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LA RUSSIA RIVOLUZIONARIA
Il carattere fondamentale del '900 è il coinvolgimento delle masse. Si cerca di fare un'attività in cui si tende alla
conquista propagandistica delle masse alle idee che governano i gruppi dirigenti, questo è un punto che diven-
ta fondamentale per segnare una svolta dal regime di tipo liberale ottocentesca (quindi anche di élite e di gruppi
ben precisi). Tutto questo con la prima guerra mondiale va in pezzi, aprendo il problema su come si governa
una società di massa. Un passaggio che vede la crisi del liberalismo un po' ovunque, dovendo trovare un mo-
dus vivendi con altre organizzazioni della politica che hanno a che fare con un consenso attivo o passivo delle
masse. Non per nulla, fino ad ora, lo stato ottocentesco era stato definito stato minimo perché si occupava di
poche cose, tra cui principalmente politica estera ma poche iniziative riguardanti i cittadini. Queste sono le
premesse che porteranno la Russia al suo disgregamento politico.
Due rivoluzioni, una a febbraio e una a ottobre
•
La Russia è fin dall'inizio della guerra la nazione con il numero più alto di perdite umane, dovuto non solo ai
pessimi armamenti in dotazione, ma anche al pensiero dei capi dell'esercito (zar e stato maggiore) che l'eserci-
to sia facilmente rimpiazzabile. Nel mentre i prezzi dei beni alimentari sono aumentati alle stelle, mandando la
popolazione alla fame. Questo era dovuto da:
- produzione agricola era assorbita dai rifornimenti ai combattimenti;
- blocco navale inglese e le incursioni sottomarine tedesche avevano bloccato i commerci dal mare del nord;
- il blocco dello stretto dei Dardanelli e del Bosforo attuati dall'Impero Ottomano avevano colpito il commercio
del Mar Nero;
- nel 1916 c'era stata una cattiva annata agricola.
Nella capitale, Pietrogrado, erano presenti i palazzi del governo e della Duma (Parlamento), ma anche delle im-
portanti industrie. Tra queste la Putilov, una delle principali fabbriche d'armi russe. Fin dall'inizio del 1917 suoi
operai erano in fermento, a gennaio manifestarono per commemorare la domenica di sangue che fece scoppia-
re la rivoluzione del 1905. da metà febbraio sono in sciopero per avere salari più alti. Il 23 febbraio 1917 scen-
dono per le strade della capitale anche molte donne, che volevano celebrare la giornata internazionale della
donna, e a loro si uniscono anche gli operai della Putilov. Lo zar nel frattempo è al fronte, indica però all'eserci-
to di stanza a Pietrogrado di non accogliere le provocazioni e non intervenire, ma la gente manifesta anche per
i giorni successivi, soprattutto per l'uscita della Russia dalla guerra. Il 26 febbraio, il governo ordina all'esercito
di intervenire, questo spara sulla popolazione, causando 40 morti. Qualche reparto dell'esercito però non ubbi-
disce agli ordini, anzi, il giorno seguente ben un intero reggimento si ammutina, unendosi ai manifestanti e dis-
tribuendo le loro armi. La manifestazione dilaga per tutta la città diventando una rivoluzione.
Lo zar Nicola II tenta di tornare a Pietrogrado in treno, ma le rotaie sono occupate dai manifestanti, così il suo
treno viene dirottato in una cittadina lontana dalla capitale. Lì viene raggiunto dai capi dell'esercito e della Du-
ma che gli comunicano che la soluzione migliore sarebbe la sua abdicazione in favore di suo fratello, il grandu-
ca Michele. Nicola II accetta, ma Michele, davanti all'offerta di diventare zar, dice di aver bisogno la richiesta
dell'Assemblea Costituente, che però non era stata chiamata, e quindi la sua risposta è interpretata come un
no. È così che la dinastia dei Romanov esce dalla scena politica russa, e la Russia diventa una Repubblica. La
Duma nomina un governo provvisorio di coalizione e presieduto dal principe L'vov (costituzional-democratico).
Il governo rinnova gli assetti istituzionali ma mantiene ferma la decisione di continuare la guerra, suscitando il
malcontento popolare.
Questo malcontento è raccolto dai soviet, comitati di operai e soldati che esprimono posizioni politiche variega-
te. In particolare, il soviet di Pietrogrado, guidato dai menscevichi (“minoritari” del partito socialdemocratico mo-
derato) mentre i bolscevichi (“maggioritari”) hanno una lieve influenza, spicca per importanza poiché controlla
la rete ferroviaria, le poste, i telegrafi e assume il controllo delle forze armate ribelli, proclamandosi soviet degli
operai e dei soldati. Per questo motivo il governo provvisorio si trova spesso a dialogare con i capi di questo
soviet. Nelle campagne invece le rivolte contadine continuano con gravi atti di violenza e, soprattutto, trattenen-
do le merci prodotte nei magazzini. Con questa mossa il prezzo del cibo aumenta ancora e la situazione si fa
sempre più drammatica.
