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SOS;
GAP (GTPase activating protein): sono inibitori delle GTPasi, che
- promuovono l’attività enzimatica e quindi l’idrolisi da GTP a GDP,
inducendo queste proteine ad autospegnersi.
I secondi messaggeri di tipo molecolare (questi appena descritti) sono
molecole piuttosto piccole, con l’eccezione, per esempio, del
fosfatidilinositolo-3-fosfato, che è un fosfolipide. Anche le proteine, quindi
molecole di grandi dimensioni, possono talvolta assumere il valore di secondi
messaggeri. Alcuni ormoni sono essi stessi delle proteine, mentre i recettori
hanno sempre natura proteica.
Le tirosinocinasi (PK) e le tirosinofosfatasi (PP) sono le due classi di
enzimi che vanno a fosforilare (le cinasi) e a defosforilare (le fosfatasi) altre
proteine. Il meccanismo d’azione delle cinasi è piuttosto semplice: prendono
l’ATP, staccano il fosfato in posizione γ e lo legano ad una tirosina (tirosino-
cinasi/fosfatasi) oppure ad una serina o a una treonina (serina-treonino-
cinasi/fosfatasi). Questo tipo di trasduzione del segnale ha quindi un costo
per la cellula in termini di ATP. L’ATP, infatti, viene impiegato dalle cinasi per
fosforilare le proteine, ma, poi, quando le fosfatasi vanno a rimuovere il
gruppo fosfato, lo liberano come fosfato inorganico e non possono trasferirlo
su una molecola di ADP per sintetizzare nuovamente ATP. Quindi, la
regolazione proteica mediante fosforilazione ha un costo energetico. Nella
fattispecie di questo esempio, il segnale è acceso quando la proteina è
fosforilata e spento quando essa è defosforilata. Non è detto che sia sempre
così: la fosforilazione delle proteine ha una funzione regolatoria e non
necessariamente attivatoria.
Altre molecole, sempre inseribili nella categoria dei secondi messaggeri,
svolgono la funzione di proteine adattatrici. Non sono degli enzimi, ma dei
semplici “collanti”. Ad esempio: un ligando interagisce con il proprio recettore,
il quale cambia conformazione. Nel frattempo, delle proteine adattatrici si
legano al recettore stesso attraverso dei domini specifici che hanno proprio la
funzione di reclutare queste proteine (abbiamo già visto i domini SH2 e SH3,
ma ne esistono molti altri). Una volta che si sono legate al recettore, queste
proteine fungono esse stesse da “adattatrici” per altri segnali. Ad esempio,
possono fare in modo che alcune proteine necessarie per la traduzione del
segnale siano reclutate nelle immediate vicinanze della membrana (abbiamo
già visto un esempio di questo tipo di trasduzione del segnale, nella via che
porta la cellula alla duplicazione mitotica tramite le MAP cinasi: a partire dai
recettori di membrana viene reclutato un adattatore, GRB2, il quale richiama
alla membrana altre proteine, in specie un regolatore delle GTPasi, detto
SOS). Un altro esempio di adattatore in funzione può essere quello di un
recettore attivato, che, per esempio, si fosforila (in questo caso in 3 siti di
fosforilazione su Tyr) e recluta 3 tipi diversi di proteine che danno un segnale
a valle. Si tratta solitamente di un segnale di tipo pleiotropico, ossia che
genera una serie di effetti e non un effetto singolo.
Anche alcuni lipidi di membrana possono funzionare da adattatori (abbiamo
visto il fosfatidilinositolo-3-fosfato). I fosfolipidi di membrana, infatti, possono
reclutare delle proteine ed avvicinarle alla membrana. Di solito, queste
proteine vengono reclutate dal fosfolipide in virtù della presenza di gruppi
fosfato.
Tutti questi effetti mediati dagli adattatori, che siano proteici o lipidici, si
chiamano effetti di prossimità e sono importantissimi. Nel momento in cui
avvengono mutazioni nelle proteine segnalatorie in corrispondenza dei siti
che sono responsabili di questo reclutamento sulla membrana o sul recettore,
tutto il meccanismo di trasduzione del segnale salta completamente. Il
reclutamento, quindi, è assolutamente essenziale.
Questi adattatori possono presentare diversi tipi di domini. I domini che
abbiamo già visto sono i SH2 e i SH3 (“SH” da “SARC homology”, perché
sono stati identificati per la prima volta nella proteinchinasi SARC
responsabile dei sarcomi umani e animali), che legano rispettivamente le
tirosine fosforilate e le zone molto ricche di prolina. Importanti domini nel
reclutamento delle proteine sono anche i pleckstrin homology domains
(PH) e i phosphotyrosine binding domains (PTB). Il dominio PH, omologo
alla plextrina, è stato identificato osservando che tutte le proteine che
legavano la plextrina (proteina citoscheletrica) presentavano questo dominio
ricorrente. Il dominio PH ha la funzione di legare i fosfolipidi di membrana. Il
PTB, invece, lega le fosfotirosine.
Quello che deriva dalla trasduzione del segnale dei recettori è una complessa
rete segnalatoria.
Consideriamo due recettori diversi: uno di tipo GPCR (recettore accoppiato a
proteina G) e uno di tipo RTK (recettore dotato di attività tirosin-chinasica).
