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PIRANDELLO
Nasce a Girgenti (Agrigento) da una famiglia benestante. Il padre aveva alcune
miniere di zolfo. Si dedica sin da giovane alla passione letteraria e si laurea
all’università di Bon in filologia romanza. A Roma viene a contatto con alcuni
esponenti dell’ambiente culturale e alcuni scrittori dell’ambiente meridionale
come Luigi Capuana. Si ha un allagamento delle miniere di zolfo dove perde il
suo patrimonio e questo incide sulla vita di Pirandello che portano alla moglie
di soffrire di gravi squilibri psicologici. Matura in lui l’idea di famiglia come
istituzione familiare in cui l’uomo è rinchiuso. Pirandello nel 1910 si interessa
molto al teatro e ha successo anche nei confini nazionali. Animato da
sentimenti patriottici, vede di buon occhio l’ingresso in guerra perché lo vede
come cosa positiva nel processo risorgimentale. Questo però gli porta un
grande dolore, ovvero la perdita in guerra del figlio Stefano che viene fatto
rinchiudere dagli austriaci.
Nel 1924 si iscrive al partito fasciata perché spera di potere averne dei
vantaggi. La sua posizione è ambigua: da una parte il conservatorismo lo porta
ad vere una garanzia, dall’altra vede nel fascismo una forza genuina in grado di
spazzare via tutto. Però con il tempo si rende conto del lato oscuro del fascismo
e matura un sentimento di disprezzo che non manifesterà mai in maniera
aperta. Nelle opere porta avanti una critica corrosiva della società
contemporanea in cui è implicita anche la critica al regime che in quel periodo
influenzava la società contemporanea. Adotta una concezione vitalissima della
realtà: considera la vita come un perpetuo movimento vitale, un processo di
continua trasformazione da uno stato all’altro. Tutto ciò che si distacca da
questo flusso universale della vita tende a fare delle forme che si cristallizzano
e muoiono del tutto. Egli dice che siamo parte di questo flusso che poi si fissa
in forme individuali ma che nella realtà dei fatti non sono altro che illusioni.
Però anche gli altri si fissano in delle forme. Noi siamo uno per noi stessi, ma
siamo tanti individui distinti a seconda di chi ci guarda come si vede in Uno,
Nessuno e Centomila.
Teoria delle maschere: forme in cui gli individui si fissano e cristallizzano,
forme fittizie che diamo noi a noi stessi e ci fanno gli altri. Al di sotto di essa
non c’è Nessuno se non il fluire di stati in perenne trasformazione.
Frantumazione dell’io: concetto ancorato ad alcune caratteristiche fella
società contemporanea. Nella civiltà novecentesca vi è una crisi della realtà,
idea che vi sia una realtà oggettiva, coerente, quindi si pensa all’individuo
come soggetto forte e unitario. Però Pirandello pensa che il suo io si disgrega e
si perde in un mare di incertezza. Si afferma l’idea di un soggetto fragile.
L’uomo soffre perché scopre di non essere nessuno e non so riconosce nelle
identità che gli altri gli attribuiscono. La forma trova delle rappresentazioni
concrete: sono delle vere e proprie trappole sociali. Da tutto ciò l’eroe
pirandelliano cerca di fuggire alla ricerca di una maggiore autenticità. Per lui
esistono due tipi di trappole: la prima è quella della famiglia con tutti i suoi odi,
rancori, segreti dove l’individuo fin dall’infanzia si trova imprigionato; la
seconda è quella del lavoro, che gli costringono ad avere una vita di miseria.
Nelle sue opere analizza questa situazione ma non offre delle soluzioni ma solo
delle fughe. La prima è la fantasia, immaginazione, con la quale l’uomo può
proiettarsi in un mondo fantastico. Un’altra via di fuga è la follia, lo strumento
di contestazione per eccellenza, utilizzato per far saltare i meccanismi sociali.
Dal rifiuto della società deriva una tipologia di personaggio ricorrente, ovvero
l’eroe estraniato o forestiere della vita che ha compreso l’assurdità della vita e
si ritira in una dimensione appartata e guarda gli altri vivere. È un personaggio
che si rifiuta di assumere una forma. Questa la chiama Filosofia del lontano:
contemplazione della realtà da una distanza indefinita che permette all’eroe di
cogliere al di sotto delle convenzioni della società. Lui si definisce filosofo del
lontano. Altro concetto importante è il Relativismo conoscitivo: la realtà è
estremamente mutevole, che non possiamo racchiudere in degli schemi rigidi.
Matura l’idea che non vi è una verità assoluta, ognuno ha la sua verità. Da
questo deriva il dramma dell’incomunicabilità che scaturisce dal fatto che
ognuno ragiona secondo la sua realtà. Uno strumento fondamentale per
Pirandello è l’umorismo, spiegato nella saggio del 1908. Qui dice che quando
l’opera viene concepita prevale il sentimento, mentre nell’opera umoristica la
riflessione si pone davanti al sentimento per giudicarlo, analizzarlo. Da qui
deriva il sentimento del contrario.
