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Italia la diffusione di quest’ultima è accentuata dal fatto che essa è praticata dai neoclassici

(si ricordi che nella seconda metà del ‘700 iniziano i viaggi di stranieri nel nostro paese, tra

vestigia

cui Winckelmann a cui si deve il riconoscimento nelle rovine classiche delle

dell’antichità). Nei luoghi culturali della conservazione, in cui la trasmissione si attesta

in una visione della letteratura ancora legata a una funzione didattica dei valori

dell’humanitas c’è un recupero della classicità.

18/03/2019

A fine ‘800 cambiano gli istituti familiari e si stratifica l’industria culturale: le case editrici si

ingrandiscono a livello nazionale (UTET, Mondadori, Einaudi), l’editoria cresce e crea una

struttura economica e sociale legata alla produzione del prodotto culturale e non più legata

solo a specifiche aree nazionali. Si afferma la stampa periodica, con la possibilità di pubblicare

“senza pubblicarsi”- ovvero esporsi in pubblico- novelle o romanzi a puntate (esordiranno così

Deledda e Serao). I ceti sociali legati a questa produzione aumentano, in concomitanza con il

progressivo allargamento dell’istruzione. Si delineano le prime professioni consentite alle

Una fra tante

donne: Emma racconta in la storia di una ragazza, proveniente dalla campagna,

mandata dalla madre a fare la domestica in città. I due rami in cui il lavoro intellettuale

diventa prevalentemente femminile sono quello della pubblica istruzione (le maestre

svolgono una sorta di lavoro di cura) e quello del giornalismo. In ambito politico si inizia a

questione femminile

formare una sensibilità rivolta alla , non come tentativo di

rivendicare una parità con l’uomo, ma come consapevolezza del ruolo della donna. Le

donne diventano soggetto politico e iniziano a dialogare tra loro. Il primo

femminismo è assistenzialista, ovvero praticato da donne filantrope che collaborano le une

con le altre e riflettono su come si debba agire nel contesto socio-economico-politico per

modificare lo status quo. Via via questa azione politica costituisce una rete inizia a produrre

una riflessione sul ruolo del femminile, sui disagi che esso implica a prescindere dal ceto

sociale di appartenenza e sul rapporto che esso instaura con la tradizione e

il contesto culturale, sociale, economico, giuridico, politico (costruzione di una “rete”).

La scrittura femminile predilige la prosa narrativa nelle sue varie accezioni: novella, racconto,

tradimento del

romanzo, biografia, diari, autobiografie. Inizia ad apparire evidente il genere,

ovvero che i generi praticati più di frequente sono quelli meno istituzionalizzati, come diario,

epistola e trattatistica. Si scelgono forme di romanzi, novelle e racconti più “malleabili” e

meno normati (ad es. romanzo sentimentale) per raccontare il rapporto uomo-donna. Si

assiste progressivamente a una riproposizione di situazioni sentimentali narrate con una

femme fatale

modalità inusuale rispetto al panorama circostante (si pensi alla di Targhetta,

estremizzazione della figura femminile esterna al rapporto matrimoniale).

Altro filone importante che vede una serie di scritture femminili tra il 1865 e il 1881 è legato

agli studi sociali e riflette la situazione postunitaria (speculazioni edilizie: Emma, Enrichetta

Caracciolo, Beatrice Speraz. La compresenza fra scritture che reinterpretano la

rappresentazione e il valore del rapporto uomo-donna e quelle che affrontano le questioni

sociali più delicate è la proiezione di riflessioni fondamentali delle scrittrici di tale periodo. Da

una parte c’è la ridefinizione del sentimento in letteratura, ovvero uno stereotipo astratto

e una modalità stabilita dal discorso sentimentale, confrontata con la situazione del vissuto.

Si prende consapevolezza e si denuncia l’irrealtà di sentimenti raccontati in quel modo, non

corrispondenti all’istituto familiare, né alla regola sociale che stabilisce la gerarchia fra i sessi.

Una donna

Nel 1906, ad esempio, Sibilla Aleramo pubblica e palesa l’ingiustizia di un

istituto matrimoniale “carcerario”, che l’ha obbligata a sposare l’uomo che aveva abusato di

lei e non le consente di essere contemporaneamente madre e produttrice intellettuale. La

rappresentazione realistica coincide qui con una denuncia della negazione di sé cui la donna è

costretta per restare dentro le convenzioni sociali. Le determinazioni che il sociale incide

sulla scrittura delle donne sono molte: l’appartenenza di classe, che spesso

rappresenta una limitazione; il grado di istruzione, direttamente proporzionale al ceto

sociale di provenienza; la frequentazione di istituzioni culturali come i salotti

(attività spesso elitaria); la presenza di canali di diffusione più o meno ampi e condivisi

(editoria, periodici).

Il fatto che nel 1861sia unificato il Regno d’Italia ha 2 conseguenze sul piano culturale:

1) La percezione di uno Stato di fatto e di diritto, sebbene l’unità territoriale non fosse

completa, coincidente con una lingua nazionale usata ancora solo per la cultura;

2) Il Regno d’Italia, nato dalla

piemontisizzazione della Penisola, rappresenta una delusione per i ceti intellettuali che

hanno partecipato al processo di unificazione e che non vedono risolti problemi come il divario

socio-economico, la questione meridionale, il suffragio, l’ordinamento monarchico.

