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GLUCUNEOGENESI:
Gli organismi animali possono sintetizzare da sa il glicogeno in particolari
condizioni e solo in particolari tessuti. Non tutti i tessuti riescono a sintetizzare
glucosio. Il processo con cui viene sintetizzato glucosio a partire da precursori è
chiamato gluconeogenesi. I precursori possono essere vari come il piruvato
proveniente dalla glicolisi; anche il lattato proveniente dal ciclo di Cori; il
glicerolo; alcuni amminoacidi. Gli organi deputati alla sintesi di glucosio sono il
fegato ed in condizioni estreme anche i reni. La gluconeogenesi avviene
quando i livelli di glucosio ematici sono molto bassi. Questo si verifica quando
l’organismo è sottoposto a digiuno estremo ( dopo 24h). dopo aver consumato
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le scorte di glicogeno e di lipidi il fegato e anche i reni iniziano a sintetizzare
glucosio. Questa biosintesi prevede lo sfruttamento delle reazioni reversibili
della glicolisi. In gran parte la gluconeogenesi è il processo glicolico visto a
ritroso. Avviene dunque nel citosol. È un processo metabolico citosolico. Tutti i
processi di biosintesi avvengono nel citosol. Delle 10 reazioni della glicolisi 7
sono reversibili. Le altre reazioni sono invece irreversibili e sono catalizzate
dalle chinasi. La gluconeogenesi usa quindi 7 enzimi della glicolisi e 3 enzimi
diversi per catalizzare quelle reazioni irreversibili della glicolisi che devono
procedere ora in senso inverso. Tutte queste reazioni sono reversibili tranne
l’ultima. Questo processo di sintesi di glucosio è
il processo inverso della glicolisi. Questo
significa che se nella glicolisi produco ATP
durante la gluconeogenesi consumo ATP; se
durante la glicolisi si produce NADH nella
gluconeogenesi si consuma NADH e si produce
NAD+. Questo meccanismo è molto utile in
condizioni di digiuno estremo. L’ultima tappa
della glicolisi, quella catalizzata dalla piruvato
chinasi, è una reazione irrversibile. Bisogna
quindi ora usare un altro enzima per oteneere
dal piruvato il fosfoenolpiruvato, nella
gluconeogenesi agiscono addirittura due
enzimi: piruvato carbossilasi che consumando
ATP si riduce ad ossalacetato ; e una volta
ottenuto questo si può ottenere il
fosfoenolpiruvato per mezzo dell’azione
fosfoenolpiruvato carbossi chinasi ed anche in questo caso si consuma un
nucleotide trifosfato, in questo caso GTP. Le reazioni reversibili presenti nella
glicolisi procedono alla stessa maniera, solo in senso contrario. Se si usa il
piruvato come precursore si avrà bisogno di 2 molecole di piruvato per ottenere
una molecola di glucosio. Si ha un consumo di 2 molecole di piruvato, 2 ATP,
2GTP, 2NADH, 6 molecole di acqua e due ioni H+ per produrre una molecola di
glucosio, 2 NAD+, 4 ADP, 2 GDP e 6 molecole di fosfato inorganico Pi.
