Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Flaubert con Madame Bovàry, che narra un adulterio e non predica perciò le virtù della fedeltà
coniugale) da parte delle autorità. Nella seconda metà dell’Ottocento si instaura un fenomeno “in
risposta” chiamato l’art pour l’art (l’arte per l’arte) o Estetismo (chiamato così da chi vuole dare
una cognizione negativa) o Simbolismo (chiamato così dagli studiosi). È una corrente che parla il
linguaggio dell’arte e si disinteressa di servire il popolo o la classe sociale, di comunicare buoni
sentimenti, ma proprio per il suo essere arte ne parla il linguaggio disinteressandosi del mondo
sociale e delle sue idee morali: rende l’arte autonoma dai ceppi pedagogici, dai vincoli
dogmatici. Forma auto-referenziale dell’arte.
L’arte inizia ad essere concepita anzi come luogo della dissacrazione di ogni valore puritano,
cristiano… (Mallarmé, Baudelaire…). Mallarmé ad esempio utilizza un linguaggio artistico, termini
tratti da una sensibilità artistica, linguaggio perciò auto-referenziato, l’arte parla il linguaggio
dell’arte.
Certi teorici dell’arte, classicisti, portano critiche a questa forma d’arte perché slegata dai valori di
una contemporaneità fortemente legata alla coscienza borghese; sono borghesi ed anti-borghesi al
contempo. Il pensiero di Michelstaedter, il filosofo della persuasione e di una certa idea di uomo
assoluto, è slegato dalla tradizione perciò auto-referenziale (come il linguaggio degli artisti de l’art
pour l’art, i cosiddetti esteti), inserendosi in una cerchia di eroi anticipanti la rivoluzione delle
Avanguardie storiche, in una corrente dell’arte e del pensiero che non ubbidisce più alle
sollecitazioni etico-morali della classe borghese. È un pensatore anti-borghese, non è marxista ma
nichilista: la sua esperienza deve essere associata alla filosofia del martello di Nietzsche perché
entrambi si preoccupano di decostruire i falsi valori della coscienza europea. Mai perdere la forte
coscienza anti-borghese di Michelstaedter. Società che nega al singolo la sua autonomia, il suo
diritto di pensare concettualmente, di vivere nelle forme libere del poter vivere.
Ideale di vita separato dalla materialità: ti rende libero ma ti obbliga ad una vita di assoluta povertà.
Stando all’interno di questo parametro possiamo dare un’interpretazione impressionista ma anche
storico-culturale: all’inizio del Novecento, proprio quando esplode l’idea di una società opulenta,
fortificata dalla tecnica (automobile, moto…). In questo contesto della Belle Epoque e del sistema
capitalistico, molti letterati sebbene non marxisti disapprovano grandemente l’immagine di una
società fondata sui riti del capitalismo, lanciando invece la proposta di un’intelligenza tragica.
A pag.31 de La differenza ebraica: prefazione di Michelstaedter scrive alla sua tesi di laurea, non
verrà poi acclusa ad essa. Che cos’è una prefazione? È un breve scritto dell’autore che riflette sulla
sua opera. C’è tutta una storia del modo della prefazione, così come si è imposto da qualche secolo:
la prefazione sovente vuole da parte dell’autore orientare la lettura del lettore, sottolineando ad esso
che quello che è stato scritto ubbidisca a un principio di verità, e, in modo particolare per questa
prefazione, lo scrittore comunica quali sono gli autori determinanti gran parte del concetto di
Michelstaedter di vita tragica. Ne La differenza ebraica l’autore dice che il concetto di assoluto che
presuppone la negazione della vita reale, che costringe a riti e miti che non scaturiscono dalla nostra
volontà, trasformando l’uomo in oggetto di volontà altrui (pensiamo perché ci fanno pensare); c’è
una catena dell’essere che partendo dal mondo presocratico è giunto fino ai nostri giorni. Gli autori
che Michelstaedter cita sono: Paramenide, Eraclito ed Empedocle sono i suoi esempi presocratici;
Aristotele –colui che storicizza, classifica, non avendo più uno sguardo interpretativo riguardo
l’essenza del pensiero passato, addomesticandolo; Socrate, L’ecclesiaste (uno dei libri più tragici
della Bibbia; qui vi è elemento ebraico di coscienza, il pensiero occidentale è il risultato della
fusione della cultura ebraica con quella pagana-cristiana), Cristo (“e ci fabbricarono su la Chiesa”:
la tradizione cristiana come blocco, costituzione di quel comunismo primitivo che molti notano nei
Vangeli), Eschilo e Sofocle (tragediografi), Simonide (storico), Petrarca (ne I trionfi), Leopardi
(subito associato al pensiero di Schopenhauer per le analogie tra la poesia del dolore di L. e il
dolore in S.), Leopardi a livello internazionale aveva una sua collocazione: numerose sono le
testimonianze dell’attenzione di Nietzsche per lo scrittore. L’esempio della poesia di Leopardi
diventa poi un genere letterario, non una meditazione sulla condizione dell’uomo.
Michelstaedter fa una scelta di campo: non cita Nietzsche ma “ipse”, quando noi sappiamo che
diverse suggestioni tematico-concettuali presenti nei suoi scritti provengono pari pari da questo
filosofo. Qui Michelstaedter sta parlando ad un lettore ideale, al suo lettore storico, e sa bene che
nei primi del Novecento Nietzsche era stato fagocitato dalla poetica di D’Annunzio. L’ideale del
superuomo era stato banalizzato da D’Annunzio nel trionfo della morte e nel fuoco; per questa
dannunziazione del movimento di Nietzsche l’autore evita di riportarlo così per non essere
riconducibile al fenomeno.
