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L’avvento della fabbrica taylorista e della sua organizzazione gerarchica ha portato per i lavoratori
l’abbandono delle iniziali speranze di affermazione lavorativa autonoma, accompagnato da processi di
razionalizzazione. Si diffonde la concezione neoliberista, o di destra, della libertà individuale, come libertà
da ogni vincolo o regola – eccetto quelle di mercato- e come promessa di arricchimento personale. In
questa fase centrale della società industriale, la realizzazione del welfare state e la quasi piena occupazione
hanno permesso alle famiglie di sperimentare una condizione di sicurezza sociale e di sviluppo dei consumi.
La storia della modernità può essere interpretata come una ricerca del giusto equilibrio tra libertà e
sicurezza.
Castel vede nel processo di individualizzazione una distruzione delle forme collettive di protezione,
rinnovando un bisogno di sicurezza spesso l’autonomia viene intesa come anomia, una condizione che va
dall’assenza di regola alla mancanza di leggi (Beck). Bauman sostiene che ciò porta ad una corrosione e
lenta disintegrazione della cittadinanza, in quanto il pubblico è colonizzato dal privato. E’ su questa
condizione generalizzata di incertezza e anomia che si può innestare una soluzione storicamente regressiva,
di un ritorno alla comunità intesa come società chiusa, anche a base etnica.
Durkheim vede la nascita dell’individualizzazione con la divisione del lavoro, grazie al passaggio da una
solidarietà meccanica ad una organica. Weber individua nella riforma protestante la sua nascita
individuo come unità fondamentale della società.
2 Il sistema di welfare fordista e la sua crisi
Il welfare state appare alla fine dell’ottocento e inizio novecento. Questo sistema è costituito da tre
istituzioni principali: il mercato del lavoro, dominato dalla grande industria; la famiglia; il welfare state
assicurativo. Il diritto del lavoro e la legislazione sociale si sviluppano grandemente. Non si può negare che
esso intervenne a spezzare dall’alto un sistema di mutuo soccorso, fatto di società operaie, cooperative,
casse di resistenza, programmi educativi e culturali che erano cresciuti per opera dei sindacati. La logica
assicurativa elimina il dato individuale, per fondere gli individui entro certe categorie demografiche e
statistiche generali.
L’innovazione tecnologica, portando una profonda ristrutturazione della produzione, è il principale motivo
dell’ aumento della disoccupazione e della precarietà del lavoro.
3 Il lavoro flessibile tra precarietà e realizzazione si sé
Ci sono parecchi significati del termine flessibilità, rapportato al lavoro: a volte ci si riferisce alla flessibilità
dell’orario di lavoro, altre su quella salariale. Ma la flessibilità che risulta essere un particolare elemento di
dibattito è quella numerica, intesa come maggiore libertà di licenziamento. Negli Stati Uniti l’eccesso di
flessibilità di entrata-uscita dalle aziende comporta problemi di scarso impegno dei lavoratori e bassi livelli
di produttività.
Il lavoro flessibile o atipico è nella maggioranza dei casi si tratta di lavoro instabile o precario. Il sentimento
di insicurezza che oggi si avverte discende da una crisi più vasta che coinvolge l’intera platea dei lavoratori.
4 Le attività fuori mercato socialmente riconosciute
Ci sono due definizioni del termine lavoro: lavoro sostanziale e occupazione. Il lavoro in Europa è stato
considerato per secoli un’attività delegata agli schiavi, ai servi e alle donne. Alcuni studiosi hanno riportato
nei dibattiti la centralità del lavoro, come ha fatto Touraine, non tanto per negare l’importanza delle attività
fuori mercato, quanto per inserire queste ultime all’interno di un concetto allargato di lavoro, parlando di
tutte quelle attività riconosciute come socialmente utili. Touraine si situa in posizione antitetica rispetto a
Durkheim invece propone una visione ristretta dell’attività lavorativa.
Defamilizzazione= le condizioni di lavoro che caratterizzano il lavoratore di fabbrica segnano la fine delle
possibilità di autorganizzazione su base familiare o di piccola comunità. Le stesse condizioni abitative degli
operai erano pessime e non consentivano vita domestica
Definire il lavoro esclusivamente con riferimento all’attività retribuita svolta per il mercato è fortemente
limitante: le attività lavorative informali svolte nella famiglia influiscono direttamente sullo standard di vita
dei lavoratori e sui suoi costi di produzione. La Svezia esemplifica bene l’evoluzione possibile nei modelli
familiari de finito “a un reddito e mezzo” – part time femminile.
Storicamente, il congedo per maternità è la prima forma di riconoscimento sociale. Ad esso hanno fatto
seguito il congedo per paternità, quello per ragioni familiari ecc. accanto ai congedi possiamo trovare vari
tipi di indennità. Tra i compiti fondamentali della famiglia socialmente riconosciuti troviamo quelli relativi
alla socializzazione dei minori, all’affettività e alla sfera delle relazioni interne.
