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Erano in veste d’uman sangue rossa; sangue e putredine grondavano dai capelli,
sangue e tabe grondava ogni capello, e ne cadeva una pioggia ad ogni movimento.
111 e ne cadea una pioggia ad ogni scossa. Alcuni scuotono un tizzone ardente, altri
Squassan altri un tizzone, altri un flagello I serpenti velenosi chelidri e anfesibene,
di chelidri e di verdi anfesibene, altri ancora una coppa di veleno, altri un coltello;
114 altri un nappo di tòsco, altri un coltello: e con quei serpenti percuotevano le schiene
E con quei serpi percotean le schiene e le fronti dei mortali e bruciavano le vene
e le fronti mortali, e fean, toccando toccandole con i legni ardenti.
117 con gli arsi tizzi, ribollir le vene. Allora le genti infuriate uscivano
Allora delle case infuriando Dalle case e fuggivano spaventate
uscìan le genti, e si fuggìa smarrita Urlando pietà direttamente dal cuore.
120 da tutti i petti la pietade in bando. Allora trema la terra schiacciata e calpestata
Allor trema la terra oppressa e trita Per i cavalli, per le ruote dei carri e per le persone,
da cavalli, da rote e da pedoni; e l’aria è disturbata dalle urla
123 e ne mormora l’aria sbigottita; simili al rumore di tuoni lontani,
simile al mugghio di remoti tuoni, simili al lamento notturno del mare agitato,
al notturno del mar roco lamento, simili al soffiare forte della tramontana.
126 al profondo ruggir degli aquiloni. Allora misero Ugo cosa provi in cuor tuo a veder questo,
Che cor, misero Ugon, che sentimento tu che vedesti il vessillo di chi è morto
fu allora il tuo, che di morte vedesti svolazzare nel vento?
129 l’atro vessillo volteggiarsi al vento? E tu vedesti eretto il terribile palco con la ghigliottina,
E il terribile palco erto scorgesti, e, una volta alzata la scure, avvenuto il misfatto,
ed alzata la scure, e al gran misfatto i bramosi esecutori corsero veloci ad osservare;
132 salir bramosi i manigoldi e presti; e il tuo buon re, il re più grande
e il tuo buon rege, il re più grande, in atto come un agnello innocente
d’agno innocente fra digiuni lupi, in mezzo a tanto lupi bramosi
135 sul letto de’ ladroni a morir tratto; portato a morire sul letto dei ladroni ;
e fra i silenzi delle turbe cupi e fra i silenzi cupi della folla
lui sereno avanzar la fronte e il passo egli avanzava sereno con la fronte alta e passo deciso,
138 in vista che spetrar potea le rupi? con un aspetto che poteva intenerire le pietre.
Spetrar le rupi e sciorre in pianto un sasso: Intenerire le pietre e sciogliere al pianto un sasso,
Non le Galliche tigri. Ahi! Dove spinto non le tigri Galliche. Ahi!
141 l'avete o crude? Ed ei v'amava? Oh lasso! Dove l’avete spinto, o crudeli? E lui vi amava!
151 Il duol di Francia intanto e i gran litigi Intanto Dio dall’alto ammirava l’errore della Francia
mirava Iddio dall’alto, e giusto e buono E i conflitti, e secondo giustizia e misericordia
153 pesava il fato della rea Parigi. Pesava la sorte della colpevole città di Parigi.
Sedea sublime sul tremendo trono; Egli sedeva sublime sul suo trono
e sulla lance d’or quinci ponea E poneva su un piatto della bilancia
156 l’alta sua pazienza e il suo perdono, La sua profonda pazienza e il suo perdono
dell’iniqua città quindi mettea E nell’altro piatto metteva tutte le
le scelleranze tutte; e nullo ancora Azioni empie della ingiusta città e ancora
159 piegar de’ due gran carchi si vedea. Non si vedeva l’equilibrio tra le due grandezze;
Quando il mortal giudizio e l’ultim’ora Quand’ecco che l’Onnipotente vi pose sopra
dell’augusto infelice alfin v’impose La condanna a morte e gli ultimi istanti
162 l’Onnipotente. Cigolando allora Del re infelice. Allora crollarono cingolando
traboccar le bilancie ponderose: Le pesanti bilance.
grave in terra cozzò la mortal sorte, Pesantemente scontrò in terra la sorte dei mortali,
165 balzò l’altra alle sfere, e si nascose, mentre il piatto con la misericordia divina balza al ciel.