Storia della vecchia.
L’umorismo è il procedimento attraverso il quale la riflessione ci permette di
capire la molteplicità della realtà. La sua arte è stata definita della dissonanza:
lui vuole rappresentare il mondo in tutte le sue contraddizioni e dissonanze.
I vecchi e i giovani.
Il movimento dei fasci chiedeva riforme: ridistribuzione delle terre, condizioni di
vita migliori. Questo movimento fu represso da Crispi. Colpisce gli intellettuali
dell’epoca e Pirandello. Poi c’è lo scandalo della banca romana: mise in
evidenza la corruzione che stava alla base della cattiva gestione dei crediti.
Scrive un romanzo che sta alla base di questo romanzo.
È un romanzo ricco di personaggi, quasi corale. Al centro vi è un conflitto
generazionale: da una parte i vecchi che hanno visto I propri ideali calpestasti,
dall’altra abbiamo i giovani che sono individui smarriti, incapaci di dare un
senso alla propria esistenza. Un personaggio importante tra i giovani è Lando,
che aderisce al socialismo. Quando i fasci falliscono si chiude nella sua
amarezza. Questo romanzo ha la struttura del romanzo storico perché è la
cronaca del nostro paese però la definizione di questo romanzo è complessa
perché la storia deve narrare qualcosa di concluso, che appartiene al passato.
Quindi quale deve essere la distanza temporale tra gli eventi narrati e l’autore?
Dovrebbe essere piuttosto ampia.
Possiamo cogliere una connotazione biografia perché proietta nel romanzo la
delusione nei confronti della storia. Il dramma che rappresenta è il dramma
della sua generazione. Vi è uno stretto rapporto tra presente e passato. Nei
vecchi e giovani i personaggi hanno una mentalità moderna che non affonda le
radici nelle caratteristiche dell’epoca storica in cui si trovano. Qui abbiamo
un’apertura del paesaggio. Il breve incipit dell’opera ci ricorda l’introduzione di
Manzoni sul lago di Como. La differenza sta nel fatto che nei Promessi Sposi la
descrizione è proiettata su un fondale meraviglioso nel quale irrompe il male
attraverso il sopraggiungere di personaggi quali i bravi. Nell’opera di Pirandello,
il tutto è calato su uno sfondo connotato dal fango che è sì materiale ma che si
carica di valenze simboliche e allude alla Sicilia che Pirandello sta descrivendo.
Nei Vecchi e i Giovani la storia ha un ruolo strutturale. I personaggi sono
collocati in un contesto storico documentato ma il dato fondamentale è che
questi avvenimenti potrebbero aver luogo in altre epoche. Abbiamo la
sensazione che infatti privato non siano ancorato alla realtà storica e questo
perché a Pirandello interessa la sfera intima dei personaggi.
I vecchi e i giovani si colloca tra il fu Mattia Pascal e uno nessuno e centomila,
riprendendone anche alcuni temi.
Il fu Mattia Pascal
Il fu Mattia Pascal è il primo romanzo in cui realizza i motivi principali della sua
narrativa. Si discosta dall’impianto naturalistico e adotta soluzioni narrative che
si discostano dal terreno tradizionale.
Prima viene pubblicato a puntate.
Il protagonista è un borghese che vive una vita frustante in cui proietta la
frustrazione della vita borghese. Anche Pirandello vive una vita piccolo
borghese dopo la sua crisi finanziaria, imprigionato in due tipi di trappole
sociali: la famiglia, chiusa nei suoi meccanismi, e una condizione difficile con un
lavoro frustante che lo costringe a fare qualcosa per andare avanti.
Il protagonista per un caso fortuito si trova libero, grazie ad una vincita al
casinò di Montecarlo. Dall’altra parte apprende di essere ufficialmente morto, in
quanto viene riconosciuto in un cadavere. Non si abbandona completamente al
fluire della vita e decidere di assumere una nuova identità. Resta un
attaccamento alla vita sociale: soffre sia come Mattia Pascal che nella nuova
vita. Si rende conto che anche la nuova identità lo esclude dalla vita e non può
tornare alla sua vecchia vita.
Emergono motivi come: la trappola delle istituzioni sociali, la critica aspra e
corrosiva al concetto di una identità individuale.
Abbiamo il passaggio dell’avvertimento del contrario (comico) al sentimento
del contrario (triste).
Nella struttura narrativa che anche un’originalità. Non abbiamo un narratore
eterodiegetico, esterno alla trama e adotta una narrazione in prima persona e
in forma retrospettiva. Ha già vissuto tutto e si è concluso. Affida la sua vicenda
ad un memoriale, passa tutto attraverso il filtro della memoria. Il racconto non
è focalizzato sull’io narratore, ma sull’io narrato, mentre il personaggio sta
vivendo i fatti. Si ha un punto di vista soggettivo, quindi parziale e mutevole.
In base al relativismo conoscitivo, abbiamo più realtà, che possono essere
diverse tra di loro e inconciliabili.