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La profezia è immaginata avverarsi attorno al 1315 circa, ma varie sono le
interpretazioni a riguardo: c'è chi accenna alla sconfitta di Montecatini del 1315, sebbene
essa non giustificherebbe l'urlo di orrore delle donne e sebbene la data sia troppo tarda
rispetto alla composizione del canto, e c'è chi ha pensato alla discesa di Arrigo VII di
Lussemburgo nel 1310-12, ipotesi -questa- certo più plausibile.
Infine, a partire dal v. 118, si racconta il viaggio di redenzione che Dante sta
compiendo da vivo attraverso i regni dell'Oltretomba: la notte «de' veri morti» (v. 122)
rappresenta l'inferno, e cioè la morte spirituale, quel peccato di natura intellettuale che
commise nell'affidarsi allo studio della filosofia a scapito della teologia, mentre il salire e il
rigirare la montagna sembrano essere la fatica di chi ritrova la diritta via, lungo la quale
gli uomini si purificano. Si tratta di un itinerario nel percorrere il quale Dante ha come
guida Virgilio (la ragione naturale), cui poi succederà Beatrice (la teologia), ulteriore
esempio di donna moralmente retta, in contrasto con il malcostume femminile fiorentino
che i versi precedenti avevano criticato.
8 Sulla fra Dante e Forese Donati si veda G. Ferroni
Tenzone et alii: L'esperienza letteraria in Italia. Dalle
Einaudi (Milano 2006, ristampa 2010), pp. 217, 304-7, e V. Panicara: "Canto XXIII",
origini al Cinquecento,
in: a cura di G. Güntert e M. Picone, Cesati (Firenze 2001), pp. 356-
Lectura Dantis Turicensis. Purgatorio,
61.
9 Sulla figura di Nella non si hanno notizie biografiche certe. A riguardo si veda Anonimo: "Nella",
(1970) < http://www.treccani.it > (visitato il / / ).
Enciclopedia dantesca 4