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IL PENSIERO
Ugo Foscolo è il primo carattere romantico della letteratura italiana.
Si presenta con una personalità impetuosa e appassionata in cui
spicca una tendenza ad abbandonarsi agli impulsi dei sentimenti e
delle passioni. Egli è comunque una figura contraddittoria perché da
una parte si abbandona alle passioni e dall’altra è attanagliato da
un’esigenza di equilibrio e armonia interiore.
Osservando questi due elementi contraddittori si nota che egli è il
primo carattere romantico ma anche fortemente influenzato dalla
cultura classica, dalla ricerca dell’ordine, dal rigore, dell’equilibrio e
dell’armonia.
Per quanto riguarda il suo pensiero egli matura la concezione del
mondo rifacendosi alle teorie meccanicistiche e materialistiche che
si sviluppano nel primo 700.
Si temeva che il mondo e i moti della materia fossero sottoposti a
un processo incessante di trasformazioni e a leggi che scaturiscono
da leggi meccanicistiche. Anche l’uomo è soggetto alla stessa
legge per cui dopo aver compiuto il suo ciclo biologico muore.
La materia si disgenera e l’individuo si annulla.
Nel ‘700 questa concezione del mondo e della vita era stato motivo
di serenità perché questa concezione liberava l’uomo dalle angosce
che derivavano dalle superstizioni, dalla paura della morte e
dell’aldilà; in virtù di questa concezione l’uomo del ‘700 vive più
serenamente secondo natura.
Questa concezione però porta Foscolo a maturare una profonda
malinconia: infatti egli razionalmente riconosce la validità di questa
dottrina, ma non riesce a ricavarne alcuna serenità ed ottimismo,
anzi è pervaso da una profonda angoscia. L’uomo è prigioniero della
materia per cui egli come tutti gli animali è destinato
inevitabilmente alla morte, per cui tutte le sue sofferenze ed
angosce sono senza fine e l’unico traguardo che lo attende è la
morte.
La ragione non è uno strumento di liberalizzazione bensì è un dono
malefico della natura perché da una parte possediamo un forte
istinto di conservazione per cui ubbidiamo alle leggi della natura e
dall’altra la natura ci ha dotato di ragione in modo da farci capire
tutte le nostre disgrazie.
Foscolo si perde in queste sue meditazioni e giunge ad una fase di
pessimismo assoluto arrivando alla conclusione che è meglio non
nascere e una volta nati togliersi la vita.
Nella sua opera giovanile “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” il
protagonista, che rappresenta lo stesso Foscolo decide di suicidarsi
liberandosi del dolore. Questo suicidio è quasi un gesto di protesta
contro la natura che ha destinato l’uomo all’infelicità. Foscolo
comunque non soccombe alla disperazione e a questo pessimismo
reagendo in maniera molto forte creandosi una religione laica dai
valori universali che possono dare un senso alla vita dl’uomo.
Questi valori sono la bellezza, l’amore, la libertà, la patria, la virtù,
l’eroismo, la poesia, l’arte, la gloria ossia tutti i sentimenti che i
filosofi materialisti definiscono illusioni cioè idee vane ed
inconsistenti che però per il poeta hanno un’importanza notevole
perché danno un obiettivo alla sua esistenza.
Nasce così la religione delle illusioni e tra queste quella più grande
è la gloria perché essa si fa interprete dell’esigenza romantica di
vincere la morte; la gloria infatti è l’unico modo per lasciare un
segno sulla terra per cui gli uomini si devono distinguere e grazie
alle loro azioni ottenere gloria e per cui il ricordo.
Foscolo non crede nell’immortalità dell’animo e non è un cristiano in
quanto cerca una sorta di sopravvivenza ideale e laica alla morte.
Sono immortali le azioni dell’uomo per cui il ricordo del defunto
sopravvive nel cuore dei parenti e degli amici grazie alla sua
generosità, nobiltà d’animo e se l’uomo ha dato il suo contributo
nella scienza, nell’arte e nella patria rimarrà nella memoria della
propria nazione e di tutta l’umanità.
Un’altra illusione per Foscolo è il Sepolcro, la tomba che alimenta il
rapporto tra il defunto e il vivo, che è sottoposto alle leggi
inesauribili del tempo per cui l’illusione delle illusioni è il poema in
quanto capace di eternare le azioni dell’uomo. La poesia di Omero
diceva “e vince mille secondi di silenzio”.
“LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS”
Quest’opera giovanile di Foscolo è un romanzo epistolare ossia
costituito da lettere ed è anche un romanzo psicologico perché si
analizzano i moti interiori del protagonista; viene descritta una
nascita e lo svilupparsi di una passione.
Si potrebbe definire anche un romanzo biografico perché è evidente
l’identificarsi dell’autore nel protagonista.
La scelta del racconto epistolare non è casuale infatti era un genere
molto di moda nel ‘700; l’epistola è uno scritto privato e venne
utilizzato dalla tradizione romantica perché attraverso le lettere il
protagonista poteva esprimere meglio i suoi sentimenti.
Il protagonista di quest’opera è Jacopo Ortis che dopo il Trattato di
Campoformio del 1797 tramite il quale Napoleone cedette il Veneto
all’Austria in cambio della Lombardia, per sfuggire alle persecuzioni
austriache è costretto a lasciare Venezia e a rifugiarsi sui Colli
Euganei.
