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PROCESSI DELLE INDUSTRIE ALIMENTARI
INDUSTRIA OLEARIA
M. Grazia Felleca e Antonella De Marco
Quanto maggiore sarà la forza esercitata sullo stantuffo, tanto maggiore sarà la pressione
esercitata sul pistone.
Le olive, che giungono al frantoio, devono essere innanzitutto pulite da foglie, terra e quant'altro
possa danneggiare le caratteristiche organolettiche dell'olio, e lo stesso impianto. Le drupe
subiranno quindi uno o più passaggi, in macchinari di aspirazione e vasche di lavaggio. Queste
operazioni generalmente sono eseguite contemporaneamente dalla stessa macchina, che è una
lavatrice automatica continua, costituita da un cassone metallico, suddiviso in più scomparti, che
sono riempiti di acqua. Le olive tramite una tramoggia di
alimentazione, sono scaricate in uno scomparto del cassone,
lavate per immersione subendo un continuo rimescolamento;
successivamente, con un sistema meccanico, vengono inviate a
un altro scomparto per ripetere la stessa operazione. Sempre a
questo livello, per la produzione di oli particolarmente pregiati, si
può compiere una cernita a mano, allontanando le olive che non
rispondono agli standard qualitativi.
Subito dopo la pulitura delle olive, viene eseguita la molitura, cioè
il loro schiacciamento con mezzi meccanici. Le drupe sono messe all'interno delle molazze (vasche
metalliche speciali dotate di 2, 3 o 4 ruote molto pesanti, di granito, che girano su se stesse ed
intorno ad un albero centrale, dal quale distanziano in misura diversa, determinando, così, lo
schiacciamento dell'oliva).
La molitura ha lo scopo di ledere le cellule della polpa, favorendo la fuoriuscita di olio
dai vacuoli e la frantumazione del nocciolo. Quest'ultimo aspetto è molto importante
perché, essendo il nocciolo dotato di un guscio legnoso, quando va
incontro a rottura, produce schegge che favoriscono, a loro volta, la
lesione delle strutture cellulari della polpa e una maggior estrazione di olio. Il vantaggio della
molitura è l’ottenimento della pasta, in cui l’olio è poco emulsionato,
cosa che facilita la successiva separazione della fase acquosa; l’olio è
normalmente colorato grazie all’intimo contatto della massa
grassa con le parti solide durante i 15-20 minuti di lavorazione,
questo favorisce la dissoluzione di pigmenti antiossidanti
liposolubili. Gli svantaggi della molazza sono la bassa capacità
lavorativa e il contatto della pasta con l’aria che può indurre fenomeni di
ossidazione a carico degli acidi grassi insaturi.
Dalla molitura si ottiene una massa definita "pasta di olive”. Questa pasta di olive può essere
definita un'e-
mulsione di
olio in acqua,
per-ché l'olio,
fuo-riuscito dai
va-cuoli, si
disper-de
sottoforma di
goccioline in
questa massa
pastosa. La pa-sta di olive è poi estratta dalla molazza e portata alla gramola, dove si effettua una
gramolatura, cioè un suo rimesco-lamento.
La gramola è formata da un cassone a doppia parete di acciaio con intercapedine per la
circolazione dell’acqua, contenente al suo interno uno o più bracci, che mescolano la pasta oleosa.
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Agitando questa pasta si facilita un'altra lacerazione delle cellule, ottenendo una maggiore
fuoriuscita di olio dai vacuoli.
Altro aspetto molto importante, legato alla gramolatura è che, grazie ai continui rimescolamenti e al
riscaldamento della pasta (25-30°C) determinato dalla temperatura dell’acqua in circolazione
nell’intercapedine del cassone, le goccioline di olio, disperse nella massa, collidono tra loro
unendosi in gocce via via sempre più grosse. Procedendo nella lavorazione di questa pasta si ha
un'inversione di fase; tramite gramolatura si passa quindi da un'emulsione di olio in acqua a
un’emulsione di acqua in olio: la massa assume una composizione oleosa e l'acqua di vegetazione
rimane dispersa sottoforma di piccolissime goccioline.
L'aumento della temperatura e dei tempi di gramolatura migliora la resa in olio ed il suo aroma, ma
influisce negativamente sulla qualità e conservabilità del prodotto, in quanto il calore diminuisce il
contenuto in polifenoli, mentre il tempo di gramolatura prolungato favorisce l'aumento dell'acidità
libera. Alla gramolatrice è accoppiato uno stratificatore-dosatore automatico che provvede a
distribuire uniformemente la pasta su diaframmi filtranti che saranno sistemati sulle presse.
A questo punto si riestrae la massa dalla gramola e si effettua la pressatura mediante presse
idrauliche. Queste macchine sono costituite da una specie di torchio centrale in cui è posto un
carrello con foro centrale. In questo carrello sono sovrapposti dei dischi filtranti, detti fiscoli,
costituiti da fibre metalliche, in genere di acciaio, o naturali. La pasta di olive è spalmata sui fiscoli, i
quali sono impilati nel carrello intervallati da dischi pieni, non costituiti da fibra, ma da metallo. Il
carrello è quindi fatto entrare nel sistema premente e si procede con la pressatura. I dischi metallici
servono per uniformare la pressione e rendere più efficace l'azione di spremitura. Dalla pressatura
della pasta di olive fuoriesce un liquido, detto mosto, costituito da un'emulsione di olio in acqua di
vegetazione.
