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La previsione nella legislazione

Anche nello schema della legislazione possiamo individuare uno schema previsionale del comportamento umano. La legislazione è tutta fondata sulla previsione e se è vero che si consolida o si solidifica in una serie di atti di volontà astratte è anche vero che lo sforzo costante del legislatore è proprio quello di ipotizzare casi concreti. Il legislatore prevede in forza di una precedente esperienza concreta, ma anche sulla base di una lunga tradizione storica. La previsione non è solo rivolta al futuro ma anche al passato, nei casi in cui arriva in ritardo a sbloccare una situazione che stava pericolosamente degenerando. Per questo l'azione previsionale che essa esercita è grandemente ridotta di efficacia a causa della lentezza del congegno legislativo. Un atto di previsione infine non è solo il contenuto specifico della legge, ma la stessa azione politico-giuridica che ha portato alla sua formulazione e approvazione.

La previsione della legge inoltre è spesso limitata per il solo fatto che la sua conoscenza rende impossibile il verificarsi di uno o di una serie di eventi, più che prevedere infatti la legge spera che i soggetti giuridici prevedano e perciò si comportino in un determinato modo per il timore la speranza che gli articoli di una determinata norma inducono in loro. Un'osservazione a proposito della previsione legislativa è che essa ancora di più di quella statistica è un prodotto dell'astrazione, irrelata verso i possibili casi concreti del futuro, pur non svalutando la nei confronti del giudizio prospettico. Inoltre il carattere particolare della previsione che è propria della legge è assai più vicino alla norma di prudenza e di saggezza (prendendo una serie di precauzioni e minacciando una serie di pene un evento o una serie di eventi può non aver luogo almeno nella maggioranza dei casi) che non.

All'impulso conoscitivo. Mentre la previsione dell'azione etico-politica è un attivo intervento nella realtà perché il meglio si attui. Anche il tipo di previsione che viene esercitata in medicina riceve dagli ordinari mezzi di previsione quantitativa offerti dalla statistica un aiuto parziale e limitato. Giacché l'autentico carattere della previsione è operativo, perché essa rappresenta non solo la conoscenza ma l'intervento attivo nella trasformazione di una situazione di fatto, nel caso medico la vera previsione è la diagnosi. L'intuito è sempre il fattore decisivo. Vi sono casi inoltre in cui si può parlare di un vero e proprio unisono tra medico e paziente, caso esemplare è l'ambito della psicologia. Ogni caso clinico è inevitabilmente un caso umano, di qui l'importanza primaria che il potere previsionale della diagnosi assume nella vita di un uomo. Ancora una

volta si assiste all'irrompere del qualitativo nel quantitativo, alla continua rottura dello schema statistico. Anche in campo medico fallisce il tentativo di costruire il futuro ad immagine del passato. In conclusione la descrizione schematica ha utilità e necessità ma appare chiaro come gli scienziati e i clinici si apprestano a cogliere anche l'individualità degli eventi. La via della concretezza è l'attività giudicante e schiettamente conoscitiva. Quindi le costanti le leggi, pur restando costruzioni eschemi necessari, non sono che una parte della vera e propria previsione, la quale nasce e si attua come giudizio storico-prospettico solo nei limiti in cui riesce a superare l'ostacolo sempre rinnovantesi degli schemi e della facile analogia deduttiva del futuro dal passato. Le forme di previsione fin qui analizzate fanno degli schemi i loro procedimenti usuali ammettendo solo come eccezione l'intervento di una

attività concretizzante ed individualizzante.

5. PREVISIONE E PROGRESSO

Il giudizio storico-prospettico si incontra naturalmente con il concetto di progresso. Esso è una specie di grande via che il pensiero moderno ha percorso parallelamente a quella dell'idea di dialettica. Il concetto di progresso non si applica soltanto all'interpretazione del passato, ma proprio in virtù di tale interpretazione diventa costante storica che acquista il potere di prevedere il futuro insediandosi in una situazione di fatto e contribuendo al suo chiarimento e alla sua soluzione. Condorcet ha portato un contributo all'elaborazione positiva dell'idea di progresso in quanto positività complessiva del processo storico, ma cadeva nell'astratto e nel mitologico, vale a dire nella filosofia della storia, quando pretendeva di determinare indefinitamente la legge del progresso come lo stesso destino storico dell'umanità. La crisi e la

dell'idea di progresso che sono state la caratteristica del pensiero storico-filosofico del Novecento, hanno rappresentato una necessaria quanto benefica reazione al concetto ancora troppo schematico e deterministico della "costante". Bisogna a questo proposito dire che non è stata solo e tanto l'esperienza storico-politica di due catastrofiche guerre mondiali a mutare la prospettiva dei nostri contemporanei nel senso che non erano più disposti a credere in un progresso di tipo illuministico e romantico ma anche e soprattutto una riflessione sulla portata e i limiti del vecchio modo di concepire il progresso. La costante storica, il vecchio "'è stato e sarà'" dei vecchi teorici del progresso, erano delle posizioni chiaramente metafisiche, di una metafisica più o meno storicizzante, ma non per questo meno deterministica nei confronti dell'esperienza futura, e dunque meno paralizzante rispetto alla.

