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L'esperienza di un ennesimo alter ego di Foscolo

'Un certo uomo quasi mendico' è quella del fallimento di un intellettuale che si è accostato alla speranza napoleonica, descritta però senza nessun tipo di estremismo: la conversazione di questo personaggio con l'Ortis è amara ma asciutta. Nella lettera da Ventimiglia inoltre nega le idee di progresso e di perfettibilità dell'uomo proprie dei giacobini più convinti: qui il pessimismo antropologico di Hobbes e Machiavelli è predominante ('La Terra è una foresta di belve', 'Dove mai troverò gli uomini diversi dagli uomini'). Foscolo prende atto più di prima dell'essenza egoistica e prevaricatrice dell'essere umano. Nonostante Foscolo pensi che l'uomo sia bestia, animale crede che il male sia un presupposto stesso dell'unione dei popoli: in una nazione i forti prevalgono sui deboli, da un punto di vista.

più ampio quella nazione stessa o schiaccerà le altre o sarà schiacciata(visione provvidenzialistica dell’uomo e della natura: la natura ha previsto nell’uomo ilmale e la crudeltà, necessari all’equilibrio sociale). L’egoismo però non deve maisuperare i limiti previsti dalla natura, non deve essere mai sfrenato: è previsto che ilforte prevarichi sul più debole ma deve comunque farlo rispettando i diritti degliuomini. Dopo la delusione di Campoformio allora al letterato non resta che usare laparola invece che le armi e fare da mediatore tra debole e forte: questo nuovo modo dioperare nasce da una riflessione che accompagna il poeta negli anni e che lo porta apensare che il letterato debba essere il mediatore sociale a-partitico. Quest’ultimodeve accendere gli animi al valore, gli uomini alla civiltà, l’ingegno al vero e al bello:Foscolo non pensa che la società possa esistere senza

ineguaglianza e autorità ma illetterato può rendere meno ingiusto il potere del principe, smascherare le menzogne e permettere la coesione sociale. Quando nel 1802 gli fu chiesto dal governo cisalpino di scrivere un elogio a Napoleone, Foscolo deluse le speranze di coloro che gli assegnarono l'incarico e in linea con il suo pensiero scrisse prendendosi le libertà che secondo lui un letterato doveva avere: richiamò Napoleone all'assunzione delle sue responsabilità, criticò l'occupazione francese (cosa che più creò problemi a Foscolo), giudicò gli aristocratici della Cisalpina (coloro che sono divenuti nobili per censo e non per antichità del loro ceppo). In conclusione a questa 'Orazione' ribadisce il concetto di libertà che un letterato, nei panni di mediatore sociale, deve avere: come il Parini che per Foscolo cercò di rendere i cittadini migliori attraverso l'arte. Spesso si

Pensa a Foscolo come ad un ateo-materialista (è innegabile che in alcunicasi, come nei sepolcri, si affacci anche il materialismo) ma questa visione è moltolimitante. Foscolo non ha mai sostenuto la distruzione degli ordini religiosi nellasocietà (come facevano i rivoluzionari italiani e francesi più radicali), pensava però chedovesse essere riformata. Foscolo pensava che, come la poesia, anche la religionedovesse svolgere una funzione civile (combattono entrambe per la felicità e per laciviltà): nei ‘Sepolcri’ scrive che ‘nozze tribunali e are’ sono alla base del passaggiodell’uomo dallo stato di natura alla civiltà (nozze e are sono legati alla sfera religiosa).Il tema del matrimonio torna anche nelle grazie quando descrive l’amore tra duecolombe celebrato dall’inno nuziale cantato da un usignolo: sciogliendo la metaforaquesto episodio appare come l’unione matrimoniale tra due

persone che ascoltano la consacrazione del sacerdote. Foscolo vorrebbe un ritorno della Chiesa ai suoi principi e quindi un allontanamento dai dogmi. Foscolo insiste molto sul concetto di 'santità laica': sarà così che nei 'Sepolcri' celebrerà le urne dei forti. È difficile stabilire quale religione coltivasse personalmente: da una parte si legava alla cultura profana, sensista e empirista; dall'altra però la pietas, l'amore per la patria e per il prossimo sono indubbiamente leggi della religione del poeta. Foscolo è legato ad una religione intima, autonoma, privata: secondo lui l'uomo avrebbe dovuto trovare da sé, nel suo cuore, una religiosità anti-dogmatica, più umana. Nonostante l'uomo sia tendenzialmente egoista e crudele, può tendere alla pietas, all'amore per il prossimo (e nei suoi rapporti privati può addirittura riuscire a mettere in pratica tale.

