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Cambiano le relazioni di autore-critico-pubblico-committente. Il critico diventa coautore in quanto

analisi e comprensione sono già contenute nel discorso che ha creato l'opera, il mercante

(gallerista) fornisce lo spazio fisico, l’artista assume un ruolo marginale e il pubblico diventa

passivo.

Warhol fu il primo a cogliere questo cambiamento e puntò su alleanze coi galleristi, marketing,

packaging, pubblicità: la sua Pop Art esisteva prima come idea che come opera. Egli diventa a sua

volta mecenate, scopritore di artisti, regista, produttore... Negli anni Sessanta si rivela il principio

dell'arte contemporanea: il proliferare di movimenti è più il frutto della fantasia dei critici che

un'esplosione di tendenze di pratiche artistiche Fluxus è un marchio che riunisce una pluralità di

intenti e modalità espressive, inventato del critico Maciunas. Germano Celant, critico di fama

internazionale, curatore del Guggenheim di NY, allo stesso modo in cui propone l'Arte Povera negli

USA e ne sancisce la fine. Libertà del critico di fare e disfare i movimenti a suo piacimento. Oggi il

critico usa linguaggi specifici e poco comprensibili per esprimere la sua autorialità e la pretesa a

essere considerato come artista.

Con l'arte contemporanea, l'aura non scompare, ma si trasforma diffondendosi per il mondo.

L'aura di un'opera d'arte è semplicemente l'effetto che produce, che muta a seconda della natura

dell'opera e dei fruitori. Se qualcosa viene vista come opera d'arte, essa è dotata di aura artistica.

L'aura dunque è un rapporto sociale perciò ciò che consumiamo dell'arte è la sua aura. Quando la

critica lamenta la morte dell'arte o la fine dell'aura, sta dicendo che dall'aura come uso si è passati

all'aura come scambio.

Molte opere d'arte sono dei simulacri, non copie dell'originale, ma una riproduzioni che

acquistano vita propria in quanto riprodotte: Duchamp aveva fatto sparire gli originali dei suoi

ready-made e con ciò aveva introdotto la necessaria esistenza dei simulacri in arte. La Pop Art,

negli anni Sessanta, ha compreso il processo capitalistico di riproduzione su larga scala del

processo artistico, trasformando in nuove icone, bandiere, detersivi, bottiglie di Coca Cola →

estetizzava la realtà fondendo arte e vita nella sola realtà che conti, quella oggettiva dei simulacri.

La Pop Art è la tendenza capace di rendere al meglio ruolo e significato delle immagini nella nostra

cultura: l'equivalenza universale di ciò che convenzionalmente un certo umanesimo tende a

separare: uso e scambio, realtà e rappresentazione, arte e vita, sacro e profano... Il fatto che le

opere d'arte siano simulacri si basa sulla loro eterogeneità.

L'opera d`arte permette molteplici tipi di fruizione da quella estetica a quella economica. Nell'arte

contemporanea oggetti d'uso comune acquistano valore artistico solo se privati della loro

funzione.

La filosofia di Andy Warhol -> L'opera d'arte è pura merce e il suo valore dipende dal fatto di

essere venduta con promozione e confezione adeguate in una buona galleria. Il valore delle opere

e quindi dell'aura varia in relazione ai processi sociali.Warhol fu spesso accusato di cinismo perché

dichiarava apertamente di riconoscere la natura commerciale del business, il suo business (l’artista

vuole guadagnare, l’acquirente vuole qualcosa che aumenti di valore). Warhol, con la sua

riproduzione seriale, conferisce alle immagini un'aura oggettiva, facendone dei simulacri. L’arte

contemporanea rende artistici gli oggetti solo se privati della loro funzione, l’opera è buona solo se

venduta con un buon packaging. I suoi ritratti sono trasferimenti di aura dalla realtà alla tela. Con

Warhol si realizza la consapevolezza del processo che Benjamin aveva individuato come

morte/trasformazione dell'aura. Tramontata la possibilità che i produttori divenissero artisti. Fatte

si identifica con il capitalismo, di cui diviene l'espressione culturale più coerente. Il mondo dell'arte

è propriamente una macchina sociale ed economica, non una sfera indipendente produttrice di

senso e di bellezza.

Nell'arte che produce pezzi unici, e quindi esclusivamente aura, il problema della falsificazione è

critico. Si distingue tra - copisti: onesti artigiani che guadagnano riproducendo copie di capolavori

e - i falsari veri e propri: inventano le opere di grandi maestri immettendole sul mercato.

Ci sono quelli che usano il falso come provocazione e coloro che, grazie alla loro autorevolezza di

esperti, autenticano opere false o di dubbia attribuzione. Nell'arte contemporanea quest'ultima

categoria è assai diffusa. La storia delle attribuzioni basate su metodi analitici comincia solo nella

seconda metà dell'Ottocento. Oggi esistono tecniche scientifiche che permettono di datare il

dipinto, nonché metodi interpretativi che permettono di attribuire l'opera. Il problema è che o

falsari migliori conoscono le tecniche più sofisticate per costruire un'apparenza di autenticità. Le

ragioni delle preoccupazioni in materia di falsificazione hanno a che fare con la capacità dei falsari

di smascherare il vero punto debole dell'arte, cioè, il carattere socialmente e storicamente

prodotto dell'aura. I veri grandi falsari, non solo devono possedere le doti tecniche, ma

soprattutto conoscere il modo di ragionare dei critici e degli storici. La falsificazione mira

all'aurizzazione dell'artefatto; immettendo l'opera sul mercato lasciano che siano

spontaneamente i critici e gli storici dell'arte ad autenticarla (diventando così falsari

inconsapevoli). I falsari vendicano le schiere di artisti condannati a vivere ai margini del mercato;

ma soprattutto esercitano una critica nei confronti della stessa idea di arte e dei concetti di senso

comune su cui questa si poggia, a cominciare dalla distinzione tra vero e falso.

