Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
ELENA GENNUSO
2023/2024
LETTERATURA ITALIANA
servizio di una macchina come la cinepresa, che inghiottisce la realtà, si tratta quindi di
un’alienazione.
Quando lui dice di essere “operatore ma non opera”, parla dell’uomo che viene privato del suo
lavoro dovendo stare ai tempi della macchina, ma critica anche gli autori naturalisti che vogliono
scrivere delle opere come se fossero “fatte da sé”.
La mano che gira la manovella è la parte centrale del romanzo: l’uomo, all’interno della
società industriale è solo una mano, e tutto il resto di cui esso è fatto (sentimenti, interessi,
concetto di alienazione:
emozioni, ecc), è superfluo. Tutto questo rappresenta il quello che la
società chiede all’uomo è un operatore senza passione, impassibile (così come diventa Serafino
alla fine del libro).
Nella scena della manovella si fa riferimento a un tema presente nella cultura di oggi: la rivolta
dell’altro da sé. In questo caso, fa riferimento alla macchina che prende il posto dell’uomo.
Quaderno 2 – la casa dei nonni: “dolce casa di campagna”
Ad un certo punto, nel racconto, vi è un ricordo di Serafino: la casa dei nonni di Giorgio Mirelli,
casa nella quale Serafino gli faceva ripetizione di latino e greco quando erano giovani.
In quella casa, Giorgio viveva con la sorella Duccella (la quale si metterà poi con Aldo Nuti, il
quale vuole dire al suo amico Giorgio di fare attenzione alla fidanzata Vania la quale lo stava
tradendo, quindi per farlo capire al cognato decide di sedurla, ma in realtà si innamorerà anche
lui).
Il personaggio di Serafino, immagina che il tempo presente abbia avuto un passato migliore
(rappresentato dalla casa dei nonni), e immagina il futuro secondo una concezione apocalittica e
distopica. La casa appare due volte: la prima volta appare come ricordo, la seconda appare come
qui
realtà, in quanto Serafino ci va per vedere i nonni di Giorgio, sopravvissuti a tutta la famiglia (
c’è un tema umano ed emotivo, registro tragico lirico, prosa diversa rispetto al resto del
libro).
“La casa dei nonni” è scritta in corsivo da Pirandello, come se volesse indicare una finzione: ci si
riferisce a una casa d’infanzia in cui sovvengono i ricordi attraverso l’odore e il mobilio vecchio
stile, dai quali emerge un alito che lo rende contento e gli dona un’aria rassicurante.
Quaderno 3 – l’incontro della carrozza e dell’automobile
Nel terzo racconto, troviamo l’investimento della macchina come discorso anti-futurista. Difatti, la
contrapposizione tra il mondo di ieri e quello di oggi, si nota ancora di più nella scena in cui
Serafino, che si trova dentro una carrozza che lo porta a lavoro, incontra un’automobile utilizzata
da alcune attrici.
La scena è raccontata secondo un gioco narrativo di sostituzione dei punti di vista, infatti si passa
dal punto di vista di Serafino che viene sorpassato, a quello delle attrici che suonano e superano
la carrozza.
Attraverso questa scena, Pirandello ci fa vedere come cambia la percezione delle persone
attraverso il passaggio del punto di vista, facendoci comprendere meglio che allo stesso modo è
stata la percezione delle persone sul cinema di quel secolo: le tre donne, ridendo, salutano
Serafino, non perché nella carrozza ci sia qualcuno a loro caro, ma perché il meccanismo
dell’automobile suscita in loro una sfrenata vivacità.
Questa è una vera e propria critica che Pirandello fa nei confronti del progresso e della visione
futurista: secondo la visione pirandelliana, tramite la macchina acceleriamo il progresso a
discapito del passato, dall’età dell’oro, dalla rassicurazione; per questo lui si pone contrario alla
concezione futurista, la quale prevede che il futuro sia migliore del passato solo attraverso
l’eliminazione di quest’ultimo.
La metafora del negativo delle macchine fotografiche
Un’altra metafora centrale è quella del negativo delle macchine fotografiche, accompagnata
dall’immagine della camera rossa in cui si lavorano le pellicole. Le pellicole vengono associate alla
vita dell’uomo, la quale viene divorata dalla macchina da ripresa ed espulsa sotto forma di vermi.
È come se la macchina si nutrisse della realtà e trasformasse la vita degli uomini in finzione, nel
senso che la vita viene persa attraverso un processo di mutazione.
Noi viviamo veramente, ma la realtà viene trasformata in un verme (la pellicola), secondo la
concezione in cui la vita viene trasformata in un artificio. L’attore da quindi la colpa alla
cinepresa, perché sente che la sua anima viene assimilata e “sputata via” secondo un processo di
digestione. ELENA GENNUSO
2023/2024
LETTERATURA ITALIANA
La macchina fa paura perché sembra avere fattezze diaboliche e umane perché pare che abbia gli
occhi; ma gli attori odiano anche Serafino perché è colui che usa la macchina che “risucchia” la
loro vita.
La religiosità di superficie dei Quaderni
In Pirandello, i nomi dei personaggi rispondono ad esigenze precise.
Il nome di Serafino Gubbio ci immerge in una dimensione religiosa: Serafino richiama San
Francesco d’Assisi, il santo “serafico in ardore” che Dante celebra nell’XI canto del Paradiso, oltre
a richiamare l’entità angelica più vicina a Dio e che osserva il creatore dritto negli occhi. Gubbio
richiama invece la cittadella umbra in cui avviene uno dei miracoli più noti di S. Francesco:
l’addomesticamento del lupo.