In quel punto al peral palco di morte In quel momento sul palco di morte
Giunge Luigi. Ei v'alza il guardo e viene Arriva Luigi. Egli alza lo sguardo verso di esso e arriva
168 fermo alla scala, imperturbato e forte. Sicuro alla scala, non spaventato e forte.
Già vi monta, già il sommo egli ne tiene; Già vi sale, già tiene la sommità
e va sì pien di maestà l’aspetto, E il suo aspetto e pieno di maestà,
171 ch’ai manigoldi fa tremar le vene. che fa tremare le vene ai bramosi della sua morte.
E già battea furtiva ad ogni petto E allora la pietà bussa di nascosto nei cuori,
la pietà rinascente, ed anco parve e sembrò per un attimo che potesse fermare
174 che del furor sviato avria l’effetto. la furia assassina.
Ma fier portento in questo mezzo apparve: Ma in quel frangente apparve un’orribile prodigio.
sul patibolo infame all’improvviso Salirono all’improvviso sul patibolo
177 asceser quattro smisurate larve, Quattro fantasmi smisurati.
Stringe ognuna un pugnal di sangue intriso; Ognuno stringeva un pugnale intriso di sangue,
alla strozza un capestro le molesta; con una fune che gli opprimeva la gola,
180 torvo il cipiglio, dispietato il viso, il ciglio minaccioso e il viso spietato,
e scomposte le chiome in sulla testa, e i capelli arruffati sulla testa,
come campo di biada già matura come un campo di biada matura
183 nel cui mezzo passata è la tempesta. nel cui mezzo è passata una tempesta.
E sulla fronte arroncigliata e scura E sulla fronte arroncigliata e scura
scritto in sangue ciascuna il nome avea, avevano scritto col sangue il loro nome,
186 nome terror de’ regi e di natura. nomi che facevano paura ai re e alla natura.
Damiens l’uno, Ankastrom l’altro dicea, Uno era Damiens, l’altro Anckarstrom
e l’altro Ravagliacco; ed il suo scritto E l’altro Ravaillac mentre
189 il quarto colla man si nascondea. Il quarto copriva con la mano il suo nome.
Da queste Dire avvinto il derelitto Il re della stirpe capetingia si recava abbandonato da tutti
Sire Capeto dal maggior de’ troni Da queste furie, dalla soglia pontificia, maggiore dei
192 Alla mannaja gia facea tragitto. troni, alla mannaia del boia.
E a quel Giusti simil, che fra ladroni E simile a Cristo, che fra i ladroni
Perdonando spirava esclamando: Perdonava sospirando ed esclamando:
195 Padre, Padre, perchè tu m'abbandoni?, << O padre, perchè mi abbandoni?>>
Per chi a morte lo tragge anch'ei pregando, Anch’egli pregando per chi lo aveva portato a morire,
il popol mio, dicea, che sì delira, disse: << ti raccomando, o Signore, il mio popolo
198 e il mio spirto, Signor, ti raccomando. che è delirato, e il mio spirito.>>
In questo dir con impeto e con ira mentre il re parlava, uno degli spettri lo spinse,
un degli spettri sospingendo il venne con impeto e con ira, sotto la lama mortale
201 sotto il taglio fatal; l’altro ve ’l tira. della ghigliottina e l’altro lo tirava.
Per le sacrate auguste chiome il tenne Il terzo fantasma teneva la testa dai capelli
la terza furia, e la sottil rudente Mentre il quarto tagliò la fune sottile
204 quella quarta recise alla bipenne. Con la scura a doppio taglio.
