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VIVIANI
•
Cresciuto in ambiente teatrale, debutta sulla scena all’età di 4 anni; a 6 anni recita
in un dramma di prosa, Masaniello. A 12 anni, rimasto organo, inizia a lavorare. A
14 anni viene scritturato in un Circo Equestre, il Circo Scritto, per recitare la parte di
Don Nicola ne “La Canzone di Zeza”. D questo momento inizia a fare il giro della
compagnia di circo e dei piccoli teatri di periferia. A 15 anni scritturato come artista
di varietà della compagnia di BOVA e CAMERLENGO.
1904 a Napoli al TEATRO PETRELLA interpreta per la prima volta “LO
SCUGNIZZO”, una macchietta scritta da Giovanni Capurro.
Poi: IL TRAVATORE, O’MUNACIELLO.
In questi numeri e macchiette mette a punto uno stile personale in cui l’arte della
deformazione e della caricatura era temperata da una vena di sentimentalismo e di
realismo.
1906: All’ARENA OLIMPIA esordisce una macchietta da lui composta “FIFI RINO”
dando via a quel marionettismo istantaneo ripreso da Totò e Nino Taranto.
Scritturato dall’EDEN, si avvia la sua carriera.
1917: passa dal Teatro di Varietà al Teatro vero e proprio. Organizza una
Compagnia di prosa e musica che debutta al Teatro Umberto I il 27 Dicembre 1917
con l’atto unico “IL VICOLO”.
Viviani ebbe un intenso rapporto d’amicizia con Pirandello. Infatti, Pirandello gli
affidò 3 novelle: LA PATENTE, PESANCI GIACOMINO e BELLAVISTA.
1924: LA PATENTE – Protagonista Rosario Chiarchiaro. Pasquale Schiattarello in
napoletano (interpretato da VIVIANI stesso).
1933: PENSACI GIACOMINO
1943: BELLAVISTA
Viviani nelle sue opere mette in scena uno spaccato della società contemporanea
(guappi, ambulanti) realisticamente.
Con l’avvento del governo SALANDRA ci fu la chiusura dei TEATROI DI VARIETA’.
Così Viviani passa dal Varietà alla Commedia.
Con la propria Compagnia debutta all’Umberto I con “O’ VICO” atto unico in versi,
prosa e musica fusi in un’unica opera.
Elimina ogni forma di improvvisazione; i temi toccati sono:
DISOCCUPAZIONE
• MISERIA
• EMIGRAZIONE
• QUESTIONE FEMMINLE
•
Realismo in scena: la vera protagonista dell’opera è NAPOLI.
Grande originalità di Viviani è la FUNZIONE DELLA MUSICA.
Viviani è autore delle musiche dei suoi spettacoli, le fa trascrivere da altri.
Prima edizione delle poesia pubblicate negli anni ’30 dalla Mondadori: la raccolta
intitolata “TAVOLOZZA” contiene 3 poemetti:
FESTA DI MONTEVERGINE
• A GALLERIA
• 'A CANTATA D'E PASTURE
• ENZO MOSCATO
•
Zaikatà: opere per Eduardo, sebbene Moscato fosse ben diverso da Eduardo De
Filippo come autore.
Drammaturgia di Moscato: Frammentaria, frutto di suggestioni con discorsi di varia
natura in cui prevale la poesia.
Annamaria Ortesi: si avvicina a Moscato come autore: suggestione, allegoria,
simbolo, non la realtà.
Il fatto storico è pretesto per un discorso ideologico:
Luparella: misera creatura debole, catarsi della morte sul personaggio:
• redenzione ed esaltazione
Rucello – De Bernardini: simili a Moscato
•
Partitura: termine fondamentale per Moscato in quanto i suoi testi sono prosa,
versi, musica
2004: L’opera segreta: omaggio alla Ortese.
Opera dedicata a Caravaggio.
Riscrittura del Moliere di Carlo Goldoni.
Moscato si rifà continuamente al “suono,”, la sonorità attraverso le quali si
ripercorrono momenti della memoria.
