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S

ottenendo un costo sociale più basso.

Quando il costo/beneficio marginale privato di chi effettua l’azione differisce dal costo/beneficio marginale

sociale emergono delle esternalità. In presenza di queste, l’equilibrio di mercato (la cosiddetta “mano

invisibile”) non garantisce l’efficienza paretiana, cioè viene meno il primo teorema del benessere. In questo

contesto, la politica economica deve intervenire per correggere l’allocazione e internalizzare le esternalità.

Per correggere le esternalità esistono strumenti di intervento quali imposte e sussidi correttivi, regolazione

degli effetti esterni, creazione di appositi mercati per i diritti di produrre esternalità. Lo strumento classico di

intervento è quello di stabilire imposte e sussidi detti anche “pigouviani”. Le tasse vengono imposte a chi

produce esternalità negative, mentre per i sussidi vi è un significato ambivalente: nel caso di esternalità positive

12

C. Scimeca – R. Scimeca

APPUNTI DI ECONOMIA DEL SETTORE PUBBLICO

Parte terza – Economia del benessere ed efficienza

è possibile erogare sussidi in merito ad una azione generatrice di effetti positivi, mentre nel caso di esternalità

negative si possono erogare sussidi per smettere di crearle.

I sussidi e le imposte possono avere effetti diversi nel lungo periodo. I sussidi incoraggiano l’entrata di nuove

imprese con possibile aumento di produzione e dunque di esternalità. Le tasse invece generano entrate fiscali,

riuscendo a migliorare l’efficienza economica; in sostanza una tassa pigouviana definisce il prezzo per il diritto

a creare esternalità negative. Naturalmente utilizzando le imposte lo Stato non può essere sicuro di quale livello

di emissione verrà scelto dall’impresa. Se l’esternalità negativa è eccessiva sarà necessario aumentare le

imposte; pertanto la ricerca del giusto prezzo può essere lunga. Se invece lo Stato conosce la “quantità” esatta

al quale l’esternalità negativa deve essere condotta, allora può ricorrere ai cosiddetti permessi negoziali (i.e.

alle imprese è concesso un permetto per l’emissione di un determinato ammontare di sostanze inquinanti).

Teorema di Coase

In alcuni casi i privati possono porre rimedio da soli alle inefficienze del mercato spostando l’allocazione delle

risorse verso l’ottimo sociale senza l’intervento del governo. La creazione di mercati per diritti negoziabili

sulle esternalità trova giustificazione nel cosiddetto teorema di Coase. Tale teorema è un tentativo di

dimostrare come attraverso il mercato si possa giungere ad una efficienza intesa come somma netta del

benessere sociale superiore rispetto a quella che si può ottenere con l’intervento dello Stato (o altre

regolamentazioni). Più precisamente il teorema afferma che: se i costi di transazione e negoziazione sono

nulli, la contrattazione tra agenti economici porterà a soluzioni efficienti in senso paretiano anche in presenza

di esternalità ed a prescindere da chi detenga inizialmente il diritto legale. In particolare, le parti interessate

contratteranno per correggere ogni esternalità.

Illustriamo il teorema. Il meccanismo del mercato, per funzionare, deve coesistere con l’assegnazione dei diritti

di proprietà dei beni tra gli operatori e assegnare il diritto di uso di un particolare bene. Supponiamo che tale

diritto appartenga ad una impresa che autorizza un’altra ad inquinare e produrre cattivi odori. Gli abitanti vicini

sono danneggiati da questa esternalità, che si traduce

in una perdita di valore degli immobili e minore

qualità di vita. Tale situazione è rappresentata nel

grafico. L’impresa inquinatrice vuole massimizzare

la produzione (assioma del teorema di non sazietà)

dell’impianto fino al punto in cui il beneficio

marginale è pari a 0. Gli inquinati subiscono il danno

economico indicato nel grafico dalla linea rossa (costi

marginali esterni). In questo contesto gli inquinati

possono chiedere di negoziare con l’inquinatore,

richiedendo di ridurre la produzione offrendogli un

compenso economico. Se gli inquinati offrono B+C

per ottenere una riduzione da 90 a 80, otterrebbero un

beneficio netto dovuto alla riduzione dell’inquinamento (area A). Anche l’inquinatore avrebbe convenienza

ad accettare poiché la compensazione offerta è senza dubbio più alta delle perdite dei benefici C. Ambedue

hanno convenienza economica a negoziare e tale processo continua fino al punto di ottimo sociale. Lo stesso

discorso varrebbe nel caso in cui il diritto di proprietà appartenesse agli inquinati.

La tendenza naturale verso l’equilibrio sociale ottimale è la conclusione del teorema di Coase, che permette di

affermare che l’assegnazione dei diritti di proprietà permette di raggiungere un equilibrio sociale ottimo

mediante il libero gioco delle forze di mercato, senza quindi ricorrere all’intervento statale per regolamentare

le esternalità.

Vediamo le critiche al modello di Coase: 13

C. Scimeca – R. Scimeca

APPUNTI DI ECONOMIA DEL SETTORE PUBBLICO

Parte terza – Economia del benessere ed efficienza

Il teorema di Coase si basa sull’ipotesi di perfetta informazione; in realtà vi è un certo grado di asimmetria

o informativa: in genere “l’inquinante” ha più informazione “dell’inquinato” e inoltre non è semplice

valutare il costo pecuniario del danno causato.