Supponiamo di partire dal piruvato. Una volta che il piruvato viene prodotto
dalla glicolisi entra nel mitocondrio dove subisce altre reazioni. Per essere
usato dalla gluconeogenesi presente dentro il mitocondrio viene convertito in
ossalacetato. Questa reazione è catalizzata dalla piruvato carbossilasi, un
enzima biotina dipendente, che usa una molecola di ATP e bicarbonato. Tutte le
reazioni biotina dipendenti sono anche ATP dipendenti. Viene attaccato un
gruppo carbossilico COO- sul piruvato in modo da ottenere ossalacetato. L’
ossalacetato prodotto dentro il mitocondrio deve arrivare nel citosol per entrare
nella gluconeogenesi. Non esiste nessun trasportatore che riconosca
l’ossalacetato che sia in grado di portarlo da una parte all’altra della membrana
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mitocondriale. Per consentire all’ osselacetato di uscire dal mitocondrio bisogna
trasformarlo in un altro metabolita che possiede dei trasportatori. Precisamente
si trasforma l’ossalacetato attraverso una reazione di ossido riduzione che è
catalizzata da un enzima chiamato malato deidrogenasi mitocondriale che ha
come prodotto il malato. È una deidrogenasi NADH dipendente. Questa
deidrogenasi usa il NAD ridotto e fa in modo che uno ione idruro venga
trasferito dal NADH al carbonio carbonilico dell’ossalacetato che diventa un
gruppo alcolico. L’ossigeno carbonilico diventa ossidrile. Il metabolita che si
ottiene, il malato, è la forma deprotonata dell’acido malico. Nella membrana
mitocondriale interna è presente un traportatore che riconosce il malato e lo
porta fuori da mitocondrio e arriva così nel citosol. Nel
citosol deve essere riconvertito il malato in ossalacetato.
Questa conversione avviene per mezzo di una
deidrogenasi analoga a quella mitocondriale ma in questo
caso citosolica, che catalizza la reazione inversa. Usa il
NAD+ citosolico per ossidare il malato in ossalacetato. Il
gruppo ossidrilico in posizione 2 del malato viene
riconvertito in gruppo carbonilico. Questo meccanismo
non porta fuori dal mitocondrio solo il malato ma anche il
NAD+ prodotto dall’ossidazione del NADH all’interno del
mitocondrio. L’ossalacetato ora presente nel citosol deve
essere convertito in piruvato. L’enzima che catalizza
questa reazione è la fosfoenolpiruvato carbossichinasi.
L’ossalacetato reagisce con una molecola di GTP, attacca
il gruppo fosfato in γ del GTP che si trasferisce sul
carbonio 2 dell’ossalacetato e contemporaneamente il
gruppo carbossilico in posizione 4 fuoriesce come CO2.
Ciò che si ottiene è il fosfoenolpiruvato. Il
fosfoenolpiruvato continuerà le sue reazioni per diventare
piruvato. Sono stati per ora consumati 2 nucletotidi trifosfato: un ATP per
carbossilare il piruvato ed un GTP per ottenere il fosfoenolpiruvato. Da questo
momento in poi avvengono tutte le reazioni della glicolisi in modo inverso sino
ad arrivare alla reazione che è catalizzata dalla PFK-1. Anche in questo caso
bisogna cercare il modo di aggirare l’ostacolo. Una volta che si ottiene il
fruttosio 1,6-bisfosfato per ottenere fruttosio 6 fosfato non si può usare la PFK-1
ma viene usato un altro enzima : fruttosio bis fosfatasi. Questa fosfatasi elimina
il gruppo fosfato dalla posizione 1 del fruttosio1,6-bisfosfato. Ciò che rimane è il
fruttosio 6 fosfato. il fruttosio 6 fosfato deve essere idrogenizato a glucosio 6
fosfato. il glucosio 6 fosfato deve poi diventare il glucosio. Non può agire
l’esochinasi della glicolisi ma agisce un altro enzima: glucosio 6 fosfatasi.
Questo enzima rimuove il gruppo fosfato in posizione 6 del glucosio
convertendolo in glucosio libero. 121
Il piruvato non è l’unico precursore
gluconeogenico. Esistono altri
precursori come per esempio il
lattato che partecipa il ciclo di Cri,
ma anche gli amminoacidi è
possono essere precursori del
glucosio. Esiste un altro ciclo, simile
al ciclo di cori, che permette di
usare gli amminoacidi per
sintetizzare il glucosio. Durante il
digiuno prolungato i muscoli per
continuare a contrarsi vanno ad
utilizzare le loro proteine, liberano
amminoacidi. Questi amminoacidi
possono essere usati per produrre
energia ma anche come precursori
della gluconeogenesi. Vengono attivate delle reazioni di transamminazione in
cui partecipano il piruvato proveniente dalla glicolisi, il glutammato che viene
convertito in α-chetoglutarato ed il piruvato che viene convertito in alanina.
