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La differenza tra razionalità e razionalizzazione

In qualche modo la grande differenza tra razionalità e razionalizzazione è che l'una è apertura, l'altra è chiusura, chiusura del sistema in se stesso. Vi è una fonte comune della razionalità e della razionalizzazione, cioè la volontà dello spirito di possedere una concezione coerente delle cose e del mondo. Ma una cosa è la razionalità, cioè il dialogo con questo mondo, e altra cosa è la razionalizzazione, cioè la chiusura rispetto al mondo. Non si può mai sapere in quale momento avviene il passaggio da un sistema razionale a un sistema di razionalizzazione. Perché? Perché per un certo tempo disponiamo di un sistema esplicativo, che sembra essere dimostrato, comprovato dall'esperienza. Poi sorgono elementi nuovi, nuove acquisizioni, si scoprono fatti che contraddicono la teoria. Allora si può avere un attaccamento alla teoria, si può voler rimuovere.

dimenticare, occultare gli elementi della contraddizione e, senza che ci se ne renda conto, si passa dalla razionalità alla razionalizzazione. Questo accade spesso nel caso di teorie scientifiche. Come si vede, c'è un principio di ambivalenza e un principio di indeterminazione nel problema della razionalità. Da un lato la razionalizzazione, che tende a chiudersi, dall'altro la razionalità, che deve restare aperta. Potrebbe tornare sul concetto di autocritica della ragione per chiarirne il legame con la complessità della ragione? Che cos'è l'autocritica? L'autocritica è legata alla capacità di osservarsi e di oggettivarsi. Questo procedimento fa sì che l'idea di una razionalità che è capace di trovare il meta-punto di vista su se stessa sia un prolungamento, sul suo stesso terreno, dell'idea di auto-esame, o di esame di secondo grado. Direi che la moderna razionalità complessa.

è una razionalità del meta-punto di vista. Direi d'altra parte che la razionalità complessa parte dall'idea che non c'è adeguazione a priori tra il razionale e il reale. Parte dall'idea che la conoscenza non è il riflesso del mondo. Ogni conoscenza è al tempo stesso costruzione e traduzione: traduzione a partire da un linguaggio ignoto, a cui prestiamo dei nomi. Siamo noi che assegniamo i nomi a partire da certe qualità o proprietà che rinveniamo nelle cose. Dunque la conoscenza è una traduzione costruita e la razionalità in particolare è un modo di costruire la traduzione con un certo numero di qualità verificatrici e correttrici.

A quale modello si ispira la razionalità complessa di cui parla? Da quanto ho detto si vede che questa razionalità complessa si fonda su una concezione essa stessa complessa e aperta della conoscenza. Dirò pure che si fonda su un paradigma

della natura umana del tutto diverso da quello dell'"homo sapiens", poiché nel paradigma dell'"homo sapiens" l'uomo si definisce mediante la ragione e la ragione è la sua tecnica. "Homo faber, homo sapiens" è lo stesso. Ma l'uomo d'altro lato è anche "homo demens", l'uomo dei deliri, dei miti, delle follie, l'uomo dell'affettività, e non c'è frontiera tra saggezza e follia. Che vuol dire vivere saviamente? È una vita che consiste nell'economizzare i propri sforzi, nell'evitare ogni rischio di farsi schiacciare, nell'astenersi dal circolare, dal viaggiare, che consiste nel mangiare solo alimenti dietetici, nel non bere vino, nel non commettere eccessi. Ma è saggezza, questa? O non è piuttosto una forma di vita delirante, in cui non c'è più vita? E la vita folle è veramente folle? Consumare la vita è.veramente delirio o è semplicemente vivere la propria vita? Nessuno può dire dove passa, nella vita, il confine tra saggezza e follia, e del resto - benché non sia questa la sede per approfondire il tema - dal momento che pensiamo la natura umana sotto un doppio aspetto contraddittorio e complementare, possiamo situare la razionalità nella dialogica che ne scaturisce. Ha detto Castoriadis: "L'uomo è un animale folle, la cui follia ha creato la ragione". Ciò vuol dire che noi possiamo, nonostante tutto, razionalmente, prendere coscienza di quella follia e riconoscere i limiti della ragione. Alla nostra razionalità è riservato un avvenire, a patto che essa riconosca la follia, e non soltanto la follia, ma anche il fatto che c'è comunque qualcosa di non razionalizzabile. Intende dire che esistono anche cose irrazionali? Non direi solo irrazionali, ma a-razionali. Perché c'è dell'esserepiuttosto che del non-essere? L'essere è a-razionale: non è contrario alla ragione, ma non è nemmeno conforme ad essa. Ci sono molte cose irrazionali e ci sono cose a-razionali. Nella ragione stessa ci sono gli assiomi e i postulati di ogni sistema di idee che non possono essere provati, che sono indimostrabili. C'è nella ragione stessa qualcosa di non razionalizzabile - che non può essere ridotto in termini logici. I principi dell'esplicazione non sono spiegabili razionalmente. Questa è la conseguenza di una delle grandi scoperte, io credo, del pensiero contemporaneo, nelle scienze come nella filosofia, cioè la crisi del fondamento, la scoperta dell'assenza di un fondamento ultimo della certezza. Sappiamo e comprendiamo che ogni nostro pensiero è determinato da paradigmi, da strutture a priori che non dipendono da nessuna verifica sperimentale o empirica, necessarie per strutturare il nostro pensiero. Arriviamo così

All'idea di razionalità complessa. Razionalità complessa vuol dire che la complessità è dapprima in questa dialogica del logico e dell'empirico, che deve continuare senza accordare la preminenza a nessuno dei due. La complessità è nel principio di incertezza e di ambivalenza che troviamo anche tra razionalità e razionalizzazione. La complessità è nel principio di apertura, e, direi, di dialogo, perché in fin dei conti il bello in questa avventura della razionalità è arrivare alle frontiere di ciò che è razionalizzabile, fino a ciò che non può essere razionalizzato, per tentare di sondare il mistero dell'essere.

