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Significatività affettiva

Un buon apprendimento coinvolge l’alunno non solo sotto il profilo cognitivo . Il compito più

difficile consiste nel motivare gli alunni ad apprendere. La motivazione è qualcosa di più profondo

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rispetto all’interesse o alla curiosità perché riguarda i bisogni esistenziali dell’alunno. La

motivazione esterna (sia attraverso il premio di una buona votazione sia attraverso il castigo di una

bocciatura) non è sufficiente a lungo termine a far studiare, anzi è quasi controproducente. E’

preferibile ricorrere alla motivazione interna, anche se non è facile farla insorgere. Si può far leva

sul sentimento di autoefficacia che l’alunno prova quando supera un impegno che sente importante.

L’alunno ha bisogno che l’adulto riconosca il suo impegno e che sappia valorizzare i risultati da

lui raggiunti.

Significatività scientifica

Il cuore dell’insegnamento resta l’apprendimento, ma altrettanto importante è il problema dei

contenuti. Morin suggerisce di privilegiare lo studio “in profondità” più che “in estensione.”

Per far questo però è necessario saper selezionare i contenuti. Se è vero che solo facendo di meno si

può far meglio , bisogna saper selezionare e ciò che si sceglie deve essere veramente importante.

L’insegnante , per poter selezionare al meglio i contenuti, deve disporre d i criteri di selezione non

arbitrari. L’analisi approfondita della disciplina consente di evidenziare i concetti fondamentali o,

fondanti, della disciplina.

Significatività culturale

Un buon insegnamento deve saper intercettare i problemi che agitano la realtà di vita dell’alunno e

trasformarli in occasioni di apprendimento .

Un buon insegnamento è in grado di fornire all’alunno gli strumenti per comprendere il mondo di

oggi e - anche quando si occupa di questione antiche o di problemi tecnici e specialistici - sa

intravedere la relazione che intercorre tra la vita passata ed odierna.

Negli anni 60/70 ci fu una polemica tra Ausubel e Bruner. Per Bruner i metodi di insegnamento più

validi sono quelli volti a favorire la personale scoperta dell’alunno mediante la ricerca e ciò in

polemica con i metodi trasmissivi. Ausubel risponde che anche i metodi trasmissivi possono

portare all’apprendimento significativo purchè interpretati correttamente. Secondo lui, infatti, è

importante che l’alunno apprenda modificando la propria struttura cognitiva sia che tale modifica

venga ottenuta grazie al metodo euristico oppure espositivo .

Nell’apprendimento per scoperta l’alunno arriva alle nuove informazioni senza l’aiuto del

docente , in quello per ricezione le informazioni vengono date direttamente dal docente.

L’apprendimento è sempre il risultato di una relazione, l’azione dell’insegnante consiste nel far

incontrare soggetto e oggetto di conoscenza. I metodi didattici servono a facilitare tale incontro.

Esistono a proposito dei metodi molte proposte interessanti.

1.L’approccio per “modelli”

Per modello si intende lo schema concettuale secondo cui si possono mettere in relazione e

ordinare i vari aspetti della vita educativa in rapporto ad un principio teleologico che ne assicuri

coerenza e organicità. .

In base a tale definizione Baldacci distingue 4 modelli di insegnamento:

1. il modello fondato sulle competenze di base;

2. il modello fondato sui processi cognitivi superiori;

3. il modello fondato sui talenti personali;

4. il modello fondato sull’arricchimento culturale.

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1. Modello delle competenze di base è particolarmente finalizzato all’apprendimento di

conoscenze considerate basilari all’interno dei vari campi del sapere con particolare

attenzione verso l’alfabetizzazione di base (leggere, scrivere, far di conto) a cui oggi si

devono aggiungere l’informatica e le lingue straniere. Il concetto di competenza sembra

inteso in senso un po’ riduttivo (sapere e saper fare) . Tale modello ha il pregio di

focalizzare l’attenzione al raggiungimento individualizzato degli obiettivi previsti ma

presenta il rischio di una eccessiva standardizzazione dei risultati.

2. Modello dello sviluppo dei processi cognitivi superiori:Tale modello finalizza

l’insegnamento alla formazione della mente, alla “testa ben fatta” .

3. Modello dello sviluppo del talento personale: Questo è particolarmente attento allo

sviluppo di forme specifiche di intelligenza e di talento in termini di eccellenza. In tale

modello prevale l’idea di personalizzazione intesa come privilegio della differenza

qualitativa e competitiva (opposto al modello delle competenze di base)

4. Modello dell’arricchimento culturale: Questo modello mira all’arricchimento spirituale

introducendo gli alunni al mondo dei significati e valori della cultura.

2.L’approccio tassonomico

Secondo tale approccio il docente ha a disposizione numerose possibilità (in termini di metodi) e

deve saper scegliere di volta in volta quello più adatto ai suoi scopi.

E’ perciò basilare che sappia bene che cosa intende ottenere .

Occorre avere chiari 2 punti:

1. qual è il problema (trasmettere conoscenze, fornire abilità);

2 analisi del contesto in cui l’insegnamento si svolge (risorse disponibili, richieste dell’utenza)

La tassonomia dei metodi

1. Metodo direttivo- funzionale: la funzione guida dell’insegnante ha un ruolo centrale, il

programma di insegnamento è predefinito, rigido e finalizzato all’addestramento.

