Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 3
Riassunto: dalle origini della letteratura italiana alla società cortese Pag. 1
1 su 3
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

SOCIETA’ FEUDALE E MEDIOEVO LATINO:

Con le invasioni barbariche del V sec. Il tessuto culturale del mondo latino viene distrutto. La lingua latina scritta

si contamina con le varie lingue parlate locali e si imbastardisce. L’unica forza organizzativa, sul piano culturale,

rimane la Chiesa: nei monasteri ferve l’attività degli amanuensi che copiano e tramandano gli scritti dell’antichità. I

Padri della Chiesa prendono una posizione di netto rifiuto della cultura antica in quanto subordinata a culti giudicati

superstiziosi e primitivi. I maggiore rappresentanti del rigorismo cristiano contrario alla cultura antica furono gli

ordini monastici soprattutto quello cluniacense e quello cistercense. Lo stile e il linguaggio classici (oltre che i

contenuti e valori della cultura greco-romana) viene rifiutato a favore di un sermo humilis (e cioè del discorso

quotidiano, dunque di uno stile e di un linguaggio umili o bassi) che si rifà al modello della scrittura dei Vangeli e di

cui promotore fu Sant’Agostino (III-IV sec. d.C.). Tra il V e il VI sec. vanno ricordati Isidoro di Siviglia, scrittore di

una vasta opera enciclopedica, “Etymologiae”, che svela i rapporti simbolici che uniscono le cose e le parole, e

Marziano Capella, il quale scrisse un’opera allegorica in nove libri (tradotta: Nozze fra Filologia e Mercurio e le

sette arti liberali), mista di prosa e versi, in cui formula la sistemazione del sapere medievale nelle sette arti liberali,

così dette perché proprie dell’uomo libero dal lavoro manuale (arti meccaniche): viene così distinto il Trivio

(grammatica, retorica e dialettica) dal Quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Insieme le sette arti

divennero le basi dell’educazione dell’uomo colto medievale.

Con Carlo Magno (800 d.C.) la sede dell’Impero viene trasferita ad Aquisgrana dove viene stabilita anche la sede

della Schola Palatina in cui si riprendono gli studi classici e si ritorna alla purezza della lingua latina che diventa così

una lingua scritta separata dai volgari.

A quel tempo la civiltà islamica, oltre che rappresentare un modello culturale di alto prestigio, premeva ai confini

della cristianità e addirittura in Spagna e in Sicilia si mescolava a quella cristiana. Mentre la cultura cristiana era

prevalentemente simbolica e spirituale, quella islamica era molto più concreta e materiale e quindi più disposta allo

studio oggettivo e scientifico dei fenomeni. Le grandi conquiste della medicina, della geografia e della matematica

diventeranno patrimonio comune dell’Occidente europeo che, proprio grazie alla mediazione araba, manterrà un

contatto con la tradizione scientifica e filosofica greca (opere di copiatura e traduzione). La cultura araba influenzò

anche la letteratura europea e in particolare la narrativa (uso della prosa e della cornice-che raccorda all’interno di una

raccolta i vari racconti).

In tutto l’Alto Medioevo fino al XII sec. la cultura largamente prevalente fu quella orale mentre la scrittura viene

adoperata poco e solo quasi esclusivamente dal clero negli scriptoria (sale di scrittura/officine librarie) dove gli

amanuensi copiavano sui codici i documenti del passato o del presente, talvolta assemblando testi diversi

(compilatori), spigando i testi (commentatori) oppure scrivendo in proprio (auctores). Fautori della cultura orale erano

invece i giullari (dal latino ioculares= “buffoni”) e i clerici vagantes (studenti universitari che passavano da una sede

all’altra improvvisando, e talvolta scrivendo, i loro canti profani) che avevano un ruolo particolare soprattutto nelle

feste di Carnevale in cui si affermava un “mondo alla rovescia”.

Il libro o codice era un oggetto raro e prezioso, la lettura veniva fatta ad alta voce (anche quando era solitaria) mentre

solo a partire dal XII sec. si diffonderà quella silenziosa. La scrittura non separa le parole tra loro, neppure dopo la

diffusione della minuscola carolina (più leggibile e stabile) la scrittura risulta tanto decifrabile come sarà solo a

partire dal XIII sec. con il passaggio alla scrittura gotica con la quale si afferma la separazione fra le parole e la

decifrazione diviene più agevole.

I generi letterari propri della cultura latina del Medioevo sono l’agiografia (storia esemplare della vita di un santo), la

cronaca e la storia. Esistevano anche forme intermedie fra poesia e prosa, come la prosa ritmica (dopo il Mille) che

seguiva un andamento ritmico solenne e raffinato, e la prosa rimata in cui l’uso della rima anticipa la versificazione

delle letterature romanze.

La rima si stava affermando nella poesia religiosa latina dove era impiegata per i ritmi liturgici: gradualmente si passa

a un misura basata sul numero delle sillabe e non più sulla loro quantità (lunghe e brevi). Nella poesia latina si assiste

dunque a una biforcazione: da un lato la scrittura metrica fondata sul modello tradizionale della “quantità”, dall’altro

si diffonde il nuovo modello della scrittura ritmica fondata sulla ripetizione di accenti, sul numero delle sillabe, sul

gioco di assonanze e consonanze. In alcuni testi della poesia goliardica dei clerici vagantes, diffusasi in Europa tra il

XII e il XIII sec., il metro può ricalcare quello classico e al contempo seguire una misura ritmica ormai basata sul

numero delle sillabe, sugli accenti e sulla rima.

  II Canto dei bevitori dei Carmina Burana (la più vasta raccolta di canti medioevali a noi pervenuta) rovescia

in modo ironico temi e atteggiamenti della letteratura allora dominante: il vino, la donna, il gioco e i piaceri della vita

sono spregiudicatamente esaltati da questa poesia che nasce in ambiente colto e usa a fini parodici i modi del

linguaggio ecclesiastico. La metrica documenta il passaggio dalla metrica quantitativa a quella ritmica: il metro latino

si può leggere come semplice ottonario e per di più compare la rima, del tutto assente nella poesia classica. 1

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
3 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher danifrask di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Di Legami Flora.