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GIOVANNI DELLA CASA

I- Poi ch'ogni esperta, ogni spedita mano

Parafrasi:

anche una mano esperta e rapida, che ha sperimentato qualsiasi tipo di stile, sarebbe lenta a seguirvi,

o anima nobile, che siete il pregio del mondo e mio sovrano supremo,

né potrebbe lingua o intelletto umano formare una lode simile o pari a voi,

poiché il mio stile lento e umile rimarrà troppo lontano dal vostro valore;

sarebbe dunque meglio che volgessi il mio stile altrove, se non che quando guardo la donna in

queste fattezze terrestri eccezionali il mio desiderio brucia.

O muse se la preoccupazione di seguirvi/// è solita svegliarmi già di primo mattino,

date la possibilità al mio stile di innalzarsi così da essere degno di lodare la donna.

Commento:

Si tratta del sonetto proemiale delle “Rime” con schema ABBAABBA, CDECDE ( lo stesso

utilizzato nei sonetti proemiali da Petrarca e dal Bembo ).

il proemio è qui rivolto ad una persona ( l'amata o un amico illustre ) ed ha dunque funzione di

dedica.

Il sonetto presenta i primi 11 versi, nonché le due quartine iniziali e la prima terzina, collegati tra

loro da un unico tema che riguarda lo stile basso e umile dell'autore in confronto. L'ultima terzina

invece rappresenta l'invocazione alle Muse.

Vi sono numerosi richiami ai sonetti petrarcheschi del Rerum Volgarium fragmenta: 78 – 247 con i

termini stile, gentile, umile.

Figure retoriche:

ogni esperta, ogni spedita = v. 1 dittologia sinonimica

ogni esperta, ogni spedita – il mio dir tardo e umile = v. 1-7 antitesi

sommo e sovrano = v. 4 dittologia sinonimica

dietro al vostro valor = v. 8 rima interna

seguir volando – seguir voi = v. 14- 3 termine ripetuto

Tema: l'incomparabile nobiltà della persona cui il testo è rivolto, che il poeta non riesce a rendere

appieno. Lo stile è dunque il tema principe del sonetto. Una lode allo stile stesso.

È inoltre presente la contraddizione del Della Casa che vuole far intendere che il suo stile è umile e

basso (modestia), utilizzando allo stesso tempo uno stile complicatissimo e molto alto.

III- Affligger chi per voi la vita piagne

Parafrasi:

affliggere chi a causa vostra compiange la vita ormai vicina alla morte, è il vostro comportamento

naturale o è il mio destino che dalla vostra pietà si separa?

Sebbene io mi strugga e pianga di dolore con viso triste e testa bassa, non riuscendo a percorrere

questa dura via tra le aspre montagne, quasi come un pellegrino stanco e malato, certo da voi nessun

aiuto mi viene,

il mio pensiero d'amore per voi non trova una strada meno faticosa da salire a causa del vostro

orgoglio crudele: è un atteggiamento aspro e feroce per una bella donna armarsi di disprezzo e

distruggere l'altrui vita come fa un duro scoglio in mezzo al mare.

Commento:

Sonetto con schema ABBAABBA, CDEECD.

È collegato al sonetto II tramite l'uso di verbi e sostantivi simili o uguali: Affliger – opprime – per

voi – calle – penser.

È inoltre riproposta la stessa metafora dell'esperienza amorosa come viaggio lungo un sentiero

arduo. All'interno del sonetto inoltre vi sono dei parallelismi: mancando / manchi – aspro costume /

aspre montagne – dura via / duro scoglio.

Figure retoriche:

parta e scompagne= v. 4 dittologia sinonimica

perch'io mi strugga e di duol bagni gli occhi... = v. 5-6 enjambement

quasi infermo e stanco peregrino.. = v.7-8 similitudine

aspro costume...rio = v.12 iperbato e dittologia sinonimica

come duro scoglio= v.14 similitudine

Tema:

amore mortifero. Amore come un pellegrinaggio faticoso che porta al naufragio per la durezza e

crudeltà della donna che non manifesta alcuna pietà.

