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MICOBATTERI TUBERCOLARI IN PARTICOLARE?
Non è detto che all’incontro poi corrisponda la malattia.
La maggiorparte dei bacilli inalati (perché la maggiorparte della trasmissione avviene per
via inalatoria) viene intrappolata nelle alte vie respiratorie e poi espulsa dalle cellule
mucose provviste di ciglia. Quindi il processo si può fermare qui.
Una piccola parte di Micobatteri può raggiungere gli alveoli polmonari e qui i macrofagi
inglobano i bacilli.
Quindi i Micobatteri arrivano negli alveoli polmonari e una parte di questi viene uccisa con
conseguente presentazione dei materiali antigenici ai linfociti T e successivo innesco della
risposta immune.
Una parte dei batteri può riuscire a sopravvivere a entrambi i casi, quindi i batteri che sono
sopravvissuti e si sono moltiplicati, uccidono i macrofagi quindi si liberano all’esterno del
macrofago e provano danno ai tessuti circostanti.
In corso di tubercolosi, l’immunità è di tipo cellulo-mediata.
Lo sviluppo della risposta cellulo-mediata riesce a contenere l’infezione attraverso
l’attivazione di un caratteristico processo infiammatorio di tipo granulomatoso che porta
alla formazione di granuloma che si chiama tubercolo. Questo tubercolo è ricco di linfociti,
macrofagi attivati e cellule epiteliodi.
A questo punto nel soggetto resistente, il processo infiammatorio rimane localizzato, cioè
viene controllato dal SI funzionante e si forma quello che viene definito il complesso
primario cioè la lesione simbolo del tubercolo.
Una volta formatosi questo complesso primario, può:
o essere completamente sterilizzato dal nostro SI (completamente eliminato
dal SI, fatto completamente fuori, pulito, c’è una “clivens” )
o persistere una infezione cronica paucibacillare cioè con pochi bacilli,
asintomatica ma durante la quale ovviamente i batteri persistono (sono
pochi, ma ci sono), non daranno segni clinici manifesti ma ci sono, stanno lì
subdoli, persistono come un focolaio silente.
Questa infezione cronica paucibacillare asintomatica e nella quale
persistono pochi Micobatteri, se la sorveglianza immunologica è ottimale,
sta lì buona buona e zitta zitta e non fa danni.
Nel momento in cui non c’è oppure ci troviamo in un momento “x” per
disparati motivi, viene a mancare questo controllo ottimale della
sorveglianza immunologica, si ha quella che viene definita una ri-attivazione
del complesso primario con ripresa della moltiplicazione dei batteri che fino
a quel momento erano rimasti in una sorta di “letargo metabolico” e si ha la
formazione di lesioni granulomatose multiple con liquefazione della
porzione centrale del granuloma e diffusione dell’infezione.
La mancanza di questa sorveglianza ottimale funge come da sveglia per
questa piccola bomba in circolo e i Micobatteri se ne accorgono e lasciano il
letargo metabolico e riprendono la loro vita rigogliosa.
L’equilibrio tra l’attività batteriocida dei macrofagi e la virulenza del batterio determina gli
eventi successivi.
Quando l’equilibrio tra SI che sorveglia e virulenza del batterio si scompensa, questo
determina una serie di eventi.
Per riassumere la PATOGENESI DELL’INFEZIONE:
La trasmissione avviene per via aerogena, inalatoria.
I micobatteri si vanno a depositari negli spazi alveolari.
Si ha l’innesco del processo infiammatorio.
I macrofagi alveolari fagocitano i Micobatteri.
Vi può essere una parziale uccisione dei Micobatteri da parte dei macrofagi.
Se l’uccisione è parziale, ne consegue sopravvivenza e quindi diffusione in ambiente extra-
cellulare dei batteri che sono rimasti.
Da qui possiamo avere:
infezione contenuta se il SI funziona a dovere;
formazione di più lesioni, più granulomi che si chiamano tubercoli.
Quindi il processo infiammatorio nel soggetto resistente (immuno-competente) rimane
localizzato o dove al massimo c’è un coinvolgimento dei linfonodi mediastinici satelliti (che
stanno vicino al granuloma singolo, al tubercolo) si ha la formazione del complesso
primario.
Quindi nel soggetto immuno-competente il processo infiammatorio rimane localizzato, si
forma il tubercolo e al massimo si può avere il coinvolgimento dei linfonodi mediastinici
satelliti, vicini e si forma il complesso primario.
I tubercoli che si formano possono andare poi incontro a fibrosi o calcificazione.
Nella zona centrale del granuloma tubercolare si
può instaurare un processo che si chiama necrosi
caseosa (un misto di necrosi coagulativa e
colliquativa per esempio nella tubercolosi, ha
aspetto di muco) di colore biancastro morbida tipo
“formaggio morbido”.
Questa lesione polmonare associata al medesimo
danno a livello dei linfonodi mediastinici prende il
nome di complesso primario.
In generale i tubercoli possono andare, anche quando sono più di uno, incontro a fibrosi o
calcificazione.
Quando il tubercolo è singolo o coinvolge anche i linfonodi mediastinici satelliti
(mediastino è lo spazio mediano della cavità toracica, compreso tra i due polmoni) si ha il
complesso primario.
La replicazione intracellulare nei macrofagi alveolari inattivi dei Micobatteri genera nuovi bacilli,
ma anche detriti cellulari e batterici che inducono fattori chemiotattici dell’ospite (C5a) e
richiamano i macrofagi e i linfociti circolanti in sede di infezione.