tensione). Foscolo tornerà nell'esercito dopo la delusione di Campoformio ma con nessun entusiasmo bellico quanto piuttosto per ragioni pecuniarie: viene mandato da un punto all'altro della Francia (unica nota positiva di questo periodo è la relazione con Fanny Hamilton da cui nasce l'unica figlia del poeta, Floriana; si sa poco o niente di questa figlia). Nel 1806 si congeda dall'esercito e gli viene affidata la cattedra dell'Università di Pavia: Foscolo accetta con grande entusiasmo questo incarico. Finalmente gli si presenta una grande opportunità, ovvero quella di diventare, come ha sempre sognato, letterato di professione, libero di esercitare la sua funzione civile. Durante le lezioni Foscolo capisce che fra le maggiori soddisfazioni per un intellettuale è sicuramente il contatto con gli studenti (sono tutti commossi durante l'ultima lezione che Foscolo tiene all'Università). Il sogno si rivela di breve

Durante il periodo napoleonico, viene emesso un decreto che favorisce le materie tecnico-scientifiche a discapito di quelle umanistiche, portando alla soppressione della cattedra. Inoltre, i rapporti con i letterati milanesi si interrompono, con Napoleone che sempre di più definisce Milano come "infima Babilonia". Il colpo finale viene dato da un'orazione in cui Foscolo attacca tutti i letterati che si sono resi e si rendono servi del potere, sottolineando l'importanza che un letterato sia libero e dica la verità. Essi devono essere guide della riforma sociale, diffondendo valori etici e il culto per la giustizia. Foscolo definisce questi intellettuali come una "setta": un gruppo corrotto che lavora solo per interessi personali e si oppone al bene della comunità. Gli intellettuali milanesi si schierano contro di lui e dopo la rappresentazione della sua seconda tragedia, "Ajace",...

nel 1811 cominciano a far circolare voci su presunte allusioni anti-napoleoniche contenute nel testo. Foscolo lascia Milano per Firenze dove lavora alle Grazie. Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia nel 1813 Foscolo spera, insieme ad altri patrioti unitari, che si possa finalmente realizzare la creazione di uno stato italiano autonomo. Non sarà così infatti la Lombardia passò poi in mano austriaca. Il governo austriaco propone a Foscolo la direzione di un giornale: Foscolo inizialmente accetta. Questo fu visto da molti come un tradimento di quegli ideali di libertà che da sempre lo avevano animato, in realtà Foscolo fu travisato anche in questa occasione: morto il sogno di realizzare una unificazione, almeno sperava di realizzare quell'ideale di letterato al servizio del bene comune e scrivere sul giornale per diffondere le idee. Ad ogni modo Foscolo interrompe la collaborazione e decide di abbandonare l'Italia nel 1815: si lascia alle spalle un

paese diviso da interessi economici, indifferente alla propria storia e incline al vizio; si lascia alle spalle uomini da lui odiati, non più gli stranieri ma gli italiani stessi. Foscolo fa una primo bilancio della situazione italiana dopo averla appena lasciata e lo possiamo leggere nella nuova edizione dell'Ortis del 1816: si schiera contro la stoltezza e l'inerzia degli italiani che, insieme ai Francesi, hanno assecondato le leggi di natura (homo homini lupus). Ciò che manca all'Italia secondo Foscolo è una coesione nazionale, una fratellanza nazionale che invece ritrova nella società inglese: gli italiani pensano al proprio utile con egoismo e non ad un fine comune. Foscolo appena sbarcato in Inghilterra prova una stima sincera verso la società inglese, in un secondo momento però ridimensionerà tali alte opinioni (capisce che anche là le torture e le ingiustizie esistono). Foscolo a Londra si guadagna

