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IL MONDO DEL MELODRAMMA

Fortuna e sfortuna del melodramma

La lingua e a letteratura italiana sono presenti in tutta Europa nel Settecento

nella forma del libretto melodrammatico, un supporto necessario agli elementi

spettacolari su cui si fonda il successo dell’opera in musica.

Il librettista deve avere capacità di sintesi drammatica e controllo delle formule

più correnti del linguaggio poetico. Lavora per lo più su temi e situazioni

teatrali e narrativi preesistenti, disponendo di tutto il repertorio della tradizione

e dell’invenzione letteraria da cui ricavare un intreccio che si adatti agli schemi

e alle necessità dello spettacolo operistico. Il linguaggio utilizzato deve rendere

possibile la sovrapposizione di musica e canto e al tempo stesso deve

mantenersi ad un livello facilmente comunicabile al pubblico eterogeneo degli

spettacoli. recitativi

Dal punto di vista metrico, il libretto fa una distinzione tra (composti

in endecasillabi e settenari, con rima libera o senza rima, in cui si concentrano

arie

l’azione e il dialogo) e (composte in strofe molto brevi e variamente

rimate, in cui si presentano situazioni liriche che rendono necessaria la bravura

dei compositori e dei cantanti).

Grazie al successo del libretto, il linguaggio tradizionale poetico italiano si

diffonde a livello internazionale, ma non mancano le condanne espresse nei

confronti del melodramma da parte di coloro che sostengono lo spirito

razionalistico e antibarocco diffuso all’inizio del Settecento. La preminenza

degli elementi musicali e il rilievo degli schemi teatrali vengono visti in modo

negativo da chi rivendica l’importanza della parola.

Il mondo dell’opera viene descritto come un caotico universo di degradazione

ma nonostante le varie condanne, da parte anche di Gravina e Muratori, il

melodramma continua comunque a riscuotere successo presso il pubblico delle

corti europee e presso i teatri a pagamento.

La contestazione è più efficace nel momento in cui accetta il fascino del

melodramma e ne richiede solo una parziale razionalizzazione, suggerendo

maggiore verosimiglianza e coerenza e proponendo un maggiore

riconoscimento alla parola e al libretto.

La storia del melodramma settecentesco è percorsa da vari tentativi di riforma,

che mirano a ridimensionare gli elementi artificiali. Il primo è quello di Apostolo

Zeno, poeta cesareo (cioè poeta ufficiale alla corte imperiale di Vienna), che

concentra tutti i suoi sforzi sugli intrecci drammatici.

Metastasio

Vita di Metastasio

Pietro Trapassi nasce a Roma nel 1698 da una famiglia modesta e fin da

bambino mostra una grande abilità nell'improvvisare versi. A soli dieci anni

viene notato da Gravina, che gli impartisce una severa trasformazione

classicistica e trasforma il suo cognome in quello grecizzante di Metastasio. Nel

1714 acquisisce il ruolo di abate e nel 1718, alla morte di Gravina, riceve una

cospicua eredità che però non riesce a difendere, tanto che nel 1719 preferisce

trasferirsi a Napoli per intraprendere la carriera giuridica. L'ambiente teatrale e

musicale di Napoli e il legame sentimentale con la cantante Marianna Benti, la

Romanina, lo incoraggiano a scrivere alcuni testi teatrali destinati alla musica

(Endimione, Gli Orti Esperidi). La Didone

Il suo primo melodramma,

abbandonata, ha un enorme successo. Viene musicato da Domenico Sarro e

rappresentato nel 1724, con la Romanina nella parte di Didone.

Nel 1727 torna a Roma, dove scrive numerosi melodrammi e testi per musica.

Nel 1729 riceve l'invito a recarsi a Vienna, alla corte dell'imperatore Carlo VI,

con l'incarico di poeta cesareo in sostituzione di Apostolo Zeno. I lavori scritti r

rappresentati per la corte viennese rappresentano il vertice della poesia di

Metastasio, che accetta in pieno il suo ruolo di cortigiano e non si occupa solo

di stendere i suoi testi ma anche di organizzare spettacoli e feste di corte.

Dopo i primi dieci anni a Vienna, la sua vena poetica viene meno e i suoi lavori

drammatici sono sempre più rari. Muore a Vienna nel 1782.

La struttura del libretto metastasiano

I melodrammi di Metastasio vengono musicati molte volte e da musicisti diversi

nel corso del secolo e i suoi testi vengono modificati a seconda delle esigenze

dei realizzatori. Per questo, egli non è in grado di controllare la fortuna

editoriale delle proprie opere, e ciò accresce il suo senso di estraneità rispetto

al loro esito.

Nello spettacolo metastasiano la poesia occupa un ruolo di assoluta

preminenza rispetto alle altre componenti, ma ciò non va a scapito delle

esigenze teatrali, musicali e scenografiche. La sua capacità organizzativa fa sì

che il libretto contenga in sé quei valori spettacolari e musicali su cui si devono

impostare la musica e le altre tecniche. I libretti lasciano molto spazio alle

convenzioni del mondo teatrale contemporaneo, ma non le correggono

secondo una rigida ottica razionalistica, anzi traggono da esse quelle valenze

drammatiche e sentimentali espresse dal linguaggio poetico.

