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Speciale è necessario che l'azione educativa e sociale risponda alle specifiche esigenze.
Sipuò intervenire attraverso la creazione di centri appositi in cui accudire i soggetti che necessitano di bisogni speciali oppure, si può intervenire con tecniche e metodologie nel contesto familiare. Con la prima tipologia d'intervento è necessario adibire delle strutture apposite che determinano uno spostamento del soggetto dal contesto familiare. La soluzione d'inserire un soggetto BES in un istituto determina il più delle volte una sofferenza causata dalla lontananza dai propri affetti e l'adesione allo stereotipo di colui che è segregato in quanto è sofferente di una patologia mentale.
42) Lo studente spieghi cosa si intende per "diversità" e per "integrazione", dal punto di vista educativo: L'integrazione e l'inclusione dello studente a scuola garantiscono il suo diritto.
all'istruzione e all'educazione, il pieno sviluppo della sua personalità e l'effettiva partecipazione alla vita scolastica. Integrare una persona con difficoltà significa includerla attivamente nella quotidianità, non vedendola solo come "diversa" e "speciale", ma riconoscendone anche la "normalità". Per fare questo è necessario affrontare le differenze che derivano dalla disabilità e dai deficit eliminando quei comportamenti e quei pensieri che creano differenze, bisogna comprendere la complessità che determina la diversità, saper accettare e sapersi confrontare con le diverse identità per far sì di ridurre l'handicap. La diversità nasce dalla diversa condizione intersoggettiva e dalla dimensione culturale, che spinge i soggetti a confrontarsi riguardo alle loro situazioni e ai loro status. Il processo di integrazione nasce dal presupposto che nessun soggettosia completa ma necessiti dell'alterità per trovare la completezza. In questo modo, il gruppo fortifica la propria azione e la propria identità, includendo chi è portatore di diverse caratteristiche e di diversi valori. 43) Lo studente descriva cos'è una diagnosi funzionale, come viene organizzata e compilata: Nel momento in cui l'alunno accede alla struttura sanitaria per conseguire gli interventi previsti dagli artt. 12 e 13 della legge n. 104/92, viene formulata la diagnosi funzionale. Con questo termine si definisce un atto medico legale che descrive analiticamente la compromissione funzionale dello stato psicofisico dell'alunno in situazione di handicap, essa viene redatta dal neuropsichiatra infantile, dal terapista della riabilitazione e dall'assistente sociale. 44) Per realizzare una buona integrazione è necessario lavorare sulla didattica, come? Analizzare metodi e tecniche: La buona integrazione è quella chestudenti. I quattro tipi di mediatori didattici identificati da Damiano sono: 1. Mediatori cognitivi: sono strategie utilizzate per favorire l'elaborazione delle informazioni da parte degli studenti. Possono includere l'uso di schemi, mappe concettuali, analogie, esempi, domande guidate, etc. 2. Mediatori metacognitivi: sono strategie che aiutano gli studenti a riflettere sul proprio processo di apprendimento. Possono includere l'uso di strategie di pianificazione, monitoraggio e valutazione dell'apprendimento, la promozione dell'autoregolazione e della consapevolezza delle proprie abilità e strategie. 3. Mediatori socio-afettivi: sono strategie che favoriscono l'interazione sociale e l'ambiente emotivo positivo in classe. Possono includere l'uso di attività di cooperazione, di discussioni guidate, di feedback positivi, di gestione dei conflitti, etc. 4. Mediatori tecnologici: sono strategie che utilizzano le tecnologie digitali per supportare l'apprendimento degli studenti. Possono includere l'uso di software educativi, di piattaforme online, di strumenti multimediali, etc. Questi mediatori didattici hanno in comune il fatto di essere strumenti utilizzati dagli insegnanti per facilitare l'apprendimento degli studenti, ma differiscono per le loro caratteristiche specifiche e per gli obiettivi che si prefiggono di raggiungere.alunni.Damiano identifica quattro tipi di mediatori:
I mediatori attivi: che fanno ricorso all'esperienza diretta. Un esempio di mediatore attivo è rappresentato dall'esperimento che si realizza in laboratorio. Il limite principale di questo mediatore è costituito dal fatto che esso richiede tempi lunghi di esecuzione, ma se si considerano i vantaggi che derivano dal contatto fisico con il reale, dalla densità emotiva che si viene a produrre, quello della lunghezza dei tempi diventa un limite del tutto irrisorio.
I mediatori iconici: che si basano sulla rappresentazione del linguaggio grafico e spaziale (immagini, schematizzazione di concetti, fotografie, filmati, carte geografiche etc.). L'apprendimento mediante immagini si fonda sulle abilità percettive del soggetto. Nonostante siano presenti numerose qualità in termini di sollecitazione di interessi e di motivazione, il mediatore iconico non può essere considerato del tutto sostitutivo del mediatore attivo.
Tutto autosufficiente, ma richiede l'intervento del mediatore simbolico. Il linguaggio grafico spesso non riesce a riprodurre adeguatamente l'estensione di un concetto e sul piano mnestico, poi, è ingombrante e poco persistente.
