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Il terzo esempio, infine, «Amate da cui male aveste» (v. 36), proviene dal Vangelo di
Matteo e di Luca ed è l'insegnamento della carità dato da Gesù ai suoi discepoli, ovvero
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"Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano".
Al v. 93 si opera un brusco stacco fra le anime degli invidiosi e la figura di Sapia, a tal
punto che il primo gruppo passa in secondo piano e la compassione di Dante si spegne
all'improvviso: Sapia, di famiglia senese, figlia di Salvano di Tolosano Salvani, fu sposa
(e poi vedova) di Ghinibaldo di Saracino, signore di Castiglioncello, presso
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Montemaggiori. Non si sa granché della sua vita: qualche studioso dice che essa era
una guelfa e che proprio per questo era stata contenta della sconfitta dei ghibellini,
mentre qualcun altro sostiene il contrario. Si sono poi cercati nei vari documenti storici i
motivi del suo risentimento verso i concittadini e verso il nipote Provenzano Salvani, ma
senza validi risultati. La cosa certa è che, se Sapia avesse avuto dei concreti motivi per
odiare una parte politica piuttosto che un'altra, il suo peccato non sarebbe stato certo
4 Vangelo di Giovanni 2, 1-12.
5 Sul mito di Oreste e Pilade si veda P. Crescini - L. Della Peruta - F. Fava: Dizionario illustrato di mitologia
classica. I miti, gli eroi, gli dei, le leggende, i luoghi mitologici del mondo greco e romano, Libreria Meravigli
(Vimercate 1985), pp. 234-5, 255.
6 Vangelo di Matteo 5, 34, e Vangelo di Luca 6, 27.
7 Sulla figura di Sapia e gli studi condotti a riguardo si veda B. Bruni: Lectura Dantis Romana. Il canto XIII
del Purgatorio, Società Editrice Internazionale (Torino 1963), pp. 16-22, e G. Varanini: "Sapia", in
Enciclopedia dantesca (1970) < http://www.treccani.it > (visitato il / / ). 4
quello dell'invidia; quindi è probabile che Dante abbia rimarcato in maniera piuttosto
pungente la sua figura per altri due motivi: in primo luogo per evidenziare maggiormente
il carattere negativo del peccato d'invidia qui espiato e in secondo luogo per esprimere,
attraverso le parole della donna, il proprio spirito fiorentino; Dante, infatti, conservava
ancora il ricordo della sconfitta di Montaperti del 1260, dovuta proprio alla ghibellina
Siena, e quindi, ricordandone qui la successiva vittoria presso Colle di Val d'Elsa nel
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1269, sembra quasi riscattarsi di quello che era successo nove anni prima.
8 Sulla battaglia di Colle di Val d'Elsa si veda L. Biadi: Storia della città di Colle in Val d'Elsa, Atesa
(Bologna 1859, ristampa 1978). 5