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MODIFICAZIONI SULLA MICELLA DI CASEINA DURANTE LA CASEIFICAZIONE
Nella formazione del coagulo un ruolo fondamentale è svolto dalla micella di caseina. Nel latte
bovino l’80% delle proteine sono caseine, il 20% sono sieroproteine (nel latte umano abbiamo
prevalenza sieroproteine). Con il termine caseine si intendono 4 gruppi principali di caseine: αs1, αs2,
e k. Le caseine sono proteine polimorfe, ci sono almeno 20 varianti polimorfe per ogni famiglia di
β
caseina. Le caratteristiche strutturali delle caseine sono:
Elevato contenuto di residui di prolina: 10 residui di prolina su 200 amminoacidi circa; questo
- significa che queste proteine non hanno struttura secondaria estesa. La caseina viene presentata
come proteina random, destrutturata, senza struttura secondaria ordinata, perché le zone a
struttura secondaria sono molto limitate
Distribuzione equilibrata tra zone idrofobiche e idrofiliche: questo fa sì che queste proteine siano
- stabilizzanti ideali tra zone idrofobiche e idrofiliche (come già detto per l’omogeneizzazione)
Diversi gruppi con residui amminoacidici OH: serina, treonina. Parecchi residui, soprattutto quelli
- di serina, sono fosforilati (hanno gruppo fosfato) questo è importante perché a pH 7
→
l’amminoacido è carico negativamente, quindi si aumenta la carica superficiale della proteina. La
fosforilazione di questi gruppi non è casuale, ma enzimaticamente mediata, come lo è anche la
defosforilazione.
Queste caratteristiche fanno sì che la caseina raggiunga la sua strutturazione attraverso l’acquisizione
di una struttura quaternaria particolare: la micella caseinica. Le 4 caseine si associano formando
tante piccole submicelle, associando le zone idrofobiche tra di loro, e quelle idrofiliche verso il
solvente (ambiente acquoso). Nella formazione di queste submicelle un ruolo fondamentale è svolto
dalla k-caseina, che espone la parte c-terminale, idrofilica. Sulla parte superficiale della micella
© Laila Pansera - 22
abbiamo anche eventuali residui fosforilati carichi negativamente. I gruppi fosforilati possono fare
un legame elettrostatico con uno ione calcio; le submicelle si associano tra di loro per interazione
elettrostatica mediata da calcio, che è bivalente, quindi lega 2 residui fosforilati di 2 submicelle. Se
nelle submicelle ci sono delle zone idrofobiche esposte, possono formarsi interazioni idrofobiche
anche tra micelle diverse. Tutte le caratteristiche della micella dipendono dunque dalla formazione
delle submicelle.
Nella formazione del coagulo le micelle presenti si associano a formare una rete proteica formata da
caseine. Perché questo avvenga devo intervenire in modo tale da destabilizzare la micella e favorire
la formazione del coagulo. Utilizzo un enzima, la rennina, che è presente normalmente nello
stomaco. In realtà la rennina prodotta dallo stomaco è una miscela di 2 proteasi: chimosina e pepsina.
Il rapporto delle 2 frazioni dipende dall’animale: nell’animale giovane prevale la chimosina,
nell’animale vecchio prevale la pepsina. Vengono utilizzati stomaci di animali giovani, in base alla
specificità: la chimosina ha una specificità quasi assoluta verso il residuo 105-106 della k-caseina
(Phe-Met), quindi fa un’idrolisi mirata. Questo residuo si trova nella parte c-terminale della k-caseina.
Dopo l’azione della chimosina abbiamo la micella privata di questo piccolo peptide, detto
glicomacropeptide (GMP). L’azione della chimosina è importante perché la micella privata di questi
c-terminali della k-caseina viene destabilizzata: espone le zone idrofobiche, quindi cerca una nuova
stabilità termodinamica, e la trova associandosi idrofobicamente con le altre micelle, minimizzando
le zone idrofobiche esposte per azione enzimatica. Quindi la proteina forma una rete proteica, il
coagulo, che trattiene i lipidi. Io posso avere un coagulo più o meno compatto agendo a livello del
pH, oppure variando la quantità di enzima.
Non utilizzo quindi la rennina di un animale adulto, perché essa contiene perlopiù pepsina, che agisce
sugli amminoacidi acidi e idrofobici di tutte le caseine, quindi otterrei una proteolisi, tanti peptidi
(detto proteolizzato), che non consentono la formazione del coagulo.
© Laila Pansera - 23
L’affinità della chimosina verso le principali caseine è la velocità di specificità con la quale essa agisce
su un substrato. Vediamo che l’affinità sulla k-caseina è più di 14 000, mentre sull’α- e è
β-caseina
molto più bassa (21 e 2 rispettivamente).
La chimosina esiste anche ricombinante, fatta con microrganismi, ma non tutti la vogliono.
Lo stesso enzima interviene anche nella maturazione dei formaggi. La maturazione del formaggio è
riconducibile a fenomeni idrolitici a carico della componente proteica e lipidica. La lipolisi è
fondamentale per lo sviluppo del prodotto finito: aromi, etc. La proteolisi è ad opera delle proteasi.
Abbiamo:
Idrolisi iniziale della caseina dovuta alla rennina e in minor misura alle proteasi del latte, con
• formazione di peptidi ad alto PM
Idrolisi di questi peptidi da parte degli enzimi presenti nei batteri starter e non
• Liberazione di piccoli peptidi e amminoacidi ad opera di peptidasi e proteasi batteriche.
