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GRAVISCA (PORTO DI TARQUINIA)
Viene fondato dai Greci alla fine del VII sec a.C., in prossimità del punto d’approdo di Tarquinia. Presentavarie fasi e ristrutturazione che portano a definire attorno al 470 a.C. il suo aspetto così come lo conosciamo.
La prima fase vede un oikos circondato da portici, piccola struttura dedicata a una divinità femminile checorrisponde all’Afrodite greca ma con tratti di Hera. Gradualmente il santuario si estende comprendendo alsuo interno vari sacelli ma non raggiungerà termini architettonici che ci possano far parlare di veri e propritempli. Questo perché si tratta di un santuario che nasce con una forte impronta greca.
Nel V sec a.C. la citta di Tarquinia se ne appropria cambiando il volto di questo santuario. Ma di fatto laprerogativa e la natura dei suoi culti non cambieranno.È importante sottolineare il fatto che la sua storia prevede che l’introduzione dei culti siano strettamentecollegati a
Chi frequenta il luogo, cioè quelle ondate di greci dell'area Ionica. Il culto più antico è quello di Afrodite legato però ad una dimensione emporica. Registriamo con la seconda metà del VI sec a.C. l'introduzione di un culto di Hera/Uni portata dai greci di Samo che iniziano a frequentare questo santuario. Abbiamo traccia della loro presenza attraverso le importazioni e se siamo in grado di percorrere la sequenza di culti è grazie allo studio sistematico degli ex-voto che mettono in evidenza la frequentazione da parte dei greci. Nel corso del V sec a.C. prevarranno culti che possiamo definire di natura demetriaca e associati al culto di Apollo. Insieme ad Afrodite abbiamo il culto di Adone. La differenza con Portonaccio è che a Gravisca i Greci determinato una natura differente delle iscrizioni. Il corpus epigrafico è molto nutrito con una netta maggioranza di iscrizioni greche che registrano quasi unicamente il nome della divinità.
Attraverso queste conosciamo gli dei venerati nei vari edifici. Si registrano varie fasi ma abbiamo una certa uniformità per esempio nella grafia degli alfabeti ed è probabile che si tratti di dediche già pronte e predisposte dal santuario. L'autorità gestisce le offerte e le entrate nel luogo di culto. Si può fare un confronto con la città di Tarquinia, a livello di forme vascolari: quelle utilizzate all'interno del santuario sono piuttosto specifiche e si può supporre che all'interno lavorino botteghe specializzate. Interessante è anche il flusso di importazioni poiché sono state rinvenute anche ceramiche greche insieme a quelle di produzione locale. 34- CIPPO AD ANCORA riporta un'iscrizione in greco di un Egineta. Periodo arcaico. Lascia traccia del suo passaggio ed è quindi interessante per il riferimento all'attività commerciale in mare. Ricordiamo che siamo in un santuario emporico.
Il nome che compare è quello di Sostratos: personaggio notissimo che viene citato persino da Erodoto. Si tratta di un commerciante che fa parte di una famiglia ricchissima. Lasciano tracce non solo a Gravisca ma anche a Naukratis. Per quanto riguarda l'epigrafia etrusca, presenta un linguaggio completamente diverso rispetto a quello che dominava lo scenario di Portonaccio e coerentemente con quella che è la prassi greca. Le iscrizioni menzionano solo ed unicamente le divinità, sono molto semplici e gli oggetti si consacrano ad esse. Non sappiamo nulla del dedicante. turans turce ramtha venatres = di Turan, Ramtha Venatres ha dedicato Iscrizione sinistrorsa, scriptio continua. Il verbo MULU sparisce perché più associato alla pratica del dono tra aristocratici (scambio tra pari, inadeguato per rendere questa azione). Consacrazione e dedicazione da parte del devoto alla divinità lo porta quindi su piani differenti. TURANS genitivo di Turan TURCEForma sincopata di TURUCE, diffuso nei santuari con il significato di "dedicare". → RAMTHA VENATRES nome del dedicante, femminile. Nell'orientalizzate è Ramutha.
PYRGI (PORTO DI CERVETERI)
Dall'area nord, all'interno del tempio B, sono state rinvenute tre lamine d'oro con testi in punico ed etrusco.
La lamina A è un testo di consacrazione del tempio a Uni da parte di Tefarie Velianas. Nella lamina con testo fenicio la divinità è Astarte.
Siamo di fronte ad una riforma scrittoria: codificazione dell'alfabeto e interpunzione verbale con puntini che separano le parole. Inoltre il testo va a capo ed è diviso in righe, questo consente di scandire le parole e di soffermarsi. Queste novità derivano da una scuola che probabilmente è legata al tiranno Tefarie.
Sulla base del confronto con i termini punici si può rendere la parola TMIA come tempio, TEMERA come lacella e HERAMASVA (plurale) come le cose del tempio.
Cioè il santuario. Uni indica attraverso un vaticinio la costruzione del santuario. La seconda parte è relativa all'accettazione del voto e la dedica, mentre l'ultima frase contiene un augurio alla vita lunga di questo tempio tanto quante siano le stesse. La lamina B è stata scritta poco dopo da una mano differente ma il testo è simile. Probabilmente le lamine si trovavano affisse sullo stipite della porta della cella. Nello stesso deposito votivo furono trovati anche dei chiodi con capocchia d'oro in una teca realizzata da lastre architettoniche del tempio. Questo si connette al rito di affissione di chiodi ogni anno sullo stipite della porta che sanciva la sequenza temporale. È probabile che la frase finale della lamina non si riferisca alle stelle nel cielo ma a quante capocchie d'oro sarebbero state infisse.
