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Nei volumi prevale l'ordinamento geografico e la divisione dentro è per città. Le iscrizioni
sono disposte con una numerazione progressiva, perché così si può identificare
immediatamente l'iscrizione.
Le iscrizioni delle città cominciano con un capitolo dedicate alla storia della città con fonti
esatte.
Il CIL attualmente è costituito da diciassette volumi in circa settanta parti, che registrano
circa 180.000 iscrizioni. Tredici volumi supplementari hanno incisioni ed indici speciali.
Ben quindici volumi furono pubblicati quando Theodor Mommsen era in vita.
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Il primo volume, in due sezioni, riguarda le iscrizioni più antiche, fino all'età di
• Cesare.
I volumi II - XIV sono divisi geograficamente, secondo le regioni dove le iscrizioni
• sono state trovate.
Il volume XV è dedicato interamente alle iscrizioni presenti sull'instrumentum
• domesticum della città di Roma.
Il volume XVI è dedicato interamente ai diplomi militari.
• Il volume XVII è interamente dedicato alle pietre miliari.
• È progettato un volume XVIII, che conterrà i "Carmina Latina Epigraphica".
•
A parte gli ultimi fascicoli (ad esempio pars. VIII, del vol. VI dedicato alle iscrizioni
urbane), le descrizioni non includono delle foto dell'iscrizione originale, ma una trascrizione
che mostra le lettere nel loro formato originale, posizione e la loro interpretazione per la
ricostruzione delle abbreviazioni (scioglimento) e delle parole mancanti (integrazione), con
la discussione sulle edizioni e sui problemi ad essa collegati. A volte le iscrizioni sono
rappresentate in un disegno descrittivo dell'intero supporto epigrafico.
I documenti sono divisi per agro, ovvero secondo il territorio della comunità d'appartenenza
antica (colonia, municipio, città libera o foederata etc.), di cui all'inizio di ogni sezione è
dedicata una breve, ma efficace presentazione.
L'Accademia di Berlino continua ad aggiornare e ristampare il CIL.
All'inizio del volume ci sono le iscrizioni false. Per ogni volume hanno una loro
sistemazione, e in quelle false vi si trova l'asterisco. L'asterisco vuol dire falsa. Mommnse
decide di raggrupparle, cosa che non si era mai fatta fino a quel momento, perché sono una
prova di storia culturale. Inoltre ha un criterio per stabilire se un'iscrizione è falsa: se un
autore ha messo dei falsi, lui non si fida più di lui. É meglio un'iscrizione buona fra le false
che una falsa tra le buone. Mommse chiama falso tutto. In realtà si chiama falso solo se è
fatto per fini di dolo. Poi c'era la copia dell'iscrizione, e il problema è se essa è stata fatta
come copia o per venderla ad un collezionista. Chi fa il falso mette sempre qualcosa di
appetibile; difficilmente i falsi e le copie sono intere. Per fare un falso partivano da
un'iscrizione vera.
Poi si fanno alcune distinzioni tra le falsificazioni, le copie e la rielaborazione.
Le falsificazioni sono una contraffazione di un documento o di un'opera d'arte a scopo di
frode.
Le copie sono la riproduzione di studio, di collezione, per esposizione, per motivi
commerciali, talora in misura e materiali diversi.
La rielaborazione è la creazione autonoma interpretata come antica.
Falso → che abbia fini di dolo
Ci sono due tipi di falsi:
Falsi cartacei (sui manoscritti, fogli ecc.)
1. Falsi su pietra
2.
I falsi si riconoscono soprattutto dai punti che non sono a mezza altezza. A volte poi
vengono prese per falsi iscrizioni vere.
Nell'epigrafia romana la stele è solo funeraria, mentre in quella greca vi sono scritte le leggi.
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Sigla:
AUGL → Augusti liberto
Dopo il D M posso avere il nominativo (agli dei Mani), il genitivo (agli dei Mani di … [una
persona]) e il dativo.
Nel mondo romano i liberti tendono a nascondere la loro origine di schiavo, cosa che non
fanno gli schiavi o i liberti di un imperatore, perché erano a stretto contatto con
quest'ultimo. A partire da Claudio i liberti acquisiscono un potere immenso. Il cubicularius
era lo schiavo fedele.
Un collegio è un gruppo si persone che si riunisce. A roma c'erano tanti collegi (di fabbri,
per un culto ecc.). Molto comuni sono i collegi che pagano una quota per una sepoltura, i
collegi funerari.
I monumenti si chiamano sempre funerari o sepolcrari (mai funebri)
Sigla:
V A → Vixsit annus → visse nell'anno ...
Non ci può essere matrimonio tra uno schiavo e una donna libera. Nel teatro romano le
donne non possono recitare e la loro parte la fanno gli uomini.
Sigla:
M/ (con una barra) → Manius (prenome). Quella barra secondo alcuni è il nesso con la N.
Publicius → di solito è il gentilizio degli schiavi pubblici. Le città avevano gli schiavi, e
quando venivano liberati o prendevano il nome della città o venivano chiamati publicius.
Iscrizioni magiche
Il compito della magia è di cambiare l'ordine delle cose. I maghi e la magia facevano paura.
La parola mago viene dal persiano e sono una via di mezzo tra sapienti, sacerdoti e filosofi.