Moscato CANTAUTORE: Emberagos, Carità, Toledo Suite
Autobiografia di Moscato: GLI ANNI PICCOLI.
Alterna momenti alti (descrizione cc…) a momenti realistici in perfetto stile, tipico di
Moscato.
Scannasurice – Signurì Signurì (RACCOLTA ORFANI VELENI)
Testi spesso revisionati dall’autore stesso.
Raccontare vuol dire raccontare SENSAZIONI, POESIA non prosa. Per Eduardo
De Filippo invece è PROSA.
MOSCATO: scrittura sublime, ossimoro, introduzione di note di regia. La realtà
narrata astoricamente, prosa a pretesto per la poesia.
La lingua: non napoletana, napoletanissima, astratta e corposa, mistero e
paradosso. A differenza di Viviani (lingua legata alla realtà).
L’Opera di Moscato è frammentaria e sempre aperta a differenza dell’opera di
Eduardo
De Filippo, perfettamente costruita e chiusa.
Napoli ’43: Sull’ordine e il disordine. È una sorta di riflessione sul senso della
rivoluzione: il pretesto storico è la Rivoluzione del 1799 a Napoli, analisi metaforica
e poetica sull’idea della sconfitta continua, della libertà dell’uomo nella storia. Un
misto di realtà e finizione drammatica. Non c’è narrazione lineare di eventi. I
personaggi sono metafisica, non reali; non inscenano fatti reali, ma SENSAZIONI o
STATI D’ANIMO.
Napoli ’43 ha un forte legame con “Le quattro giornate di Napoli”.
Signurì Signurì: parla del TERREMOTO avvenuto a Napoli.
SANTANELLI
•
IL BACIAMANO:
Opera assestante rispetto le altre di Santanelli.
Teatro dell’assurdo e grottesco, ma senza la curiosità morbosa per la vita e gli
oggetti altrui (tipici in Santanelli).
Scompare la figura della DONNA-MADRE OPPRESSIVA. Presenta in Bella Vita
CAROLINA o Regina Madre.
PROTAGONISTI:
Un gentiluomo idealista e giacobino.
• Janara: una lazzara che per ordine del marito deve uccidere e cucinare il
• giacobino (cannibalismo documentato).
Napoli, Rivoluzione NAPOLETANA 1799 (come ne IL RESTO DI NIENTE): Città nel
CAOS e CRIMANALITA’.
DUE ELEMENTI FONDAMENTALI:
IL CANNIBALISMO: inteso anche metaforicamente: l’uomo che mangia se
• stesso, simbolo della resistenza del popolo alla giusta rivoluzione proposta
dagli intellettuali che annulla la speranza della MODERNITA’.
IL DESIDERIO: della POPOLANA scaturito dal semplice BACIAMANO che
• quindi arricchisce un po’ la sua vita abbruttita.
Quindi, l’opera è tra l’ASSURDO e il REALISTICO, in cui si inserisce il TEMA
DELLA DONNA, maltrattata e sfruttata dal marito.
SCELTA LINGUISTICA: Janara parla solo in dialetto (prima rotta nella produzione
di Santanelli) REALISMO-DISTANZA tra i personaggi.
NATALE IN CASA CUPIELLO
•
Fausto Russo Alesi: mette in scena l’opera di Eduardo impersonando tutti i
personaggi di volta in volta.
Crea una serie di assoli in cui ogni personaggio è presentato come solo.
L’analisi di Fausto Alesi parte dal fatto che tutti i personaggi di Natale sono solo
anche se interagiscono tra di loro. SOLITUDINE NEI RAPPORTI INTERFAMILIARI.
UMANITA’, AMAREZZA, DISILLUSIONE.
Lo SPAZIO DEI TESTI (Saggio di Antonia Lezza)
Rivalutazione della funzione dell’AUTORE della Commedia dell’Arte (nel ‘900)
mentre in passato veniva considerato più rilevante solo l’aspetto attoriale della
Commedia dell’Arte.