Il contesto dell'area sud ci restituisce numerose iscrizioni. Il quadro epigrafico è simile a Gravisca per
La presenza di teonimi (Suri e Cautha).
LEZ 15 – 8/05/2020
L'area sud è architettonicamente modesta, anche se presenta molti sacelli e altari in pietra sia circolari con rampe d'accesso, sia quadrangolari. Le iscrizioni che si ritrovano in questo comparto del santuario sono relativamente semplici in termini di formulario e lo si capisce anche dalla brevità. Si tratta di formule di possesso con pronome personale e soggetti seguito da genitivo del teonimo.
Es. mi suris cavathas
Sparisce il devoto, le iscrizioni si datano tra la fine del VI e il V-IV sec a.C. È probabile la presenza di una scuola scrittoria che predispone il materiale da utilizzare, già predisposto, con iscrizioni che mostrano uniformità di alfabeto. Una redazione molto simile perché basta confrontare le iscrizioni. Queste prevedono due punti per separare le parole. Si utilizza come sibilante il sigma a tre/quattro tratti per distinguere tra palatale e post-dentale. 35-
ISCRIZIONE SU CRATERE ATTICO CON HERALES A BANCHETTO
mi fuflunsura = io sono di Fufluns
Aggettivo riferito all'appartenenza a una cerchia dionisiaca
L'iscrizione è stata collegata ad un dio venerato in questo settore del santuario, ovvero Suri. Ha diversi epiteti a Pyrgi. Definito come APA "padre" e FUFLUNSURA "dionisiaco".
Un'iscrizione di Orvieto si riferisce a Cavatha, ricordata come SECHIS "figlia". La coppia Suri-Cavatha ha una relazione in termini cultuali: il dio è presente in 11 dediche, la dea in 8.
Questa coppia è presente anche in altri contesti etruschi ma non abbiamo raffigurazioni che ci possano chiarire il loro aspetto. Ben documentati in termini epigrafici, meno in quelli iconografici.
SURI è presente sul piombo di Magliano un testo religioso di divinità inferi; sulla Tegola di Capua; nel Santuario Belvedere di Orvieto. Sempre qui ha connotati inferi "TINIA KALUSNA", come se
Si trattasse di una sequenza cronologia (Suri Tinia infero). Dove è citato ha natura di padre ed è legato al mondo infero. Da Sur- nascono alcuni toponimi. In ambito falisco, un esempio è il monte Soratte, sacro per questo popolo. Le fonti identificano questo dio con Pater Soranus (in Virgilio c'è una corrispondenza con Apollo Sorano). Suri potrebbe essere associato anche a Dis Pater a cui gli etruschi dedicavano le fondazioni di città (come nella dodecapoli padana). La natura di paterna, infera e oracolare faranno identificare Suri con Apollo. Sul fegato di Piacenza non è riportata questa divinità ed è possibile associarlo a Veive (si tratta di una documentazione tarda). Suri nel corso dei secoli assume connotazioni diverse a Pyrgi. Quindi anche l'aggettivo FUFLUNSURA lo avvicina alla connotazione dionisiaca. Non ha una corrispondenza esatta nel mondo greco ma viene associato ad un Apollo infero, presente alle porte dell'Averno.
A Cuma è documentato anche un culto di questo tipo, connesso a Hecate. In stretto contatto con l'Etruria da cui giunge appunto l'assimilazione Suri-Apollo. A lui venivano dedicati oggetti particolari come pietre nere che riproducevano in superficie un'immagine stilizzata di un fulmine. Questa sarebbe la dimostrazione di natura al contempo infera e celeste del dio. Inoltre, la radice SUR- può essere tradotta come "NERO".
CAVATHA la dea è definita come "figlia". Si tratta di una divinità con valenza funeraria, attestata nel Piombo di Magliano e su molte dediche in tombe. Tuttavia ha anche una natura solare. C'è chi la identifica come "figlia del Sole". Non c'è contraddizione nella doppia natura ctonia/solare, come nella Kore greca: figlia per definizione e pertinente a entrambi i mondi. Cavatha etrusca potrebbe corrispondere a Kore, ma conosciamo anche il nome etrusco di Persefone.
Presente nella Tomba dell'Orco: Persipnai, anche se si tratta di un nome tardo. È attestato nei culti demetriaci il sacrificio di porcellini, a Pyrgi la dedica di tartarughe a Persefone per la sua natura di inabissarsi nel "ventre della terra". Diversi elementi ritrovati nell'area Sud confermano la natura ctonia di questo culto, spesso associato all'ambito femminile. Per questo sono presenti anche offerte di orecchini e unguentari. Non tutti gli studiosi sono d'accordo con questa identificazione poiché per molti è da associare con Hecate o con una dea degli animali (Artemide).
CERVETERI - SANT'ANTONIO
Ricostruite due fasi edilizie del tempio A che va ad inglobare le strutture di fondazione dell'edificio precedente. La storia comincia addirittura in epoca villanoviana, con tracce di frequentazione. Nel periodo orientalizzante ci sono tracce di strutture abitative.
COPPA ATTICA DI EUPHRONIOS E ONESIMOS Opera tra le
raffinate e migliori che il mercato etrusco potesse conoscere. Ha dimensioni notevoli, create su commissione per essere