Qui siamo in rottura con il paradigma cartesiano, per esempio, per il quale la realtà doveva essere vera. La verità era qualcosa che corrispondeva alle idee chiare e distinte. Se non è chiara e distinta un'idea non può essere vera.

E il poeta Boileau aggiungeva: "Ciò che si capisce bene, si enuncia chiaramente / le parole per dirlo vengono facilmente". Quando si comprende la complessità, ciò che si concepisce bene non si enuncia sempre chiaramente, e le parole per dirlo arrivano con difficoltà. Bisogna che ci sia un travaglio nel concetto e nel pensiero, perché il pensiero lotta sempre contro un materiale resistente. Il reale è ciò che resiste al pensiero, è ciò che resiste alla logica. La bellezza del pensiero è in questa lotta infinita, che è una lotta amorosa: lotta a morte e copulazione, con ciò che il mondo comporta di mistero e di irrazionalità. Si può sognare di conquistare nuovi campi alla razionalità, e ci si arriverà, ma bisogna pensare che il mondo nella sua totalità, il mondo nella sua essenza, non sarà mai razionalizzato, poiché la razionalità comporta, per principio,

La sua problematica è la complessità del mondo contemporaneo.

Biografia

VITA

Edgar Morin è nato a Parigi nel 1921. Entrato a vent'anni nel P.C.F., quando la Francia era ancora occupata, ne viene escluso dieci anni dopo. Sociologo al C.N.R.S., si dedica negli anni Cinquanta a ricerche, rimaste celebri, sul divismo, i giovani e la cultura di massa. Collabora con articoli politici al "France-Observateur" e poi al "Nouvel Observateur". Fonda, nel 1956, con altri intellettuali transfughi del P.C.F., che non hanno abbandonato l'idea comunista, la rivista "Arguments", che si ispira alla rivista "Ragionamenti" di Franco Fortini, e durerà fino al l962, trattando i temi politici centrali degli anni Cinquanta e Sessanta: il congelamento della lotta di classe nei paesi del "socialismo reale", la nuova classe burocratica, la guerra d'Algeria, il gaullismo. Nel 1967, con Roland Barthes e Georges Friedmann, fonda "Communications", di cui è tuttora direttore.

Un soggiorno al Salk Institut nel 1969 lo mette a contatto con la teoria dei sistemi che costituirà il punto di partenza delle sue successive ricerche epistemologiche. È membro del Centre national de la recherche scientifique. Nel 1987 ha vinto il Premio Europeo "Charles Veillon".

OPERE

  • L'An zéro de l'Allemagne, Paris 1946
  • L'homme et la mort, Paris 1951
  • Le cinéma ou l'homme imaginaire, Paris, 1956, trad. it. Il cinema e l'uomo immaginario, Milano, 1957
  • Les stars, Paris, 1957
  • Autocritique, Le Seuil, Paris, 1959, 2ème ed. 1994
  • L'esprit du temps, Paris, 1962
  • L'industrie culturelle, Paris, 1962, trad. it. L'industria culturale, Bologna, 1974
  • Introduction à une politique de l'homme, Le Seuil Paris, 1965
  • con C. LEFORT e J. M. COUDRAY, Mai 68: la brèche, Fayard, Paris, 1968 (nouvelle éd. suivie de Vingt ans après, Complexe, Bruxelles, 1988), trad. it. La comune di Parigi del maggio 1968
Il Saggiatore, Milano, l968; Le paradigme perdu, Le Seuil, Paris, 1973,trad. ital. Il paradigma perduto Bompiani, Milano, 1974; La méthode I. La Nature de la Nature, LeSeuil, Paris, 1977, trad. it. parz. Il metodo. Ordine, disordine, organizzazione, Feltrinelli, Milano,1983; La méthode II. La Vie de la Vie, Le Seuil, Paris, l980, trad. it. parz. La vita della vita,Feltrinelli, Milano, 1987;Le rose et le noir, Paris, l984; La méthode III. La Connaissance de laConnaissance, Le Seuil, Paris, l986, trad. it. La conoscenza della conoscenza, Feltrinelli, Milano,l989; Penser l'Europe, Paris, 1987, Pensare l'Europa, Milano, 1988; La méthode IV. Les Idées, LeSeuil, Paris, l99l, trad. it. Le idee: habitat, vita, organizzazione, usi e costumi, Feltrinelli, Milano,l993; con A.-B. Kern, Terre-Patrie, Le Seuil, Paris, l993. In collaborazione con Jean Rouch, Morinha diretto anche il film Chronique d'une été (1961). PENSIERO Al centro

Dell'impegno politico e delle prime ricerche di Edgar Morin c'è una lucida e vivace analisi della cultura di massa quale complesso di miti, simboli e immagini della vita reale e della vita immaginaria.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/02 Logica e filosofia della scienza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia della scienza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Emanuele Pietro.