E' vero che esiste sempre un rapporto unico tra artista e opera dal quale scaturisce l'aura?

Gli artisti usavano spesso realizzare più copie della stessa opera, perché richieste da musei e

collezionisti. E' chiaro che l'artista ha diritto di copiare se stesso, ma dov'è il confine tra il concetto

di copia vera e quello di copia falsa? Ci sono opere che potevano essere realizzate da artisti diversi

da quelli che le hanno firmate, purché quest'ultimi le battezzassero. Spesso nelle botteghe

rinascimentali, l'appo1to dei maestri si limitava spesso all'idea, al progetto, mentre il resto veniva

realizzato da garzoni. Spesso anche gli artisti contemporanei si limitano all'ideazione. Un'opera

quindi è autentica se è tale l'intenzione dell'artista, il frutto del suo ingegno, indipendentemente

dall'esecuzione. I falsari di genio, inventano quindi le opere d'arte, falsificandone cioè l`aura. Oggi

il caso più comune è quello dei falsari che sfruttano l'abitudine degli artisti di copiare se stessi. Dalì

da vecchio rifaceva le sue opere giovanili e firmava tele in bianco; Picasso è uno tra i più falsificati

dato l'elevato numero di opere con stili molto diversi. La distinzione tra vero e falso, tra aura

ufficiale e aura sommersa, è oggi sempre meno praticabile.

I falsari erano necessariamente tradizionalisti, perché dovevano riprodurre opere riconoscibili

come dipinti, sculture... Oggi questo è sempre meno possibile dato che l'aura si diffonde per

simulacri e data la diffusione dell`arte concettuale o smaterializzata, l'obiettivo si sposta sulla

falsificazione della'aura in quanto tale e lo smascheramento dell'arte in quanto produzione d'aura

→ beffe. Tutta l'arte contemporanea si sviluppa all'ombra dell'Orinatoio di Duchamp, cioè tutto

può diventare arte se provvisto di un'aura. Ma allora perché un oggetto di design, un modello di

moda, un piatto di un cuoco pur essendo evidentemente espressioni artistiche, non sono ammessi

nel mondo dell'arte contemporanea?

Perché si tratta di prodotti che per quanto scambiabili, hanno un valore pratico in sé che non li

rende aurizzabili; sono riproducibili in serie n volte. Affinché un prodotto seriale diventi artistico, è

necessario che si separi dall'uso originario e divenga unico ed esclusivo → lmmagine zuppa

Campbell di Warhol. Critici, galleristi e artisti si sono impegnati nella battaglia contro

l'allargamento della sfera dell'arte alle arti minori.

L'aurizzazione dunque è un processo di ridefinizione continua di ciò che è arte e di ciò che non lo è

→ comporta l'esclusione di ciò che si ritiene contaminante. Una vera contaminazione per quanto

sia temuta non è probabile, negherebbe l`esistenza del mondo dell'arte e dell'aura. Gli

sconfinamenti sono sempre nell'aria. L'allargamento dei confini (ricerca o esplorazione) consente

al mondo dell'arte di rinnovarsi restando sempre lo stesso. Non c'è territorio che non possa essere

incluso: dalla terra e dal paesaggio (Land Art) alla performance e la Body Art → si tratta di casi

limite di architettura, scultura, pittura o teatro. La Body Art, invece sfida il senso comune in

quanto chiama in causa il coinvolgimento diretto e brutale del corpo dell'artista. Tuttavia, tutto

quello che avviene in una galleria o in un museo è ammesso per il solo fatto che ci si trova

all'interno di uno spazio dotato d'aura. L'artista oggi è circondato da un alone di inviolabilità che lo

segue anche fuori dagli spazi artistici. Se in passato tanti artisti sono stati considerati lunatici, folli

è perché il loro tempo non aveva elaborato compiutamente l'idea di aura.

Nel mondo contemporaneo arte e follia si escludono. Straordinaria forza dell'aura in quanto

cornice sociale → fin quando opera al suo interno, un artista è intoccabile, qualsiasi cosa faccia

(grazie a Duchamp che ha proclamato che tutto può essere arte se riconosciuto come tale).

Diversa è la situazione di un artista privo d'aura: produzione artistica di soggetti dichiarati malati,

disturbati, esclusi, che sfugge all'aura pur essendo arte → Arte inconsapevole, Art Brut, Raw Art o

Outsider Art che mai potrà essere ammesso nel recinto dell'arte vera; il pregiudizio psichiatrico

della critica specializzata esclude questa possibilità. Naturalmente gli specialisti di Outsider Art

sono consapevoli di un'inconsistenza in termini estetici (le caratteristiche estetiche risultano le

stesse) tra arte ufficiale e arte marginale: si da per scontato la mancanza di consapevolezza e<

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Publisher
A.A. 2016-2017
13 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cam_mi93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Boni Francesco.