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Il percorso scolastico di Duccella.Serafino

Duccella.Serafino racconta del suo percorso scolastico: da autodidatta studia il latino e il greco, dato che le discipline umanistiche si adattano maggiormente alla sua intelligenza; tuttavia, anche su consiglio dei parenti, prese una facoltà tecnica (confronta con il percorso dell'atore). In questa scelta ho ravvisato un'ulteriore riflessione sul ruolo sempre più secondario che assumeranno le discipline umanistiche nell'era delle macchine. Serafino poi passa a parlare della sua impassibilità, che in ambito lavorativo è vista come una qualità positiva: "Mi sono allontanato con orrore istintivo dalla realtà, [...] senza tuttavia poterne affermare una mia, dentro e attorno a me, poiché i miei sentimenti distratti e fuorviati non riescono a dare né valore né senso a questa mia vita incerta e senza amore. Guardo ormai tutto, e anche me stesso, come da lontano [...] Oh, mi stimano tutti, qua, un ottimo

operatore: vigile, preciso e d'una perfetta impassibilità. [...] Dovrei esser lieto e soddisfatto. Rimpiango invece il tempo della magrezza e delle follie a Napoli tra i giovani artisti". Racconta poi del suo incontro con Giorgio Mirelli che, come anticipa, trovò Varia Nestoroff a Capri. Questo capitolo è incentrato quasi esclusivamente sulle riflessioni di Serafino, che in modo non del tutto chiaro accosta due situazioni diverse, quasi per ribadire la vicinanza tra uomo e bestia, tema che ricorre più volte nel corso del romanzo. Il narratore parla infatti di un cacciatore che spara a un beccaccino-esploratore a una belva che sbrana un uomo-esploratore. Le due situazioni potrebbero sembrare simili, ma in realtà il cacciatore uccide per divertimento e senza correre alcun rischio, mentre la belva uccide per necessità, e a suo pericolo, dato che molto probabilmente l'uomo-preda è armato. In un periodo vengono accostati

chiasticamente i termini uomo e bestia, e poco dopo Serafino si chiede “Ma quando poi un uomo, tu dici, si riduce peggio d’una bestia?”. La logica non offre più un appiglio razionale definitivo, e appare ormai chiaro come non si possano stabilire confini netti tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, perché non c'è una verità assoluta. Questo capitolo è incentrato sulla descrizione e sull'analisi di Varia Nestoroff. Serafino ribadisce nuovamente che quando lavora è impassibile, è una mano che gira una manovella, denunciando ancora una volta il carattere estraniante del suo lavoro. La Nestoroff, nel rivedersi alterata e scomposta mentre recita, non si riconosce; in sostanza il modo in cui appare sullo schermo è come è percepita dagli altri. Serafino osserva che lei cerca in ogni modo di afferrare questa parte di sé a lei sconosciuta, ma invano: allora, si lega.sentimentalmente a degli uomini, fiduciosa che questi riescano a farle conoscere quella parte di sé che a lei sfugge. Quando però si rende conto che gli uomini sono solamente interessati al suo corpo, lei si vendica, con freddezza e in modo calcolato, concedendosi a un altro in modo del tutto improvviso. Serafino crede che la donna provi nausea e disprezzo per quegli uomini da cui aveva cercato disperatamente aiuto per la propria anima, la sola cosa di cui le importi. Finalmente si viene a conoscenza della vicenda che ha portato al suicidio di Giorgio Mirelli. Nella prima parte vengono esposte le varie congetture sulla vita della Nestoroff prima del suo arrivo in Italia. Poi appunto si passa a parlare dell'incontro tra Giorgio e Varia, che con il tempo si rende conto che anche il Mirelli è come tutti gli altri. Comincia così ad assumere un atteggiamento ambiguo verso di lui, per cui lo seduce e lo convince a sposarla e a presentarla alla famiglia, dove conosceAldo Nuti. Quest'ultimo sembra voler impedire le nozze, perché non vuole che questa donna corrompa Duccella, la sua futura moglie (non si erano ancora sposati in quanto Carlo Mirelli era morto da poco). Poi si viene a scoprire il rapporto sessuale tra Varia e Aldo, che voleva dimostrare a Giorgio come fosse una donna dai facili costumi; a questo punto Giorgio si suicida. Il capitolo e il quaderno si concludono con le impressioni su Aldo, che era apparso superficiale a Serafino nell'unica occasione in cui si erano incontrati; ricorda però che Giorgio lo aveva definito "Complicato!", perciò si ripromette di osservarlo meglio. L'arrivo di Varia nella villa di Sorrento spezza il clima idillico in cui la famiglia viveva. Quaderno III Questo quaderno si apre con la contrapposizione carrozza/automobile, uno dei simboli dell'era industriale. Il narratore in particolare incentra la sua critica sulla velocità delle autovetture, come a voler

contestare l'ideologia futurista, che al contrario la esaltava, in particolare al punto 4 del Manifesto: "Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un Vittoria diautomobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Samotracia". È sottesa anche una polemica antidannunziana, dato che il "vate" nel Forse che sì forse che no descrive le corse sfrenate dell'auto di Paolo Tarsis e celebra la nuova macchina volante. Il narratore esalta invece il valore della lentezza, che dà modo di osservare tutti i particolari del paesaggio attorno a lui, mentre la macchina impedisce un atteggiamento contemplativo verso la realtà e un rapporto organico con la natura. La prospettiva passatista per cui si esalta la

carrozzella trainata da un cavallo sfiancato e stanco, è l'elemento che consente a Serafino una distanza critica che porta alla luce l'essenza dei fenomeni negativi della modernità.

