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Esempi di umanisti cristiani furono Giovanni Dominici, un domenicano fiorentino e San Bernardino da Siena.
In tutto il corso del XV secolo persiste una poesia religiosa, ad opera di autori laici: numerose sono ancora le
laude, mentre si diffondono in misura notevole le sacre rappresentazioni.
SACRE RAPPRESENTAZIONI: spettacolo drammatico di argomento religioso che si sviluppa soprattutto a
Firenze nel corso del XV secolo, sulla base di testi scritti. Esso si collega al dramma liturgico e alle forme dello
spettacolo sacre diffuse in varie zone d’Europa nel XIV secolo. Come metro adotta l’ottava rima, già in uso
nei cantari. Il maggiore tra gli autori di sacre rappresentazioni è Feo Belcari.
3.2.6
A Firenze le forme poetiche del XIV secolo persistono in una grande varietà di temi e di formule linguistiche.
Si sviluppa appunto una produzione media per varie occasioni sociali.
Fuori dalla Toscana si sviluppano modelli lirici toscani per la corte. Ricordiamo Giusto Dei Conti di Valmonte
con La bella mano, un canzoniere sulle strutture della lirica di Petrarca. Altro esempio è Leonardo Giustinian
che scrisse poesia amorosa su temi popolari.
3.2.7
Al filone della poesia comica e giocosa si collega l’esperienza poetica più interessante del XV secolo. Si tratta
dei sonetti di Domenico di Giovanni, detto il Burchiello. Presso la sua bottega si riuniva una sorta di circolo
culturale-politico. Si tratta di sonetti di tipo burlesco, che crearono un genere comico corrente per tutti il
Quattrocento.
La sua originalità consiste nella creazione di rapporti liberi e sorprendenti tra gli oggetti e le parole che li
designano: i suoi testi si costruiscono appunto attraverso l’accatastarsi di parole di origini diverse. È un
procedimento che nella letteratura moderna viene designato con il termine nosense. Burchiello lo realizza
scoprendo l’irrazionalità implicita nel linguaggio più comune.
In tutto ciò vi è una polemica implicita contro gli umanisti: alla loro lucidità razionale egli oppone l’assurdità
del linguaggio, la distorsione della realtà, un perverso intreccio tra le cose, le parole e le loro funzioni.
3.3.1
L’umanista è l’uomo di cultura che si dedica ad un’attività letteraria in latino, facendo riferimento costante
ai classici latini.
La visuale umanistica attribuisce un valore nuovo all’individuo e alla vita mondana, ponendo in primo piano
la letteratura e l’educazione letteraria. La conoscenza letteraria viene interpreta anzitutto come una
conoscenza storica, che pone l’uomo in rapporto col passato e col futuro. La visione della letteratura e della
storia è perciò retorica. Un peso determinate lo assumono perfezione formale, eleganza della parola, dignità,
armonia, equilibrio. L’essere dell’uomo si esprime attraverso il decoro e la convivenza. La virtù permette
all’uomo di controllare sé stesso e il mondo che lo circonda. La poesia è una forma di espressione privilegiata
e viene considerata la più nobile delle discipline pratiche.
➢ Gli umanisti rifiutano il pensiero sistematico dei secoli precedenti, l’uso che era stato fatto di
Aristotele e dell’aristotelismo. Vogliono studiare l’uomo, la sua parola, il suo comportamento e non
più il cosmo o le essenze metafisiche. In questa nuova visione dell’uomo, l’intellettuale umanista
pone sé stesso al centro del mondo, si propone come interprete privilegiato di ciò che è degno di
essere riconosciuto come umano.
L’umanista cerca di affermarsi nel mondo che lo circonda e di raggiungere prestigio sociale. Ha
bisogno quindi di procurarsi l’appoggio di principi e signori e per questo ne esalta, in modo esagerato,
le virtù.
3.3.2
È possibile distinguere diverse forme dell’umanesimo:
- Umanesimo repubblicano: diffuso a Venezia e soprattutto a Firenze nel periodo della repubblica
oligarchica, mira a connettere letteratura e impegno civile.
- Umanesimo cortigiano: diffuso in quasi tutti gli altri centri della penisola, che concepisce la
letteratura come ornamento e sostegno del potere signorile.
- Umanesimo laico e mondano: tende ad esaltare la vita terrena, la naturalità dell’uomo, la sua
aspirazione alla gloria e al potere.
- Umanesimo cristiano: vuole approfondire l’esperienza religiosa risalendo ai valori originari del
Cristianesimo e affermando la solidarietà tra i valori della cultura classica e i valori cristiani.
- Umanesimo filologico: mira a ricostruire i testi antichi basandosi essenzialmente sugli aspetti storici,
letterari, retorici, ignorando le teorie.
- Umanesimo filosofico: elabora in modo teorico la nuova visione del mondo, partendo da un nuovo
rapporto con la filosofia antica.
Essenzialmente si distinguono una prima fase, fino al Quattrocento, in cui prevale l’umanesimo repubblicano
e una seconda dominata dall’umanesimo filosofico.
Introno al 1470 si ha una ripresa della letteratura volgare grazie alla diffusione della stampa.
3.3.3
Il distacco dalla tradizione medievale porta gli umanisti alla ricerca di istituzioni capaci di trasmettere i nuovi
modelli culturali.
L’educazione assume un ruolo centrale: si va elaborando una nuova pedagogia basata sulla lettura dei classici,
insieme allo studio della grammatica e della retorica, basati sul diretto rapporto con gli scrittori latini.