Una volta arrivato incontra Teresa che vive col padre e la sorellina. Il
padre è il Sig. T e la sorellina si chiama Isabellina.
Jacopo si innamora perdutamente di Teresa ma per quanto sia
sicuro di essere ricambiato, Teresa è già impegnata promessa in
sposa da suo padre ad un altro uomo.
Anche il Signor T è un rifugiato politico, costretto a rifugiarsi su
questi Colli, ma avendo impegnato la figlia a sposare un buon
partito Edoardo, un uomo ricco che aveva una posizione
socialmente abbiente, aveva inclinato il suo rapporto con la moglie
che viveva lontano da lui insieme alla sorella.
Jacopo è consapevole di non avere nulla da offrire a Teresa.
Questi sono tempi tristi dal punto di vista politico, egli è un liberale
e il suo nome era finito nelle liste di proscrizioni degli austriaci, è
ricercato e tormentato. Decide così di viaggiare e si reca a Bologna,
Firenze, Siena e Milano e quando apprende la notizia che Teresa si è
sposata con Edoardo, ritorna in Veneto per salutare la madre e si
sposta sui Colli Euganei uccidendosi pugnalandosi al cuore.
Foscolo da al protagonista il nome di Jacopo per la grande
ammirazione che nutre per Jean Jacques Rousseau, mentre Ortis è il
cognome di uno studente universitario di Padova, Gerolamo Ortis
morto suicida.
Il nome dato invece a Teresa si riferisce al nome della donna amata
da Rousseau, ma secondo alcuni critici Foscolo sceglie questo nome
perché in quel periodo ha una relazione con Teresa Pickel, moglie
del poeta Vincenzo Monti.
Il nome Teresa potrebbe incarnare anche le tante donne amate dal
poeta. Il protagonista indirizza le sue lettere a Lorenzo Andreani che
è lo pseudonimo del poeta Giovanni Battista Niccolini amico di
Foscolo.
Il romanzo riprende la tradizione romantica come l’opera “I dolori
del giovane Werther” di Goethe in quanto anche il giovane Werther
è profondamente angosciato da passioni amorose.
Jacopo però è afflitto non solo da un amore ma anche dal tormento
politico, dall’esilio e dall’incapacità di vivere in tempi felici in cui gli
uomini si possono esprimere liberamente.
Dell’opera l’autore ne elaborò 4 edizioni, la prima bolognese è del
1798, la seconda milanese è del 1804, le altre due sono del 1816 e
1817.
Di queste 4 edizioni le più importanti sono le prime due in quanto in
esse è evidente il cambiamento della figura del protagonista.
Nella prima edizione è raffigurato come un giovane sentimentale,
mentre nella seconda assume un carattere più virile e tragico, quasi
come se fosse una figura alfieriana: Jacopo infatti è l’eroe della
libertà.
Questo romanzo ha un valore artistico piuttosto strano e vario: è
un’opera giovanile caratterizzata dalla tipica passione incontrollata
della giovinezza; anche lo stile letterario lascia poco a desiderare è
concitato e ha uno scarso valore artistico ma è un’opera importante
perché affronta i temi che caratterizzano l’opera successiva.
“Le ultime lettere di Jacopo Ortis”è un romanzo giovanile in cui
viene trattato il tema del suicidio e in cui è evidente una forte
tradizione illuministica tipica dell’opera Alfieriana.
Il protagonista è attanagliato dalla delusione e tensione politica
insieme alla delusione amorosa nel momento in cui l’amata Teresa
sposa Edoardo. Al domani del Trattato di Campoformio Lorenzo
Alderani decide di pubblicare le lettere che Jacopo Ortis suo amico
gli inviò.
Alderani è lo pseudonimo del poeta Niccolini a cui Foscolo si
rivolge.
Pubblicando queste lettere Alderani vuole glorificare le virtù di
questo suo amico e consacrare le proprie lacrime che non gli è
permesso spargere sulla sua tomba e al lettore dice “Invoco la sua
compassione per la triste fine del giovane che può essere anche un
esempio e un monito”.
I SONETTI
I temi dei sonetti di Foscolo sono vari infatti egli tratta il tema del
suicidio, dell’amore e si trova non solo il retaggio della tradizione
illuministica ma anche un gusto neoclassico e romantico. Foscolo
realizza in tutto 12 sonetti: i primi 8 vengono pubblicati a Pisa nel
1802 e i restanti 4 a Milano nel 1803 che sono i più significativi e
sono: “Alla Musa”, “In morte del fratello Giovanni”, “A Zacinto” e
“Alla Sera”.
“Alla Musa”… nel primo sonetto il poeta affronta il tema
dell’inaridimento della sua aspirazione poetica che durante la sua
giovinezza era abbondante, mentre quella che gli è rimasta non gli
permette di sfogare nella poesia la sua sofferenza.
“Alla Sera”… risale all’aprile del 1803 ed è ritenuto da Monti il
migliore tra i sonetti di Foscolo. L’autore tende ad universalizzare i
propri sentimenti ed esperienze personali: si tratta di una sorta di
meditazione comune a tutti gli uomini che riguarda il destino tragico
dell’esistenza. Egli compone il sonetto in un momento di grande
crisi interi