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Riflessioni sulla biblioteca e il ruolo della letteratura in Mattia Pascal

Riflettendo, la biblioteca è un luogo senza tempo, che ben si adatta quindi a Mattia Pascal, che in un certo senso vive fuori dalla vita, dalla società, ormai senza identità. Il fatto che scriva rannicchiato nell'abside di una chiesa sconsacrata, è una chiara allegoria sul ruolo della letteratura tradizionale, ormai in declino. La riflessione di questa seconda premessa infatti si incentra sul ruolo della letteratura e sulla finitezza dell'essere umano, un tema che rimanda esplicitamente a Leopardi, anche per il lessico usato: "infinita nostra piccolezza", "men che niente nell'Universo", "vermucci abbrustoliti" (cfr, con le formiche ne "La Ginestra"), "illusioni che la provvida natura ci aveva create a fin di bene".

Mattia Pascal afferma perentoriamente: "Maledetto Copernico!" e "Copernico ha rovinato l'umanità, irrimediabilmente". Infatti...

l’astronomo polacco scardinò tutte le certezze dell’umanità con l’eliocentrismo e con la rotazione terrestre: da quel momento, anche grazie ad un progressivo abbandono della religione, ci si è resi sempre più conto della propria infinita piccolezza, la stessa di cui parlava Leopardi ne "La Ginestra". Si è passati insomma da una visione teleologica del mondo ad una puramente meccanicistica, in cui l’uomo è solo una piccola parte della natura, che può annientarlo con piccoli disastri, come quello avvenuto nelle Antille, che non ricorda nessuno, come afferma Mattia Pascal. La figura di Copernico ricorre anche nel saggio "L’umorismo": “Uno dei più grandi umoristi, senza saperlo, fu Copernico, che smontò non propriamente la macchina dell’universo ma l’orgogliosa immagine che ce n’eravamo fatta”. La riflessione sulla scoperta della nostra finitezza ha ridimensionato l’opinione.che l'uomo aveva di sé, e quindi ha irrimediabilmente cambiato anche la concezione che si aveva della letteratura, per cui l'uomo antico si compiaceva tanto della propria dignità che ogni narrazione minuta e piena di particolari era ben accetta. Da notare come anche Pirandello predicava l'importanza di scorgere nei minuti particolari il carattere del personaggio: l'autore in effetti era poco apprezzato dalla critica prima di approdare al teatro. Quello inferto da Copernico non è l'unico colpo che l'umanità ha subito. Ce ne sono stati altri due, in epoca successiva: quello di Darwin e quello di Freud. In tutti e tre i casi si è rivoluzionato completamente il modo di pensare precedente, senza passare per un periodo di transizione che permettesse la maturazione di teorie di tale portata. Perciò, il crollo delle certezze ha portato l'umanità ad un'inevitabile crisi.

d'identità all'inizio del '900, che si è manifestata nella narrativa poliprospettica.

III. La casa e la talpa

Il capitolo si apre con la descrizione del padre di Mattia, che morì quando lui aveva solo 4 anni. Passa poi a descrivere le tenute di campagna di proprietà della sua famiglia; ci viene presentato un paesaggio agreste, arcaico. Passa poi a parlare della madre, che presenta alcuni tratti in comune con la madre di Pirandello, come la tenerezza quasi morbosa verso i figli. La madre di Mattia è definita come inetta, schiva e placidissima, con scarsa esperienza della vita e degli uomini e sperduta nel mondo, aspetti caratteriali che causeranno la rovina della famiglia, i cui patrimoni saranno ingenuamente affidati alla gestione del Batta Malagna (notare il nome parlante). La zia, Scolastica, si era però accorta della natura dell'amministratore, definito come talpa, "... che ci scavava soppiatto la fossa sotto i"

“piedi”. Rilevante in questo capitolo è soprattutto la figura del precettore Pinzone, descritto in modo estremamente caricaturale; Pinzone ha una cultura tutta particolare, basata soprattutto sulla poesia del ‘500 e del ‘600, aspetto che lo accomuna al don Ferrante manzoniano, ritratto del tipico erudito seicentesco. Questo tipo di cultura ha come obiettivo la semplice evasione, la dissociazione dalla realtà, ma non apporta reale arricchimento intellettuale.

Mattia passa poi a descrivere sé stesso, iniziando dal suo strabismo, e passando poi al Uno, nessuno e centomila. suo naso, che sarà poi parte del corpo fondamentale in Uno, nessuno e centomila.

A fine capitolo, troviamo don Eligio consigliare a Mattia di ispirarsi a Boccaccio e Bandello per i toni da usare per parlare del suo matrimonio. Questi due autori sono infatti modelli fondamentali per Pirandello per quanto riguarda colpi di scena, peripezie, riti di iniziazione ecc.. . La rifrazione semantica è funzionale a

darè molteplici significati alla tradizione, inserita nella struttura complessa del romanzo, che ha una forma innovativa.

