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Ipotesi di lettura del presente e del futuro
Preso atto di questo, si delineano tre diverse ipotesi di lettura del presente e del futuro.
- Il presente come periodo di transizione in cui sta crescendo il bisogno di certezze.
- Il presente come periodo ultimativo di transizione da cui bisogna uscire tornando indietro eponendo vincoli ispirati al passato.
- Il presente come periodo di transizione da cui si sta uscendo guardando avanti, in senso progressivo e di nuovi rapporti tra la libertà individuale e la sicurezza collettiva.
Alla prima ipotesi non può non essere collegato il concetto di anomia. Il modo di uscire da questo momento è il nocciolo della questione. Paci vede nell'adeguamento del welfare la possibilità di uscita in senso positivo e progressivo.
Cap. 3. Il lavoro flessibile, tra precarietà e realizzazione di sé
La flessibilità non è niente di nuovo, ma la sua diffusione nell'ultimo periodo è cresciuta enormemente.
Possiamo parlare comunque di tre
Diversi tipi di flessibilità:
- Oraria
- Funzionale
- Numerica
La prima è quella che riguarda la mobilità intesa come tempo dell'impiego, variabile in teoria secondo le necessità dell'impresa o del lavoratore.
La seconda è quella che riguarda la sfera dei ruoli e dei compiti, che potrebbe anche essere vista come stimolante per lo svolgimento del lavoro.
La terza è invece quella che ci interessa. È la flessibilità che si fonda sull'alternanza tra occupazione e non occupazione. In Italia questa flessibilità è sfruttata dalle aziende come strumento per far fronte alle esigenze del mercato. Il costo del lavoro quindi come strumento utile per gestire la competitività nel mercato. A questo punto però possiamo parlare di "via bassa alla competitività", per il caso italiano, e di "via alta", fondata su alti salari e alta qualificazione che è invece perseguita altrove.
"attività". Distinguendole certo, ma considerandole entrambi pezzi importanti della sfera umana. Con l'avvento della società dei servizi le attività oltre quella prettamente lavorativa sono cresciute di significatività nella vita di molte persone. Tanto che autori come Gorz hanno avuto l'esigenza di definire meglio i due concetti, sottolineando l'importanza della sfera dell'attività a fianco di quella del lavoro, ma partendo dal presupposto che la prima non possa soppiantare la seconda. Darhendorf, a metà tra l'analisi scientifica e la social critique, ha paventato la "fine" della società del lavoro a beneficio di quella delle attività. Se i mutamenti di congiuntura hanno poi reso dubbia l'interpretazione di Darhendorf così come anche l'idea del reddito di cittadinanza, autori come Alain Touraine che pure hanno sottolineato la centralità del lavoro in senso economico,
hanno poispecificato che dobbiamo intendere il concetto di lavoro come qualcosa di più largo, che comprendacioè anche quelle attività fuori mercato che però si intrecciano con esso. Cadendo così forsenell'eccesso opposto, omologando tutte le attività umane. L'analisi di Paci prosegue tentando diragionare su questi punti.
