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La varietà metrica del panorama laudistico delle origini è si testimoniata dalle occorrenze
duecentesche anche di altri schemi, a partire dalla quartina monorima al serventese
caudato, ma si tratta solo di alcuni frammenti superstiti nei confronti della diffusione della
lauda-ballata che domina il panorama lirico.
Lo schema è analogo a quello della ballata:
- ritornello (o ripresa) con ultima rima x
- strofe composte di due o più mutazioni identiche e di una "volta" tendenzialmente
modellata sulla ripresa
- in poche parole segue lo schema zagialesco (xx, aaax)
Bisogna tener conto della fatto che la matrice della lauda-ballata si è rilevata ben
presente già nella produzione innografica mediolatina. Il Cortonese è l'unico dei laudari
conservabili ad essere databile entro il Duecento e contiene 45 tesi il cui tono breve e
lineare non può esser svincolato dall'esecuzione musicale.
Restando nel Duecendo, cinque laudi in forma di ballata compose Guittone D'Arezzo,
le cui opere sono ricordate in un canzoniere sotto il nome di Frate Guittone. Notevole
sarà l'influsso che acrà sulla Toscana petrarchesca con il suo stile apologetico-
moraleggiante. I suoi componimenti spaziano dall'essere una versione moraleggiata del
plazer provenzale a una poesia impegnata alla dimostrazione dell'esistenza di Dio e
contro le varie realtà eretiche. Non va dimenticato le queste Laudi di Frate Guittone
furono spesso pensate come strumento interno dell'ambiente dell'Ordine domenicano,
funzionale ad ottenere la promozione della pace civile. Tra le laudi-ballate due sono
dedicate a Domenico e Francesco come fondatori dell'Ordine, nelle altre è invece
evidente l'impegno di Guittone in unn registro di tipo "popolare".
5. Iacopone da Todi
Grandissima fortuna ebbe invece Iacopone da Todi secondo solamente a Dante sia per
la grandezza dell'opera, sia per la diffusione maniscritta. Databili al Duecento sono solo
alcuni frammenti, ma il suo successo è precoce così come la sua imitazione.Le notizie
biografiche su Iacopone risultano essere spesso frammentarie e legati a manoscritti
agiograficili, ma qualche notizia certa è possibile da ricavare. Dopo la morte della
moglie, per il crollo del pavimento durante una festa da ballo (ahahahah), Iacopone
lasciò i suoi amari accumulati grazie al suo lavoro di notaio ed entrò a far parte
dell'Ordine dei Minori caratterizzato da grandi dissapori interni. Alla fazione che
richiedeva sine glossa il rispetto della Prima Regola del Testamento di Francesco,
fazione di cui Iacopone fece parte, vennero revocati con l'elezione di Bonifacio VIII tutte
le revisioni celestiniane favorevoli agli Spirituali. Dopo una serie di coraggiose invettive
contro il papato, Iacopone si vise convolto nel conflitto tra i Colonna e il Papa Caetani,
che si risolverà con una scomunica che verrà revolata solo dopo la morte di Bonifacio
XIII e la nomina di Benedetto XI.
Il corpus poetico di Iacopone non è definibile con certezza, ma le opere più sicure son
quelle che si trovano nei manoscritti umbri, che conservano circa una novatina di laude
di lunghezza assai varia. Dal punto di vista formale la lauda iacoponiana non si distingue
dalla già citata confraternale, con la prevalenza dello schema lauda-ballata su stampo
zagialesco, con prevalenza di settenari e o ottonario.
[Zagialesco: Componimento di origine araba-ispanica che segue la metrica (aaax),
classico esempio di recupero è Donna de Paradiso di Iacopone.]
Ma sul punto di vista funzionale entriamo in una dimensione diametricalmente opposta
alle laude dei confraterniti: le sue laudi infatti non adempiono a un particolare scopo
liturgico, ma mirano ad una crescita spirituale, fattore che traspare da una vivisima
religiosità stilistica. Proprio per questo la sua opera guadagna il nome di "laudario
personale". D'altronde nella sua opera scritturia, in tal senso, particolare importanza
assume la canzone Que farai fra Iacopone, chiaro segno di una presa diretta sulla realtà
storica, altrimenti sconosciuta al panorama laudistico. La critica si è liberata della figura
del rozzo poeta-giullare, attribuitagli nell'epoca romantica, riconoscendo la complessità
della sua opera teologica ed insieme retorico-letteraria. Non mancano infatti esempio di
teologia versificata del corpus iacoponiano e aspre scritiche contro i componenti
dell'odine francescano che rifiutavano di seguire i canoni di vita dettati, la semplicitas
dettata dalla Prima Regola di Francesco. In genere è vivissima l'invettiva contro la
corruzione dilagante della Chiesa, facendo la descrizione della rovina di essa in tono
fortemente apocalittico nella forma del planctus o lamentatio. La seconda parte del
laudario mostra invece componimenti più vicini ai temi di ascesi e mistica. Il concetto di
ascesi risulta legato al concetto di peccato e morte stessa, non potendo perciò essere la
soluzione finale del percorso religioso, che Iacopone identifica invece nella misticismo,
un amore ineffabile che supera e trascende ogni opposizione tra vizio e virtù. Il centro di
tutto vi è perciò la grande umanutà di Cristo che permette il rapporto d'amore unitivo con
Dio. Ma anche questa umanità ricollega al tema della morte, rendendo la mistica di
Iacopone una mistica del nulla. La singolarità del poeta Iacopone è quindi una
singolarità di stile e di lingua. La sua opera mostra una grande consapezollezza tanto
dell'opera retorica quanto dell'innografia latina e della lirica profana volgare dimostrando
però un linguaggio nuovo di sconcertante efficacia e violenza espressiva. Tradizione
lessicale teologica-mistica unita alla lingua del quotidiano adoperate per descrivere
un'esperienza personale con Dio concreta e attiva.
