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RIASSUNTO FERRONI – SARA CUSCIONE
IL MONDO UMANISTICO E SIGNORILE 1380 – 1494
3.1.1
A partire dal 1380 vi è un processo di ricostruzione e di riorganizzazione nella penisola italiana, molto più
rapido e intenso che negli altri paesi del territorio europeo.
L’Italia gode di un vivace rilancio delle attività economiche: il commercio trova un nuovo vigore e la
produzione agricola aumenta grazie ai miglioramenti tecnici.
I forti guadagni tratti dalle campagne, vengono investiti nelle città, in opere architettoniche e artistiche. Le
famiglie esibiscono così la propria magnificenza.
Si ha così un progressivo sviluppo delle attività artistiche e culturali.
Così facendo, si accresce ancor di più il divario tra le città e le campagne.
Si va formando una nuova aristocrazia, che gode di antichi privilegi feudali.
In questo quadro storico, si afferma la “virtù” dell’uomo che persegue fini terreni, il valore dell’individuo che
cerca di imporre sé stesso e il proprio potere nella società, la quale trova piena espansione del sistema delle
Signorie, le quali esercitano un forte controllo sui territori, mettono fine ai conflitti, garantiscono pace
interna.
3.1.2
RINASCIMENTO: Con questo termine si è soliti indicare uno sviluppo di nuove forme culturali, una ricca
produzione artistica, una ripresa delle attività economiche, una nuova attenzione alla vita terrena.
Con questo termine, nello specifico, si intente una vera e propria “rinascita dell’uomo”.
I confini storici del Rinascimento non sono ben definibili. Alcuni studiosi fanno iniziare questo nuovo periodo
storico con Petrarca e Boccaccio nel XIV secolo. Altri durante l’età delle guerre d’Italia.
Coloro che avvertirono questo senso di rinascita, furono proprio gli studiosi dei classici antichi, i quali
cercarono proprio di far “rinascere” i testi scomparsi o fraintesi, rielaborandoli.
Molto diffuso era diffuso il mito della renovatio.
Gli studiosi e gli artisti italiani ebbero la convinzione di essere al centro della civiltà europea, si posero come
guida culturale degli altri paesi.
L’Umanesimo è la prima ed essenziale espressione del Rinascimento.
3.1.3
A partile dal 1380 la cultura si accresce notevolmente. Un ruolo guida lo svolgono principalmente gli umanisti,
che sulle orme di Petrarca e Boccaccio, impongono sulla scena i loro modelli letterari.
Il mondo universitario è quasi sempre indifferente ai nuovi sviluppi della filologia e della letteratura, ad
eccezione di alcuni umanisti, tra cui Veronese, Valla e Poliziano, i quali insegnano nelle università.
La cultura umanistica è riservata all’élite, dovuto all’uso della lingua latina e al formarsi dei circoli di
studiosi che comunicano tra di loro. 1
RIASSUNTO FERRONI – SARA CUSCIONE
3.1.4
I centri culturali di maggior rilievo in Italia nel periodo che va dal 1380 al 1494 sono:
o Firenze: mantiene il primato indiscusso grazie alla sua letteratura volgare, all’attività degli umanisti
che operano a corte.
o Venezia: diventa importante polo di attrazione che vede svilupparsi una cultura umanistica legata
alle grandi famiglie dell’aristocrazia
o Milano (dei Visconti e successivamente degli Sforza): si sviluppa un umanesimo di tipo cortigiano che
favorisce la nascita di una letteratura d’intrattenimento per la corte.
o Mantova (dei Gonzaga)
o Ferrara (degli Estensi)
o Bologna (dei Bentivoglio)
o Rimini (dei Malatesta)
o Roma: intorno alla curia papale va formandosi una ricca cultura umanistica, di orientamento
classicistico e antiquario.
o Napoli (degli Aragonesi)
Gli intellettuali ora sono molto meno radicati nelle loro città: essi tendono a svincolarsene, a cercare un
pubblico e una comunicazione con l’estero. 2
RIASSUNTO FERRONI – SARA CUSCIONE
3.2.1
È possibile individuare due ambiti linguistici utilizzati nel corso di questo periodo storico:
- Da una parte viene utilizzato il latino, come espressione della cultura più moderna e avanzata,
utilizzata fino al 1470. Il latino torna ad essere lingua della comunicazione intellettuale.
- Dall’altra viene utilizzato il volgare, in modo molto arretrato, in particolare a Firenze e in Toscana.
Il latino degli umanisti modella la sua sintassi sul volgare, mentre il volgare si arricchisce al nuovo contatto
con il latino.
Nelle scritture ufficiali l’uso del volgare continua a diffondersi.
In Toscana c’è consapevolezza del valore sociale e comunicativo del volgare.
3.2.2
A Firenze si sviluppa la così detta scrittura volgare dei mercanti: non si tratta solo di libri pratici, ma anche a
uso domestico, destinati a conservare l’esperienza e i valori familiari.
Il testo più ricco è quello di Giovanni Morelli, Ricordi. Ricordiamo anche la Cronica di Bonaccorso Pitti.
3.2.3
Il Decameron continua a imporsi come l’opera narrativa in volgare più letta e diffusa. Nessuno la osa imitare
direttamente.
Tra gli scrittori di novelle troviamo Franco Sacchetti, che sceglie una narrativa aderente al mondo quotidiano
fiorentino, puntando ad una comicità vivace e realistica.
In una delle sue più famose opere, Trecentonovelle, egli afferma di voler raccontare per consolare dai mali
della vita contemporanea. Le novelle sono scritte con molta rapidità, e la beffa è messa in primo piano.
