Capitolo 3: Nuovi personaggi e descrizioni
In questo capitolo vengono presentati molti nuovi personaggi, che gravitano attorno alla figura di Flaminio Salvo. Come accennato nella lettera di don Ippolito al fratello infatti, don Cosmo dovrà accogliere nella sua villa la sua futura cognata, donna Adelaide, sorella di don Flaminio. Ancora una volta troviamo un'accurata descrizione degli interni e ci vengono fornite altre indicazioni circa il carattere solitario di don Cosmo: "Era così astratta e solitaria l'anima di don Cosmo, che la vita comune non riusciva a penetrargli nella coscienza [...], e spesso perciò, dalla gelida vetta della sua stoica noncuranza lasciava precipitar come valanghe le verità più crude". Don Cosmo inoltre illustra a Capolino la sua visione della cultura: "... tutti questi varii sistemi di filosofia, caro avvocato, che mi pajono ... sapete che mi pajono? Chiese, chiesine, chiesacce, di vario stile, campate in aria [...] Soffiate,
ruzzola tutto; perché dentro non c'è niente: il vuoto, tanto più opprimente, quanto più alto e solenne l'edificio". Anche nel capitolo precedente aveva accennato ai suoi libri in senso quasi irrisorio, parlando di "minchionerie". Si accenna alle elezioni, che vedranno come opponenti Ignazio Capolino e il nipote di don Cosmo, Roberto Auriti, figlio di Caterina Laurentano. Sono presentati in questo capitolo i diversi legami di parentela tra i personaggi. Le nozze saranno tra don Ippolito e Adelaide Salvo, sorella di Flaminio, che ha per amante Nicoletta Spoto, moglie di Ignazio Capolino. Flaminio Salvo ha una figlia, Dianella, innamorata di Aurelio Costa a sua volta innamorato di Nicoletta. III In questo capitolo troviamo tre nuovi personaggi, il Mattina, Guido Veronica e il canonico Pompeo Agrò (furbo, faccendiere esponente del partito clericale), risoluti ad aiutare Roberto Auriti nelle elezioni. Ignazio Capolino infatti appare unavversariotemibile in quanto sostenuto da Flaminio Salvo. I tre quindi contano sull'appoggio diLando Laurentano, figlio di don Ippolito, in buoni rapporti con il cugino, Roberto Auriti.Nel tratto di strada per raggiungerlo, leggono un articolo del giornale di Capolino chediffama Stefano Auriti, morto nel 1860: a questo punto Guido Veronica si scagliacontro il Capolino, ma Pompeo Agrò è convinto, a ragione, che l'autore dell'articolo siaMarco Preola, che a fine capitolo tenta di uccidere l'Auriti. Si narrano le avventure didonna Caterina, del marito e dei figli, in particolare di Roberto, che ha seguito il padrein battaglia appena dodicenne. Nel 1848, a seguito della Rivoluzione, erano andati inesilio a Torino, dove avevano patito la fame, anche perché Caterina aveva rifiutatol'aiuto di Ippolito, che come condizione aveva posto che lei lasciasse il marito.Gerlando invece era andato in esilio a Malta, dove si era avvelenato.Pirandellorimarca anche il malgoverno che caratterizza entrambi i partiti, la Destra e la Sinistra storiche, le cui ingiustizie e turpitudini, rimarca donna Caterina, "appestanol'aria delle nostre città come la malaria le nostre campagne"; da notare l'uso del termine malaria, già incontrato nel cap. I. Importante si rivela tutto il discorso che la donna pronuncia con fervore, di cui evidenzio i tratti salienti: "Che ha fatto Roberto, e perché, in nome di che cosa viene oggi a chiedere il suffragio del suo paese? Forse in nome di tutto ciò che fece da giovinetto, in nome del padre morto, dei sacrifici e degli ideali per cui quei sacrifici furono fatti e quello strazio sofferto? Farà ridere! [...] Lo sa bene anche lei come quegli ideali si sono tradotti in realtà per il popolo siciliano! Che n'ha avuto? Com'è stato trattato? Oppresso, vessato, abbandonato e vilipeso! Gli ideali del Quarantotto e del Sessanta?Ma tutti i vecchi, qua, gridano: Meglio prima!Meglio prima! […] perché prima almeno avevamo una speranza […] Troppo cari si sonopagati, quegli ideali”. La deriva degli ideali risorgimentali è un tema ricorrente (vdanche l’interpretazione di Carlo Salinari). Le Medaglie,Da confrontare una novella di Pirandello, uno dei tanti luoghi narratividove viene rappresentata la delusione post risorgimentale. Viene pubblicata su “IlMarzocco” il 21 agosto 1904 e poi confluisce nella raccolta “La mosca”, Bemporad, nel1923. Vengono rappresentati sentimenti di solitudine, di emarginazione e di miseriadei reduci garibaldini.Donna Caterina ha chiara coscienza del fallimento. Ci troviamo di fronte a un romanzodi denuncia senza speranza.IVProtagonista di questo capitolo è don Ippolito, che è un grande studioso della storia diGirgenti, e ha anche formato un museo con statue, vasi, iscrizioni, sarcofagi. Granparte del capitolo siincentra su questo rapporto con l'antichità, sugli studi del principe che è convinto che l'acropoli si trovasse sulla Rupe Atenea, e non nel punto dove sorge l'odierna Agrigento. Accanto a queste considerazioni, viene descritto il paesaggio, che si colora di tinte rosee-dorate; i templi poi sembrano accrescere ulteriormente la meraviglia che suscita la vista del panorama. In questa descrizione della natura, distante da quella del primo capitolo, si può ravvisare forse una sorta di orgoglio e nostalgia per la terra natia di Pirandello. Ippolito poi incontra la sorella donna Caterina dopo 45 anni: nonostante le divergenze, entrambi sono attraversati da una forte commozione. Il motivo della visita riguardava Marco Preola, che aveva infangato la memoria di Stefano Auriti e aveva attaccato Roberto. Il padre di Marco promette di allontanarlo a Tunisi, ma don Ippolito promette alla sorella uno scontro politico, seppur con toni più moderati. QuindiMonsignor Montoro si reca in visita con Vincente de Vincentis, fratello di Ninì, disperato in quanto lui e il fratello si sono indebitati con il Salvo. Viene perciò chiesto, con l'intercessione del monsignore, che Ippolito chieda al Salvo la mano della figlia Dianella per Ninì, di lei innamorato. Ci si incentra poi sui sentimenti e sull'interiorità di don Ippolito, che non è più convinto di sposare Adelaide soprattutto per la memoria della sua defunta moglie, Teresa Montoro. L'ultima parte del capitolo è incentrata sui templi, definiti "spettri d'un altro mondo e di ben altra vita": nel buio si sente anche un assiolo, che in Pascoli è presentimento di morte. Inoltre, già ad inizio capitolo si osserva la profonda devozione religiosa di don Ippolito, che infatti si vuole sposare solo attraverso il rito religioso, illegittimo "a giudizio della società civile". Attraverso il suo
Punto di vista percepiamo come l'unica cosa che realmente gli manca di Girgenti, da cui si è auto - esiliato, sono le chiese. Non a caso ha chiesto al monsignore, senza successo, di ristrutturare il Duomo, capolavoro d'arte normanna purtroppo massacrato da restauri settecenteschi.
