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La vita di Fichte
Fichte, nato nel 1762 da una famiglia poverissima, studiò teologia a Jena e a Lipsia lottando con la miseria. Fu precettore in case private, retribuito pessimamente. Nel 1790 a Lipsia entrò in contatto con la filosofia di Kant, dichiarando: "Io vivo in un mondo nuovo dopo aver letto la critica alla ragion pratica". Nel 1791 a Königsberg fece leggere a Kant il proprio manoscritto, che comparirà anonimo nel 1792. A causa dello spirito kantiano intriso nell'opera, venne scambiato per un'opera di Kant, ma Kant rivelò il vero nome dell'autore.
Nel 1794 Fichte divenne professore a Jena e scrisse le seguenti opere: 1) Dottrina della scienza, 2) Dottrina morale, 3) Dottrina del diritto. Nel 1799 scoppiò la polemica sull'ateismo, che allontanò Fichte dalla cattedra. In seguito ad un articolo pubblicato su un giornale filosofico, Fichte identificava Dio con la forma morale dell'uomo. Il governo prussiano proibì il giornale e chiese al governo di Weimar di punire Fichte e il direttore del giornale con la minaccia che altrimenti...
Avrebbe proibito ai suoi sudditi la frequenza dell'università di Jena. Fiche venne a sapere di ciò e scrisse una lettera in cui afferma che se si fosse fatto così lui e molti altri se ne sarebbero andati. Il governo di Jena, con l'appoggio di Goethe, invitò F. a dare le dimissioni (studenti petizione per aiutare F., prof non si mossero). F. va a Berlino, conosce romantici Schlegel, Tieck. Discorsi alla nazione tedesca" 1807 scrive "in cui si parla dell'importanza dell'unificazione nazionale, superiorità e qualità del popolo tedesco che aveva una missione. Coraggio indomito, inneggiare alla superiorità della Germania proprio negli anni in cui la Germania era occupata dai francesi, primato del popolo tedesco. Di lì a poco diventò prof a Berlino e retore universitario. 1814 muore per febbre infettiva contratta da moglie. Kant aveva riconosciuto nell'io penso il principio supremo di tutta la conoscenza.
Fiche trae le conseguenze da questa premessa: se l'io è l'unico principio non solo formale ma anche materiale del conoscere, se alla sua attività è dovuto non solo il pensiero della realtà oggettiva ma questa realtà stessa nel suo contenuto materiale, è evidente che l'io non è solo finito ma è anche infinito (IO=FINITO E INFINITO). Se l'io è finito in quanto ad esso appare una realtà esterna, è infinito in quanto è l'unica sorgente di questa stessa realtà. La sua infinità attività è l'unico principio che possa spiegare la realtà esterna. Questo è il punto di partenza perché egli è il filo dell'infinità dell'io, della sua assoluta attività e spontaneità e quindi della sua assoluta libertà. La deduzione di Kant è trascendentale, cioè dirette a giustificare le
condizioni soggettive della conoscenza; la deduzione di F. è metafisica cioè deve fare derivare dall'io sia il sogg che l'ogg del conoscere. Nella prima dottrina della scienza(1794) l'infinito è l'io, autocoscienza, cioè uomo nella sua essenza. Nelle opere successive l'infinito è l'Essere Assoluto o Dio.
DOTTRINA DELLA SCIENZA
L'ambizione di F. è quella di costruire un sistema grazie al quale la filosofia cessando di essere semplice ricerca del sapere (secondo l'etimologia greca del termine) divenga finalmente un saere assoluto e perfetto.
Il principio della D.D.S. è IO e AUTOCOSCIENZA. L'Essere per noi, cioè l'oggetto, è possibile solo secondo la condizione della coscienza del sogg, e questo solo sotto le condizioni dell'autocoscienza, cioè a dire la coscienza è il fondamento dell'essere, l'autocoscienza è il fondamento della coscienza di
se medesimo. Li descrive il processo attraverso ilquale noi recuperiamo e creiamo l'oggetto esterno (l'essere per noi) ma per riuscire a comprendere questomeccanismo io devo arrivare all'autocoscienza grazie alla quale ciò che io vedo come oggetto esterno è creato dame medesimo. Ciò significa che il NON IO (la realtà esterna) è creata dall'IO.
3 formule dell'infinità dell'IO:
- l'Io pone se stesso
- l'esistenza dell'Io è necessaria in quanto l'Io non può affermare nulla senza in primo luogo affermare se stesso (xprima cosa l'Io crea se stesso.)
- Il principio supremo del sapere è quello di identità che è posta nell'Io ma è l'Iostesso cioè a dire l'Io non è posto da altri ma si pone da se.
dell' Io è l'autocreazione. la⇒caratteristica {Mentrenatura delle cose è fissa e predeterminata,
l’Io è ciò che egli stesso si fa. Scrive “Pensaci, costruisci il concetto di te stesso, e nota come fai. Ognuno che farà così troverà che l’attività dell’intelligenza trova se stessa”. F. porta alla massima estensione il principio rinascimentale dell’uomo faber. Applicando il principio della dialettica per cui non c’è affermazione senza negazione, F. sostiene che l’Io sarebbe qualcosa di astratto e vuoto se non si trovasse di fronte un Non-Io, cioè qualcosa che gli resiste, fungendo da ostacolo alla sua attività (riprende Eraclito) “quando abbiamo un problema dovremmo ringraziare perché quando non ci sono più problemi c’è la stasi della morte” più grande è l’ostacolo, più possibile è migliorarsi (atteggiamento di sfida). F. afferma inoltre che l’ostacolo⇒l’abbiamo creato noi per.migliorarci ⇒AUTOSCIENZA.l' Io pone il Non-Io♦l'Io pone non solo se stesso ma anche qualche cosa in quanto diverso, cioè un Non-Io.=oggetto, realtà, mondo.Tale Non-Io è tuttavia posto dall'Io. Ora l'Io avendo posto il Non-Io è limitato da esso esattamente come questo è limitato dall'Io. In questo modo noi perveniamo alla situazione concreta del mondo.l'Io oppone nell'Io all'Io divisibile il Non-Io divisibile. (F. usa l'aggettivo divisibile= molteplice e finito)♥Molteplicità di Io concreti, finiti, che hanno di fronte a sé una molteplicità di oggetti a loro volta finiti.Queste tre formule ci attestano che la Natura non è una realtà autonoma che precede lo spirito ma (cioè a dire chela realtà non esiste perché siamo noi che la creiamo proiettando all'esterno ciò che pensiamo) qualche cosa che