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TRAZIONE

Ci sono tre tipi di trazione: trazione col braccio a gomito basso, trazione col braccio

teso, trazione col braccio in posizione corretta.

- Trazione col braccio a gomito basso, è la trazione con più scarso rendimento in

quanto la forza di propulsione prodotta è bassa, e ciò è dovuto al poco

quantitativo di acqua che si riesce a spostare indietro.

- Trazione col braccio teso ha un rendimento maggiore rispetto a quella a gomito

basso, l’unica problematica riguarda l’eccessiva forza sviluppata dalle mani

nella fase iniziale della trazione, che spinge il nuotatore verso l’alto, e nella fase

finale di trazione, dove il nuotatore viene invece spinto verso il basso.

- Trazione col braccio in posizione corretta è la trazione che ha rendimento

maggiore, in quanto vengono attenuate le eccessive forze rivolte verso l’alto e

verso il basso. Inizia con il braccio teso ma con gomito rivolto verso l’alto, che

poi si piega durante la fase di trazione diventando di nuovo teso nella parte

finale.

POSIZIONE DELLA MANO

Attraverso degli studi condotti in precedenza, si è riusciti a capire in che modo si

dovrebbe posizionare la mano, per ottenere la massima forza di propulsione. Da

questi studi si è dedotto che tenere la mano incurvata o il polso morbido,

provoca un decremento della forza di propulsione, in quanto diminuiscono su

di essa le resistenze frontali e quelli di risucchio.

Si può invece nuotare con le dita divaricate, ma ciò comporta un maggior dispendio di

energia e durante una gara questo fattore può incidere sul nuotatore. Stessa cosa

avviene se il nuotatore tiene le dita troppo chiuse. Comunque sia, la posizione dei diti

è un dettaglio secondario, cosa fondamentale invece è tenere la mano distesa e

non curva, poiché altrimenti pregiudicherebbe nettamente la fase di trazione. Infatti

bisogna prima curare quelli che sono gli aspetti fondamentali, per poi perfezionare in

un secondo momento quei difetti che vengono riscontrati. (non subordinare gli aspetti

fondamentali a dettagli di poca importanza).

RECUPERO DEL BRACCIO

Importante è anche la fase di RECUPERO DEL BRACCIO, in quanto uno scorretto

recupero, può pregiudicare la trazione, che può essere troppo veloce o troppo lenta,

oppure troppo corta.

Questo tipo di problematica nel crawl può essere evitata, diminuendo il raggio del

braccio in fase di recupero (piegare braccio), cioè portando il gomito verso l’alto. Nel

dorso invece, la reazione laterale del corpo può essere eliminata, attuando il recupero

del braccio direttamente sopra la testa . Tale problematica, non sussiste invece nel

delfino, dove il movimento laterale del corpo è neutralizzato dal recupero in

contemporanea dei 2 bracci.

GALLEGGIAMENTO

Il galleggiamento di un nuotatore, dipende dalla sua struttura fisica. Un nuotatore più

leggero galleggia di più e crea meno resistenza rispetto ad uno con una struttura fisica

più pesante.

CRAWL

La posizione del CRAWL deve essere più possibile orizzontale e idrodinamica,

permettendo ai piedi di affondare, in modo da agire efficacemente.

COSA NON FARE

- Non alzare la testa fuori dall’acqua x respirare, in quanto il corpo viene spinto in

basso e quando si abbassa la testa il corpo va verso l’alto. Oppure non cercare

di tenere il corpo in alto, in quanto provocherebbe un abbassamento delle

gambe, con relativo aumento delle resistenze.

COSA FARE

- Per respirare ruotare la testa, in maniera da inspirare nella concavità fatta tra la

bocca e l’acqua.

COSA NON FARE

- Non dirigere la forza della fase iniziale della trazione verso il basso, in quanto

procurerebbe un innalzamento del corpo. Non dirigere la forza della fase finale

della trazione verso l’alto, in quanto procurerebbe un abbassamento del corpo.

COSA FARE

- Cercare di applicare verso dietro la forza della fase iniziale e finale della

trazione.

COSA NON FARE

- Evitare i movimenti laterali (far ondeggiare testa, spalle, fianchi e piedi) i quali

provocano un aumento della resistenza frontale e di risucchio (è costretto a

trascinarsi dietro un maggior quantitativo di acqua).

FUNZIONE DELLE GAMBE

Le gambe svolgono più che altro la funzione di stabilizzazione rispetto a quella di

propulsione, in quanto per avere effetti di propulsione dalle gambe, dovrei vedere se i

piedi spingano indietro l’acqua + velocemente di quanto le braccia facciano avanzare

il corpo nell’acqua, e x raggiungere tale velocità dovrei sbattere + forte le gambe,

sottraendo energia alla trazione delle braccia; inoltre è impensabile sbattere al

massimo le gambe x una gara di lunga distanza.

Il movimento delle gambe è comunque importante per il ruolo di stabilizzazione, in

quanto non permettono alla parte posteriore del corpo di affondare troppo e di non

spostarsi lateralmente.

BATTUTE INCROCIATE E DIRITTE

Esistono due tipi di battuta delle gambe nel crawl, una è quella a gambe incrociate e

l altra a diritte.

