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CES).

Le carriere in età imperiale.

Augusto e Caligola attuarono una netta separazione fra senatori e cavalieri, portando

alla creazione di due distinti ordines, il cui accesso era subordinato sia al possesso di un

censo adeguato (1 milione di sesterzi per i senatori, 400 mila per i cavalieri) sia a

particolari requisiti morali e civili. All'appartenenza a uno di questi due ordini

corrispondevano anche due distinte carriere (cursus honorum) anche se esistenza una

qualche permeabilità, come il sistema dell'allectio, che consentiva a un cavaliere di

entrare di fatto nell'ordine senatorio.

Il cursus honorum senatoriale.

La carriera senatoriale era costituita dalle antiche magistrature repubblicane, articolate

gerarchicamente, con la questura al posto più basso e il consolato a quello più alto;

dovevano essere rivestite solo al raggiungimento dell'età minima imposta dalla legge e

una di seguito all'altra, frapponendo un anno di intervallo. L'aver rivestito una della

quattro magistrature consentiva di rivestire prestigiose funzioni nell'apparato statale. Gli

appartenenti all'ordine senatoriale nelle iscrizioni possono avere i seguenti titoli:

26. C V o V C: clarissimus vir, vir clarissimus;

27. C M V: clarissimae memoriae vir (dopo la morte);

28. C F : clarissima femina;

29. C I : clarissumus iuvenis;

30. C P: clarissimus puer / clarissima puella.

L'accesso alla carriera senatoriale era subordinato all'esercizio di una delle quattro

cariche del vigintivirato e al prestare un anno di servizio nell'esercito col grado di

tribunus militum laticlavius. Spesso alcuni giovani, al di fuori del vigintivirato e prima

della questura, erano nominati seviri equitum Romanorum (VIVIR EQ R), ossia

comandanti di uno dei sei squadroni di cavalieri che partecipavano alla transvectio

equitum, la rassegna dei cavalieri creata da Augusto, una carica molto costosa perchè

comportava l'organizzazione dei giochi, ma molto ambita. Una volta espletate le funzioni

propedeutiche, era allora possibile accedere alla carriera senatoria vera e propria.

Quando la nomina a questore, a tribuno della plebe o a pretore era caldeggiata

dall'imperatore, accanto al titolo di aggiungeva l'epiteto candidatus (CANDID, CAND, C,

KAND, K). I consoli erano due (consoli ordinari), designati verso la fine dell'anno e fino

al momento di entrare in carica erano detti consules designati (COS DES), e

assumevano il potere il 1 gennaio, dando il proprio nome all'anno (consoli eponimi);

mentre gli altri, chiamati consules suffecti (COS SVF) e designati il 9 gennaio, erano

destinati a succedere ai consoli ordinari, che di solito non restavano in carica per più di

sei mesi.

Il cursus honorum equestre.

In età repubblicana i cavalieri erano dapprima facoltosi cittadini in grado di prestare

servizio nella cavallieria, poiché potevano permettersi l'equipaggiamento necessario e al

mantenimento del cavallo da guerra. In seguito, quando il plebiscito claudiano inibì nel

238 aC ai senatori e ai loro figli l'esercizio dei traffici commerciali e la partecipazione agli

appalti pubblici, i cavalieri ebbero la strada spianata verso lucrosi affari e divennero

rapidamente un gruppo sociale dinamico e facoltoso, con un importante peso politico. Si

deve ad Augusto la creazione di un ordo equestris, con accesso limitato a individui

facoltosi e di comprovata moralità, inseriti in una lista che ogni anno veniva sottoposta a

revisione da parte dell'imperatore in persona. Insigniti dell'onore dell'equus publicus, che

da cavallo da guerra mantenuto dallo Stato, era divenuto il simbolo dell'appartenenza

all'ordo equestris, così come l'anello d'oro al dito e la veste ornata di una stretta striscia

di porpora (angusticlavius) , i cavalieri formavano la base per il reclutamento di capaci e

fidati funzionari per l'amministrazione imperiale. Perciò, a partire dall'età giulio-claudia

fino ai regni di Traiano e Adriano, la carriera equestre si sviluppò articolandosi in

numerosi incarichi: funzioni civili di carattere amministrativo e finanziario (procuratele),

comandi militari di responsabilità (grandi prefetture), o alcuni sacerdozi. Nelle iscrizioni

gli appartenenti all'ordine equestre, a seconda del grado raggiunto nella loro carriera,

potevano fregiarsi dei titoli:

31. V E : vir egregius (procuratori di grado inferiore);

32. E M V : egregiae memoriae vir (dopo la morte);

33. V P: vir perfectissimus (al praefectus classis, praefectus annonae, praefectus

Aegypti);

34. V EM : vir eminentissimus (al praefectus praetorii).

Il cursus honorum dal IV sec dC.

Durante il regno di Costantino l'ordo equestris cominciò a sparire, assorbito all'interno

dell'ordine senatorio, anche a seguito del fenomeno sempre più diffuso dell'allectio. Il

cursus honorum divenne uno solo, ma vi si perveniva per due strade differenti, una

riservata ai clarissimi, ovvero ai figli dei senatori, dopo che avessero esercitato la

questura o la pretura, l'altra a coloro che fossero stati allecti inter consulares (CONS),

termine che non indicava più chi avesse rivestito il consolato, ma che era di fatto il

sinonimo di senatore. Nacque così una nuova gerarchia, suddivisa in :

35. V C : viri clarissimi (consulares alvei Tiberis et cloacarum; consulares operum

publicorum);

36. V C ET S, C ET SP: viri clarissimi et spectabiles (vicari delle diocesi;

proconsules; magistri libellorum, epistularum, memoriae; i tribuni et notarii);

37. V C ET INL, C ET INL: viri clarissimi et inlustres (quaestores sacri Palatii;

magistri militus; praefectus praetorii; praefectus Urbi; consules).

