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ILYA PRIGOGINE E LA STORICIZZAZIONE DELLA NATURA
Secondo principio della termodinamica è un principio della termodinamica classica. Questo principio tiene conto del carattere di irreversibilità di molti eventi termodinamici, quali ad esempio il passaggio di calore da un corpo caldo ad un corpo freddo. A differenza di altre leggi fisiche quali la legge di gravitazione universale o le equazioni di Maxwell, il secondo principio è fondamentalmente legato alla freccia del tempo.
La scienza classica si basa su due principi: è universale, necessaria, definitiva, i suoi principi non hanno bisogno di ulteriori sviluppi. In essa tutti i fenomeni sono costituiti da una parte "sostanziale" che rappresenta la vera essenza di essi e quindi perdura immutabile nelle varie trasformazioni "esteriori" che accade loro di subire e ne determinano la parte "accidentale" e quindi contingente.
Ciò ha determinato la riduzione dei fenomeni in
Termini operativi della loro parte essenziale all'aspetto quantitativo, e in quanto tale misurabile. Ogni evento è stato pensato come regolato dalle leggi che restano tali qualunque sia il luogo, il tempo e l'osservatore che le mette alla prova. Questo ha permesso di applicare ai fatti la formalizzazione matematica. Questa universalità si rifletteva anche nei concetti fondamentali della struttura logica del Reale. Lo Spazio e il Tempo erano i parametri entro cui inquadrare i fenomeni, o dei contenitori assoluti, oppure delle forme della pura sensibilità. In ogni caso restavano in un rapporto di esteriorità rispetto ai fenomeni, intesi come oggetti immodificabili regolati da un rapporto deterministico causa-effetto.
Nella logica tradizionale la svolta verso il riconoscimento della sua intrinseca struttura temporale e complessa fu compiuta da Hegel nel primo decennio dell'Ottocento. Opponeva il Divenire della storia all'Essere della scienza tradizionale.
Un processo analogo avveniva anche in ambito scientifico, però. Prigogine afferma di poterne individuare il principio nel 1811, quando Fourier enunciò la sua trattazione teorica sulla propagazione del calore nei solidi. Muovendo dall'irriducibilità del manifestarsi del calore al modello meccanicistico, egli afferma che la propagazione del calore fra due corpi di temperatura differente è un fenomeno che non si può ricondurre alle interazioni dinamiche fra masse ravvicinate: il flusso di calore fra due corpi è proporzionale al gradiente della temperatura fra essi. Quindi i fenomeni non sono caratterizzati soltanto dalla quantità di materia che li costituisce, né dalla sola quantità di moto che li mette in movimento, ma mostrano un'altra qualità specifica: ogni corpo è nello stesso tempo capace di ricevere, accumulare e trasmettere il calore. Ciò rende il corpo "mobile", lo trasforma non solo
rispetto agli altri corpi e allo spazio circostante ma anche al proprio interno. Il calore e la gravità sono due universali che coesistono nella fisica: la massa subisce la gravità e il calore trasforma la materia e determina i cambiamenti di stato e le modificazioni delle proprietà intrinseche. Acquisisce significato così il concetto di "trasformazione nel tempo". Così ogni evento singolo ha bisogno di un tempo per accadere. Il tempo non è più un contenitore ma un'essenza specifica di ogni avvenimento. Questa affermazione ha portato, come rileva Morin, ad un Universo in continua trasformazione nel quale si passa continuamente dall'organizzazione alla disorganizzazione e viceversa, in un'alternanza che costituisce la ragione stessa del divenire. Ormai siamo penetrati a tutti i livelli del Reale, dall'immensamente piccolo agli spazi indefiniti. Questa è la morte dell'idea.dell'immutabilità dell'universo. Perciò occorre riconoscere al tempo un ruolo onnicomprensivo che si estende a tutti i livelli, fino a rappresentare contemporaneamente la struttura intrinseca a tutti i fenomeni e il contesto generale all'interno del quale dinamicamente essi si situano. L'insieme dell'universo ha una storia e questa scoperta ha avuto risonanze culturali profonde. La negazione di tutto ciò aveva causato infatti una frattura epistemologica durata più di trecento anni tra via umanistica e via scientifica verso la conoscenza. La svolta è appunto il riconoscimento da parte degli scienziati del Novecento del ruolo ineliminabile del tempo anche per gli "oggetti". Secondo Prigogine ogni essere ogni fenomeno complesso è costituito da una pluralità di tempi, ognuno dei quali è legato agli altri con articolazioni sottili e multiple. Questa scoperta della molteplicità del tempo nonè stata una rivelazione, piuttosto un'ammissione di ciò che tutti sapevano. Inoltre il tempo ha una direzione che fornisce un "verso" preciso a tutto ciò che esiste (metafora del tempo come freccia). Quindi anche l'attività di ricerca deve essere orientata nel tempo. È possibile profilare una nuova nozione di tempo che prescinde le categorie di divenire ed eternità. Con ciò è possibile parlare di un "tempo potenziale" presente allo stato latente prima della nascita dell'universo e trasformato in atto solo in seguito a fenomeni di fluttuazione: il tempo