Alcuni umanisti organizzarono scuole e attività formative stimolando rapporti culturali. Tra i più famosi,
ricordiamo Guarino Veronese e Vittorino de Feltre. Questi maestri svolgono un ruolo principale come
educatori di principi.
Ma il contesto sociale, così come le università sembrano arretrate, continuando così le tradizioni medievali.
Sono soprattutto le corti principesche a sostenere la cultura, perché i principi e i signori impiegano in vario
modo gli umanisti, affidando loro diverse mansioni.
La cancelleria romana diventa uno dei maggiori centri di elaborazione di modelli umanistici, specialmente
per la presenza e le iniziative di Niccolò V e Pio II.
Fondamentale anche è la cancelleria di Firenze.
➢ Attorno a queste istituzioni gli umanisti cercano luoghi e occasioni d’incontro e di libera discussione.
Vengono formarsi veri e propri gruppi di intellettuali, e si presentano come accademia, facendo
nascere così una nuova istituzione culturale, che avrà sviluppo soprattutto nei secoli successivi.
➢ Si vanno formando numerose biblioteche laiche, che offrono una grande vastità di libri.
3.3.4
La costruzione di biblioteche laiche è la conseguenza di un lavoro di continua ricerca di testi antichi, perduti
o dimenticati dalla tradizione medievale, un lavoro di ricerca accompagnato a sua volta da un impegno a
riportare a una forma più corretta i testi già noti e diffusi.
Attività fondamentale degli umanisti è appunto la filologia, in modo di ricreare lo spirito degli antichi, di
ritrovare nelle loro parole scritte un valore umano profondo.
Salutati ritrovò le lettere di Cicerone Ad familiares.
Altro scopritore fu Poggio Bracciolini, che nei suoi viaggi in Europa settentrionale, scopre varie orazioni di
Cicerone, il testo completo della Institutio oratoria di Quintiliano, il De rerum natura di Lucrezio, le Puniche
di Italico, le Silvae di Stazio e altre molte opere dell’antichità latina.
L’interesse degli umanisti non si sofferma solo sul latino. Si parla anche di riscoperta della cultura greca: in
Italia arrivano dotti che insegnano il greco. Ricordiamo la figura di Manuele Crisolora, che fu uno dei più
importanti dotti bizantini presente in Italia, attivo a Firenze.
3.3.5
La scrittura, la produzione e la diffusione dei libri, restarono a lungo legate a un’organizzazione tradizionale.
Le edizioni dei testi più rari e difficili, di più alto livello, erano tra le mani degli umanisti.
La produzione umanistica rimarrà sempre una produzione di élite, destinata ad un pubblico limitato.
Ma nella seconda metà del XV secolo, si compie una trasformazione radicale dovuta all’invenzione della
stampa a caratteri mobili, avvenuta in Germania, introno al 1450, per opera di Gutenberg. Ricordiamo che la
prima opera stampata fu la bibbia in latino.
In Italia la stampa fu introdotta solo alla fine degli anni Sessanta.
➢ La stampa rese subito meno costosa la produzione libraria, trasformano non solo i caratteri del libro,
ka la stessa nozione della cultura.
La stampa assicurava una nuova sicurezza e stabilità al testo.
3.3.6
La letteratura umanistica si ricollega sempre ai modelli classici, ma con l’obiettivo di partecipare al mondo
contemporaneo. La letteratura si basa sul principio di imitazione partendo dalle tematiche e dal linguaggio
dei grandi scrittori antichi.
Alcuni puntano all’imitazione di autori diversi, scegliendo i migliori. Altri puntano sull’imitazione di un unico
autore esemplare, preso in esame come modello assoluto e perfetto.
Il supremo esemplare classico per la prosa viene individuato in Cicerone.
Per la poesia, la scelta degli autori è molto varia: Virgilio, Orazio, Catullo, Marziale.
Ma i generi che caratterizzano più fedelmente la letteratura umanistica sono quelli prosastici: l’epistolografia,
il dialogo, l’invettiva, la storiografia.
o Le epistole che si scambiano gli umanisti esprimono gran parte delle nuove problematiche filologiche,
retoriche, morali.
o Il dialogo mette in scena una conversazione tra personaggi contemporanei; per natura esso è
antisistematico, non porta mai a conclusioni assolute o definitive.
o Le invettive, scritte da scrittori polemici, feroci e sarcastiche, legate a rivalità principalmente
personali, più che basate su ragioni di principio.
o La storiografia, viene stimolata dalla volontà di risalire alle origini della civiltà contemporanea, di
ritrovare le radici antiche. il modello classico è Tito Livio e si concentra principalmente
sull’osservazione dei comportamenti degli individui e dei popoli.
3.3.7
Firenze è il primo grande centro da cui si propaga la nuova cultura umanistica, sulle orme di Petrarca e
Boccaccio.
I caratteri di questo Umanesimo fiorentino vengono riassunti con la formula di Umanesimo civile, mettendo
in evidenza il forte legame con la comunità cittadina e i suoi valori.
Nasce il “mito” di Firenze, che diviene erede e continuatrice dello splendore e della libertà dell’antica
repubblica romana.
Nello scontro che oppone Firenze al Ducato di Milano, gli umanisti fiorenti compiono il loro sforzo maggiore
per definire i caratteri della florentina libertas (= libertà fiorentina), in antitesi all’assolutismo dei Visconti.
Quando il governo della città passa ai Medi, Firenze si trasforma in un regime s