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Venezia, da un medico di bordo d'antica famiglia veneziana e da madre greca di modeste origini.

Battezzato col nome di Niccolò, cui egli aggiunge dal 1797 e poi sostituisce, quello di Ugo, compie a Spalato i primi studi. Nel 1792 raggiunge la madre a Venezia, dove essa si è trasferita dopo essere rimasta vedova e che il poeta considererà sempre come la sua vera patria, nonostante il vivo attaccamento all'isola ionia dell'infanzia.

Formazione classica e sensibilità romantica nel giovane Foscolo

I primi anni veneziani sono decisivi per la formazione culturale del Foscolo che acquisisce fra il 1793 e il 1797 una notevole padronanza delle lingue antiche e moderne, della cultura classica e delle nuove idee illuministiche, grazie alle vastissime letture personali testimoniate dal Piano di studi del 1796 e alla frequentazione della vicina università di Padova, dove segue le lezioni del sacerdote Melchiorre Cesarotti.

Illuminista moderato, insegnante di

Greco e di ebraico, il Cesarotti concorre inoltre, soprattutto con la traduzione dei Canti di Ossian, al diffondersi in Italia del gusto e dei modelli stilistici dei preromantici, destinati a esercitare una profonda influenza sul giovane Foscolo il cui temperamento esuberante e passionale trova contemporaneamente espressione nella relazione amorosa con la dama letterata Isabella Teotochi Albrizzi e in una sempre più coinvolgente partecipazione alle vicende politiche.

Modelli e grandiosità neoclassiche si intrecciano a enfatiche accensioni sentimentali già nelle prime opere in cui rivela la sua precoce vocazione poetica, dalla raccolta del 1794, apparsa postuma nel 1831, alla tragedia Tieste, rappresentata nel gennaio del 1797. In essa si manifesta inoltre quell'adesione alle idee giacobine, alimentata dalla lettura di Locke, Montesquieu, Rousseau, che lo mette in contrasto col regime oligarchico dominante a Venezia costringendolo in aprile ad abbandonare la città.

e a rifugiarsi nella Repubblica Cispadana, dove si arruola fra i cacciatori a cavallo dell'esercito napoleonico. Il bonapartismo La speranza di trasformare Venezia in una repubblica democratica grazie all'intervento francese anima il sonetto "A Venezia", le odi "A Bonaparte liberatore" e "Ai novelli repubblicani", i versi sciolti "Al Sole", tutti composti nello stesso anno. Se per un verso queste posizioni si ricollegano all'ibertarismo alfieriano, tentando di superarne il limite individualistico e di dargli concreto sbocco politico, d'altra parte preannunciano quel moderatismo realistico che verrà in evidenza nel Foscolo maturo e che lo porterà a restare sempre fautore del regime napoleonico. Al pari di molti patrioti italiani dell'epoca, nota il De Ruggiero, Foscolo si mostra meglio disposto "ad apprezzare la libertà civile che non quella politica" e finisce così col professare "un liberalismo che ha per vertice la dittatura".

bonapartismo stesso è tuttavia vissuto da Foscolo in modo critico e contraddittorio, con frequenti oscillazioni fra impennate indipendentiste e diretta partecipazione alle imprese militari del Bonaparte. Causa di particolare delusione e amarezza è il trattato di Campoformio dell'ottobre 1797 con cui Napoleone cede all'Austria Venezia e che costringe nuovamente all'esilio il poeta, rientrato nella città dopo la caduta del regime oligarchico.

Ma questo avvenimento non provoca una sostanziale modifica del suo orientamento politico. Stabilitosi a Milano, dove conosce alla fine del 1797 Parini e diventa amico di Monti, Foscolo inizia una vivace collaborazione con la rivista liberale il Monitore italiano, proseguita l'anno successivo a Bologna attraverso il Monitore bolognese e il Genio democratico, e torna a combattere con l'esercito napoleonico nell'aprile 1799 contro la coalizione austrorussa. Dopo essere stato ferito a Cento e aver preso parte

alla difesa di Genova, dove ristampa l'ode ABonaparte liberatore, egli svolge per conto del governo napoleonico alcune missionidiplomatiche e compone nel 1802 l'Orazione a Bonaparte, in cui lo invita a unificare l'Italia.Essa evidenzia il significato e i limiti del liberalismo foscoliano, particolarmente là dove scrive:"E col popolo tutto io chiamo libertà il non avere (tranne Bonaparte) niun magistrato che Italianonon sia, niun capitano che non sia cittadino".A questa intensa attività politica s'intrecciano intanto nuove relazioni amorose con IsabellaRoncioni e Antonietta Fagnani Arese e un'altrettanto instancabile attività letteraria.Contrassegnata da materiali importanti nel quadro della formazione letteraria del Foscolo, comeil romanzo autobiografico incompiuto Sesto tomo dell'Io o le lettere ad Antonietta Fagnani Aresepoi confluite nel vastissimo Epistolario, essa culmina con la pubblicazione nel 1802 delromanzoepistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis iniziato nel 1797, apparso una prima volta l'anno successivo e poi ripetutamente rivisto. Le «Ultime lettere di Jacopo Ortis» L'Ortis si colloca non a caso nel filone del romanzo epistolare, ossia del genere settecentesco che più aveva dato spazio a un autobiografismo e a un'analisi dei sentimenti già di gusto romantico. Il riferimento autobiografico è trasparente sia nell'intreccio sia nell'ispirazione dell'opera, influenzata da modelli famosi nel genere come La Nuova Eloisa di Rousseau o I dolori del giovane Werther di Goethe. Attraverso la finzione delle lettere inviate dal giovane patriota Jacopo all'amico Lorenzo vengono narrate le disavventure politiche e amorose del protagonista, costretto a fuggire da Venezia dopo il trattato di Campoformio e isolatosi nei suoi nativi Colli Euganei. Qui s'innamora di Teresa, giovane figlia d'un conte che è perògià promessa a Odoardo. Non potendo offrirle didividere la sua sorte di profugo, Jacopo si rimette in viaggio per l'Italia traendo nuovo motivo disconforto dallo spettacolo di sottomissione e oppressione che gli si presenta in tutta la penisola.Dopo aver vanamente cercato di avvicinare Alfieri, aver incontrato Parini e aver visitato letombe dei grandi italiani in Santa Croce, Jacopo torna sui Colli Euganei dove apprende cheTeresa ha sposato Odoardo e si uccide.In questo atto, come nota Binni, si esprime la suprema protesta del Foscolo "contro una realtàtroppo diversa dai suoi ideali e dal suo bisogno di vita alta e virile". Ma il romanzo, come notasempre Binni, ci fa anche assistere allo "sdoppiamento fra autore e personaggio, tra il Foscolocollaboratore-critico del potere napoleonico e l'Ortis intellettuale disperato e suicida". Alpersonaggio il poeta assegna il compito di esprimere quel pessimismo esistenziale, quel sentiretormentoso e romantico.

