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Quale flessibilità del lavoro?
PROCESSI DI FLESSIBILITÀ: del lavoro, da un lato, segnano un momento di affrancamento dei lavoratori da strutture aziendali fortemente generalizzate e da un mercato del lavoro spaccato tra insider e outsider; dall'altro, comportano una crescita della precarietà del lavoro e dell'insicurezza sociale.
FLESSIBILITÀ NUMERICA: flessibilità che sollecita l'attenzione e il dibattito. È intesa come maggiore libertà di licenziamento poiché favorirebbe la riduzione della disoccupazione: l'argomento è che una legislazione sociale eccessivamente garantista, in termini di licenziamenti, aumenta i costi di produzione e rende le imprese prudenti nell'assumere nuovi lavoratori.
In effetti, però, è molto dubbio che la flessibilità numerica favorisca una diminuzione della disoccupazione: nel caso inglese e in Olanda, ad esempio, dove si è assistito ad una...
scarso coinvolgimento dei lavoratori e alta qualità del prodotto. Prevale la flessibilità numerica, basata sulla riduzione del personale, l'uso di contratti a termine e la flessibilità degli orari di lavoro. In entrambi i casi, la flessibilità del lavoro può comportare vantaggi per le aziende, come la riduzione dei costi e la capacità di adattarsi rapidamente alle fluttuazioni del mercato. Tuttavia, può anche portare a conseguenze negative per i lavoratori, come la precarietà dell'occupazione, la mancanza di sicurezza e la mancanza di opportunità di crescita professionale. È quindi importante trovare un equilibrio tra flessibilità e sicurezza del lavoro, al fine di garantire sia la competitività delle aziende che il benessere dei lavoratori.altogrado di cooperazione e produzione di qualità. Tale via è da preferire perché comporta il vantaggio dell'accesso ai settori più avanzati e innovativi.
PRECARIETA' O REALIZZAZIONE DI SE'? - GALLINO: sostiene che il lavoro flessibile è in crescita e nella maggioranza si tratta di lavoro instabile e precario. Secondo Gallino, in Italia il lavoro stabile è destinato a diventare il privilegio di un numero limitato di eletti.
REYNERI: il lavoro precario è aumentato all'interno dei lavoratori dipendenti, nella forma del lavoro a termine.
IN ITALIA: un ruolo importante è ricoperto dalla diffusione dei contratti di formazione-lavoro e apprendistato, ed è questa la spiegazione della lunga gavetta che ha sostituito l'ingresso diretto nel lavoro stabile, prevalente negli anni '60 e '70.
BARBER e NADEL: la flessibilità può presentare aspetti positivi per i lavoratori dipendenti;
non tenerne conto significherebbe sottovalutare uno degli aspetti dinamici della situazione contemporanea: la flessibilità è in linea con le aspirazioni individuali e può arricchire di nuove potenzialità le forze creative dei lavoratori dipendenti.QUALITÀ DEL LAVORO E INSICUREZZA SOCIALE.
Nella flessibilità del lavoro possiamo riconoscere 2 componenti: la prima, conduce alla precarietà e la seconda conduce alla realizzazione di sé.
Il sentimento di insicurezza che si avverte discende da una crisi più vasta, riguardante il sistema di protezione sociale costruito nel corso dello sviluppo della società industriale e coinvolge l'intera platea di lavoratori, e non solo quelli più instabili e precari.
CRESCENTE INSICUREZZA: dei lavoratori nei confronti del futuro, è il segno di un passaggio di fase, dalla produzione fordista, ad un processo produttivo postfordista. È un passaggio che erode le garanzie e
Le sicurezza del passato, ma non fornisce risposte adeguate al bisogno di stabilità di larga parte dei lavoratori.
LOVORATORI TEMPORANEI: grazie al miglioramento della qualità del lavoro, crescono le competenze, si elevano i requisiti richiesti ai lavoratori e la fatica e la noia diminuiscono.
I lavoratori temporanei appaiono mediamente più soddisfatti degli altri, in quanto sembrano condividere il generale processo di miglioramento della qualità del lavoro, che si riflette nella maggiore diffusione di sentimenti di soddisfazione lavorativa.
NEGRELLI: sottolinea che le maggiori opportunità per la crescita del lavoro di qualità sono legate alla ridefinizione del concetto di lavoro nel senso di una ricca combinazione di saper fare e di saper essere, dove il saper essere comporta la presenza di capacità di relazioni sociali, partecipazione, riconoscimento, cooperazione di lavoro di gruppo o di squadra, collaborazione con unità esterne all'azienda.
18Centrali diventano le competenze tecniche del saper fare e le competenze sociali e intellettuali del lavoratore.GORZ: sostiene che i lavoratori postfrodisti devono entrare nel processo di produzione con tutto il bagaglio culturale che hanno acquisito e ciò significa che le dimensioni sociali, interattive, ludiche e culturali dello stile di vita e della personalità del lavoratore diventano importanti, accanto alle competenze tecniche, per il lavoro di qualità.
ACCORNERO: la crescita della qualità del lavoro e della soddisfazione dei lavoratori non appare sufficiente a comprendere il peggioramento intervenuto nella stabilità del posto di lavoro e ciò conferma la contraddizione tutta capitalistica che sembra essere alla base dei cambiamenti attuali nel lavoro: la tendenza a un miglioramento della qualità e a un peggioramento della tutela.