Gli intellettuali erano stati influenzati dal Romanticismo, che aveva stabilito uno degli

elementi fondamentali della sua ideologia nell’autodeterminazione degli Stati. Il recupero del

concetto di popolo come necessario nella costruzione dell’unità nazionale aveva fatto sì che si

diffondesse il mito che la letteratura che meglio esprimesse l’identità della nazione fosse

quella spontaneamente prodotta dal popolo (come nel caso dei poemi omerici). L’identità

autentica del neonato Stato italiano sarebbe dovuta dunque sorgere direttamente dal popolo.

Il successivo gruppo intellettuale, quello della Scapigliatura, si fa interprete di questa

delusione storica e inizia a mettere in crisi le idealità romantiche, come la centralità del

popolo e la tensione fra ideale e consapevolezza della distruzione a cui sono destinati

l’umanità e i suoi istituti politici. La riflessione intellettuale dell’epoca si incentra sul dualismo

inconciliabile tra anima e razionalità, che nello Stato diventa quello fra necessità di

governare con leggi e aspirazione al bene supremo (un compromesso politico che è anche

intellettuale). Se il dibattito di intellettuali come Manzoni discuteva l’astratta teoria della

giustizia e del bene, gli Scapigliati, critici verso i primi governi unitari, richiamano alla

necessità di declinare questa astrazione negli aspetti drammatici dell’umanità nella vita

quotidiana.

Il genere che meglio dà voce a tale contesto è il romanzo, in particolare quello storico. Negli

Piccolo

anni ’70 del 1800 Fogazzaro descrive indirettamente l’Unità d’Italia nei romanzi

mondo antico Piccolo mondo moderno

e e racconta come nella costruzione dell’Italia non ci

sia una compenetrazione delle diversità di classe (la donna protagonista non è accettata dalla

famiglia del marito, appartenente ad un ceto sociale più elevato, e viene da essa privata del

Piccolo mondo moderno

figlio). In la storia si conclude, nell’impossibilità di ricostruire il nucleo

familiare, con la fuga del protagonista nello spiritualismo religioso, poiché in uno Stato che

non soddisfa il bisogno di idealità l’unico rifugio è nella trascendenza. La formula di

Fogazzaro, che mescola la narrazione critica del contesto politico, storico e sociale a

quella individuale e sentimentale è affine a quella di Verga, che descrive il progresso come

una fiumana che travolge i vinti. Il fallimento del sogno politico è raccontato anche dalle

donne, proprio illustrando le problematiche sociali della neonata Italia.

Le donne non solo si inseriscono attivamente nel contesto sociale, ma riflettono sulla propria

identità collettiva e individuale. Il ceto intellettuale femminile deve somatizzare l’identità che

gli

deve rappresentare. Se intellettuali si vedono nella letteratura uno strumento di denuncia

sociale e culturale e annunciano la loro impossibilità ad abbracciare l’idealità (che nella realtà

le

è stata distrutta), intellettuali criticano tutte le istituzioni che, piuttosto che garantire lo

sviluppo dell’identità singola, la costringono o la eliminano. La produzione letteraria italiana

sfrutta la forma romanzo e le donne ancor di più, perché se da una parte avanzano una critica

continua alla rappresentazione del sentimento nel letterario, dall’altra utilizzano il romanzo

per denunciare i disagi sociali legati a classi e norme. Molte autrici di fine ‘800-inizio‘900

rifiutano di definirsi femministe, poiché percepiscono la loro azione come politica e

complessivamente orientata a risolvere questioni sociali, non a richiamare l’attenzione sul

ruolo della donna.

Enrichetta Caracciolo

Questa autrice tende alla letteratura mainstream scrivendo un romanzo storico sul modello

Promessi Sposi

manzoniano. Dopo l’uscita dei si era creato un vivace dibattito

sulla qualità del romanzo storico, sul legame tra romanzo e processo risorgimentale e

sul fatto che la storia sia non più come nel 1700 un elemento da confrontare con il romanzo,

poiché il romanzo può raccontare un processo storico contemporaneo o non (ma

vero positivo

anche in questo caso spesso ha rapporti con la contemporaneità). Il della

storia è sempre presente e necessario anche nella narrazione romanzesca, perché è

il tema su cui la narrazione è improntata.

21/03/2019

I misteri del chiostro napoletano fu pubblicato nel 1864, ma racconta, secondo la finzione

narrativa, eventi precedenti all’Unità d’Italia. Enrichetta Caracciolo, appartenente a una antica

famiglia aristocratica napoletana, nasce il 17/02/1821, all’inizio del processo risorgimentale e

muore nel 1901, avendo modo di assistere alla fusione tra i disorganici stati in cui il suolo

italiano era diviso in un regno unitario. Questo testo apre la stagione di scrittura della

Caracciolo, che fu anche giornalista per quotidiani napoletani, salernitani e palermitani,

Un delitto impunito: fatto storico

poetessa e tragediografa. Nel 1866 pubblica il dramma

del 1838 , in cui racconta un fatto di cronaca che consente di dedurre idee più generali sul

I miracoli

senso della giustizia nello stato unitario. Nella raccolta poetica (1874) affronta il

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Publisher
A.A. 2019-2020
55 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher missjades05 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Storini Monica Cristina.