6. I Sermoni in Versi
Ricostuire il percorso della lingua volgare nella tradizione liturgica, è ancora più
complicato che in altri ambiti della letteratura religiosa. Tuttavia la salvaguardia del latino
come unica lingua religiosa è assai meno rigorosa di quanto non sarà in tempi
successivi, ovvero dopo il Concilio di Trento. Anzi il volgare lentamente comincia a
conquistare il suo ruolo nella pratica liturgica proprio in questi anni. Spesso infatti
troviamo tropi o sequenze bilingui, funzioni paralinguistiche di cui avremo esempi
indiretti anche nell'Italia del Duecento nell'innografia e nella pratica delle preghiere per
via di formulari volgari dalla facile rimembranza. Grandissimo altro settore è quello dei
volgarizzamenti del testo biblico, con l'aggravante qui del sospetto di eterodossia.
Difficile attestare se anche nel Duecento vi siano tracce di volgarizzamenti di molti libri
da parte dei Domenicani o attestare l'uso di lezionari in volgare, ma che si predicasse in
volgare questo è cosa certa (considerando soprattutto il fenomeno della predicazione
itinerante). I ricordi di questo nuovo tipo di predicazione sotto però quasi interamente
affidati alla tradizione orale, e là dove se ne trovino forme scritte, quest'ultime seguono
rigorosamente la forma latina delle reportationes e delle raccolte di exempla.
Unici esempi duecenteschi della predicazione in volgare sono i Sermoni subalpini,
proveniente da una zona di confine linguistico con la realtà religiosa francese.
7. Agiografia, Allegoria e Escatologia
La letteratura agiografica nel Duecento conosce un processo di trasformazione di
grande rilievo, con la produzione di raccolte molto estese, i cosiddetti passonalia nova
che rispondono alle nuove esigenze di predicazione degli Ordini Mendicanti come
esempi di condotta morale. Per il volgarizzamento italiano bisognerà attendere tuttavia il
Trecento come avviena anche per l'importante filone della agiografia francescana. Di
argomento agiografico sono molte laude che seguono lo schema della lauda-ballata ma
dificilmente con un'impostazione biografica. Degno di nota è inoltre il filone della
trattatistica dottrinale. Da ricordare sono soprattutto Onorio Augustodunense e in campo
toscano Albertano da Brescia. Degne di nota sono anche le rielaborazioni delle opere di
Innocenzo III e in ambito veneto Giacomino da Verona che declina il suo status
francescano e scrive poemetti di natura escatologica.
Ho tagliato praticamente tutto perchè non mi sembrava per nulla importante, se capita
questa domanda spacco tutto LOL
8. Intellettuali e Vita Religiosa del Nord
Nel contesto della letteratura religiosa del Nord Italia sino ad ora delineata, emerge la
figura di Bonversin De La Riva, i cui interessi religiosi espressi in volgare prevalgono
nella sua produzione. Oltre la produzione in latino legata al suo ruolo di maestro,
troviamo infatti opere di traduzione e poemetti come il De Plantibus ove la Vergine è la
protagonista dell'opera. Le sue opere ricordano il tema iacoponiano del conflictus,
richiamandone alcune situazioni e assumendone a tratti il tono apocalittico.. Opera
fondamentale è il Libro delle Tre Scritture, un percorso verso la redenzione visto in
una prospettiva escatologica. Caratteristica del poeta è la sua forte omogeneità nella
produzione, redatta tutta in alessandrini e in quartine monorime.
Meno definibile è il cosiddetto Anonimo Genovese, a lui si attribuiscono circa 180
componimenti volgari e latini di varia estensione. Come Bonversin anche lui ha una
collocazione da laico nel panorama religioso dando vita a una miscellania di temi
spirituali e devozionali. Accanto a ciò prende posto anche una produzione di tipo
moraleggiante che si differenzia da Bonvesin per il tipo di metro adottato: otto-novenario
giullaresco, in distici o veloci quartine.
9. L'Interpretazione Artistica del Sentimento Religioso
Il parallelo tra la produzione in volgare e le nuove forme di rappresentazione artistiche
italiane, ha sicuramente un suo fondamento storico. questo fenomeno riguarda perlopiù
la loro comune genesi. Entrambi maturano infatti in uel clima sociale e religioso che
agita l'Europa del XIII secolo e dal quale scaturiscono i diversi movimenti di natura
ereticale. E' proprio per l'impulso verso un nuovo setimento religioso, che l'arte si
avvicina a un linguaggio semplice e chiaro riacquistando la sua funzione didascalica,
apartire già dalla scelta dei temi e delle immagini trattate.
Grande diffusione hanno in questo periodo i tratti della narrazione evangelica al fine di
una maggiore partecipazione e comprensione popolarte, ad opera primariamente
dell'Ordine francescano. Il rapporto tra ordine francescano e sviluppo delle nuove arti
non fu però coì diretto e immediato: molte furono le questioni sollevate attorno al
rapporto arte-religiosità. Ma la spinta francescana a riconoscere la perfezione
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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