Alla caduta dell’acciar tagliente Quando cadde la tagliente lama,
s’aprì tonando il cielo, e la vermiglia il cielo si aprì tuonando e la terra rossa
207 terra si scosse e il mare orribilmente. vibrò, come anche il mare.
Tremonne il mondo, e per la maraviglia Tremò il mondo per lo stupore
e pel terror dal freddo al caldo polo E per il terrore, dal Polo Nord al Polo Sud
210 palpitando i potenti alzar le ciglia. Facendo alzar le ciglia anche ai potenti.
Tremò levante ed occidente. Il solo Tremò l’est e l’ovest. I rivoluzionare
barbaro celta, in suo furor più saldo, Della Francia derisero il cielo e la terra tremanti.
213 del ciel derise e della terra il duolo; Poi il fantasma spietato pucciò le mani empie e libere
e di sua libertà spietato e baldo Nel sangue caldo e rosso del suo re.
tuffò le stolte insegne e le man ladre E il popolo avrebbe voluto che insieme al sangue del
216 nel sangue del suo re fumante e caldo, padre ci fosse mischiato anche quello puro che ancora
e si dolse che misto a quel del padre scorreva, che rabbia!, nel figlio e nella madre.
quello pur anco non scorreva, ahi rabbia! Come un branco di leoni a cui l’uccisione del toro
219 Del regal Figlio e dell'augusta Madre. Non abbia saziato a pieno le carni,
Tal di lioni un branco a cui non abbia e quindi lecca il sangue anche dalla sabbia;
L'ucciso tauro appien sazie le canne poi la vedova mucca e il vitellino
222 Anche il sangue ne lambe in sulla sabbia; vanno errando per la foresta ed ella,
poi ne’ presepi insidiando vanne che sente i ruggiti oltre la staccionata,
la vedova giovenca ed il torello, teme per lei e per il piccolo di essere
225 e rugghia, e arrota tuttavia le zanne; il macello degli artigli dei leoni ad ogni passo.
ed ella, che i ruggiti ode al cancello, Tolta al dolore delle battaglie terrene,
di doppio timor trema, e di quell’ugne la grande anima, intanto, prendeva il volo
228 si crede ad ogni scroscio esser macello. che la ricongiungeva con la Prima Causa, Cristo.
Tolta al dolor delle terrene pugne E intanto intorno a lei si formava una moltitudine
apriva intanto la grand’alma il volo, Di anime beate, delle quali si insanguinò
231 che alla prima cagion la ricongiugne. Il suolo francese.
E ratto intorno le si fea lo stuolo Qualcuna corre ad abbracciarlo, altre le tendono le
di quell’ombre beate, onde la fede braccia, e chi poi le porge lo sguardo,
234 stette e di Francia sanguinossi il suolo. la mano destra e chi le bacia i piedi.
E qual le corre al collo, e qual si vede Quando poi l’ombra dolorante del Bassville
stender le braccia, e chi l’amato volto Si mischia alla folta massa di anime beate
237 e chi la destra e chi le bacia il piede. E con un rigo di abbondante pianto
Quando repente della calca il folto Che gli segnava le guance, gridava:
ruppe un ombra dogliosa, e con un rio << Lasciatemi prostrare al mio Signor! Fatemi spazio>>
240 di largo pianto sulle guance sciolto, E allora la folla si aprì, lasciando spazio
me, gridava, me me lasciate al mio Per raggiungere l’umile re.
signor prostrarmi. Oh date il passo! E Luigi abbassò il dolce sguardo all’anima triste
presta E disse: << Chi sei? Quale rimorso ti tocca il cuore?
243 al piè regale il varco ella s’aprìo. Perchè hai questa ferita?
Dolce un guardo abbassò su quella mesta Alzati e raccontami il tuo dolore>>
Luigi; e "chi sei?" disse, "e qual ti tocca
246 Rimorso il core? E che ferita è questa?
Alzati, e schiudi al tu