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INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DELL’AREA
L’area in cui è ubicato il pozzo dista 1.33 km in direzione NE dal centro storico
residenziale di Stimigliano, ed è collocata ad una quota di circa 115 m s.l.m. (Fig.1).
– “Palombara Sabina” (Tavoletta IV NW – “Stimigliano”)
Essa è descritta nel F.144
della cartografia ufficiale topografica e geologica I.G.M. e nella sezione 356110 della
Carta Tecnica Regionale (C.T.R.) edita dalla Regione Lazio (Fig.2).
Dal punto di vista morfologico il sito si colloca in una zona sub-pianeggiante, posta al
margine della piana alluvionale del torrente “L’Aia”, il cui alveo dista circa 0.32 km
in direzione NNW, con un dislivello topografico di circa 30 m tale che si possa
considerare trascurabile la probabilità di esondazioni pericolose.
Il drenaggio superficiale è rivolto verso i quadranti settentrionali.
– dell’area. (Fonte Google Earth 2010)
Fig. 1 Ubicazione 4
Fig. 2: Ubicazione dell’area. Carta Tecnica Regionale (C.T.R.)
Pozzo da realizzare
Fig. 3: Planimetria Catastale ubicativa (Foglio n°2, particella n°37) 5
GEOLOGIA, GEOMORFOLOGIA E IDROGEOLOGIA
Geologia generale dell’area
Cercando di ripercorrere la successione di eventi che hanno strutturato il territorio della
Sabina ove sorge il Comune di Stimigliano, può essere utile riferirsi inizialmente alla
strutturazione della catena sabina, avvenuta tra la fine del Miocene ed il Pliocene inferiore
(5.3-3.5 Ma). Tale fenomeno avvenne essenzialmente attraverso il piegamento e la
sovrapposizione di vecchie unità marine, spinte all’emersione e poi a quote simili alle
dall’attuale centro del Mar Tirreno ed orientate
attuali da spinte geodinamiche provenienti
in direzione perpendicolare all’attuale catena appenninica. Al termine di questa fase
compressiva (che peraltro in tempi diversi interessò l’intera dorsale appenninica), tutto il
dei rilievi appena edificatisi fu interessato da un’intensa fase
margine occidentale
distensiva, accompagnata da uno sprofondamento differenziale di alcuni settori già emersi.
Tale fase estesionale post-collisionale causò una forte subsidenza di tutto il settore
occidentale della penisola italica, con conseguente apertura del Bacino Tirrenico di
–
retroarco, a causa del roll back dello slab verso E della placca Adriatica e del relativo
arretramento dello slab in subduzione.
In particolare, queste aree ribassate cominciarono ad ospitare un regime di sedimentazione
piuttosto variabile, costituito da sedimenti prevalentemente marini ma con frequenti
episodi di transizione (deltizi, salmastri) e continentali (fluvio-lacustri), litologicamente
rappresentati da tutti i termini clastici compresi tra le argille e le ghiaie.
Le morfologie collinari debolmente ondulate tipiche di buona parte della Sabina ed in
particolare del territorio di Stimigliano sono ascrivibili a questo contesto sedimentario,
prevalentemente clastico.
La stessa tettonica distensiva responsabile di questa potente sedimentazione post-orogena,
determinò un fenomeno di assottigliamento crostale che, riducendo lo spessore della
litosfera, favorì la risalita durante il Pleistocene medio (tra 600.000 e 150.000 anni fa)
delle ingenti quantità di magma a cui si devono gli apparati vulcanici della costa laziale
del Mar Tirreno. Ad essi, ed in particolare agli episodi effusivi terminali del distretto
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Sabatino, si devono le placche discontinue di materiali tufitici ormai pedogenizzati
riscontrabili anche nell’area di Stimigliano.
Nel corso dell’ultimo milione di anni il Mar Tirreno ha conosciuto numerose fasi di
ingressione e regressione, che hanno portato da una parte alla modellazione delle coste e
dall’altra alla sovrapposizione dei terreni alluvionali del Tevere,
del delta tiberino attuali, – –
in forme terrazzate, sulle sequenze argilloso sabbioso conglomerati che del Pliocene e
del Pleistocene inferiore e medio. Va comunque segnalato come la posizione dell’attuale
corso del Tevere sia la conseguenza delle fasi effusive del vulcano sabatino che hanno
progressivamente fatto migrare il fiume in direzione orientale, a partire da un’epoca
precedente durante la quale l’alveo era ubicato ad occidente della dorsale del M.Soratte.
L’impostazione dell’imponente sistema tiberino ha inoltre determinato la comparsa di un
reticolo fluviale secondario, subordinato al Tevere, del quale il T. L’Aia costituisce, per
quest’area geografica, uno dei termini più importanti e maturi dal punto di vista
geomorfologico, con apporti sedimentari provenienti da nord e nord-est ed un bacino
imbrifero di cui il comune di Stimigliano occupa il tratto medio-terminale.
La valle dell’Aia è stata incisa via via che i sedimenti della campagna sabina emergevano:
l’erosione arrivò a scendere, durante l’ultima glaciazione (circa 18.000 anni fa), di
parecchie decine di metri rispetto allo zero attuale. Poi, con la risalita post-glaciale del
livello marino, la valle è stata in gran parte colmata da alluvioni ghiaiose e sabbiose che
hanno ricostituito una pianura a quote mediamente inferiori rispetto alle colline circostanti,
ma comunque superiori all’attuale piana tiberina.
