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SATIRA II Moro. mangiano grossi piccioni e grassi capponi, come il frate fa in cella e al di fuori del
refettorio.
[1-21]Poiché ho molto bisogno, più che voglia, di essere a Roma, ora che i cardinali
cambiano come serpi la veste cardinalizia, ora che le malattie del corpo sono meno [70-96]Fa che ci siano dei libri, così che io passi quelle ore nelle quali i prelati comandano ai
pericolose, sebbene un flagello più grande agiti febbrilmente le angustiate menti degli loro uscieri di non lasciar entrare nessuno; come fanno anche i frati all'ora terza (9) quando
uomini: quando la Sacra Rota, che pure non castiga Issione colpevole, si mette a Roma a non si alzano al suono del campanello, dopo che si sono seduti a tavola. "Signore" dirò (non
torturare gli animi con lunghe controversie giuridiche; Galasso, nei pressi della basilica che si usa più fratello, poiché la vile adulazione spagnola ha messo sua signoria persino alle
prende il nome da quel prete coraggioso che allontanò a Malco l'orecchio dai capelli, cortigiane). "Signore" dirò (anche se fosse uno staffiere), fate in modo per Dio, che il
preparami un alloggio per quattro bestie considerando me con il mio servo Gianni per due, monsignore reverendissimo oda una parola. "Ancora non si può, ed è meglio che voi torniate
poi aggiungi un mulo e un altro vecchio cavallo da strapazzo. Desidero che dove io devo domani". "Almeno fate in modo che egli sappia che io sono qui fuori". Risponde che il
dimorare che sia una camera o una grotta luminosa, con poche scale e atta a essere padrone non vuole che gli vengano fatte visite a sorpresa, pur'anche se venisse Pietro,
riscaldata. E interessati non meno dei cavalli, a cui gioverebbe poco che avessero dove Paolo, Giovanni o Gesù in persona. Ma se avessi occhi di lince così da penetrare fin dove
riposare e poi gli mancasse fieno o paglia. giugno con la mente, o se i muri fossero trasparenti come vetro, forse li vedrei occupati in
pratiche per cui avrebbero ragionevoli motivi di nascondersi dalla luce del sole, nonché dai
[22-45]Trovami un materasso che sia soffice ai fianchi, o di lana o di cotone, così che la notte miei occhi. Ma venga dato nel medesimo tempo a loro agio di starsene ritirati e a me di
io non debba pernottare in un albergo. Riforniscimi di legna secca e buona; di un cuoco che studiare accanto al camino i saggi detti sparsi attraverso i libri (?).
cucini sia pure alla buona un po' di carne di vacca o di montone. Non mi interessa di un
cuoco che con le salse possa stuzzicare l'appetito di varie pietanze, nel caso che fosse già [97-120]So che vorresti sapere che cosa mi spinga a visitare il Monte Aventino (Roma) e te lo
morta e chiusa nella fossa (se fosse già estinta la fame per sazietà). Unga pure il suo spiedo dirò: è per legare tra carta piombo e lino (per vincolare con una bolla pontificia), così che
o il suo piatto la bocca di ser Vorano fino all'orecchio, venuto al mondo solo per fare letame; possa tenere per il mio vivere, e perché non mi vengano tolti anche se non sono molti, i soldi
che più cerci la fame, perché mandi i cibi giù nel ventre, che, per tirare fuori la fame, cerchi che prendo a Milano; e per provvedere che io sia il primo ad accaparrarmi Santa Agata, se
di farlo attraverso le varie pietanze. Il gentiluomo da camera appena nominato che si dovesse capitare che, mentre io sono ancora in vita, al vecchio prete toccherà morire.
accaparri un tale cuoco, abituato a sfamarsi a pane e aglio, dopo che i fratelli avevano Dunque incapperò io nella rete poiché sono solito dire che il diavolo si avvicina a questi
riposto le zappe e egli aveva ricondotto i buoi nella stalla (bifolco); che ora vuole fagiani, ora ecclesiastici che hanno così tanta sete del sangue di Cristo (che sono così avidi di benefici)?
tortorelle, ora starne, tant'è che sembra dargli fastidio mangiare sempre lo stesso cibo. Ora Ma tu vedrai, se Dio vorrà che questa chiesa resti in mano mia, la darà a una persona saggia,
sa che differenza c'è tra la carne di capriolo o di cinghiale nutritosi in montagna da quella cosciente delle proprie responsabilità e dalla condotta decorosa, che con suo pericolo
che l'Elisea suole fornirci. risponda di persona: io non voglio la sopravveste del sacerdote, né la veste del diacono, né
voglio che mi si metta in testa la chierica. Come né veste talare né anelli nuziali io voglio che
[46-69]Fa in modo che io trovi dell'acqua, non di fonte ma di fiume, che già da sei giorni non mi leghino mai, e che non sia in mio poter scegliere sempre una cosa o l'altra.
sia passata sotto al Sisto o a nessun altro ponte. Non mi preoccupo del vino, né lo rifiuto; ma
per colorire l'acqua me ne basta poco, che prenderò in dettaglio alla taverna. Non assaggio i [121-135] E' invano , se io sono prete, che mi venga desiderio di avere una moglie; e qualora
nostri nati in luoghi paludosi, perché essendo non annacquati mi tirano giù dalla testa ciò mi prendessi una moglie, è necessario che spenga il desiderio di essere prete. Pertanto,
che mi rende roco (il catarro). Questi che cosa mi farebbero, che sono maturati sugli aspri sapendo come io cambi e giri velocemente la mia volontà, evito di legarmi a cosa per la
luoghi dei Corsi ladri, o degli infedeli Greci, o degli imprevedibili liguri? Chiuso nella sua cella quale poi, se mi pento, non mi possa scogliere. A questo punto potresti chiedermi perché io
frate Ciurla se li beve, mentre fuori il popolo in desiderosa attesa aspetta che gli esponga il mi addossi un così grande peso (la parrocchia di Sant'Agata), se poi lo devo affidare a un
Vangelo; e poi salga sul pulpito, più rosso di un gambero cotto, e faccia strepiti e minacci al altro. Perché tu e gli altri fratelli mi avreste sgridato, e odiato forse, se dopo che la Fortuna
punto da spaventare tutti, e persegua accanitamente anche messer Moschin (Antonio aveva offerto un tale dono, io non l'avessi preso. Sai bene che il vecchio prete, avendo la
Magnanimo), al compagno Gualengo e a tutti i loro amici che bevono talmente tanto da riserva,appreso di un tale qui di Roma che desiderava la sua morte, e temendo perciò il ve
provocare la penuria del vino ligure: che fuori di casa, o in vicolo Gorgadello o all'osteria il leno, mi pregò che venissi a prendere al Tribunale della sacra rota la sua rinuncia, che solo io
avrei potuto levare la speranza a quello, per la quale aveva così paura.