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FRANCIA: NOUVELLE VAGUE E CINEMA NUOVO

Nella Francia degli ultimi anni Cinquanta l'idealismo e i movimenti politici del primo dopoguerra mutarono in una cultura quasi apolitica del consumo e del divertimento. La nuova generazione destinata a occupare presto i posti di potere in Francia fu battezzata Nouvelle Vague, ed era in gran parte composta da avidi lettori di riviste di cinema e frequentatori di cineclub e cinema d'essai: un pubblico, insomma, pronto per film meno allineati di quelli del cinema di qualità. Nel 1953 il Centre National du Cinéma aveva introdotto un premio di qualità che permetteva a nuovi registi di realizzare cortometraggi; una legge del 1959 rilanciò con il sistema della avance sur recettes ("anticipo sulle ricevute"), che finanziava le opere prime sulla base della sceneggiatura. Fra il 1958 e il 1961 esordirono così nel lungometraggio dozzine di registi. Uno sviluppo così vistoso comprendeva naturalmente

tendenze molto differenti, ma le due principali sono quelle che si identificano con il gruppo della Nouvelle Vague da una parte e dall'altra con quelli della Rive Gauche, autori di poco più anziani che solo ora si affacciavano sul mondo del cinema. La Nouvelle Vague Si deve in gran parte alla Nouvelle Vague l'immagine romantica del giovane regista che lotta per sfidare con un cinema personale le convenzioni dell'industria. Paradossalmente, molti componenti del gruppo sarebbero divenuti rapidamente autori commerciali, spesso di livello assai ordinario. I principali esponenti della Nouvelle Vague nascevano come critici dei "Cahiers du cinéma", erano fedelissimi alla politica degli autori e convinti che il regista dovesse esprimere una sua personale visione del mondo, una visione che non doveva esprimersi solo nella sceneggiatura del film, ma anche nello stile. Gran parte degli appartenenti ai "Cahiers" esordirono come registi di corti, ma quasi

Tutti sarebbero passati allungometraggio entro la fine del decennio, sostenendosi e spesso finanziandosi vicendevolmente. L'epifania della Nouvelle Vague avvenne con quattro film usciti fra il 1958 e il 1960. Le beau Serge e I cugini di Claude Chabrol. I quattrocento colpi di François Truffaut, sensibile ritratto di un piccolo ladro fuggiasco, vinse a Cannes il premio per la miglior regia e impose la Nouvelle Vague nel mondo. Ma il più innovativo dei quattro resta Fino all'ultimo respiro di Jean-Luc Godard, resoconto degli ultimi giorni di vita di un piccolo criminale. Mentre Chabrol, Truffaut e Godard già lavoravano ai loro film successivi, altri giovani registi erano pronti all'esordio. Molti film della Nouvelle Vague erano l'ideale per le necessità finanziarie dei produttori: girati in ambienti reali con attrezzatura leggera, attori poco noti e troupe ridotte all'osso, potevano essere ultimati in fretta e per metà del budget medio.

Abituale; spesso si girava senza sonoro e si provvedeva in seguito al doppiaggio. Per tre anni, inoltre, svariate opere del genere produssero guadagni notevoli, portando alla fama Jean-Paul Belmondo e altre star che avrebbero dominato per decenni il cinema francese. Come indica lo stesso termine di Nouvelle Vague (traducibile come "nuova ondata"), gran parte del successo del gruppo si può attribuire al suo legame con il pubblico giovane: la maggior parte dei suoi componenti era nata attorno al 1930 e abitava a Parigi. Incentrato sulla vita professionale urbana tra mode chic e auto sportive, bar, party notturni a oltranza e locali jazz, il cinema della Nouvelle Vague proponeva l'ambiente dei caffè come se fosse catturato con l'immediatezza del cinema diretto. Parecchie erano anche le affinità tematiche fra una pellicola e l'altra: dell'Autorità era meglio diffidare; l'impegno politico o romantico era considerato con sospetto; le

azioni gratuite dei personaggi recavano tracce di un esistenzialismo pop e in un'eco del realismo poetico, del cinema di qualità e dei noir americani, spesso i soggetti ruotavano attorno a una femme fatale. Gli autori della Nouvelle Vague condividono alcuni principi di base e, come Antonioni e Fellini, spesso strutturano le trame su eventi casuali e digressioni, intensificando inoltre la tendenza ai finali aperti: il celebre finale di I quattrocento colpi fece del fermo immagine una tecnica ideale per esprimere una situazione irrisolta. Allo stesso tempo, la mescolanza di toni del neorealismo è portata all'estremo: in Truffaut, Godard e Chabrol, alla commedia farsesca subentrano spesso ansia, dolore e morte. I registi furono infine i primi a riferirsi sistematicamente alle tradizioni cinematografiche precedenti considerando la storia del cinema una presenza viva (in Fino all'ultimo respiro il protagonista imita Humphrey Bogart). Questa coscienza del debito di.

Ogni film nuovo con quelli passati valse come introduzione al cinema riflessivo degli anni Sessanta. Visto il sostegno dato dai «Cahiers» a un cinema personale, non c'è da stupirsi che la NouvelleVague non si sia coagulata in un movimento compatto nello stile come l'espressionismo tedesco o la scuola del montaggio sovietico: le diverse direzioni prese negli anni Sessanta dai suoi esponenti induce semmai a vederla come una breve alleanza di temperamenti differenti. I due registi più importanti e influenti restano tuttavia Truffaut e Godard, anche se molti loro colleghi ebbero notevole fortuna.

