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3. Influenze del negativo su Pirandello. Nietzsche, Schopenhauer,
Bergson
I maestri della crisi sono senz’ altro Nietzsche (1844-1900), Schopenhauer (1788 – 1860). Contribuisce
anche la teoria freudiana dell’ inconscio.
In Italia Italo Svevo
E’ l’ epoca della seconda rivoluzione industriale, dell’ avvento della macchina, delle grandi metropoli
stranianti.
Su Pirandello ebbe influenza lo psicologo Alfred Binet (1857 – 1911)
Una visione del mondo che ritroviamo in Bergson (1859 -1941), con la sua teoria del tempo come durata e
dello slancio vitale, nel tedesco Geog Simmel (1858 -1918), negli artisti dell’ Espressionismo tedesco e
nordico. Pensiamo a Munch (1843- 1964) il pittore norvegese e al suo famoso urlo (1893) e agli
espressionisti tedeschi. Pittori come Ernst Ludwig Kirchner ( 1880-1938; Cinque donne per strada, 1913) o
Otto Dix (1891-1969; ritratti di reduci di guerra, Truppe che avanzano sotto il gas- 1924; ritratto della
giornalista Silvia von Harden, 1926)
Pirandello va collocato più nell’ espressionismo che nel Decadentismo.
Silvio D’ Amico dice che fu fondamentale per Pirandello il contatto con il mondo germanico, prese il
negativo del romanticismo tedesco, cioè lo colpirono autori romantici tedeschi capaci di esercitare l’ ironia
nei confronti della ragione illuministica. Chamisso (1781-1838), poeta e narratore tedesco, nella sua novella
più famosa, Storia meravigliosa di Peter Schlemihl, tratta il tema dell’ ombra. Johann Ludwig Tieck (1773 -
1853) è uno scrittore e drammaturgo tedesco (il gatto con gli stivali), sarcastico nei confronti della ragione
illuministica e del suo bieco dominio e fiducioso nell’ ironia come frantumatrice delle certezze acquisite
Sempre Silvio d’ Amico dice che Pirandello mette in crisi il cogito cartesiano.
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4. Vitalismo e relativismo in Pirandello. Pena come essenza
dell'umorismo
Adriano Tilgher in un saggio del 1922 condensò il mondo pirandelliano nel conflitto fra forma e vita. La
formula di Tilgher era senz’ altro troppo rigida e schematica ed ebbe il torto di imprigionare lo stesso
Pirandello che nei suoi drammi teatrali più tardi, -fine anni venti, inizio anni trenta- adeguò se stesso alla
formula di Tilgher, producendo opere macchinose e artificiose .
La concezione di Pirandello si può condensare in due termini: vitalismo e relativismo. Il vitalismo lo porta a
considerare la vita come flusso continuo, perpetuo divenire che le forme, soprattutto sociali, vogliono
fermare e irrigidire. Quindi sofferenza. Personaggi che vivono come in una stanza della tortura (Giovanni
Macchia) D’ altra parte, se la realtà è così magmatica e multiforme, non si può conoscere, non c’è una realtà
oggettiva fissata a priori, non ci sono principi superiori a cui rifarsi. Non resta che osservare la realtà ed
esprimere la pena del vivere così. La pena, la compassione è l’ essenza dell’ umorismo di Pirandello che
proprio per questa compassione si distingue dal comico
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5. Pirandello intellettuale popolare, il soggetto non è uno
Pirandello presenta due caratteristiche; è un intellettuale, esprime un’ intellettualità complessa e ardua – è
stato spesso accusato di intellettualismo- e nello stesso tempo è popolare, tanto che dal suo nome sono
derivati termini di uso corrente, come pirandellismo, pirandelliano ( oggi sostituito da Kafkiano) .
Silvio D’ Amico nella sua storia del teatro afferma che Pirandello mette in crisi il cogito cartesiano, perché
non si può più dire Cogito ergo sum visto che il soggetto non è uno e quindi nemmeno il cogito. D’altra
parte è singolare che un uomo come Henry Ford abbia detto di lui: io non sono competente in fatto di
letteratura; però sono dell’opinione che con lui si possa fare un affare eccellente : i suoi lavori si adattano ad
un vasto pubblico: il Pirandello è l’ uomo del popolo, almeno io sono di questo avviso: egli non è per gli
intellettuali: ragione per cui si è in me radicato il proposito di finanziargli una turneè in America”
In realtà possiamo dire che il nucleo della filosofia pirandelliana risente di un clima culturale diffuso agli
inizi del novecento e conseguente alle grandi trasformazioni sociali e culturali in atto. Un filosofo come
Henri Bergson (1859- 1941) con la sua distinzione fra tempo matematico e durata, tempo della coscienza, si
avvicina a Pirandello. E nella concezione umoristica dell’ arte si possono cogliere coincidenze con il comico
o il carnevalesco di Michail Bachtin (1895-1975, libro si Dostoievskij del 1929)
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6. Vita di Pirandello. Agrigento, Roma, Bonn, Premio Nobel 1934
Pirandello è vissuto fra il 1867 e il 1936, nato a Girgenti, poi ribattezzata Agrigento, si è misurato con tutti i
generi letterari ed ha all’attivo una produzione enorme, proprio come il suo contemporaneo e diversissimo
d’Annunzio. Solo in questo si assomigliano.