I primi a migrare entro quattro ore sono i neutrofili che vengono sostituiti entro 12 ore dai
monociti-macrofagi e linfociti T (linfociti CD4+ e CD8+) [ la sequenza temporale non ce lo chiede!]
Con la formazione del complesso primario si instaura quella che viene definita TUBERCOLOSI
SECONDARIA (con la ripresa della proliferazione batterica e la formazione di lesioni granulomatose
multiple che possono anche confluire). Questo ovviamente comporta che i Micobatteri passino in
circolo determinando l’infezione diffusa o in altre sedi polmonari (più lesioni a livello polmonare)
ma anche in sedi extra-polmonari.
Quindi possiamo parlare, in conseguenza di questo, di:
− tubercolosi miliare (inizialmente siccome l’aspetto radiografico delle lesioni multiple a
livello dei polmoni è assimilabile ai granuli di miglio, inizialmente la tubercolosi miliare
stava ad indicare un quadro polmonare con lesioni multiple a granuli di miglio.
Successivamente per tubercolosi miliare si è intesa anche una malattia diffusa cioè un
quadro diffuso di lesioni anche a livello extra polmonare. Quindi “miliare” perché ai raggi X
si vede questo aspetto delle lesioni, dei tubercoli a granuli di miglio)
− tubercolosi meningea
− tubercolosi renale
− tubercolosi ossea
Quadro di complesso primario.
Lesione polmonare primaria che come si nota è singola; con interessamento dei linfonodi satelliti.
Complesso primario.
Quadro, ad un singolo polmone, con lesioni multiple e quadro miliare cioè con più lesioni
solamente in questo caso in un polmone.
Lesione cavitaria cioè una specie di caverna che si forma con dentro tutti i batteri. Lesione più
grossa con all’interno i bacilli.
Da questa lesione più grossa cavitaria si può avere poi il
passaggio dei Micobatteri nell’albero bronchiale e
quindi si provoca quella che viene definita tubercolosi
miliare quindi passano dalla linfa→ sangue→ reni,
cervello, ossa.
DIAGNOSI DI LABORATORIO
-Esame microscopico
Arrivano i vari campioni biologici in laboratorio e si fa subito l’esame microscopico.
Quindi i campioni clinici che sono per lo più espettorati ma non solo (arrivano anche urine)
vengono colorati con il metodo Ziehl Nielsen o dell’ acido alcol- resistenza.
Aspetto a collanina di perle.
Colorati più o meno
intensamente. Sembrano tante
palline una dietro l’altra.
Ultimamente se ne vedono tanti
a causa dei flussi migratori che
portano abbondanza di
materiale in questo senso.
Questo in foto è un campo
molto ricco di Micobatteri che
sono molto sottili, piccolini e
filamentosi.
Senza un controcolorante di
contrasto su un fondo bianco
probabilmente non riusciremmo a percepirli tutti se sono pochi.
Contestualmente all’esame batterioscopico che consistenza nell’osservazione microscopica, anche
se l’esame batterioscopico risulta negativo si procede all’esame colturale.
-Esame colturale
I campioni (nella fattispecie, l’espettorato o le urine) vanno raccolti per tre giorni consecutivi così
si amplia la possibilità, laddove i batteri sono pochi, di avere un riscontro positivo.
Se è vero che questi batteri sono a crescita lenta, è anche vero che gli attuali terreni arricchiti
favoriscono la crescita dei micobatteri e ci consentono di alleggerire un po’ i tempi di attesa.
Tanto che il tempo medio di crescita è passato dalle 3-4 settimane a 10-14 giorni (che comunque è
sempre tanto, nel frattempo il paziente ha fatto tanto danno in giro!)
Quando un campione arriva in laboratorio prima di seminarli sugli opportuni terreni, si attua un
processo di decontaminazione perché i Micobatteri sono capaci di resistere a delle basi, a degli
acidi e ai detergenti.
Questo lo si fa perché se sono pochi, si elimina tutta la flora circostante e si lasciano solo loro.
Ma anche perché, essendo a lenta crescita, i batteri che rimangono insieme si cibano di tutti i
nutrienti del terreno (sono terreni ricchissimi: uovo, latte, fecola), gli altri batteri potrebbero stare
benissimo in questi terreni a discapito dei Micobatteri che quando gli altri sono già cresciuti e
moltiplicati, loro invece stanno ancora pensando che forse si devono moltiplicare. Quindi lo si fa
per evitare che consumino tutti i nutrienti a discapito dei Micobatteri e anche per avere poi una
crescita soltanto di Micobatteri e quindi delle colture pulite con soli Micobatteri (se ci sono nel
campione).
Quindi si procede a questa decontaminazione con NaOH, N-acetilcisteina, mucolitico e “sputasol”
(chiamati così in laboratorio) che sono detergenti che si usano per decontaminare i campioni
perché gli altri batteri non sono capaci di resistere a questo trattamento con acidi e basi.
Se malauguratamente qualche batterio più temerario dovesse sfuggire a questo processo di
decontaminazione nei terreni troveranno il verde di malachite che è un agente selettivo e quindi
vengono fatti fuori. Löwenstein-Jensen di
colore verde salvia
perché contiene il
verde malachite,
solidifica con
coagulazione e ha
forma a becco di
clarino. La semina va
fatta non per infissione
e strisciamento ma
solo per strisciamento
perché i Micobatteri
sono aerobi e quindi