In questo senso possiamo prendere in esame l'evoluzione della funzione economica della famiglia. Prima della rivoluzione industriale la funzione della famiglia era oltre che "sociale" anche economica, essendo il luogo privilegiato di produzione. Con la rivoluzione industriale prima e con lo sviluppo dei sistemi di welfare la famiglia sembra essersi svuotata di funzionalità e si è cominciato a pensare la famiglia come un luogo di socializzazione per i figli e di compimento della maturità della coppia adulta. Oggi possiamo invece riportare l'attenzione su tutte quelle
attivitàsvolte nell'ambito familiare che acquistano un peso economico sempre più rilevante. La Maurisson individua tre tipologie di modalità famigliari. La prima è quella basata sul modello del male breadwinner, ovvero sulla divisione del lavoro in base al genere. C'è poi la famiglia a due redditi, in cui però si ricorre all'aiuto di un altro membro della famiglia, come la "nonna" per quei lavori di cura e socializzazione. Infine la famiglia a due redditi che ricorre però all'aiuto esterno dalla famiglia stessa. Magari rivolgendosi ad una "badante" o ai servizi pubblici. Nei paesi in cui è stato incentivato il lavoro part-time ovviamente si riscontra una doppia presenza di almeno un membro della famiglia, sia sul mercato che all'interno della famiglia. In Italia siamo in una fase di transizione in cui le donne stanno sempre più entrando nel mercato del lavoro con tempi ridotti, e sirivolgono a membri della famiglia o all'esterno privato, vista la carenza del pubblico, perl'aiuto in casa, riuscendo a mantenere la doppia presenza. Questo si pensa non possa valere per la prossima generazione, le cui nonne o saranno stanche per aver fatto la doppia presenza, oppure ancora occupate sul mercato del lavoro. In conclusione, i compiti di cura e assistenza sono ancora oggi in Italia affidati al genere femminile, che siano membri interni o esterni alla famiglia. Il riconoscimento sociale per le attività di cura può essere osservato pensando all'introduzione di incentivi e aiuti da parte del sistema pubblico. Prendiamo per esempio i congedi, o gli sgravi fiscali per il caregiver, nonché gli assegni dati a chi svolge lavoro di cura nell'ambito famigliare. Comunque la famiglia resta il luogo privilegiato delle attività extra-lavorative, anche nelle famiglie a doppio reddito e soprattutto nell'ottica della società.pluri-attiva.A supporto del concetto delle pluri-attività dobbiamo prendere in considerazione il lavoro volontario, svolto da persone che sono disposte a mettersi a disposizione degli altri gratuitamente o sopportando grossi livelli di flessibilità proprio per la solidarietà che li spinge. L'importanza che sta acquisendo in Italia questo campo lo vediamo con l'incremento dei rapporti tra amministrazione pubblica e Terzo Settore, esattamente cioè quel comparto presso il quale troviamo per lo più impiegati i volontari. In Europa si sta assistendo ad una sempre maggiore incentivazione del lavoro volontario proprio per la funzione anche economica oltre che sociale, ci si pone il problema però se l'incremento del contracting out delle amministrazioni, per gare di apalto, affidamento o con sistema di voucher sia solo un modo per sfruttare indirettamente una manodopera a basso costo ed ultra-precaria. Paci sostiene che solo il "reale
"radicamento nel tessuto sociale" possa distinguere il verovolontariato da quello più prossimo allo sfruttamento della precarietà. E' comunque indubbio il riconoscimento che sta ricevendo questo genere di attività, riconoscimento che ha spinto Rifkin, Bech e Supiot ad auspicare ad un salario sociale da corrispondere a chi si mette a disposizione nel campo delle attività di impegno sociale e civile.
Cap. 5. I dilemmi dell'occupazione nella società dei servizi. Da più parti si è insistito nell'indicare la rigidità del mercato del lavoro europeo, così come certi sistemi di welfare europei, come la principale causa dei problemi legati agli importanti tassi di disoccupazione. Osservare questo dato è però a volte fuorviante, perché molto dipende dal "concetto" di disoccupato che cambia di paese in paese. Negli USA ad esempio, tipico termine di paragone, non è considerata tra i
disoccupati la popolazione carceraria, che raggiunge livelli davvero non ignorabili. Anzi, ci si potrebbe chiedere se l'eccessiva flessibilità e inconsistenza del welfare statunitense non sia la causa di un così alto numero di carcerati. Comunque, ai fini di una comparazione è forse più utile considerare il tasso di occupazione. Sharpf ha comparato i tassi di occupazione dei settori in concorrenza tra loro, separati da quelli protetti. Il risultato è stato che per i primi i tassi di occupazione statunitensi sono simili o più bassi di quelli europei, ma che invece il tasso di occupazione in USA accumula tutto il vantaggio nei confronti di quello europeo nei settori dei servizi, cioè quelli protetti. Questo determina l'inconsistenza delle affermazioni con cui si è iniziato. Sharpf cerca di spiegare il "successo" dell'occupazione nei servizi facendo riferimento alla forte disparità tra i redditi in USA, chedetermina una popolazione ristretta, ma con alti redditi che possono così "domandare" una vasta tipologia di servizi costosi e qualificati. Dall'altra parte, il grosso della popolazione, con redditi inferiori, provoca una domanda di servizi ben diversi, a basso costo e più accessibili.