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1. DI QUANTE RAGIONI SIENO E' PRINCIPATI E IN CHE MODO SI ACQUISTINO

Gli stati possono essere di due tipi: Repubbliche o Principati. I Principati possono a loro volta

essere ereditari, oppure nuovi. Questi ultimi sono nuovi o in tutto, come quando, a seguito di una

conquista o di un colpo di Stato, una nuova famiglia subentra completamente a quella reggente,

come fu Milano per Francesco Sforza; oppure come membri aggiunti allo stato ereditario del

principe, come successe al Regno di Napoli dopo la morte di Federico I, che diventò infatti parte

dei territori sottomessi alla corona di Spagna. Gli stati acquistati sono soliti o a vivere sotto la guida

di un Principe, oppure ad essere liberi ed essi si acquisiscono con o il proprio esercito,o con quello

di qualcun altro, oppure per fortuna o per virtù.

2. DE' PRINCIPATI EREDITARI

L'Autore lascia da parte la tipologia di Stato Repubblica, trattata nei “Discorsi sopra la prima Deca

di Tito Livio”, e si occupa invece degli stati ereditari. Negli Stati ereditari, in cui la stessa stirpe

governa già da tempo, le difficoltà derivate dal loro mantenimento sono assai minori rispetto a

quelle che si riscontrano negli stati nuovi. Basta infatti continuare a seguire la linea politica dei

predecessori e governare sapendosi adattare alle varie circostanze che si presentano. Se un

Principe possiede cautela a sufficienza, certamente manterrà intatto il suo potere, ad eccezione

del caso in cui una forza troppo grande gli si avventi contro. Ma, anche privato del suo governo,

egli lo riacquisterà non appena una disgrazia qualsiasi si abbatta sul nuovo occupatore. L'Autore

prende ad esempio il Duca di Ferrara, spodestato non per cattiva condotta, ma poiché non riuscì a

resistere agli attacchi, prima dei Veneziani nel 1484 e poi di papa Giulio II nel Luglio 1510. Il

Principe ereditario ha minori necessità e motivi per commettere atti che provochino il risentimento

del popolo e perciò è più amato e benvoluto, a meno che abbia particolari ed eccessivi vizi. Negli

stati ereditari, inoltre, vi sono meno possibilità di cambiamenti, poiché i mutamenti, in questo caso

politico-istituzionali, aprono la via ad altri successivi mutamenti.

3. DE' PRINCIPATI MISTI

È nel Principato nuovo che sorgono le difficoltà. E anche se non è del tutto nuovo, ma membro

aggiunto allo stato del principe ereditario che lo acquista, cioè misto, c’è subito una prima naturale

difficoltà che vale per tutti i Principati nuovi: gli uomini credono di migliorare la loro condizione

mutando signore, ma ogni principe nuovo disinganna le aspettative dei suoi sudditi che quindi sono

sollecitati a desiderare nuovi cambiamenti. Ciò dipende dal fatto che il nuovo Principe è solito

offendere, con l'esercito e con altre ingiurie, il popolo di cui aspira a divenire Principe. Egli si fa

nemici tutti quelli che ha offeso per acquistare il nuovo principato, né può mantenersi amici coloro

che lo hanno aiutato, poiché non può soddisfare le loro aspettative, ma non può nemmeno usare

contro di loro rimedi violenti a causa del loro appoggio. Questo perché sempre si ha bisogno del

favore degli abitanti di una provincia per conquistarla. Un esempio può essere la vicenda di Luigi

XII di Francia, che occupò Milano. Il re francese infatti, reclamava dei diritti sul ducato di Milano in

quanto discendente di Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo e sposa di Luigi d’Orléans. Dopo

essersi alleato con i veneziani, mandò in Italia un esercito, il quale riuscì ad occupare Milano nel

settembre del 1499. I milanesi, estenuati dalle numerose vessazioni si rivoltarono contro i francesi.

Più difficile è invece perdere i paesi ribellati dopo averli conquistati una seconda volta, perché il

principe è più attento, questa volta, ai bisogni del popolo. Infatti la prima volta bastò Lodovico il

Moro a far perdere Milano alla Francia, mentre la seconda volta fu necessaria che "tutto il mondo

gli fosse contro" (Lega Santa: papato, Venezia, Spagna, Impero, Inghilterra). Gli stati che sono

membri aggiunti di un altro stato possono o appartenere alla stessa area geografica dello stato che

li ha acquisiti, nella quale vigono quindi i medesimi usi e costumi, oppure avere delle tradizioni e

delle usanze completamente diverse. Nel primo caso è più semplice mantenere il territorio

acquistato, soprattutto quando il popolo è già abituato a vivere sotto un signore, bisogna solo

assicurarsi di estinguere la stirpe precedente, di non cambiare le leggi, né le tasse. Nel secondo

caso, invece, la situazione è più problematica. Prima di tutto sarebbe opportuno che il principe che

acquista il nuovo stato vi ci andasse ad abitare. Abitandoci, infatti, ci si accorge subito della nascita

di disordini che possono quindi essere quietati nell’immediato. Inoltre i sudditi traggono vantaggio

dalla possibilità di appellarsi più facilmente al principe che si trova sul posto e non in una capitale

lontana. Importante è anche l’insediamento di alcune colonie, che non sono dispendiose, ma più

fedeli e meno rivoltose, poichè gli unici che sono offesi (vengono tolti loro case o campi per darli a

nuovi abitanti) non possono essere pericolosi in quanto poveri e dispersi. Gli uomini vanno quindi o

trattati con dolcezza o annientati. Se invece il principe occupasse militarmente il nuovo stato,

spenderà moltissimo, tramutando l’acquisto in perdita e facendosi molti nemici. Il principe dovrà

anche farsi difensore dei vicini più deboli della provincia e contemporaneamente cercare di

indebolire le personalità più forti, stando attento che per nessun motivo faccia ingresso nel nuovo

territorio qualcuno potente tanto quanto egli stesso. Un esempio di ciò può essere la vicenda degli