La classificazione delle iscrizioni.

In base al tipo di supporto e al testo, le iscrizioni possono essere suddivise in :

38. Sacre e magiche;

39. onorarie;

40. di opere pubbliche;

41. funerarie;

42. parietali;

43. atti pubblici e privati;

44. su oggetti prodotti in serie e di uso quotidiano.

Iscrizioni sacre e magiche.

Sono incise su altari, statue oggetti o monumenti dedicati alla divinità; a volte ricordano

l'erezione di un edificio sacro o la consacrazione di un luogo. Elementi caratteristici

sono:

45. Nome della divinità: espresso al dativo o al genitivo seguito dalla parola

sacrum (SACRVM, SACR, SAC), che può essere anche sottintesa, e spesso

seguito da uno o più epiteti (epiclesi), come aeternus, augustus, dominus,

magnus, invictus, optimus, maximus.

46. Nome o nomi dei dedicanti: al nominativo, accompagnato dal sacerdozio

rivestito;

47. Motivo per cui la dedica viene posta: per ordine di una divinità, apparsa

durante il sonno (ex iussu, ex monitu, ex imperio), oppure per uno scampato

pericolo (pro salute, pro itu et reditu);

48. Menzione dell'oggetto o dell'edificio dedicato: accompagnato eventualmente

dalla somma spesa od offerta (ex auri pondo, ex sestertium milibus nummum) e

della provenienza del denaro (sua pecunia, de suo, pecunia publica) ;

49. Un verbo che indica il tipo di azione effettuata: dedit (D), dono dedit (D D),

fecit (F), faciundum curavit (FAC CVR), posuit (P), votum solvit (V S), votum

solvit libens merito (V S L M).

Magiche.

Sortes: Sono delle tavolette o dei bastoncini a sezione quadrangolare in legno o in

metallo sulle quali sono incise frasi dal significato oscuro, che venivano impiegate

quando un fedele consultava un oracolo. I due gruppi più noti provengono uno da un

santuario presso Parma e l'altro da una località presso Padova.

Defixiones: il nome deriva dal verbo defingere (inchiodare, rendere impotente un

nemico a causa di un torto subito) sono piccole lamine in piombo su cui uno stregone,

su richiesta del cliente, incideva una serie di formule magiche. Le lamine venivano poi

ripiegate più vlte e trapassate da un chiodo; quindi erano affidate agli dei inferi: venivano

perciò introdotte furtivamente nelle sepolture o gettati in corsi d'acqua. Talora alle

laminette si aggiungevano figurine (sigilla) in argilla, piombo, o cera contenenti elementi

organici della vittima, e a volte trapassate anch'esse da chiodi. Questa pratica era

severamente vietata dalla lesgislazione: la pena prevista era la decapitazione, la

crocifissione o l'esposizione alle belve. Elementi caratteristici delle defixiones sono la

presenza del nme della persona da colpire, spesso accompagnato dal patronimico per

un'identificazione il più possibile precisa; le formule con cui si affida la vittima agli dei

inferi, indicando l'azione da compiere e il nome della divinità cui si affida la vittima.

Devotiones: pratiche magiche per cui un offerente si rivolgeva a una divinità per

domandare, in forma di preghiera, giustizia per qualche torto o danno subito. Elementi

caratteristici sono il nome della divinità, il nome di chi a lei si rivolge, l'esposizione

dell'accaduto, la promessa di una ricompensa da offrire alla divinità. Per difendersi dalle

pratiche magiche o dalle malattie, si ricorreva all'uso di oli, all'uso di collane con vaghi in

corallo o in ambra o con pendenti considerati apotropaici. Grande potere veniva

attribuito ai phylaktéria, striscioline di papiro o di metallo prezioso recanti formule di

invocazione a divinità protettrici, che venivano strettamente arrotolate e inserite in una

capsula da portare al collo.

Iscrizioni onorarie.

Pose in onore di un individuo vivente o defunto, che si fosse distinto; di solito sono incise

su basi di statue o su colonne e archi; si differenziano dagli elogia funerari solo per il

diverso contesto in cui sono inserite. Elementi caratteristici di questo gruppo sono: il

nome e la titolatura del personaggio onorato, generalmente in dativo; il nome del

personaggio o della comunità o del gruppo che ha posto l'iscrizione; i motivi per cui il

personaggio viene onorato; il tipo di monumento; un verbo indicante l'azione effettuata.

Un particolare tipo di iscrizioni è rappresentato da quelle poste in opera per gli

imperatori: l'iscrizione è posta normalmente in lettere metalliche inserite in un solco

alveolare e bloccate in appositi incavi; il linguaggio è formale e stereotipato, con

tendenza all'enfatizzazione delle gesta dell'imperatore.

Iscrizioni funerarie.

Caratterizzate da una grande varietà di supporti e di tecniche scrittorie. Spesso, oltre

all'iscrizione, il monumento presenta anche una decorazione figurativa, da semplici

elementi ornamentali a immagini simboliche, dai ritratti dei defunti alle scene di vita

quotidiana. Il testo dell'iscrizione può trovarsi sul cinerario, sul segnacolo (stele, cippo,

altare), che indica la presenza della sepoltura; inciso direttamente sui blocchi della

scrittura del monumento funerario; su una lastra inserita nella strutture dell'edificio

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A.A. 2015-2016
40 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ostakista di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Epigrafia latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Porena Pierfrancesco.