[Considerazioni di un impolitico di Mann: riflessione sulla cultura centro-europea per chiedersi
come ha potuto la Germania sprofondare in quella orribile guerra (I guerra mondiale), perché tutta
la sua cultura dell’Ottocento (Schopenhauer, Wagner. Nietzsche…) non aiutò. Riconosce a
Nietzsche che dopo di lui la letteratura tedesca non sarà più la stessa: quest’ultimo dà alla lingua
tedesca una scioltezza, profondità simbolica ed immaginativa, ineguagliabile. Nietzsche è stato il
ponte tra una certa idea di scrittura letteraria e la nuova idea di scrittura letteraria. Quella
generazione sposta la propria attenzione su “ipse”]
“Ipse” è antiborghese e predica il cosiddetto vangelo dell’individualismo: diventa uno degli autori
di Michelstaedter, che negli appunti e lettere che noi troviamo ci conferma la sua attenzione verso
questo maestro di vita.
- VANGELO DELL’INDIVIDUALISMO VS VANGELO DEL SUPERUOMO -
C’è una persuasione: quella di Cristo, quella di Socrate, quella di Leopardi, quella di Ipse… Subito
gli uomini, nella forma della canonizzazione, vi applicano formule, trovandosi così già nel mondo
della retorica. “E se Beethoven lo canta così da muovere il cuore, ognuno adotterà la commozione
per i propri scopi…” Michelstaedter cita Beethoven perché quest’ultimo è considerato da quella
generazione come l’artista assolutamente separato da ogni collisione o rapporto con il sistema: è
l’artista che non scrive musica per far piacere al principe o al vescovo (come fu il primo periodo di
Mozart ad esempio), ma pur veicolando nella sua musica la coscienza del tempo non si vende. Ciò
al punto tale Weininger, scrittore di Sesso e carattere (1903), autore ebreo, si suicida a Vienna nella
casa abitata da Beethoven nel periodo viennese: questa azione per esprimere l’etica e la morale che
sta dietro al suicidio “eroico” di questo scrittore.
In questo periodo Socrate è visto come il Cristo del mondo pagano.
Nei secoli ci sono stati pensatori, letterati, drammaturghi, lirici…che hanno comunque conferito al
pensiero una dimensione tragica tanto importante da essere immediatamente canonizzata dal
sistema a tal punto da disattivare l’elemento rivoluzionario di queste singole esperienze.
L’Atteggiamento nietzscheiano che Michelstaedter ha con la tradizione, non colta nel suo blocco ma
in singoli esempi, si può soggettivare in un libro sull’utilità della storia per la vita di Nietzsche
13/02/2014
Idea dell’uomo autentico -> Io universale -> Eroe tragico che agisce all’interno della società
borghese (IBSEN); Il pensiero nietzscheiano c’è ma Michelstaedter non vuole sporcare il suo
pensiero di Nietzsche (e quindi di D’Annunzio). Tra gli studiosi del primo Novecento c’era questa
moda dannunziana , che verrà abbandonata in virtù della coscienza etica. Per la generazione
europea predica un vangelo dell’individualismo (no canone platonico-cristiano = no idea che
l’uomo è unione tra soggetto e oggetto. L’uomo è nato buono, questa bontà viene sporcata dalla
società a partire da Rousseau nell’Emilia: ciò che scompensa l’individuo nella società è la società
stessa (= l’uomo persuaso di Michelstaedter)
Il poeta è in esilio nei confronti della sua società che non sa riconoscere il valore della sua poesia:
risponde attraverso il valore dell’arte alla sua condizione di solitudine. Una religione dell’arte si
fonda a partire dal Rinascimento Europeo. Una religione dell’uomo a partire dallo Zataustra di
Nietzsche: l’uomo persuaso di Michelstaedter si rifà ad essa.
Il presente non è subalterno alla tradizione: fa propri alcuni aspetti di essa attualizzandoli nel
presente. Questo rendere il presente eguale ad ogni grande tradizione del passato, questo chiedere
alla giovane di non avere uno sguardo subalterno nei confronti delle tradizioni del passato (chiedere
ai giovani di oggi di essere eroi del passato incarnati nell’attualità). La vita a partire dall’Ottocento
diventa una richiesta di autenticità: c’è la cultura ma c’è anche la vita. Quale valore dare alla vita?
Una delle affermazioni apodittiche di Nietzsche risulta la sintesi dell’atteggiamento di M. nei
confronti di essa “Solo con la forza del presente potete interpretare il passato. Solo nella più forte
tensione […] Uguale con uguale. Altrimenti abbasserete il passato a voi.” (ne La differenza ebraica
è a pag.37) Siamo dinanzi a un’affermazione di questo tipo: non bisogna imitare passivamente i
valori del passato, ma dobbiamo gareggiare con il passato, prendendone i grandi esempi di civiltà e
di autenticità inserendoli nella nostra contemporaneità. Questo, che è uno dei leifmotiv del
messaggio nietzscheiano, non è qualcosa di pacifico nell’intelligenza primo-novecentesca. A pag.
34-35 de La differenza ebraica si esamin