IV. Fu così

In questo capitolo sono presentati nuovi personaggi che ruotano attorno alla sfera familiare del Malagna. Le vicende che Mattia si appresta a raccontare preludono all'imminente rovina, data soprattutto dal suo matrimonio fallimentare: fu infatti costretto a sposare Romilda, la nipote del Malagna, perché aveva messo incinta sia lei, sia Oliva, la moglie del Malgna fino ad allora considerata sterile. Il Malagna voleva dei figli e non voleva considerare la possibilità di essere sterile lui stesso, perciò voleva crescere come figlio suo il bambino di Romilda, fino a quando appunto anche Oliva è stata messa incinta da Mattia. Il tutto è narrato con ironia, date anche le vicende quasi paradossali che anche in questo caso mostrano come il caso sia beffardo. Viene introdotto il personaggio della futura suocera di Mattia,

Marianna Dondi o meglio conosciuta come vedova Pescatore, una vecchia acida che voleva a tutti i costi far sposare la figlia allo zio. Mattia è convinto che sia una donna senza scrupoli, e ha il sospetto che Romilda, per dei confronti fotografici, non sia figlia del defunto marito di Marianna Dondi.

Interessante è il modo in cui Mattia si è avvicinato a Romilda: voleva conquistarla per conto di Pomino, troppo timido per farlo da sé: già in questo episodio ho riscontrato una sorta di anticipazione alla successiva perdita di identità: "… che le baciavo e le baciavo e le baciavo … per conto di Pomino, perdutamente". Questo passo mostra inoltre come Mattia sia un narratore inaffidabile, che dice una cosa ma poi in realtà ne fa un'altra.

V. Maturazione

In questo capitolo ci addentriamo all'interno dell'inferno, della trappola che è la vita familiare di Mattia Pascal. Vediamo tuttavia come sia portato a

ridere delle propriesciagure, a prendere le difficoltà con ironia, a partire dall'episodio tragi-comico, equindi umoristico, dello scontro tra Scolastica e la vedova Pescatore. Vediamo poiMattia ottenere il posto da bibliotecario, anche se in realtà non sa se definirsi "piùcacciatore di topi o guardiano di libri". Fin da subito si evince, anche con sarcasmo, inquali pessime condizioni sia tenuta la biblioteca, a partire dal vecchio bibliotecario,Romitelli, che non si curava nemmeno dei topi. Mattia cerca di risolvere almeno questoproblema, anche se in realtà non tiene i libri in grande considerazione, come già si èvisto nella premessa. "La prima volta che mi avvenne di trovarmi con un libro tra lemani, tolto così a caso, senza saperlo, da uno degli scaffali, provai un brivido d'orrore".Sarcasticamente, Mattia traccia nello strato di polvere che copre i libri, una lapide almonsignor Boccamazza.

“in perenne attestato di gratitudine”.cagione di maturezza

Il titolo del capitolo è poi chiarito tramite un paragone con la deifrutti esposta in un trattato, a cui si aggiunge l’esperienza dei fruttivendoli, che “limaturano loro a forza di ammaccare. Ora così venne a maturazione l’anima mia,ancora acerba”. La condizione di Mattia ricorda per certi versi quella di Marta Ajala,ossia quella di escluso: passa il suo tempo in una biblioteca, il luogo fuori dal tempoper eccellenza, in un’eterna solitudine, senza però avere desiderio di compagnia.

Il capitolo si conclude tragicamente: Romilda partorisce due gemelle deboli,paragonate ai gattini miseri che erano stati mandati in biblioteca per cacciare i topi,ma che rimanevano prigionieri delle trappole destinate ai ratti, più grandi di loro. Unadelle due gemelle sopravvive per un anno circa, per il tempo necessario a che MattiaL’esclusa,ci si affezionasse: poi, proprio

come ne la madre e la figlia muoiono nello stesso giorno. A questo punto Mattia non ha più nessuno a cui è realmente legato, e anticipa che sfrutterà le 500 lire mandatagli dal fratello, che saranno causa della sua prima morte. VI. Tac tac tac … Troviamo Mattia a Montecarlo, a tentar FORTUNA alla roulette. I termini "fortuna", "sorte", "caso" ricorrono per tutto il capitolo, alla fine del quale Mattia è riuscito a guadagnare 82000 lire; è da notare come fino a quel momento lui non avesse mai giocato alle roulette, ed era quindi consapevole di come in realtà non ci fossero metodi per vincere: "vogliono insomma estrarre la logica dal caso, come dire il sangue dalle pietre". Mattia cita anche dei versi di Pinzone: "Ero già stanco di stare alla bada/della Fortuna. La dea capricciosa/doveva pure passar per la mia strada. / E passò finalmente. Ma tignosa". Tutti i personaggi che

Incontra ai tavoli sono descritti in modo quasi grottesco e caricaturale: troviamo un tedesco che gli ruba i soldi, o uno spagnolo che vuole giocare assieme a lui affinché gli porti fortuna, che considera il protagonista quasi come un re taumaturgo. Anche in questo capitolo troviamo uno dei tanti esempi per cui si evince come Mattia Pascal sia un narratore inaffidabile: dice cioè di aver comprato il manuale su come vincere alla roulette solo per curiosità, ma si intuisce che non era l'unica motivazione dietro l'acquisto. A fine capitolo descrive in modo compiuto l'atteggiamento della moglie, che era "più aspra", e nutriva "un'accidiosa pigrizia", e che insomma non poteva riconquistare ormai più. L'ultimo giorno a Montecarlo vede il corpo sfigurato di un giovane che girava tra i tavoli e che si era suicidato sparandosi; sembra essere quasi un'anticipazione di quello che poi gli sarebbe accaduto, come

ammette lo stesso narratore. La fine del sestocapitolo sancisce anche la fine del "romanzo d'ambiente", una delle tre sezioni in cui Il fu Mattia Pascal è suddiviso.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
17 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Targaryen01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Castellano Francesca Pia.