Secondo Polanyi, l’azione volontaria a fini sociali è un’espressione insopprimibile della società civile, che ha
trovato motivi di rafforzamento con lo sviluppo delle politiche sociali e del welfare state. Il lavoro volontario
si conferma come categoria specifica e originale, che contribuisce in modo importante a dar corpo all’area
delle attività fuori mercato socialmente utili. In Italia, tuttavia, siamo ancora lontani dal livello di tutela
previdenziale del lavoro volontario osservabile in altri paesi europei: hanno solo una copertura assicurativa,
mentre in Germania sono sottoposti al sistema pensionistico.
Il lavoro salariato è divenuto emblematico del lavoro in generale, eliminando totalmente dalla scena il
lavoro non remunerato svolto all’interno della famiglia. Marx recupera l’importanza della sfera della
riproduzione sociale, ma va incontro ad alcuni limiti: egli guarda alla riproduzione sociale esclusivamente
dal punto di vista del salario. Egli non guarda al salario dal punto di vista dell’attività di riproduzione, nel
senso che non prende in considerazione l’impatto che diverse qualità modalità del lavoro familiare di
riproduzione hanno sul costo della forza lavoro e sul livello dei salari.
5 I dilemmi dell’occupazione nella società dei servizi
Negli ultimi anni per spiegare la più elevata disoccupazione europea rispetto a quella degli USA, ma i dati
non sono mai unici e inequivocabili, in quanto le cifre ufficiali sono soggette spesso a forme di
manipolazione politica.
In generale possiamo dire che in molti paesi europei la spesa pubblica è orientata a favore dei
trasferimenti- stipendi dei dipendenti pubblici, sussidi, assegni di invalidità..- e non sarebbe facile
nell’immediato operare una riconversione a favore dei servizi. In secondo luogo, molti paesi tra cui l’Italia
hanno difficoltà ad espandere la spesa pubblica, a seguito dei problemi di bilancio dello stato e dei vincoli
posti dai mercati monetari e finanziari internazionali.
I servizi sociali locali stanno assumendo, ovunque in Europa, una nuova centralità. Purtroppo, l’espansione
di un ampio ed efficiente sistema di servizi sociali e personali si scontra con una difficoltà generale, d’ordine
strutturale. I paesi scandinavi che a lungo hanno perseguito questa soluzione, si sono scontrati con la
difficoltà di mantenere nei servizi livelli salariali pari a quelli industriali in assenza di aumenti analoghi di
produttività.
Dobbiamo a Giorgio Ruffolo una delle prime analisi sulla forte sottovalutazione delle forze di lavoro
disponibili e la varietà crescente di bisogni sociali ai quali non si da risposta. Ruffolo parla in proposito di
paradosso delle società ricche. In questa situazione il mercato non ha interesse ad offrire servizi la cui
domanda non può supportare alti costi e lo stato non può sobbarcarsi gli oneri conseguenti all’offerta di
tali servizi. Ruffolo suggerisce di adottare politiche in grado di spostare sistematicamente risorse dai settori
ad alta produttività verso quelli a bassa produttività. Questo non vuol dire che il mercato sociale dei servizi
costituisca l’unica soluzione del problema dei costi dei servizi.
Giorgio Lunghini osserva che mentre, da un lato, a seguito del ritmo dell’innovazione tecnologica si crea
disoccupazione che non riesce ad essere facilmente riassorbita, dall’altro si assiste alla crescita di bisogni
insoddisfatti nel campo della cultura, dell’educazione, della cura dei singoli e del tessuto sociale, della
manutenzione dell’ambiente e della natura. Lunghini non intravede una via di uscita in direzione del
mercato, ma nel settore delle attività che non sono mosse dalla ricerca del profitto() economia associativa
o cooperativa).
6 Il riallineamento dei tempi di vita e di lavoro
Il cambiamento del sistema produttivo si accompagna oggi con difficoltà di pieno utilizzo delle forze di
lavoro e con la crescita di forme di lavoro atipiche, se non dalla disoccupazione. Questo è il risultato di
diversi processi: l’effetto del labour saving delle nuove tecnologie; la saturazione della domanda dei
prodotti dal precedente sistema; la lentezza con cui emerge e si riafferma la domanda di beni e servizi
prodotti dal nuovo sistema. Agli inizi del ‘800 e negli anni ’20 e ’30 del novecento si dovette passare
attraverso un ampio processo di adattamento sociale e culturale di ampie masse di popolazione.
Il riallineamento tra i tempi sociali è un aspetto che può favorire una migliore organizzazione della vita
quotidiana. Accanto agli interventi necessari sul piano degli investimenti, salute ecc è importante anche un
intervento che riguardi il mutamento degli stili di vita e dei consumi. L’organizzazione temporale della
società tuttavia è ancora espressione del vecchio regionalismo fordista, con le sue forti rigidità, con la
dominanza del tempo di lavoro sugli altri tempi sociali. La riduzione del tempo di lavoro e la sua più equa
ripartizione sociale sono importanti anche dal punto di vista del benessere dell’individuo. Ciò
permetterebbe alla domanda di nuovi servizi di esprimersi pienamente e creare così nuova occupazione. In
secondo luogo ridistribuirebbe meglio le opportunità di lavoro tra i sessi e le generazioni.
Due sono le vie: i congedi ( e le ferie) e il lavoro a tempo parziale. L’Olanda e i paesi scandinavi sono i paesi
che hanno sviluppato di più il lavoro part time. Il lavoro part time è diventato ormai un fenomeno di massa,
legato spesso al genere f