Soprattutto gli autori DIALETTALI hanno avuto la difficoltà di essere apprezzati
come tali (se ne considerava di più la performance attoriale).
Il successo di Eduardo è legato alla stima che aveva per PIRANDELLO (Loilà,
Berretto a sonagli, L’abito nuovo sono opere di Pirandello che Eduardo traduce in
napoletano).
Eduardo attore dei propri testi come Dario Fo.
Rapporti con Scarpetta: metà ‘50 fonda “La Scarpettina”, Compagnia in cui nono
recita.
Eduardo De Filippo non realizza un’AUTOBIOGRAFIA.
Seconda metà del ‘900: si vuole riportare il teatro alla sua natura performativa,
demonizzando e abolendo l’aspetto attoriale.
Le lezioni di Eduardo De Filippo alla Sapienza di Roma cercano di avvicinare gli
studenti alla scrittura di testi teatrali.
Importante in Eduardo è l’uso del NAPOLETANO-ITALIANIZZATO resto
comprensibile anche da chi non lo parla, a differenza di VIVIANI che usa il
napoletano PURO nelle sue opere.
ANNIBALE RUCCELLO
•
Drammaturgo formatosi alla scuola di De Simone.
Antropologo cultore della tradizione popolare campana, attenzione al presente.
Attore e regista, fonde la cooperativa “Il carro”
Capofila del movimento della nuova drammaturgia post-eduardiana.
Lingua: napoletano colto (tradizionalmente e ottocentesca) misto a napoletano sub-
urbana.
Le sue opere sono caratterizzate da atmosfere di minaccia, frustrazione, rabbia e
insieme pietà; forti personaggi femminili, ambienti degradati.
PICCOLE TRAGEDIE MINIMALI
Raccolta di 4 ATTI UNICI (la fiaba, Morte di Carmela, Mal di denti, La telefonata).
4 MONOLOGHI incentrati sulla lingua della MAMMA.
Un’opera che mette insieme antropologia, cultura popolare e attualità (anticipando
l’influenza che i mass media avranno sulla vita delle persone)
Ruccello prendere coscienza dell’influenza negativa dei nuovi costumi di
consumismo (incombenza sei media) raccontando la perdita d’identità.
Utilizza la storia contemporanea sociale.
Figura in Ruccello: emarginati, chiusi in un loro mondo (auto-emarginati), donne
vittime in preda ai rimorsi, non sono eroine come in Striano (debolezza psicologica,
ma forti di carattere)
Il dramma resta in secondo piano rispetto alla figura femminile.
ARIOSTO
•
LA CASSARIA: 1508. È la prima commedia in volgare. Esempio del calssico sul
modello di Plauto e Terenzio. Personaggi e situazioni sono presi dai classici, ma
inseriti in un contesto contemporaneo all’autore.
La trama ruota intorno alla cassa preziosa (da cui il titolo, ispirato dalla Cistellario di
Plauto).
Novità della commedia di Ariosto è l’azione.
IL PROLOGO: scritto in versi da indicazioni su come è scritta l’opera, sulle fonti
classiche (e le dovute differenze) ma non svela la trama. L’uso della lingua, volgare
fiorentino, reso poetico.
I temi dell’opera sono libertà e giustizia sociale.
LA LOCANDIERA
•
LA LOCANDIERA
Dedica: Dedicata a Giulio Ruccellai, signore fiorentino. Nella
o dedica Goldoni spiega il perché della dedica al Signore, e gli
chiede protezione. Osservazione di carattere generale (parla
l’autore)
L’autore a chi legge: novità di Goldoni. L’autore spiega le
o intenzioni del testo presentato, fornendo una chiave di lettura.
NON E’ UN PROLOGO.
Nella dedica troviamo informazioni storiche sulle attività
o dell’autore. È un testo paratestuale.
IL TEATRO COMICO: Commedia in 3 atti.
• Commedia metateatrale: rappresenta l’allestimento di uno
spettacolo.
Commedia manifesto della RIFORMA TEATRALE GOLDONIANA:
Rif