I paralleli con la leggenda di S. Francesco, nei quaderni sono vari e sparsi, ma alcuni sono più
evidenti. Il primo riguarda ovviamente la storia del lupo addomesticato, il quale parallelo ideale è
la tigre della Kosmograph, la quale si lascia addolcire dal suono dell’uomo del violino.
Ma è Serafino il personaggio che suscita più interesse perché a differenza degli angeli più vicini a
Dio, egli incrocia il proprio sguardo con quello buio e vuoto della cinepresa, fino a lasciarsene
assorbire. È anche vero che il suo nome tradisce la sua inclinazione al bene proprio perché si
mette a “studiare” le persone, arrivando a osservarle in modo distaccato. Finge di provare
empatia per loro, ma in realtà mostra la propria natura “demoniaca” scrivendo parole anche
“Soddisfo, scrivendo, a un bisogno di sfogo, prepotente. Scarico la mia
molto crudeli:
professionale impassibilità e mi vendico, anche; e con me vendico tanti, condannati come me a
mano che gira la manovella”.
non esser altro, che una
Il finale tragico dei Quaderni di Serafino Gubbio operatore
Aldo Nuti è in procinto di girare la scena del film “La donna e la tigre” in un tentativo di
avvicinarsi alla Nestoroff: donna per cui diversi disperati d’amore si sono tolti la vita; una donna
che emblematicamente decide di isolarsi dagli uomini, sposandone uno volgare e brusco come
Carlo Ferro.
Nuti non accatta l’unione e, invece di sparare alla tigre, spara alla donna, la quale muore di fronte
ai presenti alle riprese. Nuti alla fine muore divorato dalla tigre. Il tutto viene ripreso dalla
cinepresa di Serafino, che, nella perdita della parola ha completato la sua metamorfosi
meccanica: è diventato impassibile tanto da non provare né spavento né orrore dinnanzi a una
scena simile.
Lui ha resto immortali e giovani Aldo e Vania, imprimendo la loro immagine sulla pellicola, ma si è
reso anche colpevole perché ha dimostrato la propria fedeltà alla macchina nell’immortalare un
momento cruento e tragico che, tuttavia, porterà successo alla Kosmograph. Infatti, le terribili
immagini vengono incluse nel film, a seguito di un rimaneggiamento, tramutandosi in “finzione
cinematografica”.
“Non gemevo, non gridavo: la voce, dal terrore, mi s’era spenta in gola, per sempre. Ecco. Ho
reso alla Casa un servizio che frutterà tesori. Aveva in corpo quella macchina la vita di un uomo;
gliel’avevo data da mangiare fino all’ultimo, fino al punto che quel braccio s’era proteso a
uccidere la tigre”.
Saggio critica di Castellana
Capitolo 1 – Pirandello e la coscienza del realismo
1911 – esce il primo lungometraggio prodotto in Italia (L’inferno, Bertolini, tratto da Dante); il
cinema cessa di essere fotografia in movimento e diventa narrazione.
1912 – divismo:
nasce e si diffonde il fenomeno del se il cinema è racconto, allora ha bisogno di
eroi ed eroine.
1913 – Pirandello scrive un soggetto di romanzo sul cinema che pubblica sul Corriere della Sera,
dove un personaggio sarà divorato da una tigre durante le riprese di un film.
1914/1915 – Pirandello scrive “Si gira…” e viene pubblicato a puntate nel giornale “Nuova
antologia”.
1916 – viene pubblicato l’intero volume.
1925 – a distanza di 10 anni dalla prima edizione, ristampa il testo con qualche ritocco formale e
cambiando il titolo in “Quaderni di Serafino Gubbio operatore”.
instant book
Il romanzo di Pirandello viene definito un (libro scritto e pubblicizzato in tempi
sul
ristretti, dove viene interpretato e commentato un noto avvenimento della cronaca recente)
cinema, il quale era il più grande mutamento subito dalla narrativa nell’età moderna.
Infatti, è il primo romanzo italiano che fa riflettere sul fenomeno che avrebbe maggiormente
modificato l’immaginario; eppure, non è mai entrato nel canone del Novecento.
quaderni
I rivestono una nota importanza per la ricostruzione storica del canone del modernismo
italiano, per due motivi: ELENA GENNUSO
2023/2024
LETTERATURA ITALIANA
il romanzo;
1. Confermano l’attualità di un genere: romanzo-saggio.
2. Ne adottano la forma più sperimentale, quella del
Capitolo 2 - Trama e struttura sette quaderni,
La struttura del romanzo si articola in ciascuno dei quali è formato da un
diario.
numero variabile di capitoli (da quattro a sei). La forma narrativa è quella del
I personaggi e la trama dei Quaderni riprendono una serie di temi che si ritrovano
nell’immaginario ottocentesco:
- Catena di casi fortuiti;
- Topos del suicidio per amore;
- Separazione tra personaggi positivi e negativi;
- Femme fatale: figura irrequieta e tormentata che troverà pace solo con la morte.
Viene definito un romanzo-saggio perché l’autore discute con il lettore su alcune idee
fondamentali, le quali vengono presentate in forma saggistica e non narrativa. Secondo
saggistiche
Castellana, le parti propriamente si trova