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"lontani dall'equilibrio" termodinamico. Sono stati definiti "strutture dissipative" perché,
contrapposte a quelle di equilibrio, non solo perdurano strutturate secondo un'articolazione
complessa, ma che prima di dissiparsi fanno in tempo a riprodursi. Il loro non-equilibrio é anzi
fonte di ordine. Le strutture dissipative si manifestano in un nuovo ordine molecolare che
corrisponde a una fluttuazione macroscopica stabilizzata da scambi di energia con l'esterno. La
fluttuazione, cioé un movimento di energia, oltre una certa soglia, invade tutto il sistema,
diventando instabile, ed evolve verso un nuovo regime "lontano dall'equilibrio", cioé il nuovo
ordine. La domanda é qual'é questa soglia della svolta? Il termine dunque di struttura dissipativa
é inteso a unire due concetti contrastanti, quello di stabilitá e di mutamento. L'instabilitá avviene
quando l'apporto di energia dall'esterno attiva un fenomeno di convezione, di moto coerente delle
molecole, che accelera la trasmissione del calore, l'aumento di entropia, cioé di dissipazione, é la
stessa fonte della nuova stabilitá, che é un nuovo stato della materia, che si auto-organizza.
Infine le strutture, attraverso l'instabilitá, si rinnovano e addirittura evolvono in modo retroattivo.
7. Essendo ogni oggetto della societá complesso e indivisibile da molti altri e dall'insieme, anche
la scienza non é piú isolata, ma legata alla storicitá e cultura, quindi in divenire. Ogni fenomeno é
un sistema pluralistico complesso come l'universo, in cui forze diverse agiscono allo stesso
tempo(chimica, fisica ecc) come nell'esempio del movimento del pendolo. Questo nuovo
atteggiamento ci impone anche di rivedere la nostra visione della natura come creazione nel
tempo e del nostro stesso linguaggio per concepirla. Il divario tra semplice e complesso diventa
contraddizione. L'unitá da ricercare é l'unitá complessa, non piú quella della scienza classica. Lo
scopo di Prigogine é quello di presentare una formulazione unificata dei fenomeni di auto-org. Nei
sistemi complessi, cioé nei sistemi che coinvolgono un grosso numero di subunitá interagenti.
Cioé che un sistema complesso instabile e aperto genera strutture dissipative con comportamenti
coerenti, e che questo puó succedere grazie a minute variazioni chimico-fisiche nel sistema, o
delle condizioni al contorno. L'effetto farfalla puó verificarsi dovunque.
8. La scienza classica distingueva tra inizio e fine, o tra essere e divenire, di un processo,
scegliendo arbitrariamente il primo, e determinava semplicemente ció che lo connetteva al
secondo. In un sistema complesso questo non é possibile, per via del tempo storico. Le
condizioni iniziali non sono arbitrarie, sono giá il risultato di un'evoluzione precedente. Il fattore
tempo introduce nuove questioni per via del ruolo attivo che svolge. Il divenire non é piú la
semplice proiezione senza tempo e simmetrica dell'essere ma indica il suo passaggio nel tempo.
La termodinamica ha restituito questo ruolo al tempo, perché é solo col tempo che qualcosa puó
diventare altro, non é qcs altro apriori. Dunque la scienza é un dialogo colla natura, perché il
tempo é creatore e non si osserva mai lo stesso oggetto due volte.
9. La questione tra determinismo e indeterminazione, o tra libertá e necessitá, riguarda la
possiblitá che nel cosmo tutto sia prefissato dal destino, o se puó succedere qcs del tutto nuovo e
inaspettato. Nel mondo gli eventi sono retti da leggi, ma queste descrivono i primi come possibili,
senza ridurli a conseguenze deducibili e prevedibili. Si tratta di trovare un equilibrio che
salvaguardi sia la stabilitá che la possibilitá di emergenza da parte della novitá. Le leggi non
"governano" il mondo, ma questo non obbedisce neppure solo al caso. Il messaggio é che non
possiamo mai predire il futuro di un sistema complesso.
10. Siamo nel periodo in cui si scopre che tutto, nella natura e nell'uomo, é frutto del passare del
tempo, la cultura, la societá, il mare, la terra, l'universo. Scopriamo che il tempo crea in modo del
tutto casuale e per via di minute variazioni particellari che creano e distruggono le strutture
dissipative. Il tempo stesso é complesso e relativo ad ogni fenomeno eppure é uno ad un tempo.
Il tempo é creazione perché nella natura si presenta come potenziali e imprevedibili novitá nelle
sue biforcazioni. Sappiamo che il mondo vivente, per via della sua complessificazione, partecipa
a tutte le cose, ed é in questo senso che vá studiato. Tuttavia non dobbiamo rinnegare le
conoscenze antiche, solo conciliarle con il metodo nuovo e rispettarlo. La biologia si deve alleare
con materie a sé estranee, la storia, la filosofia, lo spiritualismo, la fisica. Questo é il senso del
paradigma perduto.
11. La legge della relativitá di Einstein sancisce l'imperativo dell'alleanza con le scienze "umane",
perché rende necessaria la soggettivitá, ed é questa fisica del soggetto, non quella dell'assoluto
con pretese di universalitá, ad essere confermata dall'esperimento, é cosí che puó avvenire il
dialogo con la natura, in una simbiosi, nel riconoscere il nostro ruolo di attori e spettatori nel
mondo. Ma la scienza non ha bisogno dell'osservatore materialmente sul posto, puó