In questo capitolo, come in altri, si vede come Pirandello si soffermi nella descrizione e nel racconto di vicende personali di personaggi minori, che non avranno rilevanza più avanti.
Questo capitolo è ambientato a Valsania, nella villa di don Cosmo: protagonisti sono Mauro Mortara, Dianella e suo padre Flaminio Salvo. A inizio capitolo vediamo Leonardo Costa, padre di Aurelio, correre verso Flaminio in quanto i lavoratori delle zolfare hanno scioperato, e ci sono disordini, sempre collegati al movimento dei fasci siciliani. A fine capitolo annuncia di aver deciso di lasciar perdere l'industria dello zolfo, a causa della politica doganale, dell'aumento delle tasse e
del ribasso dei prodotti. Il Salvo esce quindi di scena, per lasciare posto al Mortara e a Dianella, che hanno fatto stranamente amicizia: Dianella sembra essere infatti riuscita a superare la "ruvida scorza" del vecchio, che a tutti gli altri appare rude e ignorante, a Sciaralla soprattutto. Quel giorno Mortara decide di portare Dianella a vedere la stanza di Gerlando Laurentano, in cui tra gli altri oggetti spiccano un leopardo imbalsamato e la lettera d'addio scritta dal Generale poco prima di avvelenarsi. La lettera riporta i due nomi sostantivati che danno il titolo al romanzo: "Vecchio come sono, non so né posso più sopportare il peso di questa vita d'esilio. Penso che non sarò più in grado di prestare il mio braccio alla Patria, quando essa, meglio maturati gli eventi, né avrà bisogno. [...] Voi, più giovani, questa ragione avete ancora, e perciò vivete per essa". Il Mortara dice di avertenuto fede all'ultimo desiderio di Gerlando, e mostra con orgoglio le medaglie guadagnate; a questo punto inizia a raccontare a Dianella la sua vicenda. Nel flashback è narrato il suo addio a Girgenti, che ricorda l'Addio ai monti del capitolo VIII de "I promessi sposi". Il suo racconto termina con una considerazione sull'Italia del presente che dimostra l'ingenuità del Mortara: "... sono soddisfatto, che volete! L'Italia è grande! L'Italia è alla testa delle nazioni! Detta legge nel mondo! E posso dire che anch'io, così da povero ignorante e meschino come sono, ho fatto qualche cosa, senza tante chiacchere". Il resto del capitolo si incentra sull'infanzia di Dianella, che da tempo è innamorata di Aurelio Costa, ma sa che lui e Flaminio si contendono una donna, Nicoletta Capolino, che per il momento non sembra tenere in grande considerazione il Costa. Il padre di Dianella quindi, ora non in.Buoni rapporti con il Costa nonostante anni prima questi gli abbia salvato la vita, le fa intendere che non sposerà mai l'amato. Il capitolo contiene anche una considerazione di don Cosmo sulla vita: "… per riempire questa minchioneria massima che chiamiamo vita, per darle una certa apparenza, una certa consistenza.. Mah!".
VI
Le elezioni si avvicinano: tuttavia Girgenti è una città spenta, dominata da un clima di morte, termine che ricorre molte volte all'inizio del capitolo. Viene descritto un paesaggio grigio, e i popolani sono visti in modo estremamente negativo: in questo ambiente, è naturale che le elezioni passassero in secondo piano. Si aggiunge inoltre che: "Nessuno aveva fiducia nelle istituzioni, né l'aveva mai avuta. La corruzione era sopportata come un male cronico, irrimediabile; e considerato ingenuo o matto, impostore o ambizioso, chiunque si levasse a gridarle contro".
Si passa poi a parlare dei
Preparativi per il duello tra Guido Veronica e Ignazio Capolino
Il duello tra Guido Veronica e Ignazio Capolino sembra essere imminente e i preparativi sono in corso.
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Pirandello, I vecchi e i giovani, Uno nessuno e centomila, il fu Mattia Pascal
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Schemi Analisi I
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Serie Analisi I
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I trapianti