precederebbe così l'esistenza dell'universo e rispetto ad esso giocherebbe un ruolo creativo. L'idea dell'evento come fenomeno complesso sia nella strutturazione interna che nelle sue interazioni con l'ambiente lo vede inteso come un microsistema inserito in un sistema più ampio. In funzione diciò devono essere considerate le rispettive interazioni sia a livello concreto che a livello formale. Lo studio dei processi fisici legati al calore comporta la definizione di un sistema: intermodinamica la definizione di un sistema avviene tramite un insieme di parametri macroscopici quali la temperatura, le pressione, il volume e così via. Va in crisi così il concetto classico di spazio-contenitore indifferente agli oggetti situati in esso e a sua volta omogeneo perché non condizionato dagli oggetti stessi, avvicinandoci alla concezione aristotelica di ambiente. Nella termodinamica invece l'evento contribuisce a mutare l'ambiente circostante. Prigogine per capire questa differenza invita a riflettere sulla differenza analoga che intercorre tra spazio biologico (accrescimento dell'embrione) e spazio geometrico. Anche nei sistemi evento-ambiente l'instabilità è data dalla variabilità degli enti interagenti, nel caso disistemi biologici o ecologici, i parametri che definiscono l'interazione con l'ambiente non possono essere considerati costanti. La simbiosi di ogni esistente con l'ambiente circostante lo rende dinamico nella stessa misura in cui esso è in continua evoluzione, trasformazione e complessificazione. Questo rapporto articolato e complesso tra enti e ambiente comporta una revisione del vecchio legame deterministico tra causa ed effetto. Nei processi irreversibili legati alla diffusione del calore è impossibile operare una netta distinzione tra l'evento che costituisce la causa e quello che risulta l'effetto, al punto da determinare la scomparsa della causa. Il concetto di causalità è complessissimo a tal punto da includere anche quello di effetto. Morin afferma che la causalità complessa non è lineare ma circolare ed interrelazionale, la causa e l'effetto hanno perduto la loro sostanzialità, la causa ha perduto la sua.onnipresenza l'effetto la sua noni-dipendenza. Lacausalità complessa non è più deterministica o probabilitaria; essa riguarda esseri individuali interagenti con il loro ambiente.
L'entropia, cioè la tendenza al raggiungimento di uno stato finale di equilibrio termico faceva paventare la "morte termica" dell'Universo. In questo senso la termodinamica è lineare in quanto descrive comportamenti stabili e predicibili dei sistemi. Prigogine ha invece indagato sistemi che si presentano "lontani dall'equilibrio" termodinamico e che in quanto tali assumono un ruolo positivo. Essi sono stati definiti strutture dissipative (un sistema termodinamico in non-equilibrio in grado di scambiare energia con l'esterno e di far emergere l'ordine dal disordine. Tipico sistema dissipativo è il vivente, dalle cellule agli organismi superiori.) perché non solo perdurano strutturate secondo un'articolazione complessa,
ma anche perché, prima di dissiparsi, fanno in tempo a riprodursi. Le strutture dissipative forniscono un esempio lampante del non-equilibrio come sorgente di ordine. Secondo Prigogine le strutture di equilibrio non hanno valenza universale e quanto teorizzate per esse non è estensibile alle "sue" strutture dissipative. Esse determinano la comparsa di un ordine definito mediante fluttuazioni, e l'attenzione degli scienziati deve essere orientata a questi fenomeni delle fluttuazioni e al loro diverso amplificarsi in funzione degli stimoli del "senso interno". Questi sistemi lontani dall'equilibrio spiegano meglio quei fenomeni che la teoria dei sistemi non era riuscita a chiarire fino in fondo, ad esempio i sistemi caotici, consente di comprendere la comparsa delle novità delle formazioni emergenti a partire dalla disgregazione di quelle vecchie. A partire da questa prospettiva generale si è giunti alla formalizzazione matematica.l'elaborazione concettuale della stretta relazione intercorrente tra stabilità e mutamento, intrinseca ad ogni sistema organizzato: si è chiarito a livello teorico che non esistono strutturazioni immutabili, esiste coesistenza di struttura e cambiamento, di immobilità e movimento. Prigogine pone l'accento sul ruolo creativo della turbolenza e sulla capacità di autorganizzazione che si esplica a livello molecolare. Mentre il moto turbolento appare irregolare e caotico su scala macroscopica, su scala microscopica è al contrario altamente organizzato. Prigogine ci dimostra che lontano dall'equilibrio la materia acquista nuove proprietà in cui le fluttuazioni, le instabilità svolgono un ruolo essenziale: la materia diventa più attiva. Quindi la distanza dall'equilibrio diventa un parametro fondamentale per descrivere il comportamento della materia, come lo è la temperatura nei sistemi in equilibrio. SecondoLui le strutture dissipative non solo si mantengono in uno stato di stabilità lontano dall'equilibrio ma possono persino evolversi. Quando cresce il flusso di materia e di energia che le attraversa, esse possono passare per nuove fasi e trasformarsi in nuove strutture.