-Battute gambe incrociate

Nel primo caso, questo tipo di battuta viene spesso usata da quei nuotatori che hanno

un recupero largo (braccio teso), cioè non hanno le spalle abbastanza articolate

(scarso movimento scapolo – omerale) x effettuare il recupero a gomito alto. Un

movimento di recupero largo, provocherebbe come reazione, un oscillazione troppo

accentuata dei fianchi e delle gambe in direzione opposta (scarsa idrodinamicità sul

piano laterale) (principio azione – rezione), causandone un aumento della resistenza

frontale e di risucchio. Tale movimento può essere controbilanciato meglio dalla spinta

orizzontale e laterale delle gambe che si sovrappongono spingendo nel verso opposto

al braccio che ha effettuato il recupero.

-Battute gambe dritte

Nel caso in cui un nuotatore abbia una buona articolazione delle spalle, e che quindi

adottino un recupero a gomito alto, non hanno necessariamente bisogno della spinta

laterale delle gambe. In questi casi l’azione delle gambe è simile a quelle della battuta

a gambe incrociate senza però far sovrapporre le gambe.

Per mantenere il corpo equilibrato ed idrodinamico, le gambe si devono coordinare con

le braccia.

La bracciata e la battuta delle gambe è sincronizzata in modo che la spinta verso il

basso della gamba coincida, con la spinta verso l’alto del braccio sullo stesso lato al

termine della trazione. In questo modo la tendenza del braccio a spingere verso il

basso una parte del corpo viene in gran parte annullata dalla tendenza della gamba a

spingere verso l’alto la stessa parte del corpo.

Movimento arti inferiori

La fase utile si sviluppa nel movimento dall'alto verso il basso

Nel movimento è coinvolto tutto l'arto, dall'anca ai piedi

Rapporto arti superiori ed arti inferiori

1) 1 ciclo/6 battute di gambe:

- la posizione che si tende ad assumere è la più idrodinamica che si possa raggiungere nel nuoto,

anche se molto dispendiosa per via dell'intensa azione delle gambe

- queste ultime svolgono un'azione prevalentemente propulsiva

2) 1 ciclo / 2 battute di gambe:

- si nuota di più dentro l'acqua, quindi l'assetto del corpo è meno idrodinamico rispetto alla

interpretazione precedente

- aumenta la funzione stabilizzante degli arti inferiori

- l'azione subacquea delle braccia si riduce in ampiezza ed ha una frequenza maggiore; l'azione

aerea tende ad essere più rapida e a braccio meno flesso

3) 1 ciclo / 4 battute di gambe:

- situazione intermedia tra 1) e 2).

BRACCIATA

Il recupero

il recupero del braccio, inizia prima che sia terminata la trazione. Il gomito del braccio

è in recupero fuori dall’acqua quando ancora la mano è sotto e sta spingendo l’acqua

all’indietro verso l’esterno; è proprio in questa fase finale di trazione che il braccio,

spingendo l’acqua all’indietro verso l’esterno alto, permette di poter passare al

recupero con un movimento circolare e non angolato, in quanto in questo modo si

conserva l’inerzia sviluppata durante l’ultima fase di trazione. In questa fase vengono

coinvolti nel movimento i muscoli deltoidi e trapezio, i quali si contraggono

violentemente x fornire la spinta al recupero del braccio sopra l’acqua. Tale

contrazione andrà poi a diminuire con il proseguo della fase di recupero, poiché la

spinta esercitata nella fase iniziale del recupero dovrà essere sufficiente per

permettere al braccio di concludere la traiettoria. Deve esserci quindi sufficiente

contrazione muscolare, perché il braccio non ricada privo di tensione, ma allo stesso

tempo non vi deve essere nemmeno una contrazione vigorosa dei muscoli che

avrebbe l’effetto di stancarli: l’energia deve essere sfruttata ai fini di una migliore

trazione in acqua.

In soggetti dotati di una scarsa articolazione delle spalle, sono tendenti ad attuare un

recupero del braccio più ampio e disteso, ciò provoca come reazione, un oscillazione

troppo accentuata dei fianchi e delle gambe in direzione opposta e x neutralizzare

quest’azione negativa si adotta la battuta delle gambe incrociata.

Nella fase di recupero del braccio nel caso del dorso, crawl e delfino, si genera

un’inerzia diretta verso il basso, se in questo caso il braccio, prima di entrare in acqua,

viene rallentato si avrà un trasferimento di inerzia al corpo che tenderà ad andare

verso il basso. Questa problematica può essere risolta lasciando il braccio continuare

nell’acqua (moto continuo)

Velocità di recupero della bracciata

La velocità di recupero del braccio dovrà essere tendenzialmente uguale a quella di

trazione, in quanto una maggiore velocità di recupero rispetto a quella di trazione,

provoca un aumento della resistenza, rallentando il nuotatore (la resistenza aumenta

secondo il quadrato della velocità).

Ad un aumento della velocità di trazione, corrisponde un maggior dispendio

energetico, di conseguenza se si affrontano gare di resistenze, il ritmo dovrà essere il

più regolare possibile.

Trazione

La mano entra per prima del resto del braccio in acqua, con palmo rivolto

diagonalmente verso il basso e con gomito leggermente piegato in alto (entrata con

allungo normale), in maniera da assicurare al nuotatore una presa profonda e dare

massima capacità di spinta all’indietro della mano. La spinta indietro del gomito è

dovuta all’azione dei muscoli depressori, quali gran dorsale, gran pettorale e gran

rotondo che insieme al sottoscapolare, permettono una rotazione parziale del braccio

sul proprio asse mediano (rotazione interna verso il centro del corpo). Tale azione mi

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
13 pagine
40 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-EDF/02 Metodi e didattiche delle attività sportive

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AndriMariot di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria, tecnica e didattica dell'attività natatoria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Bovi Giuseppe.