Etoli che fecero entrare in Grecia i Romani. Questi ultimi si conquistarono immediatamente il

favore dei meno potenti, a causa dell’invidia che essi avevano sviluppato nei confronti di chi era

più potente di loro. Chiunque non gestisca bene queste situazioni, finirà per perdere quindi la

provincia conquistata e nel tempo in cui sarà ancora all’interno di questo territorio, dovrà affrontare

solo molte difficoltà e problematiche. I Romani sono presi come esempio perchè non

combattevano soltanto i problemi del momento, ma cercavano di evitare anche quelli futuri prima

che fosse troppo tardi. Il re Luigi di Francia, invece non osservando questi accorgimenti, perse il

ducato milanese. Luigi sbagliò in primis dando aiuto al papa Alessandro, perdendo così numerosi

alleati e ritrovandosi poi a dover venire in Italia per frenare l’ambizione del pontefice e

successivamente divise anche il Regno di Napoli con il re di Spagna. In generale si può dire che

egli fece cinque errori: annientati i potenti minori, accresciuto la potenza del papa che di per sé era

già una figura potente, portato in Italia un forestiero molto potente (Spagna), non venne ad abitare

in Italia e non vi fece installare colonie. Vi è quindi una regola generale: chi dà motivo ad uno di

diventare potente, prepara esclusivamente la sua rovina.

4. PER QUAL RAGIONE EL REGNO DI DARIO, IL QUALE DA ALESSANDRO FU OCCUPATO,

NON SI RIBELLO' DA' SUA SUCCESSORI DOPO LA MORTE DI ALESSANDRO

Potrebbe apparire strano che, dato le difficoltà che si incontrano nel mantenere un nuovo stato,

alla morte di Alessandro Magno, che da poco aveva conquistato l’Asia, nei nuovi territori non ci

furono scontri se non tra i generali eredi. I principati infatti possono essere governati in due modi: o

per opera di uno che è principe, attorniato da servi, incaricati per sua grazia e concessione come

ministri e funzionari, o per opera di un principe e dei signori feudali, i quali, grazie alla loro

discendenza, posseggono tale rango. Nel primo caso, il principe rappresenta l’unica e sola

autorità. Degli esempi concreti di questi due modi di governare sono l’impero Ottomano, dove

l’imperatore rappresenta l’unica autorità, e la Francia, dove invece il re è attorniato da una

moltitudine di signori feudali. È un'impresa più ardua quella di conquistare gli stati dove il principe

ha tutta l’autorità e la potenza nelle sue mani, poiché è molto difficile corrompere i suoi sudditi, ma

una volta che questi stati sono vinti, è più facile mantenerli, dopo aver messo fine alla dinastia.

Intervenire invece nei principati governati come la Francia, risulta inizialmente più facile, poiché si

possono spesso creare agitazioni interne, ma sono molto più difficili da mantenere. Il regno di

Dario era simile a quello Ottomano; quindi, una volta che Alessandro lo sconfisse in battaglia, gli

risultò semplice mantenere i nuovi territori.

5. IN CHE MODO SI DEBBINO GOVERNARE LE CITTA' O PRINCIPATI LI QUALI, INANZI

FUSSINO OCCUPATI, SI VIVEVANO CON LE LORO LEGGI

Quando si occupa uno stato che fruiva di leggi proprie, vi sono tre modi per mantenerlo:

distruggerlo, andarci ad abitare personalmente oppure non modificare le leggi e mantenerle valide.

Degli esempi di questi modi di governare si possono trarre dagli Spartani (diedero libertà ad Atene

e Sparta dopo averle conquistate, perdendole) e dai Romani (distrussero Capua, Cartagine e

Numanzia e non le persero, mentre mantennero libera la Grecia perdendoci). Se si vuole tenere

una città abituata a vivere libera, bisogna distruggerla, altrimenti ci si dovrà sempre aspettare delle

ribellioni da parte di quella.

6. DE' PRINCIPATI NUOVI CHE S'ACQUISTANO CON L'ARME PROPRIE E VIRTUOSAMENTE

Non si meravigli il Lettore degli esempi famosi perché bisogna sempre imitare le orme dei grandi,

di quelli che hanno eccelso in quel campo. Metafora degli arcieri prudenti che alzano il tiro per

raggiungere una meta lontana. Nei principati nuovi la difficoltà a mantenerli da parte del Principe

variano a seconda della virtù dello stesso. Siccome ciò presuppone virtù o fortuna, ognuno di

questi due elementi mitiga le difficoltà: però colui che si è meno fidato della sorte, mantiene più a

lungo il suo regno. Un altro elemento che mitigherebbe le difficoltà è l'andarci ad abitare. I più

virtuosi a governare e mantenere un Principato sono stati Mosè, Ciro di Persia, Romolo, Teseo.

Esaminando le azioni di questi grandi, si vedrà che l'unica cosa che hanno avuto dalla sorte sia

stata l'occasione a fare ciò che hanno fatto. Senza l'occasione, la virtù sarebbe spenta e senza la

virtù l'occasione sarebbe venuta meno. L'occasione e la virtù si congiunsero e la loro patr

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
15 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher f4cteoty di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Corsaro Antonio.