quel subitaneo trapasso dall'entusiasmo alla disperazione e quella disillusione politica cui seguitano a opporsi l'adesione intellettuale del Foscolo alla filosofia meccanicistica settecentesca e agli ideali giacobini. Questo contrasto si riflette anche nel modo complesso e contraddittorio di sentire la morte, che tanta parte avrà nella successiva poesia foscoliana: da un lato "fatal quiete" che pone fine ai travagli dell'esistenza e da cui l'autore si rivela romanticamente attratto anche nel successivo sonetto Alla sera; dall'altro ricordo e simbolo attraverso i sepolcri degli uomini illustri, di vite intensamente vissute che "A egregie cose il forte animo accendono", come avrà a esprimersi nei Sepolcri.

Le "Odi" e i "Sonetti"

Proprio il tentativo di armonizzare idee o modi di sentire così contrastanti anima la produzione poetica immediatamente successiva, dalla traduzione della Chioma di Berenice di Callimaco (1803),

alle Poesie pubblicate lo stesso anno. Esse comprendono due famose odi (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, All'amica risanata) e dodici sonetti gli ultimi dei quali (In morte del fratello Giovanni, A Zacinto, Alla sera) sono fra le più alte espressioni della lirica italiana. A differenza dei primi, anteriori al 1802 e maturati nel clima stesso del romanzo, gli ultimi sonetti rivelano un più maturo equilibrio che porta il poeta a trasfigurare la vicenda autobiografica fino a farne motivo di una meditazione intensa e di una rappresentazione pacata, squisitamente classica nella forma. Una visione più armoniosa e rasserenata esprimono anche le due odi che, in uno stile apertamente neoclassico, elegante e lieve, propongono un altro motivo centrale della successiva poetica foscoliana, quello dell'"aurea beltade" unico "ristoro" concesso agli uomini dal destino. Si tratta tuttavia di una bellezza "non più decorativa come per gliscrittori neoclassici, ma già romanticamente identificata con la stessa coerenza del comportamento morale e politico" (Bonfiglioli). La bellezza come i sepolcri, come la poesia stessa, ha valore in quanto simbolo e mito capace di suscitare nobili sentimenti e di stimolare ad azioni generose. Comincia così a delinearsi quella religione delle "illusioni" (i sepolcri, la bellezza, la poesia), come tali criticamente giudicate dalla ragione illuminista ma tuttavia accolte dal poeta come soli valori capaci di consolare l'uomo e di conferire senso alla sua travagliata esistenza. I "Sepolcri" A questa visione si accompagna nel Foscolo una considerazione più distaccata della vicenda politica, di cui pure segue a essere attivo protagonista nonostante i crescenti dissensi col governo francese in Italia. Determinati soprattutto da una mai sopita aspirazione indipendentista che alimenta i sospetti delle autorità, essi spingono infine il poeta a

lasciare nel 1804 la penisola per recarsi come ufficiale napoleonico nella Francia del nord, dove si sta preparando una spedizione control'Inghilterra. Qui Foscolo ha la relazione con l'inglese Fanny Emerytt da cui nascerà la figlia Floriana e comincia a tradurre il Viaggio sentimentale di Laurence Sterne.

Nel marzo 1806, sfumato il progetto napoleonico, ritorna a Milano. Ma nel frattempo la trasformazione della Repubblica Italiana in Regno d'Italia (1805) con la diretta assunzione della corona da parte di Napoleone, che governa tramite il viceré Eugenio di Beauharnais, rende sempre più stretta la dipendenza dai Francesi accentuando il disagio del Foscolo nei confronti del regime.

Poco dopo, viene esteso al Regno d'Italia (5 settembre 1806) l'editto di Saint-Cloud, emanato in Francia nel 1804 per vietare la sepoltura fuori dei cimiteri comuni e l'uso dei monumenti funebri. È questo il motivo occasionale che spinge Foscolo a scrivere il

Carme Dei Sepolcri, originariamente pensato come epistola in versi all'amico Ippolito Pindemonte, cui è diretto.

Dettagli
Publisher
A.A. 2008-2009
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher melody_gio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Ruozzi Gino.