Da vivere scrivendo su i giornali: è grazie a lui che si diffondono, all'inizio dell'Ottocento, i testi dei più grandi poeti italiani del passato (in particolare Dante e Petrarca). Se però i vantaggi della metropoli inglese sono quelli di essere una città aperta in cui regna la libertà di opinione, dall'altro ha anche molti svantaggi: la dispersione e l'emarginazione del singolo. Foscolo non potrà portare avanti il suo progetto di mediatore sociale perché nella gigantesca Londra diventa presto uno tra i tanti, sconosciuto ai più: non può agire nel dibattito contemporaneo perché le sue idee si disperdono in mezzo a quelle di altri. È proprio qui a Londra che Foscolo prende atto che il ruolo dell'artista come l'aveva sognato (mediatore) non si può realizzare e divenuto cosciente di questa cosa inizierà a disprezzare la sua attività di giornalista letterario (lo).

farà solo per guadagnarsi da vivere). Altre considerazioni negative sulla società inglese nascono quando capisce come quest'ultima sia particolarmente esclusiva e non inclusiva: riesci a rispettare lo stile di vita delle persone del tuo rango, o altrimenti queste ultime ti rinnegheranno dal quel rango stesso. Negli ultimi anni della sua vita (1826-1827) Foscolo torna a riflettere sulla politica formulando un'ultima analisi che sa tanto di testamento ideologico (il poeta trae le somme di trent'anni di esperienze e riflessioni politiche): formula l'ipotesi che l'antica Repubblica di Venezia potesse essere la forma di stato perfetta (né la soluzione politica giacobina con un democratismo portato alle estreme conseguenze, né quella napoleonica o austriaca con un regno assoluto, ricordiamo che in Foscolo c'è un rifiuto alfieriano della tirannide e dell'assolutismo, sembrano essere forme adatte o efficaci. Foscolo paragona l'anticaia elettiva. La Repubblica di Venezia, conosciuta anche come Serenissima, è stata una delle più importanti e longeve repubbliche marinare della storia. Fondata nel 697 d.C., la sua forma di governo era basata su un sistema oligarchico, in cui il potere era concentrato nelle mani di un gruppo ristretto di nobili, noti come patrizi. Questi patrizi erano i membri delle famiglie più influenti e ricche della città e avevano il diritto di partecipare al governo e di eleggere i propri rappresentanti. La Repubblica di Venezia era divisa in diverse istituzioni, tra cui il Maggior Consiglio, il Senato e il Consiglio dei Dieci. Il Maggior Consiglio era l'organo supremo del governo e comprendeva tutti i patrizi. Il Senato era responsabile dell'amministrazione quotidiana della città e del controllo delle politiche estere. Il Consiglio dei Dieci era un organo di sicurezza e di intelligence, incaricato di mantenere l'ordine interno e di proteggere la Repubblica da possibili minacce. La Repubblica di Venezia era anche nota per il suo sistema di elezione del Doge, il capo di stato della città. Il Doge veniva eletto a vita dal Maggior Consiglio e doveva essere un membro della nobiltà veneziana. Il Doge aveva il potere di nominare i membri del governo e di rappresentare la Repubblica nelle relazioni estere. La Repubblica di Venezia ha avuto un ruolo di primo piano nel commercio marittimo e nella politica europea per molti secoli. La sua flotta navale era una delle più potenti del Mediterraneo e ha contribuito alla difesa e all'espansione dei territori veneziani. La città di Venezia stessa era un importante centro culturale e artistico, con una ricca tradizione di pittura, architettura e musica. In conclusione, la Repubblica di Venezia rappresenta un esempio di democrazia antica, sebbene con caratteristiche diverse da quelle moderne. Il suo sistema oligarchico moderato e la sua lunga durata sono testimonianza della sua stabilità e del suo successo come potenza marittima.
Dettagli
A.A. 2020-2021
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher RiassuntiUniversitari01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Chines Loredana.