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Periodo: metà e fine 800, inizio 900; centro storico di Milano.
Sono presenti nel periodo storico di riferimento aree commerciali nella zona ovest, vicino al Duomo di Milano,
con la facciata ancora da completare. Il Palazzo Reale lì accanto, è sede istituzionale nel periodo austriaco.
Si propone l’idea di una piazza, demolendo l’intorno, costituito da zone commerciali o residenziali) come i
complessi Figini o Rebecchino, considerati elementi spuri per un intervento di omogeneità, nel cercare di
liberare l’area di interesse.
L’architetto fiorentino Pistacchi prevede per la zona un complesso a C, con una quinta di edifici a 4 piani e la
presenza di portici con ordine ionico.
È un problema generale l’inquadramento e il rapporto dell’intorno con il monumento. Il dimensionamento della
piazza può essere uguale, in alcuni casi, alla larghezza stessa del Duomo.
L’idea di monumento pone una serie di trasformazioni nel contesto urbano.
Carlo Cattaneo, importante non solo politico ma anche architetto, afferma la necessità di dare alla piazza un
raccordo con le strutture intorno.
L’architetto Caini, con il suo progetto del 1857 propone una quinta di palazzi che si aprono su tre lati e un
impianto semicircolare con ingresso monumentale verso il Duomo.
Pestagalli, con il suo progetto del 1860, cerca un diverso linguaggio architettonico. Con riferimento a
Bramante l’architetto cerca un legame con le proprie tradizioni. Si è alla ricerca di un linguaggio
rappresentativo della comunità lombarda. Si pensa che il Bramantismo, con i suoi pinnacoli, oculi, sia il
linguaggio architettonico più proprio per dare identità all’aria lombarda.
[il problema della piazza si porrà ancora dopo l’unità d’Italia].
Si propone un concorso comunque, con la presenza di 160 progetti, la cui mostra avverrà solo nel 1927. La
commissione valutatrice dei progetti richiedeva alcuni punti cardine della realizzazione della piazza, quali:
- Il relazionarsi con l’intorno, ottenendo un collegamento Nord – Sud (che potesse quindi collegare la
Scala con il Duomo)
- Configurazione con i portici
- Creazione di un palazzo opposto al Duomo che potesse chiudere la piazza.
18 sono i progetti ufficiali, dei quali nessuno viene scelto come vincitore ufficiale. Tuttavia 2 progetti vengono
ritenuti comunque di degna considerazione, quali quelli del Pestagalli e del Mengoni.
La scelta ricade sul progetto del Mengoni, per una sua più precisa organizzazione del cantiere e
l’adeguamento dello stesso in previsione di relazioni con imprese Europee.
Infatti la società di costruzione è inglese, mentre quella adibita alla costruzione della struttura in ferro e vetro
sarà affidata ad un’impresa parigina.
Mengoni ha scambi e relazioni internazionali. Capisce per primo l’importanza degli scambi con le imprese
europee.
L’architetto riprende la tipologia parigina di copertura degli spazi urbani; spazi aperti ad un gran numero di
visitatori, con coperture in ferro e vetro (progetto del 1861).
Il 2 progetto prevede un arco di trionfo con passaggio da Duomo a Scala.
Il 3 progetto (1864) prevede la trasformazione dell’intero isolato. Il passaggio non è più singolo, ma si
aggiunge un asso ortogonale, come una croce greca con centralità nell’ottagono. Con la creazione di questo
secondo asse, si ha una maggiore e più precisa regolarizzazione dei lotti, con una loro suddivisione.
La destinazione della possibile galleria è pedonale, con base di carattere commerciale. Il tutto è definito con la
struttura di una via, ma con gli agi di una sala; questo perché sono presenti ambienti in cui si può sostare,
creando un percorso per una vita sociale. No quindi alla destinazione di una via carrabile.
Tutto l’intorno è realizzato ex novo. Varie tipologie confluiscono nel progetto della galleria.
La gestione della complessità dell’opera è estremamente razionale. Fa partire contemporaneamente le
distruzioni degli edifici e la costruzione dei nuovi. Nel momento delle prime vendite così, capitalizza per i
momenti successivi, per le successive demolizioni e ricostruzioni.
Il cantiere prende avvio dal Marzo 1865 a Novembre 1867 (solo la galleria, la piazza sarà finita nel Dicembre
1868).
No stop delle giornate lavorative. Si lavora giorno e notte. L’area viene divisa in 6 aree più piccole, ciascuna
affidata ad un ingegnere con la sua parte di maestranze. Su ciascuna parte si ha il ritmo continuo di
costruzione e demolizione. Questo processo poteva portare ad una negativa tensione sulla gestione del
cantiere da parte del Mengoni. Si ebbe un eccesso di speculazione sull’area.