3.2.4
Altri narratori toscani, che usano moduli molto diversi da quelli di Boccaccio sono:
- Ser Giovanni Fiorentino: Pecorone
- Giovanni Sercambi: Novelliere
- Gentile Sermini: quaranta Novelle
- Giovanni Gherardi: Il paradiso degli Alberti
A Firenze ampia diffusione e fortuna ebbero le novelle sciolte, dette spicciolate, quasi sempre anonime.
La più celebre è La novella del Grasso legnaiuolo, di Antonio Manetti.
Nell’ambito della novellistica si colloca anche il genere della facezia, o motto, che si fonda su un uso scherzoso
del linguaggio, determinato da intenzioni aggressive verso qualcuno o semplicemente dal piacere del gioco
verbale e intellettuale.
Alla tradizione dei romanzi medievali si riallacciano i romanzi in prosa di Andrea Da Barberino, Guerrin
meschino e i Reali di Francia. 3
RIASSUNTO FERRONI – SARA CUSCIONE
3.2.5
La società rifiuta ogni prospettiva religiosa che metta in causa l’equilibrio sociale. Nasce una sorta di
Umanesimo cristiano, costituito da una religiosità fatta di rassegnazione alle miserie, alle sofferenze e di
rispetto delle gerarchie.
Esempi di umanisti cristiani furono Giovanni Dominici, un domenicano fiorentino e San Bernardino da Siena.
In tutto il corso del XV secolo persiste una poesia religiosa, ad opera di autori laici: numerose sono ancora le
laude, mentre si diffondono in misura notevole le sacre rappresentazioni.
SACRE RAPPRESENTAZIONI: spettacolo drammatico di argomento religioso che si sviluppa soprattutto a
Firenze nel corso del XV secolo, sulla base di testi scritti. Esso si collega al dramma liturgico e alle forme dello
spettacolo sacre diffuse in varie zone d’Europa nel XIV secolo. Come metro adotta l’ottava rima, già in uso
nei cantari. Il maggiore tra gli autori di sacre rappresentazioni è Feo Belcari.
3.2.6
A Firenze le forme poetiche del XIV secolo persistono in una grande varietà di temi e di formule linguistiche.
Si sviluppa appunto una produzione media per varie occasioni sociali.
Fuori dalla Toscana si sviluppano modelli lirici toscani per la corte. Ricordiamo Giusto Dei Conti di Valmonte
con La bella mano, un canzoniere sulle strutture della lirica di Petrarca. Altro esempio è Leonardo Giustinian
che scrisse poesia amorosa su temi popolari.
3.2.7
Al filone della poesia comica e giocosa si collega l’esperienza poetica più interessante del XV secolo. Si tratta
dei sonetti di Domenico di Giovanni, detto il Burchiello. Presso la sua bottega si riuniva una sorta di circolo
culturale-politico. Si tratta di sonetti di tipo burlesco, che crearono un genere comico corrente per tutti il
Quattrocento.
La sua originalità consiste nella creazione di rapporti liberi e sorprendenti tra gli oggetti e le parole che li
designano: i suoi testi si costruiscono appunto attraverso l’accatastarsi di parole di origini diverse. È un
procedimento che nella letteratura moderna viene designato con il termine nosense. Burchiello lo realizza
scoprendo l’irrazionalità implicita nel linguaggio più comune.
In tutto ciò vi è una polemica implicita contro gli umanisti: alla loro lucidità razionale egli oppone l’assurdità
del linguaggio, la distorsione della realtà, un perverso intreccio tra le cose, le parole e le loro funzioni.
4
RIASSUNTO FERRONI – SARA CUSCIONE
3.3.1
L’umanista è l’uomo di cultura che si dedica ad un’attività letteraria in latino, facendo riferimento costante
ai classici latini.
La visuale umanistica attribuisce un valore nuovo all’individuo e alla vita mondana, ponendo in primo piano
la letteratura e l’educazione letteraria. La conoscenza letteraria viene interpreta anzitutto come una
conoscenza storica, che pone l’uomo in rapporto col passato e col futuro. La visione della letteratura e della
storia è perciò retorica. Un peso determinate lo assumono perfezione formale, eleganza della parola, dignità,
armonia, equilibrio. L’essere dell’uomo si esprime attraverso il decoro e la convivenza. La virtù permette
all’uomo di controllare sé stesso e il mondo che lo circonda. La poesia è una forma di espressione privilegiata
e viene considerata la più nobile delle discipline pratiche.
➢ Gli umanisti rifiutano il pensiero sistematico dei secoli precedenti, l’uso che era stato fatto di
Aristotele e dell’aristotelismo. Vogliono studiare l’uomo, la sua parola, il suo comportamento e non
più il cosmo o le essenze metafisiche. In questa nuova visione dell’uomo, l’intellettuale umanista
pone sé stesso al centro del mondo, si propone come interprete privilegiato di ciò che è degno di
essere riconosciuto come umano.
L’umanista cerca di affermarsi nel mondo che lo circonda e di raggiungere prestigio sociale. Ha
bisogno quindi di procurarsi l’appoggio di principi e signori e per questo ne esalta, in modo esagerato,
le virtù.
3.3.2
È possibile distinguere diverse forme dell’umanesimo:
- Umanesimo repubblicano: diffuso a Venezia e soprattutto a Firenze nel periodo della repubblica
oligarchica, mira a connettere letteratura e impegno civile.
- Umanesimo cortigiano: diffuso in quasi tutti gli altri centri della penisola, che concepisce la
letteratura come ornamento e sostegno del potere signorile.
- Umanesimo