Nel secondo capitolo viene descritto l'ambiente della casa cinematografica, che rappresenta in generale il sistema di produzione capitalistico. Serafino riflette anche sul suo nomignolo "Si gira", che gli è stato dato per la semplice ripetizione di questo verbo. Spesso infatti i soprannomi vengono dati per un vezzo o una smorfia, e fissano il fluire della vita in una forma rigida, che rispecchia una determinata caratteristica dell'individuo.

Nel terzo capitolo Serafino descrive l'opera delle macchine, paragonandole ancora una volta a delle bestie fameliche che mangiano come se fossero afflitte da un verme solitario, che rappresenta la vita ingoiata dalle macchine. Ancora una volta dice di vedere mani, non persone; nella catena produttiva le persone sono

strumenti asservitialle macchine. Pirandello attraverso il protagonista riflette sul ruolo del cinema, chedefinisce un ibrido gioco. Il disprezzo del cinema come forma d'arte verrà poi ripreso nel capitolo sei, e trattato in modo più approfondito nell'articolo del 1929 parlante abolirà il teatro, in cui lo scrittore rivaluta i film muti, ossia i film che vengono prodotti nell'universo del Serafino Gubbio.

Questo capitolo è incentrato sulla tigre e sulle riflessioni del protagonista quando si accosta ad essa. La tigre infatti è destinata ad essere uccisa sul serio, nonostante l'ambientazione, i personaggi, i costumi siano tutti fittizi. La morte della tigre sopraggiungerà per rendere più realistica una finzione stupidissima, una scena di uno o due minuti che il pubblico non si ricorderà. L'uccisione della tigre non genererà alcun turbamento nel finto cacciatore dato che la tigre è un

Animale carnivoro che per sua natura, per necessità, caccia e uccide le prede; secondo Serafino, proprio l'innocenza con cui la tigre uccide, giustifica agli occhi degli uomini l'uccisione dell'animale. Ma per il protagonista del romanzo, la tigre non ha colpe. Si riflette ancora sul destino della tigre con Varia Nestoroff, a cui la tigre non sta a cuore, nonostante sia in un certo senso il suo animale-guida, in quanto l'attore che deve fare la parte del cacciatore è Carlo Ferro, suo amante. Serafino introduce anche Uno, Nessuno e Centomila, un tema che sarà centrale, ossia la percezione diversa che ognuno ha di noi, a causa della quale nessuno può dire di essere sicuro della propria identità: "Abbiamo tutti un falso concetto dell'unità individuale. Ogni unità è nelle relazioni degli elementi tra loro; il che significa che, variando anche minimamente le relazioni, varia per forza l'unità."

[…] E noi stessi non possiamo maisapere, quale realtà ci sia data dagli altri; chi siamo per questo e per quello”. È datenere presente come il manoscritto dell’ultimo romanzo fosse una minierainesauribile di risorse da usare per altre opere.Questo capitolo è molto importante in quanto offre una riflessione sul ruolo del cinemain contrapposizione a quello del teatro. Il cinema offre a buon mercato, al grandepubblico, riproduzioni meccaniche: si rimanda qui alla concezione del cinema espostaL’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilitàda Walter Benjamin nel suo saggiotecnica (1936). Gli attori cinematografici non possono offrire un’azione vivadirettamente al pubblico, di cui non possono sentire gli applausi; sono quindi come inesilio, avviliti, quasi estraniati, e rivolgono la loro antipatia sulla macchinetta e diconseguenza su Serafino che la rappresenta. “Si sentono schiavi anch’essi di

questamacchinetta stridula, che pare sul treppiedi a gambe rientranti un grosso ragno inagguato, un ragno che succhia e assorbe la loro realtà viva per renderla parvenzaevanescente, momentanea, giuoco d’illusione meccanica davanti al pubblico”. Nellaseconda parte del capitolo ritorna sulla scena Simone Pau, che porta con sé l’exsuonatore di violino che abbiamo incontrato nel primo quaderno, al capitolo cinque.Prima dell’esibizione Simone Pau si altera con l’astronomo Zeme, perché ritiene che ilprofessore sia asservito al cannocchiale, all’oggetto, così come Serafino è asservitoalla macchinetta. La scienza infatti crede di poter cogliere il senso della realtànell’osservazione oggettiva, posizione con cui Pirandello si trova in disaccordo. Dopoquesta breve riflessione, l’uomo misterioso, dopo molto tempo, suona alla tigre, esuscita forti emozioni agli spettatori, che poi lo applaudono calorosamente,

Come se stesse esibendo a teatro. Presto interviene il regista, Polacco, che si pente di non aver registrato la scena: è una chiara denuncia.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
14 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Targaryen01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Castellano Francesca Pia.