Questo mosto è poi portato nelle centrifughe, per ottenere una completa separazione delle due
fasi, allontanando l'acqua di vegetazione (acqua costitutiva della drupa assunta durante la
vegetazione della pianta) dall'olio. L’olio-mosto, contiene anche materiali solidi e mucillagini; queste
sostanze si trovano in sospensione e possono essere eliminate, grazie ad un setaccio posto alla
sommità del serbatoio di raccolta olio-mosto. La separazione dell’olio dal mosto oleoso si compie in
centrifughe a piatti. Queste sono formate da una serie di piatti tronco-conici, forati, montati
sull’albero cavo del tamburo in modo da lasciare uno spazio di 1 mm tra un piatto e l’altro: l’olio-
mosto immesso dall’alto attraverso l’albero cavo del tamburo è costretto a risalire subendo la forza
centrifuga e scomponendosi nei tre stadi (acqua di vegetazione, olio e impurezze). Per effetto della
rotazione il corpo più leggero (olio) si raccoglie in prossimità dell’asse di rotazione, quello più
pesante (acqua) a distanza maggiore da quest’asse e i solidi si raccolgono a distanza ancora
maggiore, grazie ad opportune vie di uscita, si possono recuperare l’acqua, l’olio e le impurezze.
L’efficacia della centrifuga dipende dal valore della forza centrifuga, che è data da:
F = m ∙ a;
m = massa del corpo; 2
a = accelerazione; che in questo caso corrisponde all’espressione: a = V /r;
V = velocità di rotazione;
r = raggio della centrifuga.
Per questo la forza centrifuga è data da: 2
F = m ∙ v /r.
La velocità corrisponde al numero di giri (N) per cui la velocità è data dalla seguente espressione:
v = 2π ∙ N ∙ r.
Pertanto la forza centrifuga è uguale a: 2 2
F = 4 × π × r ×N ×m.
La forza centrifuga è direttamente proporzionale al raggio della centrifuga, al quadrato del numero
di giri, alla massa del corpo sottoposto alla centrifugazione. L’olio in uscita dalla centrifuga deve
subire una filtrazione mediante filtri-pressa, impiegando tela di cotone o altro materiala filtrante.
Al termine dell'intero processo abbiamo ottenuto un olio vergine; ricordiamo che tale attributo
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spetta esclusivamente agli oli ottenuti mediante processi meccanici.
Gli oli vergini vengono a loro volta classificati in base all'acidità libera; se questa risulta superiore
rispetto ai parametri di legge, si rende necessario un processo di correzione o rettifica (operazione
tecnologica eseguita sugli oli per renderli idonei al consumo umano; alla rettifica devono essere
sottoposti tutti gli oli vergini con acidità superiore ai limiti di legge, tutti gli oli di sansa e tutti gli oli di
semi).
La sansa è ciò che resta sui fiscoli dopo la pressatura, quindi il residuo della pasta di olive. Questa
sansa contiene ancora una piccola percentuale di olio, non più estraibile mediante pressione ma
attraverso estrazione con solventi chimici. L'olio così ottenuto non può più essere chiamato
vergine, ha bisogno di rettifica eseguita da stabilimenti separati dagli oleifici.
Un olio con un'acidità molto alta è definito lampante, non è idoneo per il consumo umano (presenta
un gusto sgradevole), ed è sottoposto a una serie di processi per renderlo tale.
L'acqua di vegetazione è utilizzata per la fertirrigazione, è cioè sparsa nei campi e, essendo ricca
di minerali e sostanze azotate, aumenta la fertilità del terreno.
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2-METODO PER CENTRIFUGAZIONE
E’ un metodo continuo, moderno, più veloce, ma che elimina buona parte della componente
fenolica.
I processi iniziali, pulitura, frangitura e gramolatura, sono gli stessi visti per il classico metodo a
pressione.
Essendo un sistema continuo, anche la preparazione della
pasta deve avvenire in modo continuo. A tale scopo si usano i
frangitori, che nei tipi a martelli, sono costituiti da un disco
rotante, dove poggiano dei martelli, le olive introdotte con
un’apposita framogia sono colpite dai martelli. La pasta che si
ottiene richiede necessariamente la gramolatura, per rompere
le emulsioni a favore delle zone rettificate.
FRANGITORE A MARTELLI
Dopo la gramolatura la pasta di olive viene miscelata con un 30% di acqua ed entra in
centrifuga, decanter, che può essere a tre vie (dal quale escono la sansa, l'olio e l'acqua di
vegetazione) o a due vie (dal quale escono solamente l'olio e l'acqua di vegetazione).
Si tratta di un impianto veloce, che lavora molto bene, ma che, dovendo mescolare la pasta di olive
con un 30% di acqua, causa la parziale perdita della frazione polifenolica dell'olio. I polifenoli sono
una categoria di composti ad azione antiossidante presente nei vegetali e nello stesso olio di oliva.
Mescolando la pasta con l'acqua, buona parte di questi polifenoli è perduta; il prodotto si priva così
di una caratteristica molto importante, sia per la salute del consumato