I mediatori analogici: cercano di rifarsi alle possibilità di apprendimento insite nel gioco e nella simulazione. Si tratta di attività ludiche di gruppo in cui i partecipanti ricreano particolari situazioni e interpretano personaggi. Il tasso di realismo conseguito con i giochi di ruolo è sicuramente maggiore di altre forme tradizionali di insegnamento ma bisogna stare attenti a evitare il rischio di scambiare la simulazione con la realtà, creando l'illusione di aver fatto veramente esperienze dirette.
I mediatori simbolici sono quelli che si allontanano di più dalla realtà di riferimento e sono considerati i meno validi soprattutto dai sostenitori del principio dell'apprendimento diretto.
L'aula frontale costituisce un esempio di mediatore simbolico. In termini di risultati di apprendimento è uno degli approcci meno efficaci soprattutto per la passività che induce presso chi ascolta. In termini di tempo, invece, è il più economico dei mediatori e questo rappresenta uno dei principali motivi per cui è preferito dalla gran parte dei docenti.
Quali sono le tipologie dei disturbi dell'apprendimento: I disturbi specifici di apprendimento raccolgono una varietà di problematiche nell'apprendimento scolastico non attribuibili ad una difficoltà intellettiva generale. Essi sono la dislessia, la disgrafia, la disfasia, la discalculia, l'iperlessia, la disprasia e la disattenzione. La dislessia è un disturbo specifico dell'apprendimento. Il DLS possiede normali qualità organico-intellettive ma un alterato apprendimento nel tempo ha deteriorato il comportamento dell'individuo. La disgrafia
è fondamentale una diagnosi precoce e un intervento mirato. Spesso si utilizzano approcci multidisciplinari, coinvolgendo psicologi, logopedisti, neuropsichiatri infantili e insegnanti specializzati. L'obiettivo è quello di fornire al bambino le strategie e gli strumenti necessari per superare le difficoltà e sviluppare al massimo le proprie potenzialità. In alcuni casi, possono essere utilizzati anche ausili tecnologici, come software specifici o strumenti di supporto alla lettura e alla scrittura. È importante anche coinvolgere la famiglia, fornendo loro informazioni e supporto per affrontare al meglio le sfide legate ai disturbi dell'apprendimento.L'autostima e la motivazione scolastica sono due aspetti fondamentali per la buona riuscita del trattamento, per quali ragioni?
Lo studente con disturbi dell'apprendimento vive costantemente una condizione frustrante riguardante lo studio. Egli è pervaso da una scarsa autostima e da un precario senso di autoefficacia scolastica, non attribuendosi un valore come studente. Questa situazione mina la sua identità a tal punto da far sentire lo studente incapace, immaginando di essere tale anche agli occhi di insegnanti, familiari e dai compagni. Egli sviluppa insomma, un pensiero negativo riguardante la sua figura. La scuola dal suo canto, gioca un ruolo importante sia nel riconoscimento precoce del problema sia nella pianificazione di percorsi strutturati, stimolando l'autostima e la motivazione perché questi diventino strumenti che favoriscono l'acquisizione di abilità e il superamento delle difficoltà.
48) Quali sono le fasi principali
interventi da realizzare.6. Raccolta dei dati e delle informazioni necessarie per verificare le ipotesi formulate.7. Analisi dei dati e delle informazioni raccolte al fine di trarre conclusioni e formulare risposte ai problemi di ricerca.8. Verifica delle ipotesi attraverso l'uso di metodi sperimentali o di altre tecniche di indagine.9. Interpretazione dei risultati ottenuti e confronto con le conoscenze e le teorie esistenti.10. Elaborazione dei risultati in forma di rapporto di ricerca, articoli scientifici o presentazioni.11. Valutazione critica dei risultati ottenuti e delle procedure utilizzate.12. Diffusione dei risultati attraverso la pubblicazione, la presentazione a conferenze o la condivisione con la comunità scientifica. Il processo di ricerca proposto da De Bartolomeis è caratterizzato da una sequenza logica di fasi, che consentono di affrontare in modo sistematico e intenzionale un problema di ricerca.interventi da effettuare. 6. Programma di lavoro. 7. Progettazione dettagliata come scelta metodologica. 8. Costruzione e messa a punto o studio critico degli strumenti di ricerca. 9. Raccolta dei dati, produzione sperimentale di oggetti tecnici, prova del progetto di intervento con gli strumenti precedentemente apprestati e secondo prestabilite modalità. 10. Tabulazione, analisi, elaborazione, interpretazione dei dati, valutazione di procedimenti, di prodotti, di interventi. 11. Fissazione dei risultati in maniera che siano chiaramente comunicabili e rappresentino una spiegazione o una documentazione attendibile nei limiti dell’oggetto della ricerca e dei procedimenti adoperati. 12. Nel caso di ricerche non specificamente volte all’applicazione e all’intervento, eventuale valutazione dei risultati, in vista di possibili applicazioni e interventi. 49) Esistono due metodi di fare ricerca: quali sono e come sono organizzati? Esistono due metodi di fare ricerca: Ricerca inIl senso tradizionale, cioè fatta a livello universitario all'interno delle scienze (matematiche, biologiche o altre) e che non ha come obiettivo un intervento sulla realtà.