Bisogna affermare un nuovo principio guida della sicurezza sociale, all'altezza del nuovo modello di
produzione e di consumo: lo stato deve garantire a tutti una comunità di cittadinanza del lavoro nella discontinuità dei tragitti lavorativi.
CAPITOLO 4: LE ATTIVITÀ FUORI MERCATO SOCIALMENTE RICONOSCIUTE. LAVORO E ATTIVITÀ.
LAVORO: tale termine ha diversi significati:
- definito sostanziale, è il significato che assume l'attività lavorativa volta a soddisfare direttamente un bisogno del lavoratore;
- si intende il lavoro indipendente dal contenuto sostanziale dell'attività svolta ed è offerto sul mercato in cambio di un reddito.
DE COSTER: con il termine "employ" identifica il lavoro retribuito e il lavoro personale proprio della sfera privata. Osserva che le difficoltà definitorie dipendono dal fatto che la frontiera tra lavoro e non lavoro diviene più incerta a causa della moltiplicazione degli stati intermedi. La disoccupazione non si definisce soltanto in relazione al lavoro, ma richiede che
Si tenga conto anche dei diritti del disoccupato verso il sistema sociale.
GORZ: vede la possibilità data ad ognuno di costruirsi una nicchia che metta al riparo la sua vita da ogni possibile pressione. Definisce le attività extralavorative come attività senza scopo economico, aventi la loro finalità in se stesse: la comunicazione, il dono, la creazione e il godimento estetici, la riproduzione della vita. La vera vita inizia fuori dal lavoro.
Infine, Gorz si pronuncia a favore di un'attività pluriattiva, nella quale l'individuo possa dividersi tra il lavoro e l'attività della vita.
DAHRENDORF: lascia intravedere una società delle attività, nella quale il lavoro di mercato è ridotto ai minimi termini. Ci troviamo alle soglie di una società in cui il lavoro salariato perderà terreno rispetto alle forme di attività libera e alla fine della società del lavoro e all'inizio di qualcosa di
simile ad una società dell'attività.TOURAINE: molte delle attività che sembravano un tempo estranee alla sfera della produzione oggi rientrano e questo si verifica per quelle attività volontarie di cui è riconosciuta la funzione sociale. Ogni attività è suscettibile di essere considerata lavoro nella misura in cui essa concorre ad uno sviluppo durevole. Infine, Touraine propone di ampliare il concetto di lavoro fino a ricomprendere in esso le attività fuori mercato socialmente utili.
LE FUNZIONI ECONOMICHE DELLA FAMIGLIA.
SARACENO: afferma che le condizioni di lavoro che caratterizzavano il proletariato di fabbrica segnarono la fine delle possibilità di autorganizzazione su base familiare o di piccola comunità. Si assistette ad un processo di defamiliarizzazione e di mercificazione di una serie di compiti lavorativi svolti all'interno della famiglia.
IN FRANCIA: la concordanza tra la struttura economica e quella
La famiglia allargata è un fenomeno familiare caratterizzante una lunga fase storica dei rapporti tra famiglia e lavoro. La persistenza di una famiglia allargata è un fenomeno che si riscontra in molti paesi occidentali.
In Italia, il fenomeno della famiglia allargata è apparso legato al ruolo svolto dall'economia agricola dei piccoli coltivatori e mezzadri, risultando funzionale allo sviluppo industriale di piccola impresa.
La teoria della differenziazione applicata alla famiglia prevede la progressiva perdita delle funzioni produttive da parte della famiglia stessa a seguito dello sviluppo economico e industriale. Tuttavia, questa teoria incontra dei limiti.
Questa teoria è stata proposta nella sua forma più compiuta da Parsons: si tratta di valutare se questo processo di differenziazione si è spinto ai limiti, secondo cui residuerebbero alla famiglia contemporanea soltanto due funzioni predestinate d'ordine psicologico. Tali compiti vanno oltre le funzioni svolte per la personalità.
Le attività di cura individuale indicate da Parsons e comprendono la pulizia e la manutenzione della casa e del vestiario; l'assistenza personalizzata ai minori.
MODELLI DI FAMIGLIA E LAVORO.
-Il modello della famiglia nucleare fondato sulla divisione dei compiti tra il capofamiglia maschio, occupato a tempo pieno, e la casalinga adibita a lavoro domestico, è entrato in crisi.
MAURISSON: individua tre situazioni o modelli generali:
1. classico, fondato dalla divisione di genere tra lavoro professionale e lavoro domestico;
2. quello caratterizzato dall'intervento da altri membri della famiglia allargata, in cui entrambi coniugi lavorano per il mercato;
3. quello in cui si ricorre all'esterno della famiglia, il lavoro domestico a pagamento o quello offerto dai servizi sociali pubblici.
IN ITALIA: esistono le condizioni per uno sviluppo in direzione del lavoro domestico a pagamento. Infatti, da un lato, l'Italia si distingue per un'accentuata distribuzione del reddito; dall'altro, la presenza di una forte tradizione familiare e di una cultura che valorizza il ruolo della donna nella cura della famiglia.