Avevano questa capacità di parlare con gli dei. Nel mondo romano più che di mago si parla
di magia. La magia è una tecnica per obbligare qualche divinità a fare quello che
desideriamo, il mago cerca di forzare la divinità. I romani avevano tre forme di magia: la
magia bianca, la magia rossa, e la magia nera. La magia bianca, poco usata, era come una
preghiera. Non si cerca di obbligare, non si cerca di fare del male, ha un fine positivo. Poi
abbiamo la magia rossa, la magia d'amore, cerca di spingere una persona di attrarre una
persona che non vuole, essa era molto usata. Infine la magia nera, essa ha molto a che fare
con le divinità degli inferi, essa mira al male ed è una magia terribile. É una magia che è
vietatissima a Roma, ha una pena severissima o con la crocifissione o in pasto alle belve. Le
prime due sono tollerate, la terza no. L'occulto, nella mentalità romana, è divisa in due
categorie: gli stregoni, che si tramandano da secoli, ed essi non hanno un significato
negativo, sono come dei filosofi; dall'altra parte non c'è la maga, ma la strega. Essa viene
chiamata strix, che è un uccello. La strega vive ai margini della città, nelle caverne, nelle
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necropoli, procura aborti, ed era una rivale dei medici perché avevano a che fare con le erbe
curative. A Roma era proibito abortire perché è considerato l'uccisione di un cittadino.
Allora le donne vanno dalle streghe per abortire. Nel mondo antico le donne sono le
depositarie della medicina e delle conoscenze mediche, infatti ci sono anche le donne
medico. Lo stregone si riconosce dal cappello. Della magia conosciamo molto grazie a
grandi scoperte come quella dell'Egitto del 1800, abbiamo alcune tombe in cui c'erano gli
strumenti dello stregone. Esso è un professionista della magia, è pericolosissimo. Lui dà
consigli. Essi si tramandano la magia o oralmente o con dei papiri. Diana nel mondo romano
ha tre nomi: Diana, Selene ed Ecate. Ecàte è la dea delle tombe. I demoni invece sono delle
figure intermedie tra l'uomo e Dio. Un aspetto importante sono gli oracoli. Gli antichi
consultavano gli oracoli per farsi consigliare. Per consultarli il modo più comune erano le
“sortes”. Le sortes erano dei bastoncini fatti di legno, bronzo, ferro o foglio con scritte delle
parole sopra, delle formule [epigrafia](usata dalla sibilla cumana). Le streghe preferivano le
cose più pesanti come gli avvelenamenti. Il rito più comune era il rito di defissione. É una
forma di magia nera che mira a bloccare, a fermare l'attività mentale, fisica, di una persona.
Si fa in vari modi, quello più usato è la bambolina. Questi riti nascono nell'Africa nera,
passano dall'Egitto alla Grecia, e dalla Gracia arrivano a Roma. Sono fatte di cera o argilla e
contengono sostanze organiche della persona da colpire (es:capelli). Nei papiri ci sono tutte
le formule, spesso accompagnate con dei disegni. Tipico della magia è l'incantesimo, ovvero
un canto ripetuto. Lo strumento principale sono le laminette di defissione. Esse sono fatte
solo dai stregoni. La scrive, la rotola, la trapassa con un chiodo (in magia contano tutti gli
oggetti che hanno una punta, come il chiodo che era il più usato. Sono facili da trovare, fatti
di piombo ed è anche tossico) e la dà al cliente. Il cliente doveva far arrivare questa lettera
alla divinità. Come? Si mettevano nelle tombe, sopratutto di chi era morto giovane, perché
si pensava che avesse l'anima irrequieta, oppure nei fiumi. Essa funzionava perché qualcuno
diceva alla persona che gli veniva fatta questa defissione, e ogni cosa brutta che gli capitava
attribuiva il suo malanno alla defissione. Questo li portava anche a non mangiare e spesso
anche a morire. Quindi c'erano diversi tipi di incantesimi: quelle d'amore che veniva fatto
dalle donne agli uomini, poco da uomini a donne, ma anche da donne a donne e uomini a
uomini; ma l'incantesimo veniva fatto anche ai ladri, agli atleti e ai cavalli, quest'ultimi sia
perché erano idoli, sia perché si scommetteva tantissimo. La magia doveva essere più
generica e più precisa possibile. Per allontanare la magia si usavano gli amuleti, ma anche
l'ambra e le gemme. Il serpente piumato era considerato fortissimo contro gli effetti della
magia, esso era venerato in Dacia. Oppure si usava il filaterio, sono delle piccole capsule
con dentro delle formule magiche per prevenire gli effetti della magia.
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Segni diacritici (fotocopia pagina 19)
I segni diacritici più frequenti sono i seguenti:
[ abc ] → mancano sulla pietra e l'ha messo l'editore
[ - - - ] → insanabile
' abc ' → correzioni fatte in antico
{ abc } → tolto dall'editore
< - - - > → chi ha inciso la pietra l'ha dimenticato
((a)) e ((abc)) → scioglimenti
/ → si va a capo
// → si cambia pagina
CIL (fotocopie)
Il corpus si cita: “CIL, V, 3632”
La scheda è fatta in tre parti (ma non sempre):
Prima parte: il lemma
Nel lemma ci sono le informazioni sulla lapide. Come primo punto vi si trova il luogo di
riferimento; vicino c'è scritto la fonte. A volte vi si trova qualche informazione sul
monumento, ma spesso non corrisponde. Qualche volta ci descrive la scrittura. Il lemma è
molto utile per seguire la storia della pietra.
Seconda parte
Segue la trascrizione dell'iscrizione in fac-simile. Mommsen ci teneva così tanto che