VII- Io mi vivea d'amara gioia e bene

Parafrasi:

Io vivevo di amara gioia e di un bene dannoso, ma desiderato e caro, non sapendo ancora che l'avaro

mio signore non tiene fede ai suoi buon seguaci; le parole angeliche della donna e gli occhi radiosi

che con il loro bello sguardo caldo e luminoso, mi guidarono così a lungo tra dolori e sofferenze,

restando io più contento di uno che stesse festeggiando, e il dolce sorriso che diveniva il mio rifugio

quando la mia anima sentiva più dolore, ora amore lo dona ad altri;

povero me, dovrebbe abbandonare il mio corpo questo spirito oppresso dall'intensa pena, ma per

mio male questa continua ad indugiare.

Commento:

sonetto di schema ABBAABBA,CDEDEC.

Componimento fluido senza pause e strutturato come il precdente ( VI ) in due tempi scanditi da

“Or” e “Ma”. Inoltre il sonetto dipende direttamente dal componimento di Petrarca Rvf 231 con

attacco simile e la conclusione con l'avversativa.

Figure retoriche:

io mi vivea d'amara gioia e bene dannoso assa = v.1-2 ossimoro, chiasmo ed enjambemant

signore avaro a' buon seguaci = v. 3- 4 chiasmo e personificazione di amore

serene luci = v.5-6 metafora ed enjambement

maggior mio mal = v. 14 allitterazione

Tema:

prima parte caratterizzata dalla gelosia e la seconda da incapacità di reagire. È inoltre evidente una

visione oggettiva del poeta freddo e distante diversamente da Petrarca. Si tratta per Della Casa di un

puro esercizio stilistico.

VIII- Cura, che di timor ti nutri e cresci

Parafrasi:

Gelosia, che ti nutri e cresci con il timore e più ti si teme e maggior forza acquisti, mentre mescoli la

fiamma amorosa con il gelo del tuo timore turbi tutto il regno d'amore, dopo che hai mescolato alla

dolcezza tutti gli amari tuoi, dal mio cuore esce e torna da dove sei venuta, ai tristi campi

dell'inferno: dove fai soffrire te stessa, passa i giorni senza riposo e le notti senza sonno, e soffri di

pena certa e incerta. Vattene: perchè continui a tornare a me con nuovi spettri più feroci e crudeli, tu

che già mi hai riempito le vene di veleno?

Commento:

Sonetto di schema ABABBABA, CDCDCD.

Apostrofe alla gelosia preparata dai due sonetti precedenti. Con il termine “Cura” Della Casa

innalza fin da subito il registro stilistico mirando alla tradizione latina della personificazione della

cura ( Virgilio, Orazio, Lucrezio ).

Referente principale del sonetto risulta il modello Bembiano nel sonetto alla Speme, nonostante le

parole in comune siano poche, quello che coincide è l'idea, la strategia costruttiva, la stilistica.

Il sonetto fu scritto fra la fine del 1533 e l'inizio dell'anno successivo.

Anche questo componimento risulta essere un puro esercizio stilistico eccezionale.

Figure retoriche:

turbi e contristi= v.4 dittologia sinonimica

la fiamma il gelo / dolce hai misti tutti gli amari tuoi= v. 3-5/6 chiasmo e antitesi

ivi = v. 8-9-10 anafora

? = v.14 interrogativa retorica

Tema:

Gelosia ed in particolare la preoccupazione che essa causa all'amante.

XIV – Cangiai con gran mio duol contrada e parte

Parafrasi

Cambiai paese con grande dolore, poiché come il malato non trovavo cure nella mia casa, ma

nonostante cerchi un luogo lontano e sebbene mi allontani, Amore da me non si distacca. Come

fosse ombra del mio corpo, non si allontana nemmeno un poco. Il mio dolore non guarisce e non si

allevia, sebbene io fugga e mi distanzi. Il padrone (Amore ) raggiunge il servo fuggito dal suo giogo

con animo più irato, e colui che è stato sempre fedele e per primo è scappato, ha il cuore cinto dal

ferro. E fu duro anche colui che visse un solo giorno lontano dalla sua donna senza cadere vinto dal

dolore.