La Germania, vedendo la situazione di estrema precarietà che dominava la Russia, decide di dare la spinta
finale riportando Lenin a Pietrogrado. Lenin era infatti esiliato a Zurigo dal 1907, ma aveva continuato a farsi
sentire e a pubblicare le sue idee, dichiarandosi estremamente favorevole all'uscita dalla guerra. Quando giun-
ge a Pietrogrado, il 4 aprile, rende note le sue posizioni attraverso le Tesi d'Aprile: rovesciamento del governo
provvisorio e trasferimento dei poter ai soviet, aperti solo operai, braccianti e contadini (“tutto il potere ai so-
viet!”) + uscita dalla guerra e nazionalizzazione di tutte le proprietà terriere (“pace, terra e pane!”). Queste prese
di posizione allontanano lui e i bolscevichi dagli altri raggruppamenti socialisti, come diventa palese quando
all'inizio di maggio i menscevichi socialdemocratici e i social-rivoluzionari (molto forti nelle campagne) decidono
di entrare in un nuovo governo provvisorio con sempre a capo il principe L'vov e come ministro della guerra Ke-
renskij. Anche questo nuovo governo provvisorio decide in maniera molto antipopolare di continuare la guerra, i
social-rivoluzionari non perdono il loro consenso nella campagne, ma nelle città i bolscevichi iniziano a racco-
gliere consenso, sopratutto a Pietrogrado dove Lenin sta organizzando una forza paramilitare bolscevica, le
Guardie Rosse. Kerenskij, come socialista menscevico, pensava che per imporsi davvero il governo dovesse
sbaragliare le truppe nemiche e imporre la propria superiorità con una vittoria militare: tentano un attacco in
Galizia, ma questo si rivela disastroso.
All'inizio del luglio del '17 c'è un tentativo di rivolta popolare per bloccare la partenza di reparti dell'esercito, ma
intervengono truppe fedeli al governo per bloccarla. L'vov dà le dimissioni da Primo Ministro e al suo posto su-
bentra Kerenskij stesso, che, come prima mossa, fa arrestare tutti i capi bolscevichi, pensando di eliminare la
conflittualità a sinistra. Ma il generale Kornilov, capo dell'esercito, tenta un colpo di stato marciando su Pietro-
grado il 26 agosto. Kerenskij, per bloccarlo, libera tutti capi bolscevichi e arma tutti gli operai della città, così i
bolscevichi stessi riescono a riorganizzare le loro Guardie Rosse. Kornilov viene sì bloccato, ma i bolscevichi
passano per gli eroi della rivoluzione. In autunno Lenin capisce che devono sfruttare questo momento, ora so-
prattutto perché a fine novembre erano state indette le elezioni per l'Assemblea Costituente. Così la notte del
24 ottobre inizia l'insurrezione bolscevica, espugnando il Palazzo d'Inverno, arrestando i membri del governo e
compiendo il colpo di stato. Formano un nuovo governo, il Consiglio dei Commissari del Popolo, presieduto da
Lenin, con Trotskij ministro degli Esteri e Stalin ministro per le questioni internazionali. Lenin annuncia all'as-
semblea dei delegati dei soviet di tutte le provincie e due misure che metterà subito in atto: avviare trattative
con gli Imperi Centrali per arrivare ad una pace senza annessioni né indennizzi + varare un decreto che confis-
chi tutte le proprietà terriere dei possidenti e della Chiesa e che le redistribuisca secondo la volontà dell'Assem-
blea Costituente, ancora da eleggere. Con questa ultima mossa sperava di aver conquistato il favore dei territo-
ri rurali a discapito dei social-rivoluzionari.
Ma il 25 novembre del 1917, quando avvengono le elezioni per l'Assemblea Costituente, i menscevichi e il Par-
tito costituzional-democratico non entrano, i bolscevichi ottengono solo 175 seggi mentre i social-rivoluzionari
ne prendono 370. Lenin, conscio di non essere al potere in maniera legittima, nel gennaio del '18 scioglie l'As-
semblea, buttando le basi per la creazione di un regime politico dittatoriale a partito unico.
La guerra civile
•
Si avviano le trattative per la cessazione delle ostilità e l'avvio della pace con Germania e Austria-Ungheria. La
delegazione bolscevica, capeggiata da Trotskij, sa comunque di essere
in una posizione di estremo svantaggio, infatti la pace raggiunta, il Trat-
tato di Brest-LitovskI del '18, prevede la perdita dei territori della Finlan-
dia, le regioni baltiche, la Polonia e l'Ucraina, che vengono assediate
dalle truppe tedesche. Questa riorganizzazione territoriale e la creazio-
ne degli stati indipendenti dell'Europa dell'est voluta dalla Pace di Ver-
sailles, rende Pietrogrado sul confine e quindi estremamente vulnerabi-
le agli attacchi. Così la capitale viene spostata a Mosca, dove si tiene
nella primavera del '18 il Congresso del Partito Socialdemocratico ope-
raio (bolscevico), durante il quale viene deciso di dari un nuovo nome e
chiamarsi Partito Comunista. Inizia però una guerra civile, in quanto si
creano le “Armate Bianche”, controrivoluzionarie e a favore dello zar, a
cui poi si uniscono forze militari di diversa origine e con altri obbiettivo. Il
risultato finale è che nel 1918 la Russia bolscevica si ritrova comple-
tamente circondata da forze ostili.
A sud, alcuni generali zaristi si recano a Rostov, contando anche sul-
l'aiuto dei cosacchi, e riorganizzano un esercito efficiente. A est, 60.000
cecoslovacchi vengono liberati affinché creino una Legione cecoslovac-
ca, che si dovrebbe unire alle forze dell'Intesa attraverso la linea ferro-
viaria Transiberiana. I bolscevichi locali, temendo che con queste mos-
se vengano liberati i reali, uccidono Nicola II e tutta la sua famiglia. A
nord sbarcano in due mandate le truppe franco-inglesi, prima a Mur-
mansk e poi a Arcangelo, per evitare l'avanzata delle truppe tedesche dalla Finlandia. Inoltre a fine aprile,
dall'Estonia truppe filo-zariste, nazionaliste estoni, lituane e lettoni iniziano a marciare su Pietrogrado. A sud-
ovest, in Ucraina, le truppe nazionaliste con l'appoggio delle forze armate bolsceviche rivendicano l'indipenden-
za dell'area.
È nominato Trotskij per la gestione della reazione comunista,