Questo è utile per due motivi. L’ α-chetoglutarato è un metabolita del ciclo di
Krebs, si usano amminoacidi per produrre energia. L’alanina è un amminoacido
che può lasciare la cellula muscolare, entrare nel torrente circolatorio,
raggiungere il fegato e una volta entrati negli epatociti l’alanina può subire
una transamminazione che esattamente inversa a quella precedente. L’alanina
ritorna ad essere piruvato e l’ α-chetoglutarato ridiventa glutammato. Questo
piruvato verrà usato dagli epatociti per sintetizzare glucosio.
METABOLISMO DEL GLICOGENO :
Il glicogeno è un polisaccaride di riserva conservato in grandi quantità nel
fegato e nel tessuto muscolare. Dalla degradazione del glicogeno viene liberato
glucosio in forma fosforilata. Viene liberato in forma di glucosio 1 fosfato per
mezzo di un enzima chiamato glicogeno fosforilato. Il glucosio 1 fosfato
attraverso una mutasi viene convertito in glucosio 6-fosfato. questo ciclo
avviene quando le cellule hanno bisogno di glucosio per mandare avanti la
glicolisi e che normalmente avviene quando i livelli plasmatici di glucosio sono
minori a 5 millimolare. Questo glucosio 6 fosfato che si ottiene può avere
diversi destini. Nel fegato il glucosio 6 fosfato viene idrolizzato a glucosio per
mezzo della fosfatasi, la stessa che agisce nella gluconeogenesi, ed il glucosio
nella forma libra può uscire nel torrente circolatorio. Il glucosio 6 fosfato che
invece viene liberato nel muscolo dalla degradazione del glucosio muscolare,
rimane invece nel muscolo. Non viene defosforilato ma viene usato
direttamente nel processo glicolitico della cellula muscolare. I muscoli
degradano glicogeno quando stanno lavorando e hanno bisogno di energia. 122
Altra via metabolica che può subire il glucosio 6 fosfato è la via pentosio
fosfato. Un'altra via ossidativa del glucosio.
DEGRADAZIONE DEL GLICOGENO: il glicogeno è un polisaccaride di riserva
pluri-ramificato. È una grossa molecola costituita da centinaia di residui di
glucosio legati tra loro tramite legami α-14 e tramite legami α 16 nei punti di
ramificazione. La degradazione del glicogeno è controllata dall’azione di un
enzima noto come glicogeno fosforilasi. Quest’enzima riconosce le estremità
non riducenti del glicogeno ( una per ogni ramo) ed è in grado di scindere i
legami glicosidi α 14 tra l’ultimo residuo di glicogeno e il resto della catena.
Stacca uno ad uno le molecole di glucosio. Questa reazione è una reazione di
fosforo lisi dove partecipa un Pi. Il Pi viene usato per scindere il legame e viene
legato in posizione 1 sul residuo di glucosio che viene liberato. In condizioni
eccezionali a questa reazione partecipa anche il piridossalfosfato (PLP) che
interviene principalmente nelle reazioni che interessano gli amminoacidi.
Anche la glicogeno fosforilasi ha bisogno di AA per far avvenire la reazione. ciò
che si ottiene è un residui di glucosio 1-fosfato. Non viene consumato ATP per
fosforilare il glicogeno perché sarebbe controproducente. La glicogeno
fosforilasi può agire in più estremità della catena del glicogeno, liberando
contemporaneamente più molecole di glucosio 1 fosfato. la glicogeno fosforilasi
non è in grado di scindere i legami glicosidici α 16. Alla degradazione del
glicogeno partecipa anche un altro enzima, un enzima bi funzionale, chiamato
anche enzima de ramificante. Il glic