Dopo l’infanzia e l’adolescenza siciliane – famiglia benestante ( il padre dirigeva alcune miniere di zolfo
nelle quali poi investì il suo patrimonio e la dote della nuora) che però conosce l’ esperienza del dissesto
economico e del declassamento sociale – si trasferisce a Roma; lascia l’ Università di Roma per contrasti
con un professore e si trasferisce a Bonn, dove si laurea in filologia romanza nel 1891. Si trasferisce a
Roma, dove si dedica completamente alla letteratura, grazie ad un assegno mensile concessogli dal padre.
Nel 1894 si sposa con Maria Antonietta Portulano e nel 1897 comincia ad insegnare, prima come supplente,
poi di ruolo dal 1908, all’Istituto Superiore di Magistero. Nel 1903 il dissesto economico della famiglia, lo
squilibrio psichico della moglie segna l’ inizio di una lunga fase di grigiore e di angoscia per le difficoltà
economiche e la triste situazione familiare. Sarà il successo teatrale a riscattarlo fino all’ ottenimento del
Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Adesione al Fascismo ne 1924, subito dopo il delitto Matteotti.
Compagnia teatrale finanziata dal governo fascista. Accademico d’ Italia nel 1929.
Fonda nel 1925 il Teatro d’ arte che ha vita breve. Pirandello è autore e regista.
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7. Poesie di Pirandello. "Elegie Renane" e "Fuori di chiave"
Poesie- la prima raccolta è Mal giocondo del 1889 ; Le Elegie renane (1895), modellate sulle Elegie
romane di Goethe; La raccolta più matura è Fuori Chiave, del 1912; Influenze carducciane e pascoliane
vengono superate per un impianto più personale e maturo, umoristico, relativistico, metafisico; anche motivi
tristi e malinconici sulla piccolezza dell’ uomo sperduto in un universo infinito; alcune poesie di Fuori
chiave rimandano al Fu Mattia Pascal, al famoso Maledetto sia Copernico, come quella nella quale,
rivolgendosi a Tolomeo dice: “O savio antico/ teco or più non posso io credere/ che la terra l’ ombelico/ sia
del mondo e che s’ aggirino/ sole e astri d’ attorno/ per offrirle uno spettacolo/ e far lume notte e giorno”.
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8. Paradossale e assurdo in "Novelle per un anno" di Pirandello
Le novelle, un corpo ponderoso di più di trecento novelle, cominciate a raccogliere nel 1922 in volume con
il titolo Novelle per un anno; novelle paesane, novelle focalizzate su ambienti cittadini piccolo-borghesi,
novelle in cui domina il paradossale e l’ assurdo. Sono soprattutto un quadro della condizione piccolo-
borghese, meschina, grigia, frustrata. Le ultime novelle invece si collocano in un’ atmosfera surrealista; si
cerca di fuggire dalla realtà sociale per calarsi nella natura o nell’ autenticità più profonda dello spirito
umano, dove è possibile un momento di felicità (C’è qualcuno che ride, Soffio, Una giornata, Di sera, un
geranio)
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9. Romanzi di Pirandello. Dal verismo alla soggettività messa in
discussione
I romanzi a partire da Marta Ajala scritto nel 1993 e poi ripubblicato nel 1901 col titolo L’ esclusa, Il Turno
(1895), Il fu Mattia Pascal (1904), I vecchi e i giovani (1906,1909, 1913), Quaderni di Serafino Gubbio
operatore (1915, 1925) Uno, nessuno e centomila (1925-26).
Pirandello parte dal verismo o naturalismo dominante nella seconda metà dell’ ottocento e che voleva un’
opera d’ arte vera, che sembrasse fatta dalla natura o fattasi da sé e nella quale la mano dell’ autore non si
dovesse vedere. Verga impersonalità, regressione. Lo supera quasi subito perché la realtà per pirandello non
è una e quindi non è oggettivamente rappresentabile. Per arrivare a un romanzo non solo soggettivo, ma nel
quale la soggettività in sé è il tema principale e viene continuamente messa in discussione. Possiamo dire
che i romanzi di Pirandello sono romanzi sperimentali assolutamente novecenteschi se è vero come è vero
che il romanzo del Novecento si propone per prima cosa di distruggere il romanzo dell’ ottocento e la
finzione narrativa del narratore onnisciente, che sta sopra la materia, la domina e ce la propone come
assolutamente credibile e vera.
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10. "Il fu Mattia Pascal" e "Uno, nessuno e centomila". Crisi
identità e oggettività dei fatti
I più importanti e innovativi sono Il fu Mattia Pascal, I quaderni…, Uno, nessuno e centomila.Tutti e tre
scritti in prima persona, narratore auto diegetico cioè interno alla storia e che parla di sé,tutti e tre
decisamente novecenteschi scardinano la finzione narrativa basata sull’ oggettività dei fatti e mettono in
primo piano la problematicità dei soggetti. Del fu Mattia parleremo. I quaderni mettono sotto accusa la
macchina (il protagonista è un operatore cinematografico, una mano che gira una manovella) che irrigidisce
ancora di più la vita e trasforma l’ artista in cosa, macchina egli stesso. ( LA macchina c’è chi la esalta;
Pirandello è critico e pessimista). Uno, nessuno e centomila è il più sperimentale dei romanzi di Pirandello
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