Geologia e stratigrafia
La zona in oggetto è caratterizzata litologicamente dalla presenza di in affioramento di
sabbie da fini a medio-fini, a luoghi limose, ghiaie e argille che mostrano a media scala
frequenti variazioni laterali e verticali. Tali litotipi sono appartenenti cronologicamente
al Pleistocene. 7
Dal punto di vista morfologico la zona in esame si trova in corrispondenza della piana
alluvionale del torrente “L’Aia”.
Nel complesso le osservazioni hanno evidenziato le discrete condizioni geomorfologiche
del terreno in oggetto, non essendo state rilevate tracce di frane, smottamenti o indizi di
processi morfogenetici in atto.
Le acque di corrivazione non hanno prodotto dissesti o altre forme di erosione lineare od
areale, né di erosione accelerata dei versanti; non si sono riscontrate tracce di fenomeni di
impaludamento recente. Idrogeologia e geochimica delle acque
L’idrologia superficiale del sito è caratterizzata dalla presenza del torrente “L’Aia” che
scorre a circa 0,32 Km a NNW del sito, e la presenza di piccoli fossi d’importanza locale
che evidenziano portate di solito esigue e stagionali.
La permeabilità primaria dei litotipi presenti è da ritenersi medio-alta.
Il bacino del fiume Tevere, che comprende il torrente “L’Aia” tra i suoi affluenti in
2
sinistra idrografica, si estende su una superficie di 17.156 km presentando una forma
allungata nel senso della latitudine. Esso è limitato ad est dalla dorsale dell’Appennino
Umbro-Marchigiano e Abruzzese, verso ovest è bordato da una sequenza, alquanto
discontinua, di cime montuose dell’Antiappennino e a sud è limitato dall’apparato
vulcanico dei Colli Albani.
La distribuzione della piovosità annua nell’areale in studio è in relazione all’orografia:
sullo spartiacque orientale del bacino, sugli alti bacini del Chiani-Paglia, del Corno, del
Velino e dell’Aniene si ha una precipitazione media annua maggiore di 1200 mm; lungo la
costa e sulla pianura del basso Aniene e del basso Tevere la precipitazione media annua
scende a 800 mm. Per cui la piovosità media annua sull’intero bacino del Tevere, calcolata
è di 1050 mm circa. L’opera che andrà ad essere realizzata si
ne cinquantennio 1921-70
inserisce all’interno di litotipi costituiti da sabbie e ghiaie con limi ed argille in varia
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proporzione costituenti depositi alluvionali, antichi e recenti. Lo spessore è variabile,
indicativamente, da una decina ad oltre un centinaio di metri. Nei terreni lacustri e fluvio-
lacustri del bacino del Tevere sono state distinte 9 unità idrogeologiche (Schema
–
idrogeologico del bacino del Tevere Istituto di ricerca sulle acque) che rappresentano
importanti acquiferi del bacino e sono una delle più importanti e comuni fonti di
utilizzazione di acqua sotterranea per uso irriguo e industriale. La permeabilità primaria
dei litotipi presenti è da ritenersi medio-alta.
dell’acqua che si andrà ad emungere non si hanno a
In merito alla composizione chimica
disposizione dati bibliografici o di altri pozzi adiacenti, per questo motivo si rimanda tale
indagini al momento dell’installazione del pozzo tramite un’analisi di potabilità
dell’acqua. CARATTERISTICHE TECNICHE DEL POZZO
Per effettuare un’installazione corretta di un’opera idraulica come il pozzo in esame, si
–
devono adottare opportuni criteri tecnico progettuali, al fine di ottimizzare la resa
idraulica dell’opera (alta produzione con minimo abbassamento) e ottenere una buona
qualità dell’acqua con un’appropriata protezione da contaminazioni e priva di componente
sabbiosa. Inoltre è fondamentale eseguire un pozzo che abbia costi contenuti, una lunga
vita (almeno 25 anni) ed un interferenza ridotta con altri eventuali pozzi in pompaggio.
Il fattore fondamentale, da cui dipende la buona funzionalità del pozzo è la Q di prelievo,
che deve risultare sempre inferiore alle portate dell’acquifero, al fine di non esaurire la
risorsa. Il pozzo deve essere realizzato in modo da ridurre al massimo le perdite
quadratiche così da avere solamente le perdite lineari dovute all’acquifero, inoltre non
deve superare il 75% della portata critica del pozzo, la quale mi indica l’inizio
dell’ingerenza delle perdite quadratiche.
Nell’area in esame, l’insieme dei dati raccolti sulle captazioni limitrofe e nel pozzo in
oggetto hanno evidenziato una falda principale posta ad una profondità di 50 metri dal
p.c.. Il pozzo sarà progettato per fornire all’acquedotto comunale un’ulteriore apporto di
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acqua potabile pari ad una portata di 6 l/s. Il pozzo avrà una profondità di 71 m, un
diametro di 0.45 m e, data la natura sabbiosa dei materiali incontrati sarà incamiciato con
tubazioni e filtri in lamiera di acciaio. La stratigrafia attesa prevede, successivamente ad
uno spessore di ordine centimetrico d’alterazione superficiale, la presenza di una
alternanza di sabbie, ghiaie, sabbie limose e argille di epoca quaternaria (Fig. 4).
Sabbie, ghiaie e argille pleistoceniche
Fig. 4: Schema geologico dell’area in esame 10
Tale stratigrafia, riportata di seguito, è stata ottenuta tramite un sondaggio effettuato
preliminarmente alla realizzazione dell’opera in esame, il quale ha evidenziato la presenza
di un acquifero freatico:
Dal P.c. a 0,80 m = Coltre superficiale