Commento

Sonetto di schema ABBAABBA, CDEDCE.

Gli enjambement dei versi 3-4 e 7-8 contribuiscono a fluidificare il finale delle quartine, mentre la

sirma 10-11,11-12, 12-13, con frequenti inarcature, non permette la fluidità precedentemente

presente. Presenza di un ricco reticolato di ripetizioni ( fugga-fuggito). È presente una simmetria nel

terzo verso di ogni quartina con il sintagma “perch'io”. Circolarità espressa dall'iniziale “gran mio

duol” e il finale “grave duol”.

Questo sonetto èespresso con continue immagini ripetute: stesse formulazioni con variazioni

sintattiche.

Figure retoriche:

contrada e parte= v.1 dittologia sinonimica

cangiai con ...contrada...com'egro= v.1 allitterazione

tema:

malattia d'amore e prigionia volontaria dell'innamorato.

XVII - Io, che l'età solea viver nel fango

Parafrasi

Io che ho trascorso la mia vita nel peccato, oggi cambiato il mio cuore da ciò che era, mi libero da

ogni impuro pensiero, e correggo piangendo il mio duraturo fallire; Smetto di seguire amore e a te

(dio) mi dono, mentre a tutti gli altri mi sottraggo.

Nemmeno la nave squarciata dallo scoglio si ritrae con così tanto rammarico di quanto ne abbia io

per il mio percorso; Questa mia vita che ha speso i suoi giorni rischiando morte senza trarne alcun

frutto, ora verso la fine la ricovero in un rifugio sicuro: Padre del cielo tendimi per pietà la tua santa

mano, poiché a te mi rivolgo, ti adorerò tanto quanto in tutta la vita ti offesi.

Commento

Sonetto di schema ABBAABBA, CDECED.

Fa cerniera con il sonetto precedente 16 la metafora della navigazione, mentre vi è la presenza dello

scoglio come nel sonetto 3 ( duro scoglio ). vi è una vasta presenza di reticolo lessicale in cui

spiccano le voci chiave: mutato, pentita, mi purgo e spoglio, correggo e piango e infine

l'invocazione finale al padre del ciel ripres da petrarca RvF 395. La rima A iniziale rimanda con la

sua connotazione peccaminosa all'episodio dantesco della palude Stigia Inf. 8.

Figure retoriche:

viver nel fango= v. 1 metafora

mi purgo e spoglio = v. 3 dittologia sinonimica

nave mai partì da scoglio...= v. 7 similitudine nave

v. 9-10-11 = enjambement

padre del ciel = v. 13 vocativo

Tema:

primo sonetto a carattere spirituale e prim in cui compare il pentimento e la speranza della

redenzione. Vi è un chiaro rimando al sonetto 62 di Petrarca, uno tra i più religiosi.

XXXII- Arsi, e non pur la verde stagion fresca

Parafrasi:

Ho dedicato a te Amore, non solo la giovinezza della mia breve vita, ma anche gran parte degli anni

maturi: chiedo libertà e tu mi assali e ferisci e come un uomo che prima del tempo esce dal suo

corpo, ne preghiera , ne fuga, ne forza o astuzia mi vale.

Quale sarà allora la condizione sicura in cui poter vivere? Quale luogo isolato mi potrà nascondere,

almeno durante l'ultima parte della mia vita, da amore e da quelle armi di cui ho tanta paura ?

Devo avere paura di quelle armi crudeli che più volte mi hanno reciso il cuore, ma non avendo

ancora trovato alcuna protezione contro di loro, pallido e conquistato come umile vinto una voce

roca mi chiamava. Ora che i miei capelli sono brizzolati e il mio fi

Dettagli
A.A. 2015-2016
11 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher antonella.carta1994 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Danzi Anna Maria.