzazione psicologica, di cui risulta

impossibile determinare sesso, status sociale o età. È composto da

sudditi fedeli a Giasone e ai re di Corinto, e non intrecciano rapporti con

nessun personaggio. In alcuni momenti rappresentano lo spunto per una

riflessione filosofica. L’incipit mette al centro fin da subito Medea, è lei

stessa che declama il prologo, vengono tagliati gli antefatti. Per

autarkeia,

affermare la sua indipendenza, la sua la protagonista dà sfogo

sententiae

a istinti di vendetta e di odio: le sue diventano quindi anti-

sententiae, sapientia

la si trasforma in una saggezza di segno rovesciato

(perfetta antitesi del filosofo ideale). La nutrice sembra riuscire a cogliere

furor,

il vero volto di Medea: è l’incarnazione del dell’ira. Manca del tutto

il resoconto della fine dei sovrani, il racconto del messo infatti si

concentra sull’incendio della città; è la nutrice a descrivere l’evento che

gli ha dato origine (in questo dramma la serva diventa alter ego della

protagonista). Medea fin dal prologo mette in rilievo la sua identità,

questo aveva la funzione di alludere ai fatti precedenti non menzionati,e

serviva a permettere la sicura individuazione del personaggio. I coreuti

non nominano mai il nome della donna, quasi come se questo

racchiudesse il suo carattere, l’emblema dei delitti compiuti. Il nome

principium identificationis,

diventa quindi scrigno di valori metaforici e

simbolici. Seneca ha dato importanza al nome in vari modi: spesso lo

colloca in posizione strategiche nel verso, accostato a termini pregnanti.

Medea-Metis Medomai

(nb. > “medito, macchino”). Utilizza l’inganno e

l’abilità di escogitare intrighi anche nel dialogo con Creonte in cui ottiene

di rimanere un altro giorno. Secondo l’autore la catena di rovine è stata

innescata dalla volontà umana di soggiogare il mare e l’equilibrio

machina, malum,

dell’universo. Per descriverla Seneca utilizza i termini

metus, monstrum mater

e ma esiste un divario tra la Medea che

compare sulla scena e questa descrizione: la protagonista giura a se

stessa che diventerà Medea, cioè che realizzerà il presagio di rovina e di

morte racchiuso nel suo nome. Questo si compie sono alla fine del

dramma, in cui con un lungo monologo decide e realizza l’uccisione dei

figli “ora sono Medea, il mio io è maturato nel male” scandito da le tre

“Medea superest”,”Medea fiam” “Medea nunc sum”.

tappe e Compie

l’infanticidio in pubblico invece che nell’intimità della casa. Si rivela

soprattutto moglie, donna che si riconosce più nel legame col marito che

in quello dei figli, ed è disposta a sacrificarli pur di regolare i conti con

furor,

l’uomo. È vittima di appartenente più al campo semantico della

cruenta maenas

follia che dell’ira (i coreuti la definiscono baccante

invasata e sanguinaria) a causa della passione amorosa. L’immagine del

(flamma amoris)

fuoco e del mare in tempesta ricorrono frequentemente

Dettagli
A.A. 2018-2019
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiaracalselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Critica letteraria e letterature comparate e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Sinopoli Franca.