Metastasio lavora su un materiale preesistente, ricavando le vicende dalla

tradizione culturale e dal repertorio mitico e storico. Preferisce però attingere a

storie poco note o a tradizioni marginali. In tre atti ci sono generalmente sei

personaggi, di cui due coppie di amanti e due figure maschili, un saggio

aiutante e un oppositore. L'amore, anche quando non costituisce il tema

centrale, è sempre determinante: il movimento teatrale si regge su passioni

che si ostacolano tra loro. I personaggi principali alternano atteggiamenti

patetici ad atteggiamenti eroici e questa continua oscillazione di sentimenti,

questa perplessità e indecisione, sorregge il dramma, spesso povero di azione.

La vicenda si conclude con la rimozione degli ostacoli che gravano sui rapporti

amorosi.

Le arie di Metastasio si costruiscono su richiami a situazioni umane generali,

attraverso semplici similitudini, in esse si concentra il gioco sentimentale e

drammatico che invece nei recitativi si svolge in misura minore. C'è una netta

separazione tra aria e recitativo, evidenziata da un netto stacco musicale, per

cui si può facilmente allontanare le arie dal loro contesto originale e leggerle

come pezzi lirici autonomi. Nonostante questo, le arie svolgono comunque una

precisa funzione drammatica, determinando la soluzione dei conflitti che si

vengono a creare nei recitativi.

Metastasio raggiunge risultati altissimi non solo nel melodramma serio a lieto

fine ma anche nel genere delle feste teatrali, in cui rielabora con originalità il

vario materiale mitologico e culturale, e delle azioni sacre, in cui esprime

un'immagine originale della storia sacra, raffigurando personaggi biblici in un

vortice dì perplesso morali e sentimentali.

L'affermazione di un nuovo linguaggio sentimentale

Metastasio porta al livello più alto la tendenza arcadica ad un linguaggio chiaro

e semplice e ad una simmetria sintattica. Al tempo stesso supera l'inevitabile

schematismo delle formule dell'Arcadia, grazie ad una nuova capacità di

movimento e risonanza sentimentale. Non gli interessa una semplice

rielaborazione in termini razionalistici e classicistici del linguaggio poetico

italiano: i suoi maggiori punti di riferimento sono poeti dalla forte intensità

espressiva, come Tasso o Marino, odiato invece dall'Arcadia.

Parte da un vocabolario limitato e ricorre raramente all'uso della metafora. Si

avvale di una sintassi limpida e simmetrica e crea un nuovo linguaggio

sentimentale che rompe con la difficoltà del linguaggio petrarchesco,

restituendo immediatezza al discorso amoroso.

Il linguaggio amoroso attinge ad un repertorio ripetitivo, ma ridurre questo

carattere artificiale alla semplicità lo rende più autentico e capace di

raggiungere anche livelli popolari. Entro questa semplicità linguistica si svolge

il ritmo contraddittorio delle passioni umane e l'approfondimento della

sapienza del cuore, che passa attraverso una serie di turbamenti ed esitazioni.

Nelle relazioni tra i personaggi Metastasio segue il conflitto tra piacere e dolore,

sincerità e menzogna, realtà e illusione. La sua razionalità scruta l'irrazionalità

inerente l'esistenza stessa: non ne ricava una critica radicale ma l'occasione

per costruire le sue favole. Un senso estremo di finzione costituisce il punto

d'incontro tra razionalità e irrazionalità.

Svolgimenti della librettistica nel Settecento

La vitalità del melodramma si collega agli sviluppi della storia del libretto.

Dagli anni Trenta, l'opera buffa napoletana lascia ampio spazio a situazioni

comiche e a una vivacissima sperimentazione linguistica, che si sottrae al

razionalismo.

Discussioni, saggi e progetti di riforma del melodramma percorrono tutto il

secolo. La riforma di Metastasio mantiene una forte separazione tra parola e

musica e sembra lasciare al compositore alla più totale libertà. Le proposte più

razionalistiche e classicistiche si pongono invece il problema di un'unità tra

elementi drammatici ed elementi musicali, come nella riforma programmatica

di Gluck e Calzabigi: la scrittura del libretto viene legata alla composizione

musicale e non è più destinata ad esecuzioni musicali diverse. Per quanto

riguarda la struttura drammatica, ci si allontana sempre più dalla separazione

metastasiana tra aria e recitativo e si abbandonano gli intrecci complicati in

favore degli schemi più puri e organici del mito classico.

L’ILLUMINISMO IN ITALIA

Che cos’è l’Illuminismo

L’Illuminismo è una forma di comportamento culturale che si sviluppa a partire

dalla crisi di coscienza europea, con la denuncia dell’errore e l’impegno critico

della repubblica delle lettere. Questo concetto ha origine nell’epoca stessa in

cui si riferisce ed è definito dalla coscienza stessa degli intellettuali che

sentono di far parte del “secolo dei lumi”. L’Illuminismo imprime una svolta

radicale alla cultura occidentale e impone una nuova concezione dei rapporti

tra cultura, società e realtà, creando le premesse della società moderna: può

essere interpretato come un tentativo di sottoporre la realtà al controllo della

ragione.

La ragione che guida la ricerca non è rigida e aprioristica ma si misura e

confronta con il reale, non è caratterizzato da un semplice razionalismo ma

dall’intento di emancipare l’uomo dalla tradizione e dal mito.

C’è una grande fiducia nella capacità di progresso dell’uomo, che viene ora

posto al centro dell’universo, mentre la natura, vista come buona e razionale,

appare “rischi

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
35 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuliaborzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Tatti Silvia.