Il teorema si applica nel caso di costi di transazione nulle, ovvero quando le parti della negoziazione non

o sostengono costi per raggiungere l’accordo. Nella realtà è difficile coordinare diverse parti, in particolare

quando i soggetti che subiscono gli effetti delle esternalità negativa sono molteplici.

A volte avviene la cosiddetta negoziazione inter-generazionale: ciò significa che si ha l’impossibilità di

o negoziare in quanto al momento della negoziazione non esistono ancora gli individui destinati a ricevere

il danno.

Molto spesso i diritti di proprietà non sono definiti perché si tratta di beni non escludibili. Tale mancanza

o conduce ad un eccessivo sfruttamento della risorsa.

Tali critiche si traducono nel fallimento delle soluzioni private e dunque giustificano l’intervento statale. 14

C. Scimeca – R. Scimeca

APPUNTI DI ECONOMIA DEL SETTORE PUBBLICO

Parte quarta – Analisi della politica di spesa

Parte quarta – Analisi della politica di spesa

I dieci punti dell’analisi

Nel momento in cui eroga le spese, la PA immette nel mercato un flusso di moneta che entra in circolazione

determinando l’effetto espansivo della domanda. Vediamo gli elementi dell’analisi della politica di spesa:

1. Identificare il bisogno da cui trae origine la domanda per il programma pubblico. È spesso utile iniziare

un’analisi di un programma pubblico esaminandone la storia e le dinamiche che hanno spinto i gruppi alla

sua approvazione;

2. Individuare il fallimento del mercato ed accertare se il problema riguarda l’equità dell’attuale distribuzione

del reddito o la fornitura di un bene meritorio;

3. Identificare programmi alternativi. Individuato un fallimento è possibile affrontare il problema con tre tipi

di intervento pubblico: a) produzione pubblica, ovvero la PA stabilisce come allocare un prodotto,

determina il prezzo o lo fornisce gratuitamente, oppure b) produzione privata, ovvero la PA stipula un

contratto (mantenendo comunque la responsabilità di distribuzione del prodotto) o concede un sussidio ai

4

produttori/consumatori .

4. Considerare i dettagli di un programma pubblico;

5. Considerare le reazioni del settore privato. Molto spesso il privato può reagire a un programma pubblico

in modo da vanificare molti presunti benefici (i.e. attraverso cartelli e collusioni)

6. Determinare le conseguenze in termini di efficienza dei programmi alternativi. I programmi pubblici

possono dar luogo a inefficienze sia a livello di produzione che di consumo. L’intervento statale può

5

causare effetti sul reddito, effetti di sostituzione e distributivi . Il settore privato può reagire attraverso la

variazione dei prezzi, coinvolgendo anche gli individui non direttamente coinvolti.

7. Bisogna considerare che spesso i beneficiari di un programma pubblico risultano essere diversi dagli

individui a cui il programma era rivolto (benefici traslati). Nell’analisi bisogna tenere in considerazione i

benefici e i costi capitalizzati, e le relative conseguenze. I benefici sono spesso capitalizzati nei valori dei

beni patrimoniali. In questi casi i veri beneficiari sono coloro che detengono i beni. Anche i costi di un

programma sono capitalizzati e questi vengono sostenuti, ancora una volta, dal possessore del bene.

Sebbene non sia possibile determinare la dimensione del beneficio ricevuto da un programma pubblico

può essere importante conoscere l’effetto differenziale sui singoli gruppi. In generale, quando i benefici

ricadono sui poveri in misura più che proporzionale il programma si dice progressivo, viceversa

regressivo.

8. Individuare i trade-off tra considerazioni di equità ed efficienza. Le decisioni relative alle spese pubbliche

devono essere adottate secondo un criterio razionale, tanto più quando si tratta di scegliere fra più progetti

di spesa alternativi (dei quali dovrà essere preferito quello più efficiente). L’efficienza di un progetto va

valutata tenendo in considerazione l’utilità collettiva e il volume complessivo di spesa pubblica (questo va

contenuto entro un limite poiché oltrepassarlo implica gravi conseguenze nell’economia nazionale).

9. Considerare gli obiettivi dei programmi pubblici. Gli obiettivi dell’intervento pubblico possono articolarsi

ai fini di promuovere lo sviluppo, la distribuzione del reddito e politiche di stabilizzazione. Spesso

comunque risulta complesso per lo Stato definire in anticipo tutti i suoi obiettivi. In tal caso ai burocrati è

lasciato un notevole margine di discrezione, che però potrebbe causare una discrepanza tra l’originario

intento e il modo in cui viene esercitata la discrezionalità.

4 Un eventuale sussidio ai produttori gli consente di ridurre il prezzo del prodotto, ai consumatori di comprare ad un

prezzo relativamente più alto. Qualora di decida di sussidiare una determinata produzione occorre stabilire se fornirla

attraverso il sistema tributario o trasferimento diretto.

5 Le spese di trasferimento sono il principale strumento per una politica di redistribuzione del reddito. L’effetto sul

reddito modifica la composizione della spesa dei consumatori. Se il programma pubblico provoca un

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A.A. 2016-2017
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/03 Scienza delle finanze

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher RiccardoScimeca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia del settore pubblico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Abbate Lorenzo.