concreta azione e opera dell'uomo nella storia, riassunta nella convinzione che la storia è tale soltanto nei limiti in cui essa viene fatta dall'uomo. Ciò che contraddistingue il moderno concetto di storia è invece la co-scienza della sua dialettici e drammaticità. La storia infatti sorge continuamente dal presente come problema storico. Il progresso è il movimento della storia verso il non ancora determinato. Dunque se la storia deve essere riscritta e rifatta, essa è problematica, aperta, soggetta alle sconfitte al fallimento e perciò il suo progresso è un nostro impegno etico-politico: l'avvenire sarà quello che noi, e non un'astratta costante o legge di sviluppo, sapremo costruirci, pur con tutte le cautele del caso e i limiti che l'azione, spesso contrastante, degli altri individui apporterà al nostro operare. Ogni atto del vivere è un superare o un tentar di superare il rischio.

del futuro. Finché l’uomo esiste sarà suo compito o sua struttura il vivere inserito in una situazione storica, immerso nel rapporto tempo-rale, in cerca di un significato da conferire di volta in volta alla sua civiltà e alla sua azione. Il rifiuto del progresso in senso ottimistico è un caso particolare del generale rifiuto della metafisica (fede ottimistica). Si può parlare anche di progresso nel male e nell’errore: ecco ciò che dicono in so-stanza i pensatori storici del Novecento. Ma ciò non significa che non progredisce più o non si pro-gredisce affatto. L’individuo sospinto dalla situazione reale a risolverla proiettandosi verso il non essere come non essere ancora, è costretto a scegliersi il proprio avvenire e a costituirselo pre-sentificandolo, cioè determinandolo e conoscendolo. Si tratta insomma di un futuro illuminato e previsto in massima parte, cioè anticipato da una decisione che

Consegue ad una comprensione giudicante. La presa di coscienza non può essere altro che la decisione conseguente alla comprensione, al giudizio, fuori del quale vi è naturalmente tutta la realtà che al giudizio si sottrae o tenta di sottrarsi, cioè il mondo degli istinti, delle passioni, dell'incultura dello scontro di interessi.

Ma il giudizio storico è solo ciò che con il progresso consente al mondo di continuare ad essere sé stesso. L'interrogativo è se questa descrizione della storicità e del giudizio storico-prospettico valga indistintamente per tutti gli uomini. La risposta è che, ammesso che il filosofare è un'esperienza condizionata essa stessa storicamente e secondo la diversità e la pluralità dei popoli e delle situazioni, occorre ammettere la tendenza della civiltà moderna alla progressiva acquisizione, sul piano filosofico, nel nesso pensiero-azione sopra descritto.

L'altra obiezione potrebbe essere a quale tipo di uomo sia essa rivolta. Se è vero che la verità non può subire camuffamenti divulgativi, c'è da ammettere possiede in sé una sufficiente carica espansiva ed esplosiva per parlare al core dell'uomo in maniera semplice ed efficace. La filosofia deve assumere un suo posto di lotta e di utilità sociale nell'ambito di una società sviluppata in senso moderno, senza obbedire allo stimolo o al richiamo del potere, consapevole che il suo ascendente si consolida proprio in proporzione inversa del suo essere bene accetta ai detentori del potere. Tuttavia essa deve saper individuare i suoi compiti coerentemente al periodo storico in cui la sua idea è chiamata ad attuarsi, questo è il caso contemporaneo del progresso. L'idea moderna di progresso è arricchita dalla dialettica. Essendo dialettica, storia in atto, l'idea di progresso è una.

La consapevolezza si genera continuamente dall'azione e all'azione continuamente ritorna. Il caotico progresso tecnico della civiltà moderna mostra alcuni effetti negativi, che non si arginano riducendo il ritmo delle scoperte scientifiche, si arginerebbero anche i progressi positivi, ma attraverso la necessità che la filosofia possa e sappia procedere alla donazione di senso alle stesse scienze in crisi e al mondo della tecnica indisciplinata. La crisi della vecchia idea di progresso è stata in questo senso benefica, con il tramonto di una concezione fatalistica e irreversibile della marcia in avanti dell'umanità. L'umanità non marcia in senso spaziale, la storia cresce su se stessa al di là di qualsiasi quantificazione anche solo temporalistica come libertà che non si conquista ma è posseduta tutta intera fin dal principio ed è fine e principio a se stessa. Si progredisce prevedendo e si prevede nel progresso.

Quello che il testo sta cercando di comunicare è che il legame tra prevenzione e progresso non è più solo una conseguenza inevitabile dello sviluppo tecnologico, ma è piuttosto il risultato della libertà e della scelta morale, compiuta di volta in volta al di là e al di fuori delle limitazioni imposte dalla tecnologia stessa.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/02 Logica e filosofia della scienza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia della scienza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Emanuele Pietro.