Nuovo cinema francese: la Rive Gauche

La fine degli anni Cinquanta portò alla ribalta un altro eterogeneo gruppo di cineasti, noti fin da allora come quelli della Rive Gauche, della "riva sinistra". Mediamente più anziani e meno cinefili di quelli dei «Cahiers», tendevano ad assimilare il cinema ad altre arti, in particolare alla letteratura.

Anche il loro cinema, comunque, era d'impronta moderna e favorito dall'interesse del pubblico giovane per l'esperimentazione. Il prototipo dei film della Rive Gauche è Hiroshima mon amour, diretto da Alain Resnais e sceneggiatura di Marguerite Duras. Apparso nel 1959, il film divise la ribalta con I cugini e I quattrocento colpi, offrendo ulteriore prova del rinnovamento del cinema francese ma anche marcando la propria diversità dalle opere di Chabrol e Truffaut: al tempo stesso altamente intellettuale e capace di scoccare profondamente, Hiroshima mon amour contrappone in modo inquietante presente e passato.

Giunta a Hiroshima per un film contro la guerra, un'attrice francese è attratta da un giapponese e nell'arco di due giorni e due notti ci fa l'amore, ci parla, ci litiga fino a che i due raggiungono un'oscura comprensione reciproca. Nella mente di lei riaffiorano intanto i ricordi del soldato tedesco amato durante l'occupazione;

Tenta così di associare il suo tormento durante la seconda guerra mondiale con le terribili sofferenze inflitte dalla distruzione atomica di Hiroshima nel 1945. Il film si chiude con un'apparente riconciliazione della coppia e l'idea che la difficoltà di comprendere in pieno qualsiasi verità storica sia analoga a quella di comprendere un altro essere umano. Marguerite Duras costruisce la sua sceneggiatura come un duetto in cui voci maschili e femminili si intrecciano sulle immagini: spesso non è chiaro se la colonna sonora stia proponendo una conversazione reale, un dialogo immaginario o un momento espresso dai personaggi, mentre il film passa con disinvoltura dall'azione della trama a materiale documentario, di solito di Hiroshima, o a inquadrature della giovinezza francese dell'attrice. Anche se i flashback erano divenuti frequenti già negli anni Quaranta e Cinquanta, i salti temporali di Resnais sono improvvisi, frammentari e spesso.

sospesi in modo ambiguo fra ricordo e fantasia. Nella seconda parte di Hiroshima mon amour il giapponese segue la francese per la città durante la notte e ai flashback si sostituisce la voce interiore di lei che commenta ciò che sta accadendo nel presente. Se la prima metà del film era così veloce nel ritmo da disorientare lo spettatore, la seconda rallenta fino a corrispondere al passo di lei, al suo nervoso fuggire e alla paziente attesa dell'uomo: il ritmo, che ci costringe a osservare le sfumature del comportamento dei due, anticipa quello di Antonioni in L'avventura. Nel 1959 Hiroshima mon amour fu presentato fuori concorso al Festival di Cannes e vinse il premio della Critica Internazionale: le scene di intimità sessuale e lo stile del racconto fecero sensazione, e l'ambigua mescolanza di realismo documentario, evocazioni soggettive e commenti dell'autore costituirono una tappa importante nello sviluppo artistico del cinema di tutto

il mondo. Hiroshima monamour diede a Resnais fama internazionale e il suo film seguente, L'anno scorso a Marienbad, sviluppò ulteriormente l'ambiguità modernista: fantasia, sogno e realtà - sempre che ce ne sia - si mescolano nella vicenda di tre personaggi che si incentrano in un lussuoso albergo. Il successo di Hiroshima monamour contribuì a lanciare altri registi della Rive Gauche. Georges Franju e anche Marguerite Duras si sarebbe poi cimentata nella regia. Il cinema francese degli anni Sessanta era uno dei più ammirati e imitati in tutto il mondo. La tradizione di qualità era stata soppiantata da un cinema assolutamente moderno. Benché Eric Rohmer fosse di quasi dieci anni più vecchio dei suoi amici ai "Cahiers", la fama loro raggiunse un po' più tardi. Esteta riflessivo, Rohmer aderì scrupolosamente agli insegnamenti di Bazin: Il segno del leone ricorda Ladri di biciclette per comevite e dei giorni". In questa serie, Rohmer ha esplorato temi come l'amore, la gelosia, la fedeltà e la ricerca della felicità. Alcuni dei film più noti di questa serie includono Pauline alla spiaggia (Pauline à la plage, 1983), Le notti della luna piena (Les nuits de la pleine lune, 1984) e L'amico di mia sorella (L'ami de mon amie, 1987). Rohmer è stato un regista molto influente nel cinema francese e ha lasciato un'impronta duratura sulla storia del cinema. I suoi film sono caratterizzati da dialoghi intelligenti, personaggi complessi e una profonda riflessione sulla condizione umana. Rohmer è stato un maestro nel rappresentare le sfumature delle relazioni umane e ha saputo catturare con maestria le emozioni e i desideri dei suoi personaggi. La sua carriera è stata celebrata con numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Leone d'oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia nel 2001. Rohmer è scomparso nel 2010, ma il suo lascito nel mondo del cinema rimane vivo e influente ancora oggi.uova, Renoir preferisce una narrazione più complessa e articolata. Entrambi, però, riescono a cogliere con maestria le sfumature dei personaggi e a raccontare storie che affrontano temi universali come l'amore, l'amicizia e la ricerca della felicità.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
66 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Menzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguaggi audiovisivi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Gervasini Mauro.