Questi due recettori si trovano sulla superficie della stessa cellula e attivano
una segnalazione in parallelo. Il GPCR attiva una traduzione del segnale che
passa per l’adenilato ciclasi, l’AMP ciclico e la pkA, oppure per la fosfolipasi
C, l’inositolotrisfosfato (IP3), il calcio e le proteine che legano il calcio, in
particolare la calmodulina, e infine le cinasi che si trovano a valle, dette
calmodulina chinasi (CAM chinasi). Si attiverebbe in questo caso un
segnale parallelo, ma non identico a quello dipendente dal cAMP. Il recettore
RTK potrebbe convergere sull’utilizzo della fosfolipasi C (esistono infatti due
isozimi della fosfolipasi C: la fosfolipasi C-γ, che si associa ai recettori RTK, e
la fosfolipasi C-β, che si associa ai recettori GPCR; entrambi hanno la stessa
funzione, ovvero quella di tagliare i fosfolipidi di membrana in IP3 e
diacilglicerolo, andando ad attivare un segnale calcio-dipendente, la pkC). I
recettori RTK, però, sono anche i principali trasduttori del segnale delle MAP
cinasi, quindi danno un segnale mitogeno. Non solo i RTK possono attivare
questo segnale, ma anche una gran quantità di potenti mitogeni presenti nel
siero, di solito di natura lipidica, che convergono sempre nell’attivazione delle
MAP cinasi: viene quindi percorsa la stessa via dipendente dalla piccola
GTPasi RAS, che attiva RAF, la quale attiva MEK, la quale attiva le MAP
cinasi, che migrano nel nucleo e attivano il fenomeno di duplicazione delle
cellule.
Per fare un esempio pratico, vediamo adesso come si regolano i segnali
motori. Questi vengono regolati in particolari momenti dello sviluppo, oppure
anche durante l’evoluzione di alcuni organi, in via patologica o fisiologica.
Vedono coinvolti dei recettori, detti recettori efrinici, che sono dei segnali di
contatto. Essi fungono da segnali “di negazione nella giusta direzione”,
indicando, cioè, alla cellula dove muoversi, attraverso l’esclusione dei punti in
cui non può muoversi. Sono detti anche segnali “di repulsione”. Questi
segnali sono esercitati da due cellule che si percepiscono l’un l’altra: si tratta
quindi di segnali eterotipici per prossimità. I recettori sono ad attività tirosino-
cinasica e potrebbero trovarsi, ad esempio, a livello dell’assone di una cellula
nervosa che sta “tastando il terreno” per capire in che direzione deve
allungarsi, oppure su una “tip-cell” (cellula che sta in cima) di un vaso. Questi
recettori ricevono un segnale da parte di una cellula mesenchimale che indica
all’assone di spostarsi, oppure, nel secondo caso, da parte di una cellula
endoteliale, che comunica alla cellula del vaso che quella zona è già
vascolarizzata. Il segnale che proviene dalla cellula fosforila il recettore, con
conseguente attivazione di una GEF (fattore di scambio GDP/FTP) RHO.
Quindi, GDP viene sostituito con GTP e la piccola GTPasi RHO viene
attivata. Esistono in realtà due GTPasi della motilità, RHO e RAC. RHO dà
un effetto repulsivo: fa “arrotondare” le cellule e schiacciare il citoplasma.
Infatti, quando una cellula si sposta, si ritira, tende ad assumere nel
movimento una forma tondeggiante. A livello molecolare, la GTPasi
determina una fosforilazione della catena leggera della miosina, la quale
attiva la contrazione del complesso acto-miosinico, che determina
l’arretramento e l’arrotondamento della cellula.
Il “segnale di sopravvivenza” delle cellule blocca l’apoptosi. Questo si attiva,
purtroppo, in tutte le cellule tumorali, le quali sopravvivono a tutti gli stimoli
che tentano di innescarne la morte cellulare programmata. Questo pathway
parte da recettori tirosin-chinasici, che attivano la generazione del secondo
messaggero fosfatidilinositolo-3-fosfato (la fosforilazione della posizione 3 del
fosfatidilinositolo da parte della fosfatidilinositolo-3-chinasi innseca il segnale
di sopravvivenza). Il fosfatidilinositolo-3-fosfato lega, per mezzo dei domini
pleckstrin homology, delle proteine cinasi, fra le quali la più importante è la
pkB (o AKT). Questa protein chinasi lega il lipide di membrana, si dissocia
dalla membrana e dà due segnali:
attiva mTOR, il regolatore della traduzione delle proteine (innesca
- l’attività dei ribosomi inducendoli a tradurre tutti gli mRNA che gli
arrivano);
fornisce lo stimolo di sopravvivenza: la proteina fosforilata AKT si reca
- nel citosol, staccandosi dalla membrana, e provoca la dissociazione di
due proteine che regolano l’apoptosi, che prendono il nome di BAD
(proteina segregatrice) e 14-3-3. La proteina BAD viene fosforilata da
AKT e portata via dalla proteina 14-3-3. In questo modo, viene lasciata
libera un’altra proteina, detta Bcl2, che ora è in grado di esercitare la
sua azione anti-apoptotica. Fintato che è assente questo segnale di
sopravvivenza, la proteina Bcl2 è reclutata dal segregatore BAD e non
è libera di funzionare.
Recettori nucleari
I recettori nucleari e citosolici (i quali, quando entrano in funzione, diventano
anch’essi nucleari perché migrano nel nucleo) sono completamente diversi
rispetto a quelli visti finora.
Sono tipici degli ormoni tiroidei e steroidei, comunque sia di ormoni lipofili,
che sono in grado di attraversare le membrane per andare ad interagire con
recettori collacati all’interno della cellula. Normalmente questi ormoni sono
dotati di un trasportatore, in quanto il plasma è una soluzione
prevalentemente idrofila. Il trasportatore rilascia l’ormone nel momento in cui
percepisce una concentrazione molto più bassa del plasma, quindi quando si
è giunti a livello della cellula. È come se l’ormone venisse “diluito”, quindi si
ha una vera e propria dissociazione d