2. Metodo non direttivo : si fonda sulla motivazione ad apprendere dell’alunno e ha lo scopo

di svilupparne la tendenza all’autorealizzazione. Si fonda su empatia e fiducia . Si basa sulla

teoria dell’apprendimento significativo. Non va identificato con il cosiddetto “laisser faire”.

3. Metodo Skinneriano: si fonda sulla teoria del condizionamento operante e considera il

comportamento umano programmabile in basi ad opportune azioni di rinforzo

4. Metodo di animazione (lavoro di gruppo) : i processi di apprendimento si basano sul

gruppo e sulla sua interazione .

5. Team teaching : insegnamento a squadre o gruppi di docenti. Il lavoro didattico è

organizzato in maniera sistematica utilizzando le competenze di ciascuno . Vantaggi :

interazione tra docenti nella scelta degli obiettivi , ristrutturazione dei gruppi di

apprendimento

6. Mastery learning.(letteralmente apprendimento per maestria) : si basa sulla capacità

dell’alunno di raggiungere la padronanza nell’apprendimento e sul rinforzo derivante dal

successo raggiunto . 22

3.Approccio didattico

Può essere utile, saper distinguere i tra termini: strategia, metodo e tecniche:

Per strategia si intendono scelte di carattere molto generale, per certi aspetti trasversali ai metodi

stessi. es orientamento euristico (ricerca) , orientamento espositivo(lezione), insegnamento

individualizzato (mastery learning), insegnamento collaborativo (cooperative learning).

Per metodi didattici si intendono le modalità concrete di gestione del processo di insegnamento

secondo una impostazione coerente e unitaria che riguarda sequenze didattiche compiute (es unità

di apprendimento).

Nei diversi metodi didattici si distinguono 2 aspetti:

• la metodologia: parte che contiene le giustificazioni teoriche che consentono di scegliere le

diverse tecniche didattiche, in altre parole principi psico- pedagogici su cui si fonda

l’azione didattica;

• le tecniche didattiche:neutre e non esclusive di un solo metodo ad esempio la tecnica di

costruzione di una carta tematica in geografia si può utilizzare tanto all’interno di un metodo

euristico che espositivo.

Per “tecniche” si intende qualcosa di molto più neutro: Si intende la tecnica, ad esempio, di

costruzione di una carta tematica.

Per dare un ordine alla pluralità dei metodi disponibili, può essere utili raggrupparli in 2

orientamenti strategici :

• espositivo

• euristico

L’orientamento espositivo ha come preoccupazione prevalente trasmettere i contenuti

dell’insegnamento e si posiziona sul polo classico;

L’orientamento euristico invece si posiziona sul polo romantico essendo più attento alle esigenze

del soggetti. Si deve subito dire che ogni metodo non è mai puro - o solo euristico o solo

trasmissivo – ma ricorre , anche se in misura diversa, ad entrambe le modalità.

Classifichiamo i diversi metodi come euristici se la predominanza è data da momenti nei quali si

richiede il lavoro autonomo dell’alunno e si stimola il problem-solving, come trasmissivi se ha

maggior rilevanza la comunicazione verbale dell’insegnante su un certo argomento.

Il modello trasmissivo emblematico è la lezione .

L’orientamento euristico comprende tutti quei metodi didattici che sono particolarmente focalizzati

sul soggetto in apprendimento . Tuttavia Richmond parla di metodo euristico (mentre Fiorin

preferisce considerarlo orientamento) ma la sua definizione individua chiaramente i punti di forza di

questa impostazione: riferimento al modello scientifico, funzione delle ipotesi degli allievi,

l’apprendimento tramite sperimentazione diretta. All’interno di tale orientamento si individuano

posizioni diverse.

L’orientamento espositivo, si caratterizza per rigidità dell’impostazione tutta centrata sui contenuti,

poca attenzione alla diversità degli alunni considerati spettatori, uso del solo mediatore verbale.

L’orientamento euristico, al contrario privilegia solo l’attivazione dei processi cognitivi rischiando

di essere troppo funzionalista. 23

Al centro dello schema ci sono la didattica per concetti e la didattica per problemi che suggeriscono

un punto di equilibrio.

La didattica per concetti, pur sbilanciata verso il polo dei contenuti, è però molto sensibile al

problema della mediazione e del coinvolgimento degli alunni.

La didattica per problemi sottolinea l’importanza del soggetto costruttore di conoscenza, ma non

dimentica le ragioni della disciplina da cui mutua le modalità della ricerca per finalizzarle alla

soluzione del problema .

Criteri di qualità

Sono criteri che servono per valutare l’efficacia dei metodi di insegnamento. Pellerey propone 7

criteri utili all’insegnante per monitorare il proprio comportamento didattico:

1. principio di significatività : l’insegnante deve favorire la relazione tra le conoscenze

pregresse dell’alunno , i suoi significati e le proposte della scuola

2. principio di motivazione: non bastano i prerequisiti e le capacità cognitive dell’alunno , ma

ai fini dell’apprendimento o

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Publisher
A.A. 2015-2016
39 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessica1806 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica della lingua italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Di Matteo Agnese Carla.