•
La proteolisi di un formaggio non è così estesa, non rimangono solo peptidi e amminoacidi. In un
formaggio a lunga maturazione ad esempio abbiamo circa il 10% di amminoacidi e peptidi, altrimenti
il formaggio stesso non avrebbe struttura.
Un esempio è mostrato da questa elettroforesi: distribuzione dei peptidi in un taleggio sottoposto a
maturazione. Il 6 è il taleggio che inizia la maturazione, l’8 è il taleggio a commercializzazione
normale e il 9 è un taleggio a maturazione elevata. Sul 6 le 2 bande principali sono l’α- e la β-caseina,
al di sotto abbiamo delle bande che rappresentano una certa quantità di peptidi presenti. Tra il
tracciato 6 e l’8 abbiamo solo una minore intensità dell’α-caseina: il formaggio ha raggiunto la
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maturazione e la proteolisi è avvenuta solo su parte dell’α-caseina. Un prodotto a supermaturazione
ha una proteolisi più spinta, che interessa anche la β-caseina
Quello a fianco è il quartirolo, con cui possiamo fare lo stesso ragionamento.
Spesso i formaggi a lunga maturazione vengono considerati come negativi per la produzione di
peptidi, mentre questo fenomeno è molto più limitato di quanto lo si fa apparire.
Alterazioni compositive indotte da processi di trasformazione delle proteine
L’azione della proteasi sulla proteina intatta di un alimento:
Porta alla formazione di peptidi e a un’accresciuta biodisponibilità di amminoacidi. Questa
• affermazione è stata recentemente messa in discussione, perché alcuni non credono che fornire
peptidi aumenti la loro disponibilità. Una proteolisi però può aiutare se ci troviamo davanti a una
struttura moto compatta.
Diminuisce l’allergenicità, perché rompo la sequenza amminoacidica che viene riconosciuta come
• allergene
Rilascia peptidi bioattivi, ma occorre che queste sequenze specifiche siano già presenti nella
• proteina
Può variare la biodisponibilità di alcuni micronutrienti, sia in senso positivo che negativo. Ad
• esempio la biotina è fortemente legata all’avidina, che non la rende disponibile (la proteina fa da
chelante), se io idrolizzo libero la biotina. In altri casi le proteine sono dei mezzi per solubilizzare
microelementi, come calcio e ferro
Molto spesso i peptidi hanno dei residui amminoacidi c-terminali idrofobici, che rilasciano il
• sapore amaro.
Alterazioni strutturali, che impediscono la formazione di prodotti, es. non posso fare il formaggio.
•
Gli enzimi possono agire anche sugli amminoacidi (sono enzimi di origine microbica). Essi possono
decarbossilare gli amminoacidi. Alcuni mediatori cellulari (tirammina, adrenalina) sono prodotti da
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amminoacidi decarbossilati, quindi io posso produrre alimenti con già presenti dei composti che la
cellula utilizza per mandare dei segnali.
Alcuni enzimi, le ossidasi (o polifenolossidasi), sono responsabili dell’imbrunimento enzimatico: in
presenza dell’ossigeno ossidano il gruppo OH, che può essere quello dei polifenoli, a formare grossi
polimeri marroni, oppure agiscono con lo stesso principio sulla tirosina, formando composti bruni. I
residui di tirosina non sono più disponibili. È lo stesso fenomeno che avviene sulla melanina quando
ci abbronziamo.
MODIFICAZIONI ENZIMATICHE SULLE PROTEINE INTATTE
Le proteine alimentari per azione delle proteasi possono generare i peptidi bioattivi. Essi sono
interessanti non per l’apporto degli amminoacidi, ma perché regolano alcuni meccanismi cellulari. I
peptidi bioattivi sono definiti così perché possono avere:
Azione immunomodulatrice
o Azione antagonista/agonista per recettori neuronali
o Veicolante di micronutrienti
o Antimicrobica
o Etc.
o
Per discriminare un peptide bioattivo da altri composti, devo considerare anche che:
Un peptide bioattivo agisce a livelli micromolare, nanomolare. A livello di g/L ad esempio,
• moltissimi composti hanno funzioni positive, ma non sono peptidi bioattivi
Deve essere provato prima su un sistema isolato, poi sugli animali, poi sull’uomo; se non seguo
• questi step, non posso definire il composto peptide bioattivo
I peptidi possono agire come tali, oppure la loro azione avviene in sinergia con altri peptidi
• bioattivi.
Quindi i peptidi bioattivi sono importanti, ma è difficile individuarli. Alcuni peptidi bioattivi hanno
anche indirettamente la funzione di promuovere microrganismi positivi del microbioma.
I peptidi bioattivi si formano per azione della proteasi, e possono formarsi a diversi livelli:
- Azione proteolitica di enzimi presenti nell’alimento; tali enzimi possono essere presenti
naturalmente nell’alimento o derivare dalla componente microbica già presente o aggiunta al
prodotto
- Azione degli enzimi proteolitici del tratto gastro-intestinale
- Azione di proteasi a livello dell’epitelio intestinale, che durante l’assorbimento di peptidi,
agiscono formando peptidi bioattivi.
© Laila Pansera - 26
Chiaramente la sequenza che corrisponde al peptide bioattivo deve essere presente nella matrice
della proteina. Questi peptidi poi devono essere prodotti dall’idrolisi. Per cui io posso già sapere
prima che peptidi bioattivi possono uscire da una determinata proteina.
Un aspetto importante è l’accessibilit&ag